19/06/23

Un porto sicuro

Ero stordito.
Così stordito da aver perso di vista uno dei pochi fari che per un certo periodo mi aveva guidato: la scrittura.

Nelle ultime settimane mi è capitato di rileggere, sempre più spesso, le cose che scrivevo qui dentro: più di 800 post dal 2012 a oggi.
Riscoprirmi in vecchie parole mi ha fatto capire che forse ho investito tante, troppe energie, in qualcosa di totalmente sbagliato.
Ora vi spiego.

Credo di non essermi mai sentito così soddisfatto di me come quando scrivevo regolarmente qui dentro. Non tanto per le (moltissime) cavolate pubblicate sul blog, ma più per quell'energia febbrile che mi possedeva e mi spingeva a scrivere storie, storie, STORIE, molte delle quali messe anche qui, nella sezione Racconti.
La felicità e il benessere nel poter vedere un racconto materializzarsi nero su bianco, dopo essere nato dai pensieri confusi del mio cervello, erano meravigliose e oggi... beh, mi mancano!

Probabilmente tutto è cambiato da quando ho iniziato a lavorare.
Sono diventato indipendente, mi sono preso un'auto, sono andato a vivere da solo e ho studiato e approfondito e conosciuto e fatto pratica di tante cose belle e complesse: digital marketing, copywriting, pubblicità, social, influencer, psicologia, design.
E l'ho fatto usando quell'energia, diluendola pian piano e facendole perdere il suo sapore forte e particolare.

Per tanto tempo ho inseguito lo stesso senso di soddisfazione di cui vi parlavo all'inizio. A volte mi è anche sembrato di avercela fatta. Ma poi, dopo un lavoro o alla fine di un progetto (e non parlo solo dell'ambito professionale), mi pareva di dover ricominciare tutto da capo. Non avevo costruito niente. Niente che avesse valore per me.

C'è stato un periodo piuttosto lungo nel quale l'energia è sparita completamente. Se avevo del tempo libero, nonostante avessi voglia di creare qualcosa, finivo col fissare uno schermo, il cielo, un muro, e dentro la mia testa non si smuoveva un singolo neurone. C'è nessssuuunooooooo...?
E adesso, che sento di avercela di nuovo, mi sono detto di stare attento, di non sprecarla.

Ecco che rileggendomi sento di aver ritrovato un faro. Una luce che mi permetterà di riprendere il largo con serenità e consapevolezza, conscio di quante difficoltà ci siano.
Non importa se arriverò o meno a destinazione, o se dovessi incappare in tempeste o fasce di bonaccia.
L'importante è essere qui adesso, in un porto sicuro di cui mi ero quasi scordato, e di essere pronto a riprendere il mare. Voglio scrivere ancora. Scrivere tanto. E dedicarmici sul serio. E se ne verrà un po' di quella soddisfazione che conoscevo, allora sarò contento.

2 commenti:

  1. Ecco, i marinai sanno che esistono le bonacce e pure quanto terribili fossero ai tempi delle sole vele.

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    1. Meglio attrezzarsi con un motore allora! Ricordandosi di non rimanere senza benzina!

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