24/10/23

Speranza nella fine, speranza nella pace

Volevo scrivere un pezzo su Punto e a Copy che parlasse dei problemi del giornalismo e dell'informazione e... niente, non ce l'ho fatta!
Il motivo è che io, su Punto e a Copy, vorrei essere imparziale e chiaro, e quel che accade in questi giorni mi coinvolge troppo a livello emotivo, perciò bonanotte e tanti saluti.

Ho preferito leggere e condividere qualcosa qui. Quindi eccoci, cari cervelli!

Proprio mentre iniziavano gli anni da partigiano di Meneghello, di cui vi ho raccontato nel post precedente, una ragazzina ebrea, reclusa nel suo nascondiglio con altre sette persone, scriveva:

Ma no, era una splendida notizia, così belle non ne avevamo udite da mesi, forse mai in tutti gli anni di guerra. "Mussolini ha dato le dimissioni, il re d'Italia ha assunto il governo." Eravamo felici. Dopo tutti gli spaventi di ieri, finalmente qualcosa di buono e... una speranza. Speranza nella fine, speranza nella pace.

Il testo, come immaginerete, arriva dal Diario di Anna Frank, altro libro di cui avevo letto giusto qualche spezzone e che, per non so bene quale motivo, mi è capitato tra le mani.


La prima cosa che mi sento di sottolineare è l'importanza fondamentale delle testimonianze di chi ha vissuto certi orrori.
Questo perché, soprattutto grazie al potere delle storie, tanto più se personali (come per Anna Frank e Luigi Meneghello) si può empatizzare con qualcuno di profondamente lontano da noi (nel tempo, per esempio) facendone propri i pensieri, i sogni, le paure e le speranze. 

Credo fermamente che la capacità di metterci nei panni degli altri sia, oggi più che mai, merce molto rara. Al momento in cui scrivo è in corso il conflitto tra israeliani e palestinesi (oltre a quello già dimenticato Russia - Ucraina) e i termini ignobili che circolano tra opinionisti, giornalisti e politici sono: morti necessarie, guerra necessaria, danni collaterali, reazione forte, civili morti e soprattutto, armi.

Ciò che è lontano, come i freddi bollettini numerici sulle migliaia di vite distrutte, non ci fa provare compassione. Si perde il senso del "patire con", e nel mentre ne guadagna il cinismo, coi suoi freddi calcoli che identificano le persone come cose.

Ora, a me è parso tragicamente ironico leggere il terrore di Anna Frank sotto le bombe e di come non si spiegasse l'odio che il popolo tedesco aveva verso gli ebrei (e non solo).
Dico tragicamente ironico perché da anni, nella Giornata della Memoria, sopratutto noi occidentali  amiamo ripeterci Mai più, affinché certi orrori non si ripetano.

E però... sappiamo quel che sta avvenendo, addirittura col nostro (neanche troppo mascherato) assenso: Israele, il popolo ebraico, nell'intento di distruggere i propri nemici mette in scena una risposta totalmente fuori misura (e questa non è solo la mia opinione, anche le Nazioni Unite criticano duramente quanto sta avvenendo).


Senza dare assoluzioni o colpe alle parti in conflitto, io penso che, da persone e nazioni non direttamente coinvolte (nel senso che il meteo per noi non prevede piogge di razzi) dovremmo avere la responsabilità di trasformare il principio del Mai più in azioni concrete. O almeno pretendere che i nostri rappresentanti lo facciano.
Perché dovremmo essere proprio noi quelli che hanno imparato la lezione. Perché siamo noi quelli che raccontano al mondo la propria superiorità morale e la nobiltà dei propri principi. Non dovremmo fare gli ipocriti.

Riflettendo, poi, sulla fine del diario, non posso fare a meno di pensare che sia una vera e propria mattonata, perché gli scritti di Anna terminano così, di botto, lasciandoti all'incompiutezza della storia della protagonista. Una fine letteraria ma soprattutto letterale. 
Ecco che questa fine ingiusta oggi, guidata da ragioni che pretendono di essere superiori alla ragione del diritto alla vita e alla dignità umana, la vedono migliaia di persone, e non solo in Medio Oriente o in Ucraina. Le guerre dimenticate sono ancora molte. E molte sono quelle alimentate dall'ipocrisia di chi si erge a paladino della democrazia e dei diritti umani.

Mi domando spesso che cosa si possa fare in quanto persona comune mr. Nessuno, e sento che una grande narrazione di pace, oggi, manchi.
Non c'è una storia con cui empatizzare, una storia che, come nelle rivoluzioni del '68, renda significativa e urgente e comune la volontà di un mondo più giusto.

Potreste pensare che la mia sia una visione naif e semplicistica che non tenga conto di come funzioni il mondo, la geopolitica e i cazzi e i ramazzi, e vi darei anche ragione.
Ma i grandi cambiamenti, nel bene e nel male, partono proprio da idee semplici e viste limitate, da ideali assoluti che mal si sposano con le complicazioni e i compromessi sporchi della realtà.

Il vero problema dunque non è la visione facile, quella, se volete, alla Miss Italia che vuole la pace nel mondo, ma è il suo opposto: nel tempo in cui siamo iperconnessi, anziché essere uniti dall'idea buona e comprensibile da tutti, siamo più divisi che mai, persi tra mille opinioni mortalmente inconcludenti. 

Tra le mille, vi lascio con quella dello storico Yuval Noah Harari, che ci ricorda di come un'amicizia tra il popolo tedesco ed ebreo fosse ritenuta impossibile. Oggi sappiamo come stanno le cose, e questo ci insegna che immaginare la pace, per quanto ne dicano i fan del cinismo, non ha nulla di ridicolo.

36 commenti:

  1. Da Miss Nessuno mi faccio le tue stesse domande e non trovo mai una risposta. Vedo anch'io quello che stanno vedendo tutti: la storia (purtroppo) non fa che ripetersi e non dovrebbe; ma qui si apre un dibattito infinito.

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    1. Purtroppo la guerra è nella nostra natura. Si spera sempre di essere arrivati al punto in cui la lezione è imparata e l'uomo è maturato, tanto da dominare questa natura, ma non è così. Che amarezza.

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  2. Sono sempre stata appassionata dell'Olocausto. Ho visto moltissimi film, letto decine di testimonianze. Ma quel diario, proprio non riesco a sfogliarlo. Piango già alla prima pagina.
    E la consapevolezza di quel finale letterale mi annienta.
    Non so se noi Mister e Mrs Nessuno potremmo davvero fare qualcosa. Ma mi sono sempre sentita inerme davanti a tutto ciò. Purtroppo.

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    1. Ti capisco. Spero che anche solo parlarne in un certo modo possa servire a qualcosa.

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  3. Buona sera Davide.
    Prima di tutto e sono fuori tema, volevo ringraziarti per il post con video annesso che tratta della creatività. Mi è piaciuto moltissimo.
    Qui invece affronti un argomento in discussione da anni circa il senso di dirci contrari alle guerre con orrori annessi e poi vedere che anche nel nostro piccolo ci siano lotte ovunque, di ogni genere, mentre leggiamo il libro della splendida Anna o di Luigi che descrivono orrori con quel pizzico ingenuo di speranza (purtroppo per loro non finisce bene). E magari aiutiamo ad uccidersi fra loro con grande ipocrisia. Chissà, forse oggi non si leggono di storie possibili a finire bene ma può anche essere che ci sia un lieto fine, anche se tra diversi anni, magari ipotizzando, oggi follemente, una lunga pace tra popoli diversi in lotta per secoli. L'esempio che indichi alla fine ci dona un pizzico di questa speranza e chissà se magari, alcuni folli come noi, un giorno possano aver avuto ragione.
    Per ora scriviamo di un desiderio forte contro ogni guerra, chissà che non possa servire, a noi che ci crediamo come anche a chi pensa che certi orrori non finiranno mai.
    Grazie e ti abbraccio.

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    1. Ciao Pia! Felice ti sia piaciuto il video ;) Purtroppo non ha avuto molti riscontri quindi apprezzo ancora di più!

      In merito al discorso di questo post, ci troviamo purtroppo di fronte a cose molto più grandi di noi. Possiamo farci delle idee, avere dei pareri, ma per quanto in buona fede ci sarà sempre qualcosa che ci sfugge o che non conosciamo.
      L'unica speranza è che chi ci rappresenta abbia accesso a più informazioni e agisca secondo i principi in cui ci riconosciamo. 🤞

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  4. Perché non scrivi su Punto e a Copy questo pezzo così "imparziale" verso la natura stessa di quel che provi?

    Credo che tu abbia scritto qualcosa di interessante e che va molto oltre, a cosa servono forme di slogan fatte di striscioni con la scritta PACE per poi accartocciarli dimenticandosene ...hai unito due speranze in un concetto solo,hai toccato il Non senso della guerra,hai valorizzato il senso di empatia che spesso viene demonizzata per far emergere ipocritamente linee di pensiero che esaltano piu una forma di ego personale,sfociando in diatribe e fazionismi estremi.Hai ricordato persone realmente coinvolte in certi periodi storici che sono testimonianze da custodire per far si che il mai più non sia solo un retorico modo di dire,ma applicativo di vera volontà verso una pace più consapevolmente possibile e duratura.

    Molte volte anche io mi chiedo cosa fare nel concreto per tutte queste guerre intorno,e quando mi capita di leggere anche uno scritto come questo,penso sia qualcosa di positivamente rivoluzionario perché c'è il tocco della parte più vera e autentica ,una sorta di rivoluzione interiore che "protesta" per dar voce all'essenza del nostro esistere ,che non è quello che spesso subiamo o facciamo subire con l'indifferenza e la rassegnazione.

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    1. Molto difficile scrivere di quel che provo in modo imparziale. Sia per la difficoltà di chiarirlo a me stesso, sia per quella di "ridurla" a un fenomeno chiaro e generalizzato ricavandone studi e informazioni. Niente da fà. Ma grazie per lo spunto.

      Grazie anche per le considerazioni che fai. A volte ho l'impressione che condividere pensieri così sia un po' stupido e, appunto, da ingenui, e che lasci il tempo che trova.

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    2. Non penso affatto sia stupido condividere pensieri così ...l'ingenuità poi è un valore che purtroppo abbiamo imparato a modificare con sovrastrutture di pensieri che ci snaturano, perché non conforme a quelli omologati .Certo se apri una pagina già improntata sulla tua certezza di veritá dove vige lo schieramento a favore chessò dei palestinesi ,quasi a giustificare la guerra stessa ,la tua pagina riceverà commenti a iosa che fidati non sono un risultato positivo , perché tendenziosi ad inneggiare il propio io come scontro che con la pace non hanno nulla a che fare.
      Mi fa credere ad un senso di demoralizzazione sul quanto scrivi ,e posso perfino comprendere ma non accettare.

      Io invece credo che dovremmo salvaguardare i buoni propositi e stimolare il senso critico davanti l'evidenza,senza arrendersi e l'evidenza non può e non deve scendere a compromessi con tutte le altre sfaccettature della guerra.Crederci e sentirsi distanti dalla violenza e dal male è un bene imparziale .Grazie a te:)

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  5. Siamo feroci nel nostro piccolo e misero io. Ci battiamo il petto contro le grandi guerre poi ci blacklistiamo con odio ridicolo. Gente più responsabile si dichiara in tv contro tutte le guerre e poi dedica medaglie a chi fabbrica armi e congegni per uccidere.. siamo tutti ipocriti, facciamo finta ma in qualche angusto angolo speriamo che la Palestina diventi un parcheggio, o che ci pensi la Siria a smorzare animi inferociti..siamo preoccupati di un conflitto nucleare, quindi se rimane una guerricciola locale, tanto meglio.. che nessuno ci tolga la linea e tantomeno la fibra.. siamo bravi a chiacchiere, io per primo, ovvio..

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    1. È che solo la voce possiamo usare, no? E con quella ragionare insieme. Il senso comune e le idee circolano anche partendo da chiacchierate al bar, al lavoro, fuori con gli amici, in famiglia o su internet, per esempio in un blog come i nostri. Però condivido con te l'idea che c'è un grande sostrato di ipocrisia che ci portiamo appresso.

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  6. Ciao Davide e ciao a tutti i protagonisti di questo commentario. Condivido anche il reiterato incoraggiamento all ' autocritica he ho visto qui ben esposto, ci stanno i mea culpa e le autofustigazioni. Ok, ok. ma in quanto a fare qualcosa sporgendosi un po' dal pulpito della rete potremmo adesso cominciare a focalizzare meglio il quaderno delle responsabilità , a valutare meglio una graduatoria di colpevoli comportamenti culturali. Siamo nell' epoca della cmncz di massa e dunque sta nell'opera indefessa dei questi attori principali del palcoscenico mediatico, i giornalisti, che vanno ricercati i motivi di tante tragedie. Certo la nostra cultura a vocazione colonialista ha le sue buome colpe, ma il sostegno e l'architrave della nostra cecità e conseguente ipocrisia è dato nel modo più assoluto dalla tecnica menzognera con la quale si struttura la percezione della massa, il famigerato e autocompiacente giornalismo d'opinione, roba distante dal concetto di informazione, dal concetto di cronaca . Mi fermo qui ma, caro Davide, sarebbe stato interessante se avessi sviluppato il tuo primo intento.

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    1. Magari lo svilupperò, perché sono anch'io dell'idea che l'informazione stia alla base di quel che noi poi prendiamo per buono e su cui basiamo le nostre opinioni e idee. Ma ci devo lavorare con calma perché è un tema davvero complicato. Probabilmente dovrei anche documentarmi un po'meglio sullo stato attuale del giornalismo, perché l'ultima volta che mi ci sono informato bene studiando l'argomento è stato più di sette anni fa per la tesi di laurea. Figuriamoci quanti cambiamenti ci sono stati.
      Oltre che dei giornalisti però, grande responsabilità ( forse pari?) va data ai lettori, che oggi davvero si accontentano di aderire a tifoserie e non pretendono un giornalismo più serio, approfondito e lento. Credo ci sia anche questo da mettere sul piatto della bilancia.

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  7. Mi è partito involontariamente l'anonimo, il precedente commento è di painnet blade. Grazie per l'attenzione

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  8. La scienza metafisica, una certa filosofia relativistica e il giornalismo d'opinione, sono gli ingredienti della 'cultura' data in pasto alle masse.

    lancio qualche proposta e qualche provocazione.
    L'approfondimento critico, la documentazione, lo studio e la cultura, non sono e non saranno mai una priorità del popolo che il tempo lo deve impiegare per procacciarsi da vivere.
    Ma una cultura di massa può virare all'emancipazione laddove vi è una struttura educativa pensata e attuata con questo scopo. Nn si tratta di utopia, e in Italia ne sappiamo qualcosa (Alludo alla riforma della didattica scolastica di stampo crociano) . La prima riforma ante-guerra (1923) , quella marcata Giovanni Gentile, aveva come basi programmatiche lo studio della matematica, l'analisi e i principi dell'indagine scientifica, da cui le discipline umanistiche hanno tratto i criteri del metodo storico e tanto altro. Non per niente le menti italiane e germaniche, con appresso altri nordeuropei , svedesi (ad esempio N. Bohr) e pochi altri, hanno costituito l'asse portante della scienza mondiale, hanno fondato la scienza moderna, e concepito la rivoluzione quantistica (PLank Heisenberg, anche Majorana, sebbene per poco, ha dato il suo contributo ). Tali principi sono sopravvissuti nell'insegnamento scolastico fino a pochi decenni fa, e ciò ha proiettato il nostro paese fra le eccellenze mondiali della disciplina. Ora il primato è stato soffiato dagli indiani, e prova a guardare a quali principi si appoggia la scuola e l'insegnamento in quel paese.
    Insomma, dopo i giornalisti, individuati nel loro pressapochismo militante e ideologico già da molto tempo (ricordo il misero posto occupato dal giornalismo italiano nella classifica della libertà di stampa) , i ministeri dell'istruzione e coloro che decidono i programmi scolastici rientrano a pieno merito in quella graduatoria delle scelleratezze culturali di cui dicevo poco fa . Di questo parlarono e discussero esimi intellettuali fino a poco tempo fa, ma nell'universo dell'informazione mainstream, questi temi sono sempre stati off limit. Non è quindi una mia idea, ma qui non voglio mettermi a fare citazionismo a buon mercato. Individuati alcuni punti critici, si può cominciare a strutturare un pensiero alternativo, altrimenti continuiamo pure a sorbirci felici e contenti le brodaglie quotidiane dei telegiornali . La questione è complessa, come tutti i fatti della vita, ma non per questo dobbiamo declinare l'impegno a comprendere.

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    1. Eccoti Fabio. Grazie per questa riflessione. Intanto devo dire che ho apprezzato la vista sul lato educativo. A livello storico però ne so molto poco, quindi approfondirò quanto hai ben scritto qui. Sulle brodaglie quotidiane dei telegiornali invece, io ribadisco che parte del problema è dato anche dal pubblico. Oggi guadagnare con l'informazione non è per nulla facile, quindi si scatenano fenomeni come i titoli clicbait assieme a una selezione di notizie volte a suscitare una reazione emotiva forte. A comandare è cosa attira maggiormente l'attenzione dell'utente di internet/social o al telespettatore. Ci sono tematiche importanti, perciò, come queste di cui parliamo e che stanno alla base di tante storture quotidiane, che rimangono nascoste, non diventando urgenze e quindi esigenze da esprimere ai nostri rappresentati affinché qualcuno le risolva. Anzi, in questo vuoto, mi pare prosperino le varie ideologie legate al cosa insegnare e cosa no, nel silenzio generalizzato.

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  9. Le Nazioni Unite hanno fermamente condannato quello che sta accadendo, nuovamente, tra Israele e Palestina. Ieri e stata approvata una risoluzione dalla quale L'Italia si è astenuta. Questo conflitto, come l'altro in Ucraina e come molti al mondo, ci fa comprendere che non c'è molto spesso è surreale essere convinti di stare dalla parte giusta. Ti lascio con uno stralcio del pensiero di Etty Hillesum tratto dai suoi diari ( se non li hai mai letti te li consiglio vivamente): «Se un uomo delle SS dovesse prendermi a calci fino alla morte, io alzerei ancora gli occhi per guardarlo in viso, e mi chiederei, con un’espressione di sbalordimento misto a paura, e per puro interesse nei confronti dell’umanità: Mio Dio, ragazzo, che cosa mai ti è capitato nella vita di tanto terribile da spingerti a simili azioni?». Etty pensava che sarebbe bastato un solo tedesco “buono”, e quest’unico tedesco avrebbe meritato di essere difeso, perché grazie a lui non si avrebbe più avuto il diritto di riversare l’odio su un popolo intero e di prendersela con Dio.

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    1. Ciao Mariella! Molto bella questa citazione. E mi trovi d'accordo sul pensiero di fondo. Credo sia anche dimostrato poi. All'interno delle diverse popolazioni, anche quelle direttamente coinvolte in questa vicenda, è innegabile che ci siano posizioni tra loro opposte e critiche. Come scrivevo nelle ultime righe di questo post, siamo più divisi che mai, e vale anche per quelle nazioni che ci sembrano avere posizioni molto rigide e chiare sul come affrontare determinati problemi.

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  10. In questi anni “20” stiamo assistendo a un’escalation di sciagure immani, siamo partiti con la pandemia, poi la guerra in Ucraina e oggi questa in medio oriente, sembra che l’umanità stia sempre più perdendo la strada andando verso il baratro. É questo pensiero che mi prende sempre più spesso in questi giorni.
    Ho visitato la casa di Anna Frank ad Amsterdam e allora ho provato la sensazione di quanto l’umanità abbia rasentato la follia e, ingenuamente, ho pensato che fosse un orrore del passato. Quello che sta accadendo in questi giorni mi fa toccare con mano che non é così, l’odio continua a distruggere tutto e a trascinare il mondo nel baratro.
    Non mi schiero dalla parte di nessuno, ma solo dalla parte della pace, ma ovviamente io sono una signora “nessuno” e non credo serva a molto.

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    1. Capisco bene. Tra l'altro vedo, al di là di chi sbraita per il solo gusto di far prevalare la propria posizione, anche ragionamenti leciti da entrambe le parti (quelle per il cessate il fuoco e quelle che giustificano la risposta israeliana). Per questo sono convinto che a volte, come in questo caso, sia necessario abbandonare per un attimo il cinismo e guardare cos'è prioritario, e per me, al momento, è fermare una carneficina. Però comprendo questa sia una sensibilità mia e che magari non tutti hanno.

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  11. Jared Diamond ha osservato la perdita della memoria (che non è quella libreria, audiovisiva, è la memoria vissuta, emotiva, profonda) come causa di collasso. Un altro dei cinque fattori è la sovrappopolazione. Un altro è il rapporto conflittuali con comunità vicine.
    Mi fermo.
    Nuvole cupe all'orizzonte.

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    1. Ho il saggio da cui hai preso queste informazioni, ma devo ancora leggerlo. Sarà, probabilmente, una delle prossime letture. Grazie anche per avermelo ricordato quindi!
      E speriamo si rassereni.

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  12. Le morti di persone innocenti non sono mai necessarie, neanche la guerra è necessaria, basta far prevalere il buonsenso e cercare soluzioni di pace. Non è facile ma bisogna provarci. Saluti

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    1. Al momento risuona molto forte il "non è facile" e molto poco il "bisogna provarci". Ma questa è un'impressione mia. Spero di sbagliarmi.

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  13. Gent.mo Cervello B@cato, a livello storico dici di saperne poco. Io credo che ne sappia abbastanza per tirare le conclusioni e prendere una posizione. Eventualmente poni le tue domande, cercherò di condividere quel che so io. Tuttavia a me sembra una guerra come tutte le altre, quindi è sufficiente valutare le condizioni generali (le invarianza storiche) per concepire un'equazione da cui formulare un'idea precisa, una ragione che spieghi la reiterazione di tanti abomini, e che consenta di prendere una posizione. Nel '36, in Spagna i giovani antifascisti europei non avevano dubbi sulla posizione da prendere. Esser contro le guerre non significa ignorare gli accadimenti, non significa esser incerti rispetto la parte da sostenere, ma solo esser sicuri di chi perpetra crimini e di conoscere la cronologia degli eventi, conoscere cioè il rapporto fra chi compie un'azione e chi una contro-reazione. Che è il causa-effetto delle dinamiche umane da cui non si può prescindere in una analisi sulla realtà. Vi son informazioni, infatti che provengono da indagini imparziali, che non sono mai state negate dalla fazione antagonista, partiamo allora da quelle notizie diffuse dalla stampa americana prima dell 8 ottobre, se vogliamo elementi affidabili, in quanto non mi risulta che gli USA siano mai stati filopalestinesi.

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  14. Non credo inoltre si possa negate che storicamente, per ragioni di sicurezza - si dirà - Israele intenda controllare i territori attorno al proprio confine . Questo controllo , oramai è chiaro a tutti, significa occupazione, colonialismo, ovvero, civili armati fino ai denti che presidiano territori limitrofi. O no?
    In Israele , ciononostante, visse un tal Isaac Rabin, un tipo con un' idea precisa su come ottenere la pace. Ancora aspettiamo il suo successore. Poi c'è la questione ignorata, degli espropri intorno ad Al Aqsa. Ma questa è storia recente occultata, non si può pretendere sia conosciuta da tutti. È comunque sufficiente conoscere il resto! Senza dimenticare Sabra e Shatila, eventualmente. Non si tratta di episodi a danno di civili? Cosa c entra con ciò, l auto_difesa dei territori? Un po' di memoria storica non guasta, talvolta.

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    1. E non tiriamo fuori i cristiani maroniti, per favore. Ricordiamo il ruolo dei soldati con la stella di David, nella faccenda. Storia, anche questa. Poi, se si vuol approfondire si riprenda dall' immediato dopoguerra, con la costituzione della Stato d Israele, e se si vuole si rimanga pure con la sicurezza di stare dalla parte giusta, proprio nel mezzo della Storia, che è una sorta di limbo degli ignavi, uno stare (comodamente) da nessuna parte

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    2. Ciao e grazie per questi commenti. Confesso che molte dei fatti che citi non li conosco, a riprova del fatto che comunque ci sono molte zone grigie o proprio oscure nel bagaglio dei cittadini comuni (tale mi ritengo) che comunque cercano un minimo di informarsi. Quindi intanto ti ringrazio, perché mi hai dato spunti da approfondire.
      Riguardo al "da che parte stare", ecco, l'idea che mi sono fatto è che attualmente bisogna con forza stare dalla "terza parte", e cioè né con uno schieramento né con l'altro, ma per il semplice fatto che questo conflitto è così lungo e intricato che le ragioni e i torti si sono troppo intrecciati per eleggere qualcuno che sta nel giusto e qualcuno che sta nel torto.
      La terza parte dovrebbe essere quella, appunto, di chi si fa portavoce sul serio dei valori democratici e dei diritti umani. Dovrebbe essere, quindi, la soluzione politica che ambisce, tramite un progetto serio, a far convivere schieramenti che al momento sono carichi d'odio l'uno nei confronti dell'altro. Riconosco sia complicato, forse utopico, eppure ci sono istituzioni create a posta per questo.

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    3. Ammetti di non conoscere fatti storici (quindi non provenienti da una fonte faziosa) di grande importanza, al posto tuo comincerei con una veloce carrellata con qualche fatto recente ( fonte ONU, tanto per capirci mica il sito 'Amici del Corano'):
      https://mariodomina.wordpress.com/2023/10/12/stillicidio-dellorrore/#comment-134712

      Ignorare Sabra e Shatila è come cadere dalle nuvole a sentir parlare delle Twin Towers. Se il record dei genocidi per quantità assoluta se lo disputano Baffetto e Pol POt, quello per intensità di esecuzioni al minuto, rigorosamente eseguite a colpi di mitra e fendenti di lama su donne incinte (sventrate) e bambini inermi (decapitati),
      - mica su militari ben armati e addestrati - , non ha eguali nella storia recente e forse nemmeno in quella passata.

      E torniamo alla funzione della stampa occidentale. Se tu , che nn sembri l'ultimo degli ignoranti, non sai nulla di Sabra e Shatila, non è mica colpa tua (anche se, a tuo dire, esisterebbe anche una responsabilità del 'lettore'), ma di chi ti ha istruito (Nonché dell'istruzione scolastica). A mio sindacabile (?) parere, s'intende.
      FPB

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    4. Sì, quando parlo di responsabilità del lettore intendo ad esempio nella capacità di riconoscere quando una fonte è attendibile (c'è chi non sa distinguere una notizia da una pubblicità, per capirci). O anche nella semplice attitudine a voler cercare meglio.
      Sulle mie lacune riguardo questi specifici casi mi sento di dire che potrei condividerle con la stragrande maggioranza delle persone, perciò come fai notare, penso che a monte ci sia una mancanza di copertura da parte del giornalismo (unita certo a un discorso di istruzione scolastica, che vorrei ricordare è tanto se nei programmi di storia si arriva alla fine della seconda guerra mondiale).

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  15. La fonte in sé non è garanzia di verità, anche se 'attendibile'., (leggi 'ufficiale', o titolata) nemmeno se chi parla è degno di fiducia. Ne ho fatto cenno poco prima e cercherò ancora di esprimermi con chiarezza e laconicità.
    Ho precedentmnt scritto: la matematica suggerisce il cd 'metodo storico' e a quello dobbiamo attenerci nel tentare, non di apprendere il vero in assoluto ma, se non altro, quanto di testimoniato, o quanto viene riportato nei resoconti scritti si avvicini maggiormente alla realtà. Il metodo è abbastanza semplice : quando due fonti culturalmnt religiosmnt, politicmnt opposte raccontano un medesimo episodio, ebbene questo può ritenersi attendibile. Se la fonte è una non vi è la medesima affidabilità, il medesimo rigore. Ecco perché mi sono affannato ad sottolineare che, quanto da me accennato precdntmnt non appartenga a uno specifico pulpito ma sia un referto condiviso da fonti - diciamo così per semplificare - antagoniste. Ed allora , al contrario di come va di moda pappagallare oggigiorno, non si tratta di far da paciere fra due contendenti, ma di opporsi, anche fisicamente, (cioè ognuno con i mezzi di cui può disporre) che un energumeno dotato dei migliori armamenti di mare, di terra e di cielo, faccia a pezzi un poveretto che si difende con la fionda e i semi delle olive che gli sono avanzate a pranzo. Non è dunque necessario accertare le fonti (lavoraccio peraltro), ma attenersi alle testimonianze condivise da fazioni opposte ed antagoniste. Nei casi di cronaca più recenti , ma anche nei crimini storici di cui ho fatto cenno, bastano quelle! Concludo con un pensiero non mio:
    Crimini di guerra:
    Le azioni di Hamas sono deprecabili, ma sono le azioni di un’organizzazione terroristica. Ora siamo di fronte ad azioni criminali da parte di quello che dovrebbe essere uno Stato, fatto di leggi, rispettoso del diritto internazionale. Si tratta in realtà oramai di uno Stato etnico, che tollera l’omicidio a sangue freddo dei palestinesi da parte di coloni convinti di avere licenza di uccidere
    ( tratto da qua
    https://mariodomina.wordpress.com/2023/10/12/stillicidio-dellorrore/#comment-134712

    Spero che qualcuno abbia sentito parlare dei famigerati 'coloni armati', presenti in Cisgiordania (Non fa parte di Israele la Cisgiordania, eh.) con un'invasione oceanica (700. 000 unità stabilitesi in pochi anni con la forza). E anche qui, la fonte non proviene da Al Jazeera, ma da quotidiani americani e dai telegiornali del governo italiano (quelli di Meidaset per l'occasione, per gli altri giornalisti non dev'essere una notizia rilevante. Sigh!)

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  16. Penso a questa poesia, di Quasimodo:

    "Sei ancora quello della pietra e della fionda,
    uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
    con le ali maligne, le meridiane di morte,
    t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
    alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
    con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
    senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
    come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
    gli animali che ti videro per la prima volta.
    E questo sangue odora come nel giorno
    Quando il fratello disse all’altro fratello:
    «Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
    è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
    Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
    Salite dalla terra, dimenticate i padri:
    le loro tombe affondano nella cenere,
    gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore."

    È così. Ci illudiamo di essere diversi da un tempo, quando invece non lo siamo.

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    Risposte
    1. Molto decisa e oscura. Ma io vorrei credere che possiamo essere migliori.

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    2. È una speranza che cerco di tenere viva anche io. Ma chissà quando potrà davvero accadere.

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