20/11/23

Not all men... ma quindi che facciamo?

Dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin infuria la rabbia.
Anch'io sono arrabbiato. Ma anche molto turbato. Perché il problema della violenza sulle donne è qualcosa di complicato che, a mio parere, non può essere risolto se non con un'educazione generalizzata sui temi della gestione delle emozioni e delle relazioni, del consenso, della libertà, del rispetto, nonché, della comunicazione tra persone.

Prima di scrivere queste righe ci ho pensato bene. Un po' perché è un argomento delicato e non vorrei essere banale, un po' perché mi chiedo quale possa essere l'utilità di condividere un mio parere personale.

Ho deciso che in questo post vorrei provare a offrire qualche ragionamento, destinato non solo agli uomini e alle donne (le parti in causa in questo conflitto) ma a tutte le persone che avranno voglia di riflettere o di dire la propria in modo costruttivo.
E lo faccio perché, siccome credo sia proprio dalla cultura, dallo scambio di idee e dal parlarne, che può nascere qualcosa di buono, allora è giusto, per il poco che posso, provare a stimolare qualche discussione.


Voglio iniziare da Not all man, but all women
Penso che questo slogan sia molto efficace, perché al Not all men che gli uomini ripetono per distanziarsi dalla violenza sulle donne, aggiunge un pezzo di discorso che dovrebbe essere per tutti un campanello d'allarme...

Se è vero infatti che non tutti gli uomini compiono atti di violenza, è vero però che tutte le donne, nel corso della propria vita, ne subiscono dagli uomini.
Se ognuna di loro ha una storia da raccontare, allora un problema c'è!
Prima di approfondire questo punto, vorrei però aprire una parentesi su...

Cosa intendiamo per atti di violenza?
Penso sia utile tentare un elenco, perché molti di questi comportamenti, per molte persone, potrebbero non essere percepiti come violenti anche quando lo sono. Oppure, viceversa, essere percepiti come violenti anche quando non lo sono*.

*Infatti, piccola nota che mi sento di fare (anche se poi mi spiegherò meglio) è che il contesto e le modalità in cui avvengono alcune di queste azioni, fanno da discriminante tra violenza o non violenza.

Ecco i principali che mi vengono in mente:

  • catcalling
  • linguaggio sessista
  • incapacità di gestire un rifiuto
  • gelosia tossica
  • limitazione della libertà altrui (controllare o limitare relazioni, tempo, lavoro, vestiario, strumenti digitali, soldi ecc.)
  • prevaricazione verbale (alzare la voce, intimidire, zittire, insultare, denigrare, sminuire ecc.),
  • prevaricazione fisica (spingere, colpire, ghettizzare, violentare, stuprare, uccidere ecc.)

Domande agli uomini
Per essere chiaro, parto dal presupposto che sono d'accordo sul fatto che accusare un'intera categoria (in questo caso quella maschile, ma il discorso vale sempre) di essere violenta e colpevole a prescindere sia sessista.
Però penso sia necessario porsi delle domande, anche alla luce di come tanti di noi hanno (ma soprattutto non hanno) reagito agli argomenti di questi giorni.
Le prime che mi vengono sono:

Perché si tirano fuori le istanze della violenza sugli uomini quasi solo come reazione alle forti proteste sulla violenza sulle donne?
Se è un problema tanto presente, perché non si sente l'esigenza di parlarne sempre, di esigere un cambiamento? Solo una questione di esposizione mediatica del tema, oppure c'è uno scarso interesse, o uno scarso bisogno, da parte nostra?
Riguardo la violenza sulle donne, cosa posso fare io per migliorare questa situazione, a fronte della richiesta di cambiamento?
Avete o avete mai adottato qualcuno di quegli atti violenti sopra elencati? 
E cosa potrebbe fare il genere maschile per un problema di violenza di genere che esiste?

Esiste sul serio la violenza di genere?
Se vi steste interrogando sulla reale esistenza della violenza di genere, pensate a queste cose:

  1. sono le vittime di un problema quelle che lo portano a galla, e la voce delle donne è più che chiara sull'esigenza di essere e di sentirsi al sicuro
  2. non foste convinti, almeno ponete attenzione alla percezione di pericolo che una donna ha costantemente nei confronti degli uomini. Davvero volete vivere in un mondo in cui le donne hanno paura di voi a prescindere?
  3. Se siete in apprensione quando vostra figlia, vostra madre, vostra sorella o la vostra compagna sono fuori da sole, e se lo siete molto di più rispetto a quando lo siete per un figlio, un padre, un fratello o un compagno, allora quel problema lo state sentendo direttamente anche voi

Domande alle donne
Davvero ognuna di voi ha una storia di violenza di genere da raccontare?
Di queste violenze, grandi o piccole che siano, ne avete mai parlato con gli uomini di cui avete stima e fiducia?
E come hanno reagito?
Che aiuto vorreste da loro (e dagli altri)?
Cosa pensate di come gli uomini stanno reagendo, specie in questi giorni?

Cosa possiamo fare?
Lasciandovi aperte queste domande, vorrei ora provare ad essere pratico e utile.
Riprendendo l'elenco di poco fa, ad ogni violenza cercherò di dare una breve descrizione e di proporre qualche consiglio su come ognuno di noi, come persona, potrebbe comportarsi.

Sono ovviamente opinioni personali basate sulla mia esperienza personale, sui libri che ho letto, sui discorsi che ho ascoltato e sugli studi che ho fatto.
Prendetele perciò come il tentativo di condividere un proprio pensiero, sperando sia quantomeno interessante per stimolare ragionamenti costruttivi.  
Anche non doveste essere d'accordo, ben vengano i vostri commenti!

Catcalling:
apprezzamento
verbale o gestuale esplicito fatto in un contesto o in un modo sbagliato, tale per cui chi lo subisce non percepisce un complimento, bensì un forte disagio.

Non è sbagliato, di per sé, fare un complimento, ma è necessario comprendere quando l'intenzione di fare un apprezzamento può andare a buon fine e quando invece può venire fraintesa o può addirittura ferire. Se si è in dubbio, tenere il complimento per sé è un'ottima idea.

Altra domanda importante da farsi è: sto davvero fischiando per fare un apprezzamento? Oppure è lo sfogo idiota di un mio istinto, un gesto goliardico fatto tanto per fare? Se la risposta è la seconda, a meno che non si abbiano 13 anni, è buona pratica riaprire il manuale base della persona educata.

A proposito di contesto, spesso il modo di vestire viene giudicato provocatorio e questo comunica un semaforo verde all'apprezzamento.
Certo, talvolta la lettura è inequivocabile: la persona vestita proprio così e proprio in questo luogo o questa situazione, ha l'intenzione di farsi apprezzare. L'abito comunica sempre qualcosa (a prescindere dal fatto che lo si voglia o meno). Ma, in virtù della non sempre chiara lettura in questo tipo di comunicazione, è utile ancora una volta farsi due domande in più, non solo sul contesto, ma anche sul come, in caso, si vuole fare un apprezzamento. 

E ancora, essendo quest'ambito della comunicazione è molto complesso, è utile porre attenzione tanto alla comunicazione verbale quanto a quella non verbale, consapevoli che dei fraintendimenti, sia pure in buona fede, sono più che possibili.

Linguaggio sessista:
tipo di linguaggio che promuove una visione sessista della realtà, sostenendo, a volte in modo convinto e deciso, altre in modo goliardico, l'idea che un sesso sia superiore o inferiore all'altro negli ambiti più disparati. 

Il punto di partenza per approcciare a questa problematica è anzitutto capire se si è sessisti o meno.
Nel primo caso, il problema da risolvere non è l'uso del linguaggio sessista, ma il pensiero alla base da cui scaturisce quel linguaggio. E qui serve un'azione culturale ed educativa che, spesso, non è affatto immediata e anzi, ha bisogno di anni o generazioni per dare dei risultati.

Nel caso, invece, in cui non si sia sessisti, ma si usi un linguaggio sessista (spesso o a volte) è utile, ancora una volta, osservare il contesto e il tipo di relazione che si ha con l'interlocutore. Non è sbagliato a prescindere fare un certo tipo di battute o dire un certo tipo di cose. Dipende dalla situazione e sta a noi imparare a riconoscere quando si può dire una certa cosa e quando invece non si può.

Esempio estremo:
dare della puxxxna a una donna è quasi sempre considerato sessista. Nell'ambito dell'intimità tra due persone però, quando c'è un consenso alla base, diventa lecito e si inserisce nella pratica del dirty talk.
Questo a testimoniare che contesto e relazione sono sempre ottime basi su cui ragionare.

Incapacità di gestire un rifiuto:
se una persona non vuole iniziare o continuare un'azione, un discorso, una conoscenza, una relazione, è importante saper accettare tale decisione senza forzature.

Spesso si dice che No vuol dire No, ma ci sono contesti e situazioni che rendono, per esempio, un No detto col sorriso, un gioco che significa tutt'altro. Ѐ importante saper essere molto chiari, in caso di rifiuto, quando si sostiene il proprio No.
D'altra parte, è essenziale essere rispettosi della volontà altrui, e non avere la pretesa che le cose vadano come noi vogliamo. Nella vita nulla ci è dovuto a prescindere. 

Gelosia tossica:
quando la gelosia, sentimento che ci provoca timore, sospetto o certezza di perdere una persona a causa di un'altra, si trasforma in una serie di azioni che limitano le libertà e la qualità della vita altrui, siamo in un ambito di tossicità.

Si dice che un po' di gelosia faccia bene al rapporto, e credo sia vero fintantoché rimanga un simbolo, piuttosto innocente, per dimostrare che teniamo al nostro rapporto esclusivo col partner. Quando è una sorta di gioco accettato da entrambe le parti.

Si entra, però, in una gelosia di tipo tossico nel momento in cui la paura di perdere il proprio partner è la scusa per porgli delle limitazioni con cui non è d'accordo.
Nella coppia ci sono sempre dei compromessi, ma alcuni campanelli d'allarme dovrebbero farci notare quando quei giusti compromessi spariscono sotto il peso di un vero e proprio sbilanciamento di potere. Sbilanciamento che va contro il nostro consenso.

Limitazione della libertà altrui (controllare o limitare relazioni, tempo libero, lavoro, strumenti digitali, soldi ecc.
Prevaricazione verbale (alzare la voce, intimidire, zittire, insultare, denigrare, sminuire ecc.)
Prevaricazione fisica (spingere, colpire, ghettizzare, violentare, stuprare, uccidere)

Questi tre ambiti sono i più complessi, strutturati e delicati.
Non mi sento perciò di dare la mia opinione in merito, perché alcune questioni meritano un commento meno superficiale del mio.

Le tengo qui però, con la consapevolezza che dietro ognuna di queste violenze, così come di quelle precedenti e di tante altre che magari non ho riportato, ci sono delle storie personali e particolari.

Quindi, per rispondere al Cosa possiamo fare? io credo che, tanto per cominciare, possiamo parlarne.
E questo lo penso perché per me, la soluzione, è a livello sociale e di tipo culturale ed educativo, più che punitivo e vendicativo. E lo dico nonostante capisca molto bene il senso di rabbia di tantissimi e soprattutto tantissime.

Io spero che ragionando insieme nelle nostre differenze si possa creare un ponte.
Mentre temo, invece, che criticare i comportamenti sessisti proponendo soluzioni altrettanto sessiste non possa portare a niente di buono
Ed è anche questo il motivo per cui, in tutti gli esempi fatti, non ho mai parlato in termini di uomini e di donne, bensì di persone.

Se vi va di dirmi la vostra, uomini (che si esprimono ahimé poco), donne e persone là fuori che state leggendo, parliamone.

21 commenti:

  1. Alla fine dici che non hai mai parlato in termini di uominni e di donne.
    "dare della puxxxna a una donna è quasi sempre considerato sessista. Nell'ambito dell'intimità tra due persone però, quando c'è un consenso alla base, diventa lecito e si inserisce nella pratica del dirty talk." Qui mi sembra di no, e comunque lo trovo esempio fuori postissimo, fermo restando che se due sono d'accordo possono anche tirarsi (letteralmente) la cacca addosso.
    In realtà il parlarne ci sta, e ne parlerò anche da me, ma ai maschi va data una regolata, da subito. Perché quelli cresciuti male, stanno in giro adesso. Inutile parlare di educare i bimbi, quando i buoi sono già fuggiti. Urgono provvedimenti anche feroci, perché questi soggetti comprendono solo questa lingua.

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    1. Ciao Franco. Quello, in particolare, è solo un esempio estremizzato giusto per far capire il concetto del consenso. Avrei anche potuto scrivere "Dare del maiale a un uomo" ma in questo caso è più efficace il messaggio. Per il resto ho sempre parlato di persone.
      A tal proposito, non sono d'accordo coi provvedimenti feroci. Quali dovrebbero essere? Verso chi poi, in particolare? Tutti i maschi in generale? Mi sembra un commento un po' spinto dall'emotività, comunque comprensibile.

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    2. Ovvio parlo di provvedimenti contro quelli beccati in flagranza di reato; ora va bene sentirsi parte in causa, ma metterci proprio tutti in catene e braccialetto elettronico certo risolverebbe il problema, ma forse sarebbe eccessivo.. ;)

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    3. Non è sbagliato provare rabbia su certe vicende,ma può essere pericoloso non saperla gestire,e purtroppo chi non ci riesce la scaraventa sull’altro,sugli altri in questo caso,con il risultato del demonizzare tutto il maschile,con il rischio di suscitare nuove reazioni di violenza .

      La guerra non si risolve con altra guerra ,la violenza non si risolve con altra violenza!Ma come si fa a non rendersene conto?

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  2. Ho apprezzato molto il tuo credere nel dialogo,credo che dove manchi questo sia già un tassello utile che viene a mancare penalizzando le relazioni tra persone.

    Ti farò sorridere ma parole tipo "catcalling" non ne conoscevo il significato, che poi a scorrere nella lettura del post ho recuperato.

    Dubito che qualcuno qui risponderà a quei quesiti Davide, perché credo che in sua coscienza lo abbia fatto o lo faccia come analisi e autoanalisi ,ed è molto più facile scendere in piazza in massa che esternare il proprio malessere individualmente.Paura, confort zone,sfiducia e chissà cos'altro

    Per conto mio posso solo dirti che provengo da una generazione in cui le ragazze venivano corteggiate dai ragazzi e vi era una reciproca forma di rispetto e complicità,non vivendo di social e smartphone le conoscenze dirette avvenivano attraverso il filtro del cuore e da questo partiva la riflessione mentale,la voglia e il desiderio di conoscere l'altro sapendo valorizzare il poco tempo e dei limiti di questo spesso imposti. Si formavano coppie che subivano anche schiaffoni da parte dei genitori per non aver osato rispettare l'orario.Quindi se vogliamo anche quello schiaffo oggi è da definirsi e rapportarsi a violenza o magari era l'esempio che veniva trasmesso e ritrasmesso da generazioni per dire la tua libertà ha un valore come per te anche per gli altriNon intendo dire che si stava meglio prima ,ma veniva impartito il bene e lo si imitava.Oggi cosa si imita se non le apparenze? Si vive nel mondo delle etichette ,degli opinionismi ,del bianco o del nero ,vie di mezzo non sono ammesse,colori e sfumature inghiottite ,poche persone volenterose ad ascoltare a dialogare.Nel mentre si va al caccia dei mostri tra noi come se tutti lo fossero però, altre storie di orrore troveranno il terreno spianato per concretizzarsi . Dovremmo cooperare e rimanere uniti e non cooperare per disunirci .Ma questo non lo vediamo ahinoi ,troppo presi a risolvere questioni innescandone contemporaneamente altre .Ci stiamo sempre più allontanando dall'Amore Davide ...grazie per il tuo contributo:)

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    1. Grazie a te per questo bel commento. Hai messo in luce un pezzo della tua esperienza che credo sia molto utile. Facendo un confronto con quanto viviamo oggi, in effetti, molte dinamiche sono cambiate, specie per via di tutti i luoghi digitali che sono nati (io considero i siti e soprattutto i social dei veri e proprio luoghi di aggregazione, con le proprie dinamiche e i propri linguaggi).
      So che le domande che ho lasciato difficilmente troveranno risposte esplicite (già tanto se qualcuno leggerà tutto sto malloppone che ho scritto in verità) ma se anche vengono trattate privatamente va già bene così.

      Grazie ancora ;)

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  3. Non demonizzo la tecnologia perché sotto molti aspetti è di aiuto,ma il fatto stesso che i social siano diventati luoghi di aggregazione può andar bene da un verso ma dall'altro è risposta stessa ad un qualcosa di reale che viene a mancare o peggio a sostituire.Come scrivi nel tuo post il dialogo ,il parlarne è fondamentale soprattutto per quella fascia giovanile che necessita di figure di riferimento ,presenza e ascolto dalle persone più vicine,mi riferisco alla famiglia in primis.

    Se qualcuno attraverso altri canali comunicativi che citi ,trova la forza di rispondere alle tue domande inascoltate altrove ,ben venga ,ma credimi può essere l'eccezione non la regola.Ovviamente per "regola"intendo la responsabilità costante nell'amare ed educare i propri figli non nel metterli al mondo e delegarli ai social .Questo il mio umile contributo,grazie a te.

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  4. Posso rispondere in base alla mia esperienza. Il dialogo esiste e può esistere solo con persone che hanno seriamente interesse a cambiare le cose, migliorare certi atteggiamenti, e non sono loro che hanno bisogno di essere "educati". Se io ho un marito, un compagno, un fidanzato che dimostra atteggiamenti maschilisti (e in genere questi vengono ben nascosti all'inizio del rapporto) e provo a parlarne, nove su dieci mi sentirò dire che esagero, che la gelosia è la dimostrazione d'amore, che si è possessivi non perché manca la fiducia, ma perché si ha paura degli altri uomini (sono sempre gli altri i lupi cattivi).
    Allo stesso tempo è necessario che tutti i genitori smettano di giustificare i maschi. Li devono educare al rispetto, non devono fare differenze tra figli e figlie, e lo devono fare fin da piccoli. Mi è successa una cosa gravissima quando ero molto giovane e la cosa che mi ha sconvolta di più non è stato quello che mi ha fatto quel ragazzo, ma come la sua famiglia lo abbia difeso a spada tratta.

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    1. Non so Simona, non sono del tutto d'accordo.
      Ci sono diversi gradi di gravità nei comporamenti. Io stesso, da più giovane, ho sicuramente avuto, vuoi per leggerezza, vuoi per superficialità, dei comportamenti che possono definirsi maschilisti, ma proprio con la cultura, la crescita, la presa di coscienza di determinati temi, ho capito che alcune cose non andavano bene. Ed è un discorso che credo valga, per assurdo, anche per le donne. Molte ragazze e donne magari sono testimoni o vittime di comportamenti maschilisti, ma non hanno gli strumenti per rendersene conto. Parlo sempre di cose "piccole", come un fischio per strada o un favoritismo rispetto al compagno in quanto maschio. Quindi magari sentono di aver subito un torto, ma proprio perché sono dinamiche normalizzate, non sanno che è giusto lamentarsene.
      Ma vale anche per il discorso gelosia e possessività. Basta vedere in tv Temptation Island (mi è capitato vederlo, I know, I know...) per notare come dinamiche assolutamente tossiche esistono e sono praticate con nonchalanche da ambo i sessi, e spesso chi le subisce non ci vede nulla di sbagliato.
      Insomma, per me il dialogo deve esistere con tutti. Sicuramente in forme e modi diversi, proprio perché come dici c'è chi è più sensibile e chi invece di queste questioni se ne frega alla grandissima.
      Sul giustificazionismo dei genitori invece sono d'accordo. Per quel che noto mi sembra si sia un po' perso quel ruolo di guida, anche autoritaria e capace di dare di No, in favore della figura del genitore amicone, fun sfegatato dei propri figli.
      Poi oh, anche facile parlare da non genitore. Immagino che sul serio tra il dire e il fare ci sia di mezzo il mare. Magari sei pure un bravo genitore ma tuo figlio è una testa di m...

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  5. Credo sia necessario cambiare la cultura, nonostante ci siano stati dei cambiamenti nel rapporto uomo donna c’è ancora l’idea che il maschio possa lecitamente fare cose come il catcalling per esempio. Ti posso assicurare che dà veramente fastidio camminare per strada e sentirsi fischiare oppure sentire dei termini sessualmente espliciti, mi è capitato spesso quando ero ragazza e mi sentivo fortemente a disagio e, se ero sola, anche in pericolo. Però è qualcosa che é sempre stato tollerato, solo di recente se ne parla come di qualcosa di “inopportuno”. Un complimento é sicuramente un’altra cosa.
    E purtroppo, anche certi programmi trash della tv non aiutano a creare una cultura di un rapporto sano tra uomo e donna. Se una donna mette la minigonna allora vuol dire che cerca avventure sessuali e, magari per questo si “merita” lo stupro; c’è questa mentalità diffusa e purtroppo anche nelle donne.
    Ogni volta che una donna viene uccisa da chi asseriva di amarla é una sconfitta dell’intera nostra società.

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    1. Sono d'accordo e penso che le tante discussioni come quelle di questi giorni siano una parte importante del processo di cambiamento. Ieri per esempio leggevo una statistica sulle chiamate al numero anti violenza, che da dopo l'omicidio di Giulia sono impennate. Potrebbe essere proprio un sintomo di una crescente consapevolezza ma anche di un sentirsi più fiducioso del fatto che c'è una società che queste cose inizia a non tollerare davvero più.

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    2. Buddisticamente, Giulia, vi dico che queste sollecitazioni mettono alla prova la vostra stabilità e autostima ovvero il fatto che voi le lasciate passare come acqua che scorre sulla cera.

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  6. Credo che la prima cosa da fare specie per noi maschietti sia quella di ascoltare. Ascoltare cercando di comprendere: perché tutto questo parlare? tutto questo gridare? tutta questa rabbia da parte delle donne? Che non ci sia sotto qualcosa che sarebbe bene approfondire? Se c'è tutto questo disagio questo disagio da qualche parte verrà, o no?
    Per cui guardiamoci dentro e guardiamoci attorno e di cose da migliorare ne troveremo senza troppa difficoltà. C'è senz' altro un'onda emotiva in questo periodo, perché l'orribile fine di Giulia ha davvero toccato molti cuori. Sfruttiamola. Sfruttiamo questa onda invece di negarla, smorzarla o peggio denigrarla.
    Penso a tutto il dibattito (strumentale) su "patriarcato" si o no, come se il problema fosse il termine usato e non quello che l'idea alla base sta dando come frutti
    Vabbè magari l'ho espresso male, ma l'ora e la stanchezza...

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    1. Ciao Alberto! Al di là delle critiche o delle accuse anche forti che arrivano ai maschi (a volte comprensibili, altre abbastanza misandriche) credo anch'io che il punto sia proprio questo per noi: porci delle domande e chiederci perché ci sia questa richiesta d'aiuto e questa volontà potente di cambiamento.

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  7. Uriel Fanelli osservava come la generazione del dotto Spock ovvero post-sessantotto sia cresciuta col sinistro vietato vietare.
    Questo ha provocato che una serie di persone, a fronte della incapacità di controllare le proprie pulsioni, i propri sfinteri emotivo (la capacità di tenere chiusi gli sfinteri caratterizza il primo passaggio di maturità, quello da lattanti/infanti a bambini) si suicida e/o ammazza.

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    1. Non preoccuparti per i refusi.
      Osservazione interessante comunque. Magari provo ad approfondire.
      Comunque sì, ho visto che quando si commenta troppo spesso nel giro di pochi minuti alcuni commenti vanno in automatico in spam. Appena me ne accorgo di solito li sistemo ;)

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    2. Grazie per aver despammizzato il commento, Davide.

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  8. Può essere che qualche commento sia stato tolto da "gugol" e messo nello spam!?

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  9. Apprezzo molto il modo in cui hai affrontato questo delicato tema. Come te, penso che non si debba parlare di maschio e femmina, ma di persone.

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    1. Grazie Yashal. Avevo paura, in effetti, di sollevare polemiche, invece vedo con piacere che comunque tutti i commenti sono stati interessanti e scritti tranquillamente.

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