Ha smesso di piovere e l’aria è fresca, ma Elvira non se ne accorge.
Deve correre, arrivare dall’altro lato di Arquà Petrarca. Deve dirlo agli altri e allora scivola tra i vicoli in salita senza fermarsi, col cuore e i polmoni che esplodono.
Ha smesso di piovere e l’aria è fresca, ma Elvira non se ne accorge perché sta bruciando.
Giulio si stiracchia al sole, sbadiglia e annusa i ricordi che il temporale gli ha portato.
Se la passa bene, davvero bene, e quasi quasi farebbe una pisciatina sulla siepe, se non fosse per la pazza che corre su e giù per il suo vicolo, si appoggia al cancello, lo fissa e poi... riparte.
Giulio sarà pure speciale, uno che vede lontano e capisce al volo, ma è anche un gatto irritatabile, perché con la vescica timida, a volte, anche un’occhiata storta ti manda al manicomio.
Elvira sospetta che i gatti di Arquà non siano creature normali e quando può, si ferma a osservarli. Anche suo padre ha lo stesso pensiero, e così lo aveva il padre di suo padre, e il padre del padre di suo padre e così via, per generazioni passate e future.
I mattoni del paese invece, e le mura, le case, i camini, i lampioni e i tetti, non sospettano perché sono consapevoli. Con Elivra e la sua famiglia a volte ne parlano, anche se non nei modi che ci aspetteremmo. Perché una città non parla a parole, ma rivela segreti in un altra lingua, e questa lingua, alcune persone, la sentono e così nascono certe idee, come quelle che ti fanno pensare ai gatti anche se dovresti soltanto correre.
Il cuore le martella il cranio, la vista è annebbiata, le gambe stanche. Inizia a far tardi e i lampioni si illuminano.
Nel mentre Giovanni non sa che gli accade attorno: non sa che il suo paese è uno spirito antico, non sa che gli abitanti ne sono il sangue, né che Elvira sfreccia da un punto all’altro come una piccola cellula impazzita.
Non può saperlo anche se i ricordi son lì da Qualche Parte. Non ricorda, perché da Qualche Parte non sa più dove sia.
Nonostante tutto lei c’è, ed è una forza inarrestabile. Per lui piegherebbe la gravità del mondo, per farlo leggero e libero di sorridere. Per lui sposterebbe il cielo, il sole e le stelle, facendolo volare più in su della paura e stringendolo forte quando le vertigini sono insopportabili. Per lui tornerebbe a giocare, anche quando non ci sarebbe più tempo per le sciocchezze, e gli ricorderebbe che le cose belle esistono ancora, che domani può essere meglio di ieri e che se si sentisse triste, c'è qualcuno che lo ama e che lo amerà per sempre.
Via Pendenza è la più fastidiosa delle strade di Arquà. Dall’alto il panorama non è male e i lampioni riflettono l’ultimo sole dopo la tempesta. Dal basso però è difficile da percorrere, specie se sei di fretta e la gioventù te la porti in spalla.
Arrivata quasi si accascia al cancello. Manca poco a sera.
Elvira pensa che la sua sia una città di cancelli scuri e forti.
La città invece, pensa che i propri abitanti se li tengano ben stretti quei cancelli, eleganti e massicci.
Sono invenzioni prodigiose, oltre i quali i giorni non sono un temporale, ma una brezza che soffia leggera.
Giovanni! urla Elvira. Giovanni, Giovanni! grida più forte.
La gente si affaccia alle finestre. Gran parte dei familiari di Elvira è lì, e capisce.
Metà di loro si rabbuia, la raggiunge e in silenzio, si raccoglie in un dolore comune.
L’altra metà invece urla di gioia e scende le scale di corsa.
Ci sono pianti e strette che cercano di tenerla al sicuro, mentre Elvira piange nei suoi 16 anni innocenti.
Nonno Giovanni, dice, se n’è andato, se n’è andato via...
Ma ci sono anche abbracci e sorrisi, ed Elvira è lì a commuoversi e ridere, perché ha 51 anni ed è una nonna orgogliosa. È nato, dice. Giovanni è finalmente nato!
Il ciclo della vita raccontato con delicatezza. Complimenti, ti faccio 👏👏👏.
RispondiEliminaPS dalle foto deduco che il paesino esista, che non è frutto di fantasia. Però ahimè vedo certe strisce nel cielo che mi danno conferma che anche lì sono "bombardati". ❤️👋👋
Felice ti sia piaciuto.
EliminaCerto che esiste, è in provincia di Padova. Se ti capita ti consiglio di farci un giro. È davvero bello ;) Negli ultimi anni di vita ci ha vissuto Petrarca, infatti puoi anche visitare la casa in cui stava.
bello questo perfetto incastro tra il racconto di fantasia e le immagini reali di scorci del paese.
RispondiEliminamassimolegnani
Un posto veramente suggestivo e c'era una luce fantastica quel giorno. Diciamo che tirare fuori una storia da foto così è stato quasi facile :)
EliminaLa vita raccontata con dolcezza.
RispondiEliminaE che scorci meravigliosi!
Davvero belli sì. Non potevano che ispirarmi qualcosa :)
EliminaBello Arquà Petrarca, un piccolo borgo gioiello. Un bel racconto sulla vita e il suo continuo fluire tra morte e nuove nascite. Mi fai fatto ripensare alla nascita del mio nipotino Matteo proprio nello stesso anno in cui é morto mio padre Matteo. Molto bella anche l’immagine del gatto.
RispondiEliminaGrazie Giulia, mi fa piacere sapere di essere riuscito a connettermi con qualcosa di così intimo.
EliminaQuel gattone era irresistibile🫠
Veramente bello il tuo racconto tra immagini e parole. E poi, Elvira mi ricorda tanto qualcuno… :)
EliminaCiao Lisa. Ti ringrazio e benvenuta da queste parti ;)
EliminaTi ricorda qualcuno eh? 🤔🙂