Desiderava così tanto lasciare quel posto che quando ne ebbe l'occasione gli mancò - per un pelo - il coraggio.
Prese il suo bolide e pedalò giù per il pendio, sempre più giù, tra i monti di sale viola che si imponevano come le guardie di una prigione.
Visualizzò le strade, i profumi, i suoni e i sapori di una terra lontana lontana. Poi si aprì al vuoto con tutta la sua Volontà e cominciò a proiettarsi all'altro capo del mondo.
Svanì prima la ruota, poi un pezzo di manubrio e allora capì che succedeva davvero. E se avesse sbagliato? Se non fosse pronto?
Bastò questo a tenerlo fermo. Rimase lì: solo in mezzo alla strada, ferito e sanguinante con la metà di una bicicletta. Il resto era andato, là nel suo luogo del cuore. Quello che non aveva avuto il coraggio di prendersi.
02/12/23
Tutta la tua Volontà
27/11/23
L'osservazione del pilone
Il pilone zurbzicone,
l'erba frizzillèra,
il sole oleosmatico e poi io, io, io:
che non colgo neanche un tarfuglio!
Quello che avete appena letto è un mio tentativo di poesia metasemantica.
E che roba è?
Il linguaggio metasemantico è un'espressione artistica e letteraria che crea linguaggio seguendo un processo piuttosto particolare.
Anziché partire dai concetti per poi associare loro suoni e segni grafici, fa il contrario: prima vengono i suoni e poi si attende che il patrimonio d’esperienze interiori di chi legge o ascolta, magari il suo subconscio, dia significati, valori emotivi, profondità e bellezze.
Se volete saperne di più, ci ho scritto un bell'articolo (ma bello davero davero!) su Punto e a Copy, il mio sito dedicato al mondo della comunicazione. Lo trovate qui.
23/11/23
Il Temporale di Arquà Petrarca
Ha smesso di piovere e l’aria è fresca, ma Elvira non se ne accorge.
Deve correre, arrivare dall’altro lato di Arquà Petrarca. Deve dirlo agli altri e allora scivola tra i vicoli in salita senza fermarsi, col cuore e i polmoni che esplodono.
Ha smesso di piovere e l’aria è fresca, ma Elvira non se ne accorge perché sta bruciando.
Giulio si stiracchia al sole, sbadiglia e annusa i ricordi che il temporale gli ha portato.
Se la passa bene, davvero bene, e quasi quasi farebbe una pisciatina sulla siepe, se non fosse per la pazza che corre su e giù per il suo vicolo, si appoggia al cancello, lo fissa e poi... riparte.
Giulio sarà pure speciale, uno che vede lontano e capisce al volo, ma è anche un gatto irritatabile, perché con la vescica timida, a volte, anche un’occhiata storta ti manda al manicomio.
20/11/23
Not all men... ma quindi che facciamo?
Dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin infuria la rabbia.
Anch'io sono arrabbiato. Ma anche molto turbato. Perché il problema della violenza sulle donne è qualcosa di complicato che, a mio parere, non può essere risolto se non con un'educazione generalizzata sui temi della gestione delle emozioni e delle relazioni, del consenso, della libertà, del rispetto, nonché, della comunicazione tra persone.
Prima di scrivere queste righe ci ho pensato bene. Un po' perché è un argomento delicato e non vorrei essere banale, un po' perché mi chiedo quale possa essere l'utilità di condividere un mio parere personale.
Ho deciso che in questo post vorrei provare a offrire qualche ragionamento, destinato non solo agli uomini e alle donne (le parti in causa in questo conflitto) ma a tutte le persone che avranno voglia di riflettere o di dire la propria in modo costruttivo.
E lo faccio perché, siccome credo sia proprio dalla cultura, dallo scambio di idee e dal parlarne, che può nascere qualcosa di buono, allora è giusto, per il poco che posso, provare a stimolare qualche discussione.
17/11/23
Hunger Games: serpenti, usignoli e tributi sfigatissimi
Riapriamo la rubrica Cinema con una vecchia (ma anche nuova) gloria del blog: gli Hunger Games!
E allora bentornati a Panem, cari cervelli, con il quinto film dedicato al mondo di Capitol City e dei suoi 12 sfigatissimi distretti, i quali sono costretti (rima simpatica) ad offrire, ogni anno, due giovani tributi che parteciperanno a questi fantastici giochi a premi.
Esiste ancora qualcuno all'oscuro di cosa siano gli Hunger Games?
In pratica Capitol City, che ha vinto la guerra sedando la ribellione, ogni anno, come punizione, pesca un totale di 24 teenagers che in diretta tv si uccideranno tra loro in una gara di sopravvivenza.
Ah già: il premio è solo per l'ultimo ed è... rullo di canguri... poter vivere!
Ora, a me questa saga ha sempre suscitato sentimenti contrastanti.
Idea affascinante.
Resa dei giochi a volte benino (vedi il primo film), a volte molto bene (vedi secondo film).
World building niente male.
Messa in scena di tutto l'anbaradàn... alti e bassi.
Questo quinto capitolo però l'ho trovato davvero piacevole.
Assieme al secondo, è in cima alla mia personalissima classifica. Che d'altro canto è l'unica che conta, qui dentro.
15/11/23
Il giardino segreto
C'era un giardino segreto dove certi pensieri danzavano riflessi leggeri sull'acqua.
Di primo mattino potevi incrociare forme incantante tra la bruma e i vapori.
Nel mezzo del giorno, sovrastata dal sole, l'immaginazione era così limpida che potevi scambiarla per una vita vera.
E poi, come quei sogni che si dimenticano tanto più li realizzi, la luce celava, tra note di sera, i più bei desideri agli occhi indiscreti.
10/11/23
Aggiornamento scrittura
Oggi post veloce, pratico, buono (quasi come i Ritter Sport) per fare il punto su racconti e su quel progetto più impegnativo che citavo giorni fa qui.
Partiamo dai racconti brevi.
Mi sono accorto che il recap di storie horror per Halloween l'avete trovato utile e la cosa mi fa molto piacere. In effetti più volte ho ragionato su come dar visibilità ai miei scritti, passati i giorni di pubblicazione. Vista la struttura del blog, finiscono in fretta nel dimenticatoio...
Motivo per cui ho aggiornato tutta la pagina racconti, che a menu si chiama "Scrivo Storie".
Seguendo l'idea del post di Halloween ho riordinato i titoli in ordine di pubblicazione, scrivendo per ognuno: il genere, se è breve o brevissimo (così vi gestite pure col tempo) e una piccola sinossi.
Tipo:
Una storia di vendetta (da leggere e ascoltare) che sperimenta un testo sempre più esagitato seguendo il ritmo crescente della musica.
George R.R. Martin, scrittore e sceneggiatore di Game of Thrones, subisce una sorte peggiore di quella riservata ai suoi personaggi.
Che fare se l'apocalisse zombie mostra aspetti alquanto... allettanti?!
Inoltre, rispolverando vecchi appunti, è saltata fuori almeno una trentina inedita (qui sul blog) tra racconti e poesie, quindi per il prossimo futuro, ho un bel po' di roba fresca da pubblicare potendomi concentrare sull'altro progetto.
Ecco: circa il progetto più corposo, uno dei motivi per cui ero bloccato era dato dalla struttura.
La parte finale non mi era del tutto chiara, c'era solo un'idea più o meno vaga di come sarebbe dovuta essere e perciò niente... ho scritto e schematizzato tutto ciò che prima era nebuloso, e ora che esiste nero su bianco, andare avanti è più facile. Basta solo sapete cosa?! La COSTANZA!
E per oggi è tutto!
Ve l'avevo detto che era un post velocepraticobuono.
Vi lascio solo ricordandovi che se mai doveste leggere qualcuno dei racconti, un commento per sapere che ne pensate mi è sempre molto utile.
Alla prossima cervelli!
07/11/23
Qui e ora
Stefano, seduto a un tavolino, osservava là fuori i colori riflessi sulla superficie dell'acqua: gli scafi delle imbarcazioni color nero, verde e azzurro pastello, i rossi accesi e gli ori luminosi delle foglie degli alberi, le facciate così particolari degli edifici, che lo guardavano dalla sponda opposta. D'istinto prese il telefono per immortalare il momento. Lo avrebbe condiviso su una storia Instagram. Era anche meglio della foto del locale di poco prima. Forse ci sarebbe stata bene anche una frase d'accompagnamento, ma poi pensò No, non ne vale la pena. La scena si presentava tanto equilibrata e pulita che aggiungerci una scritta avrebbe rovinato l'incanto. Aveva appena deciso come ridimensionare e posizionare il tag di Amsterdam, ovvero appena sopra il ponte, che senza darsi una spiegazione ci si ritrovò sopra.
Mise il telefono nella tasca del giubbotto, che stranamente indossava, e fissò in lontananza la vetrina dietro la quale, fino a pochi istanti prima, stava bevendo il suo té. Ma com'è possibile? Pensò a un effetto collaterale dei funghi che aveva mangiato due giorni prima. Era l'unica spiegazione logica per un evento percettivo così singolare.
Ero lì un secondo fa e ora sono qui fuori. Non ho finito il té, non mi sono alzato, pagato nemmeno e uscito proprio no.
Si toccò la testa esclamando Oh merda... poi, preoccupato, ragionò sull'eventualità di parlarne con un amico. Anche Hans li ha presi, avrà buchi di memoria come questo?
Si incamminò perciò verso la sponda su cui stava il Caffè di prima ma, Di nuovo?! eccolo al centro esatto del ponte. Un passante gli diede una spallata per sbaglio. Lo avrebbe volentieri fermato e preso a pugni tanto era il nervoso. Si appoggiò quindi al parapetto. Respira. Le mani sbiancate da quanto stringeva la ringhiera.
Stavolta, esclamò tra sé, mi sono fuso il cervello!
03/11/23
Come una corsa lenta e costante
Da gennaio di quest'anno mi sono detto Senti, è inutile che te ne stai sul divano. Piuttosto prenditi che ne so, mezz'ora, almeno un paio di volte a settimana, e vai a correre!
Dopo le prime due settimane di bestemmie ho notato che la mia resistenza per quest'attività infida e deprecabile è migliorata e, per quanto continuassi a schifarla, tale minuscolo miglioramento mi ha convinto a non mollare.
Oggi, che siamo a novembre, posso dire di essere riuscito, per tutti questi mesi, ad andare a correre almeno una o due volte a settimana, facendola diventare una vera e propria abitudine.
Correre mi fa comunque sempre schifo, ma il dopo corsa mi fa sentire bene e il non andarci mi infastidisce. Sento quindi la necessità di non fermarmi più. Wow!
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A testimonianza delle mie imprese |
Questa della corsettadimmerda è un'abitudine che non avrei mai pensato di riuscire a far mia. Sul serio: tra le possibili attività sportive, niente, per me, fa ribrezzo quanto correre.
E ora quel che vorrei fare, prendendo esempio dalla corsa, è riuscire a rendere un'abitudine anche la scrittura.
Ma non quella facile e divertente del blog o in generale dell'internet, ma quella seria e lunga e impegnativa di un progetto che mi trascino dietro da anni.
31/10/23
I miei racconti horror per Halloween
Ho pensato, visto che questo blog è stato fermo per tanto tempo e che ci sono molti cervelli nuovi a leggerlo, di approfittare di Halloween per riproporvi qualcuno dei miei racconti più... tetri!
Anche perché dai, sarebbe un peccato lasciarli lì nel dimenticatoio.
Quindi facciamo che ve li elenco qui di seguito con un micro cenno di trama e distinguendoli, come faccio anche nella sezione Racconti, tra brevissimi e brevi. Scegliete voi a seconda di quel che vi sentite e Buon Halloween a tutti!
Racconti brevissimi
che proprio guarda in due o tre minuti li finisci
All'Isola che non c'è (2016)
La notte in cui Wendy e i suoi fratelli incontrarono Peter Pan accadde qualcosa che non tutti sanno.
L'ottantacinquesimo passaggio (2015)
La scienza, a quanto sembra, ce l'ha fatta: il teletrasporto esiste! Durante gli esperimenti però, qualcosa pare non andare per il verso giusto.
I racconti delle tre V. (2015)
1) Viola
2) Vanesia
3) Veleno
Tre micro storie dalle tinte oscure collegate tra loro da sentimenti di violenza, passione e vendetta!
L'occhio di Emily (2014)
Una bambina nella sua stanza e qualcosa che la osserva...
Un sorso di vita (2014)
Un racconto che, nel lontano 2014, pubblicai per un'antologia intitolata 365 racconti d'estate. Ci troverete una festa in spiaggia, sguardi infuocati e ovviamente le onde del mare.
Alexander Sawney Bean (2013)
Uno dei primissimi esperimenti col genere horror. La storia prende spunto da un personaggio realmente esistito, tal Alexander Sawney Bean, serial killer del XVI secolo vissuto in Scozia e condannato per omicidio e cannibalismo.
24/10/23
Speranza nella fine, speranza nella pace
Volevo scrivere un pezzo su Punto e a Copy che parlasse dei problemi del giornalismo e dell'informazione e... niente, non ce l'ho fatta!
Il motivo è che io, su Punto e a Copy, vorrei essere imparziale e chiaro, e quel che accade in questi giorni mi coinvolge troppo a livello emotivo, perciò bonanotte e tanti saluti.
Ho preferito leggere e condividere qualcosa qui. Quindi eccoci, cari cervelli!
Proprio mentre iniziavano gli anni da partigiano di Meneghello, di cui vi ho raccontato nel post precedente, una ragazzina ebrea, reclusa nel suo nascondiglio con altre sette persone, scriveva:
Ma no, era una splendida notizia, così belle non ne avevamo udite da mesi, forse mai in tutti gli anni di guerra. "Mussolini ha dato le dimissioni, il re d'Italia ha assunto il governo." Eravamo felici. Dopo tutti gli spaventi di ieri, finalmente qualcosa di buono e... una speranza. Speranza nella fine, speranza nella pace.
Il testo, come immaginerete, arriva dal Diario di Anna Frank, altro libro di cui avevo letto giusto qualche spezzone e che, per non so bene quale motivo, mi è capitato tra le mani.
La prima cosa che mi sento di sottolineare è l'importanza fondamentale delle testimonianze di chi ha vissuto certi orrori.
Questo perché, soprattutto grazie al potere delle storie, tanto più se personali (come per Anna Frank e Luigi Meneghello) si può empatizzare con qualcuno di profondamente lontano da noi (nel tempo, per esempio) facendone propri i pensieri, i sogni, le paure e le speranze.
Credo fermamente che la capacità di metterci nei panni degli altri sia, oggi più che mai, merce molto rara. Al momento in cui scrivo è in corso il conflitto tra israeliani e palestinesi (oltre a quello già dimenticato Russia - Ucraina) e i termini ignobili che circolano tra opinionisti, giornalisti e politici sono: morti necessarie, guerra necessaria, danni collaterali, reazione forte, civili morti e soprattutto, armi.
Ciò che è lontano, come i freddi bollettini numerici sulle migliaia di vite distrutte, non ci fa provare compassione. Si perde il senso del "patire con", e nel mentre ne guadagna il cinismo, coi suoi freddi calcoli che identificano le persone come cose.
Ora, a me è parso tragicamente ironico leggere il terrore di Anna Frank sotto le bombe e di come non si spiegasse l'odio che il popolo tedesco aveva verso gli ebrei (e non solo).
Dico tragicamente ironico perché da anni, nella Giornata della Memoria, sopratutto noi occidentali amiamo ripeterci Mai più, affinché certi orrori non si ripetano.
E però... sappiamo quel che sta avvenendo, addirittura col nostro (neanche troppo mascherato) assenso: Israele, il popolo ebraico, nell'intento di distruggere i propri nemici mette in scena una risposta totalmente fuori misura (e questa non è solo la mia opinione, anche le Nazioni Unite criticano duramente quanto sta avvenendo).
16/10/23
Per farmi un'idea di Luigi Meneghello
A Malo, paese in provincia di Vicenza in cui ho vissuto fino a praticamente ieri, è celeberrimo lo scrittore e partigiano Luigi Meneghello.
Nonostante a scuola ci invitassero a leggerlo più e più volte, in particolare con Libera nos a Malo e I piccoli maestri, io non me lo filavo di striscio.
Un po' perché leggere mi faceva sinceramente noia, un po' perché, sfogliate quelle due o tre pagine, non riuscivo a seguire il senso dei suoi discorsi, rimanendo sempre con un E quindi?! che mi rimbombava per la testa.
Mi spiace non aver saputo cogliere il valore di una persona (e personaggio) del genere. Ma che posso dire? Ero preso da cose ben più importanti, tipo che ne so... l'adolescenza, le ragazze, i compiti per casa, l'xbox! Quanto poteva fregarmene di uno che aveva vissuto un'epoca in cui il mondo era ancora in bianco e nero?
Meno male sono cresciuto e cambiato e così, complice la mia passione per la lettura, unita a una bizzarra propensione all'adorazione di Malo (comune a tutti i maladensi, nonostante la trovino una cittadina piuttosto noiosa e priva di chissà che opportunità o forma di intrattenimento) sono finito col leggere, appunto, queste due sue opere: Libera nos a Malo e I piccoli maestri.
Era arrivato il momento giusto per farmi un'idea di questo famigerato compaesano!
12/10/23
Bulbo umido
Lei, come tutti loro, non poteva permettersi un generatore d'emergenza, e se l'anno precedente i blackout erano stati solamente tre, e molti avevano potuto approfittare del centro commerciale, foraggiato da un fondo speciale dal governo, questo non garantiva che i problemi fossero risolti.
09/10/23
Stupido come un dumb phone
Che sono i dumb phone?
Sono telefoni fatti alla vecchia maniera. Ahhh i bei telefoni di una volta!
Praticamente, pur essendo nuovi di pacca, hanno tastiere fisiche, batterie pressoché inifinite e funzionalità ridottissime: niente app tuttofare ma solo chiamate e messaggi.
Toh, al massimo whatsapp!
Eh già, perché non nego di averne subito il fascino, e il motivo è che: sono stanco.
Come avrete immaginato, vendono perché promettono un digital detox.
Un detox soprattutto dagli smartphone normali, che ci tengono impegnati ore e ore e ore.
Certo, sti cosi fanno letteralmente tutto e ci risparmiano di utilizzare ventordici strumenti alternativi, ma credo che spesso, la storiella della comodità del tutto in uno, sia una favola che ci raccontiamo per auto assolverci da qualcosa di brutto che ci stiamo facendo:
stiamo riempendo le nostre vite di scrolling e di contenuti, scordandoci che la vita è fuori dallo schermo!
04/10/23
Il diavolo nell'orecchio
Gli sussurrava come comportarsi, dove andare, cosa dire, e questo gli garantì un rapidissimo successo in ogni genere di affari. Il patto tra loro era abbastanza semplice: il diavolo aveva potere sulle sue principali azioni, e in cambio gli restituiva la garanzia di riuscita in qualunque impresa avesse voluto cimentarsi. Iniziò togliendosi piccole soddisfazioni, come le vittorie sul campo da tennis o la ragione nei futili conflitti di ogni giorno, passando presto alle promozioni lavorative e a quelle scommesse tanto azzardate che in precedenza anche il solo tentarle sarebbe stato difficile. E ancora: se desiderava una donna si comportava sempre nel modo più appropriato, se voleva sovrastare mentalmente o anche fisicamente qualcuno, trovava sempre la maniera di dominarlo.
A un certo punto gli aveva chiesto come tutto questo fosse possibile e il diavolo rispose che era proprio la sua essenza diabolica a trasformare le intenzioni in realtà. Al che lui domandò come riuscisse a indirizzare le azioni altrui proprio dove intendeva, e cioè a suo favore, e il diavolo gli spiegò di come il trucco stesse tutto nella fragilità della volontà della gente.
Gli raccontò che nel corso della storia, le persone, avevano gradatamente perduto il potere dell'intenzione. Non credevano più davvero al senso e allo scopo profondo di ciò che le muoveva ogni giorno, e questa epidemia di sfiducia, verso sé e verso il mondo, le rendeva prede perfette di chi invece aveva le idee chiare. Erano persuasione e chiarezza, disse il diavolo, niente di più. Ma l'uomo, dubbioso, azzardò che forse quella era piuttosto violenza. Violenza per un'intenzionale volontà di prevaricazione, aggravata dalla consapevolezza di una riuscita garantita. Il diavolo allora sorrise e svelò il suo trucco. La garanzia, disse, è il potere stesso dell'intenzione: lo senti e quindi esiste, ma non è davvero assicurato, e infatti quando te ne accorgi, eccolo sfumare assieme all'intenzionalità.
Colpa dell'incertezza dunque, ragionò lui. E il diavolo precisò che non era tanto dell'incertezza, ma della tranquillità, perché è la tranquillità di chi non vuole sobbarcarsi il peso dei propri desideri ad assicurargli un biglietto per la sottomissione dell'animo. Ed era lì che la le loro azioni si concretizzavano.
01/10/23
Leggere e scrivere un blog oggi
Da circa un paio di mesi sono tornato a leggere quel che si scrive sui blog.
Molti di quelli che seguivo sono inattivi o spariti, quindi mi sono un attimo dato da fare per scovarne di nuovi e capire che aria tirasse.
Non so se sia dovuto alla mia ritrovata voglia di riprendere questo spazio anche per scrivere, ma l'impressione è che questa parentesi digitale di scribacchini, recensori e pensatori sia molto attiva!
Anni fa, quando pian piano abbandonai la blogosfera, si parlava moltissimo di come i social avessero distrutto tutto. Pochi lettori, poca interazione, poco interesse. Questa tesi in verità l'ho intravista anche negli ultimi giorni, ma non sono per nulla convinto che la situazione sia ancora così.
Credo invece, e lo dico da persona che di mestiere fa il social media manager, che lo strapotere dei social e la loro moltiplicazione incontrollata stia disorientando e stancando la gente. Io stesso mi sento depredato del mio tempo e della mia attenzione.
Ecco allora che un ritorno ai blog, più lenti e più riflessivi, lo vedo come una salvezza.
Penso che il valore di un ambiente simile, nonostante le dinamiche io leggo te e tu leggi me, non sia affatto scarso.
27/09/23
L'insopportabile paura di non avermi più
Vorrei potermi svegliare in uno di quei momenti buoni, e poi restarci. Vorrei guardarmi intorno, e gustarmi lentamente persone, parole, posti, come quando dopo un inverno intero assapori il primo cucchiaino del tuo gelato preferito. Con tutta calma perché hai appena pagato e ce n'è ancora.
Eppure non te ne accorgi mai. Mai di quanto sia facile perdere l'equilibrio e cadere, appena oltre il velo dell'indifferenza, e infine smarrirsi nella nebbia.
La prima volta che ho capito che qualcosa, in me, non funzionasse, è stata quando il medico, fuori da camera mia, si mise a parlare con mia madre spiegandole che stesse succedendo. Difficile che la sua voce catturasse la mia attenzione, ma poi, alla parola depressione, un frammento di vetro mi finì dritto in un timpano, pungendomi la coscienza fino a quel momento ignara. Non fu risolutivo, ma è così che cominciò.
Ora vivo in bilico tra l'esserci e il non esserci. Tanti episodi. Tanti periodi più o meno lunghi.
Avevo sedici anni quando ci fu il primo. Oggi ne ho quarantasette, ho una famiglia mia, due figlie, una moglie, un gatto e un buon lavoro. Sono una persona nella media, con piccole ambizioni, come la competizione al mio circolo di padel o la buona organizzazione della sagra di paese. E credo di essere un tipo corretto. Qualche vizio, come il fumo e il buon cibo, e una tendenza forse non troppo sana a preferire il divano rispetto all'attività fisica. Escluso, certo, le giornate con la racchetta in mano.
Questo sono io. Ma anche il resto. A volte troppo, il resto. Si è scoperto poi la questione era più complessa, ma così, per dirla facile, potrei ridurla a un principio basico: ci sono i momenti top e ci sono i momenti down.
Succede sul serio che mi pare che il mondo s'inclini proprio sotto ai miei piedi. Mi aiuta a prendere la rincorsa, certo, solo dritta lungo un pendio pericoloso. In quegli istanti, velocissimi, mi sento perdere, e un'insopportabile paura di non avermi più mi fa tremare tutte le ossa. Poi, scesi in fondo, il tremore passa e i muscoli colano. Non dico i muscoli del corpo, ma proprio quelli del ragionamento e della volontà: non esserci.
Laggiù non si sta male. Laggiù non si sta bene. Difficile dare un parere se non hai il senso dei significati. Per questo vorrei smarrirmi ma solo tra i giorni buoni. La riemersione, l'ossigeno nei polmoni, la luce negli occhi e la voce che dice Sentiti, ascoltati, oggi ci sei! Come sarebbe bello restare. Sapere che rimarrai lì. Il primo gelato dopo un lungo inverno, col sole caldo di aprile, e tu, che hai tutto il tempo del mondo.
Vi ricordo che questo racconto, assieme a tutti gli altri, lo potete trovare nella sezione Racconti del blog!
21/09/23
Bloccato perché vuoi performare
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Diapositiva del mio cervedduh |
Non parlo di attività di ludiche o sportive.
Per cazzeggiare son sempre prontissimo!
Ma di quei progetti impegnativi per cui magari varrebbe la pena fare qualche sacrificio.
Come dite? Trattasi di blocco psicologico di quando abbiamo troppe opzioni e l'abbondanza ci paralizza. Naa, non c'entra.
È più una questione di... performance.
Praticamente sono ossessionato dal risultato.
Se devo imbarcarmi in qualche nuova impresa, soprattutto visto che il tempo è limitato (come mi manca essere studente...) valuto la scelta sotto la lente del Quanto mi renderà? Sarà remunerativa?
Il piacere dell'attività, in pratica, quasi non lo calcolo. Si riduce tutto a ricchezza, fama, potere.
Ti prego Gold Roger, dammi qualche info in più!
Sicuramente, per rivalsa personale, vorrei riuscire a portare a termine diversi piani e credo che tanto basterebbe per rendermi fiero.
Poi però l'internet, dannata fucina di pattume distraente e tentatore, mi propone questi esempi di successo che, soprattutto grazie a progetti digitali, ti portano a guadagnare così tanto da poter stravolgere enormemente (in positivo) la tua vita.
E sarà che anch'io studio e lavoro con gli strumenti digitali, o sarà che ho una particolare propensione nel farmi condizionare, fatto sta che la sensazione di poter sfruttare meglio le mie competenze mi fa chiedere Perché non anch'io? Non ne sarei capace?
19/09/23
Se Bellissima di Annalisa fosse un racconto
Detto fatto! Comincio col tormentone più molesto dello scorso anno: Bellissima di Annalisa.
Bellissima
È triste essere abbastanza per le sue follie d'amore, ma mai sufficiente per un impegno vero. Quante notti ho passato sentendomi sbagliata. Eppure, mi dicevo, non potevo pretendere oltre. C'erano i figli piccoli, la famiglia. E quanto è squallido distruggere l'infanzia di qualcuno per uno stupido capriccio. Dovevo essere più adulta ed elastica. Una donna contemporanea, capace di vivere e godere la spontaneità di tanta passione senza rovinare tutto con le mie pretese antiquate. Perché lo sapevo fin dall'inizio in cosa mi stavo cacciando. L'avevo scelto, cercato e accettato. Allora perché pretendere una relazione alla luce del sole? Perché avvelenarsi di un'ideale ereditato dai canoni imposti dalla società? Non era forse vero che quando stavamo insieme era tutto perfetto così?
Ma che cosa vuoi? Fattelo bastare, stupida! Non tormentarlo.
Intanto ancora un'altra notte. L'ennesima fuga dalla sua famiglia e io che aspetto fissando il citofono. Dio, quanto lo voglio. Se tutto questo cercarsi non è amore, allora cos'è? Non il grigiore del suo matrimonio. Non una moglie che non si fa toccare. Non la quotidianità soffocante in attesa di un respiro di pace. Il telefono vibra. Mi alzo per aprirgli il portone. Sarà come essere spiata quando, fermo sull'uscio, sorpreso da ciò che non indosso, mi regalerà ancora qualche secondo prima di ritrovarmi. Assaporo il momento. Immagino le sue mani lungo la schiena. Il suono caldo della sua voce. Aspetto. Aspetto. Ma poi... sblocco lo schermo. Un suo messaggio. No. Non è più serata. Un'emergenza a casa.
Te ne vai via. Via da me. È la storia di un'amante raccontata mille e più volte. Una storia che tocca a me, che me ne sto in piedi, bellissima per nessuno, col telefono in mano.
Se avete commenti o altre canzoni da suggerire, sparate!
19/06/23
Un porto sicuro
Ero stordito.
Così stordito da aver perso di vista uno dei pochi fari che per un certo periodo mi aveva guidato: la scrittura.
Nelle ultime settimane mi è capitato di rileggere, sempre più spesso, le cose che scrivevo qui dentro: più di 800 post dal 2012 a oggi.
Riscoprirmi in vecchie parole mi ha fatto capire che forse ho investito tante, troppe energie, in qualcosa di totalmente sbagliato.
Ora vi spiego.
Credo di non essermi mai sentito così soddisfatto di me come quando scrivevo regolarmente qui dentro. Non tanto per le (moltissime) cavolate pubblicate sul blog, ma più per quell'energia febbrile che mi possedeva e mi spingeva a scrivere storie, storie, STORIE, molte delle quali messe anche qui, nella sezione Racconti.
La felicità e il benessere nel poter vedere un racconto materializzarsi nero su bianco, dopo essere nato dai pensieri confusi del mio cervello, erano meravigliose e oggi... beh, mi mancano!
Probabilmente tutto è cambiato da quando ho iniziato a lavorare.
Sono diventato indipendente, mi sono preso un'auto, sono andato a vivere da solo e ho studiato e approfondito e conosciuto e fatto pratica di tante cose belle e complesse: digital marketing, copywriting, pubblicità, social, influencer, psicologia, design.
E l'ho fatto usando quell'energia, diluendola pian piano e facendole perdere il suo sapore forte e particolare.