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20/08/25

Facciamo che ti fermi

L'aria fredda in faccia che ti prende a schiaffi.
La tua coscienza sporca che ti segue a passi
veloci come un'auto in corsa mentre scappi.
Lo sai che non ci scampi? Lo sai che hai fatto tardi?
Lo sai che anche se corri dai peccati vengono avanti?
Proviamo ad affrontarli, proviamo a farci i conti.
Vedrai che se combatti puoi buttare già i tuoi muri,
di sbagli, disegni, disagi dentro,
tutte le volte che hai evitato di guardarti dentro.

Certo è più facile restare a prender fiato.
Distrarsi oppure voltarsi dall'altro lato.
Che poi chi te l'ha detto, che l'uomo non crollava?
Chi è che controllava se piangevi nel tuo letto?
Che tu sia maledetto, tu e la tua armatura,
corazza invalicabile contro la paura
di essere il più scarso, lo scarto, contronatura,
perché se frigni sei una femmina, ed è certa la tortura.

Ragazzi soli che non vengono accettati.
Uomini zitti e muti che non vengono aiutati,
incastrati, incatenati, obbligati
da aspettative che li crescono finché non sono abituati
a vincere perché sai serve avere un buon lavoro,
a fingere per essere sempre al sicuro,
che in gioco c'è l'onore e tu devi osare,
non puoi scadere se non vuoi rischiare di farti sbranare.

Tutti gli scontri vinti per cercare di restare
in piedi dritto contro tutti perché puoi cadere.
Se fai vedere che non ce la fai tutti a parlare,
a maledire, malelingue, malasorte,
non sei abbastanza e dentro pensi non ho più le carte
in regola per essere quello che serve,
perché ti dicono che puoi ma poi ti lasciano solo tutte
le volte che sei morto dentro e non trovi più le forze
per affrontare e vuoi scappare via da un'altra parte.

Sei molto più di un uomo, non diventare un mostro,
se vuoi volerti bene curati di essere umano.
Potresti andare più lontano senza il peso del perdono
che ti neghi, sempre in guardia, avanzando a muso duro.

Facciamo allora che ti fermi, tiriamo questi freni,
sgonfiamo queste arie almeno quando siamo soli,
e senza fretta, senza rabbia, ascoltiamo quel bambino,
negato troppo a lungo, in cerca di una mano.

23/07/25

Hikikomori

Pensieri di colla, sotto le scarpe,
oggi la gravità pesa almeno due volte.
Sai mi sono abituato a non sentire niente
sto vuoto lo trascino tutto il giorno, qui, nella mia mente.
Io ci parlo con la gente, c'hanno tutti qualche stortura,
giornate piene e pochi soldi, il futuro fa paura.
La sera torno a casa stanco, la vedi questa luna
o anche tu stai sugli schermi e nessuno ti s'incula?

Ma come abbiamo fatto a ridurci in questo stato?
Qualcuno dice è la politica corrotta, i magna magna, lo Stato.
Ma a me non me ne importa, mi sento appesantito,
pensieri di colla sotto le scarpe di un povero frustrato.
Una volta era più facile, avevo pure degli amici.
Bastava un giro fuori e una birra, per essere felici.
Poi tutto complicato, nemmeno più a parlarci.
E metto peso e sono solo e mangio troppo come i porci.

Ho mollato anche il lavoro, son tornato qui dai miei.
Il più sfigato di tutti i veneti, uomo giovane, ma senza schei.
Me lo devi dire, urlano, perché fai così, che cazzo hai!
Ma non so che cosa dirgli, faccio schifo, e vorrei...
andarmene, lasciare tutti quanti, lasciare me, soprattutto, in pace.
Che poi mi metto a ridere se penso a quelle loro facce,
il sollievo di non aver più tra i piedi un incapace
vedendo l'unico risultato di cui sarei capace.

Poi trovo una parola, hikikomori, suona giusta.
La melma del web sputa fuori almeno una risposta.
Una luce qui nel nulla, per capire, una speranza,
per spiegarmi cosa sono diventato, trincerato in questa stanza.
Un fenomeno giovanile, ma io sono eccezionale
proprio in questo fallimento dovevo essere un campione.
Lo psico dice di non giudicarmi, di rispettare il mio dolore,
pensieri di colla sotto le scarpe, devo darmi un po' d'amore.

Trovare altre persone, ricominciare un'altra volta.
delle persone io c'ho paura sai, non sono un maschio alpha.
Sono l'omega della fila, quello che non inviti alla festa,
sono quello rimasto fuori che spia escluso dalla finestra.
"Ma la mia porta intanto è aperta. Il primo passo, è ciò che conta.
Tu parla qui con me", fa lo psico, "la tua è una rimonta."
Sai ci ho messo mille anni a ritrovare la mia spinta,
sono due volte più forte di prima e la gravità che pesava, infine, l'ho vinta.



14/07/25

Immobile

C'è un caffè che aspetta muto nella moca raffreddata
e un cassetto di posate sempre aperto, senza vita.
Qui qualcuno ci viveva in questa casa di campagna,
qui qualcuno se n'è andato in fretta e furia, senza grazia.

Certi luoghi son così, quando scade tutto il tempo.
Dici sì, poi ci torno, ma non trovi mai il momento.
Pensi che lui stia soffrendo? Stia piangendo? Stia pregando
che magari ci si voglia ancora crescere lì dentro?

Oggi due qui a visitare, sguardo un poco corrucciato.
Se buttiamo tutto giù e rifacciamo, interessato?
Non saprei se me la sento, sai chi ci abitava, vero?
Fa impressione se ci penso, e poi i soldi dove li prendo?


Ora ancora nel silenzio, un divano vuol sentire
quel suo bel televisore di parole innocue, senza fine.
Qui qualcuno si svagava, ci parlava, ci pregava,
qui qualcuno non voleva che calasse mai la sera.

Certi luoghi sono nostri, anche se pieni di mostri.
Dici sì, poi ci torno, ma vorresti un po' mentirti.
E anche se lui sta ingiallendo, sta crepando, sta marcendo,
sai che non c'è alternativa, mandi giù, fai un passo dentro.

Ma lo sai che questo posto era casa dei tuoi nonni
e gli zii quand'erano piccoli ci han vissuto mille anni?
Lo racconti a denti stretti, non sai bene se capisca,
piccolina non le importa, entro anch'io? fa a voce bassa.


C'è uno strazio di sporcizia e vetri lungo il pavimento
di piastrelle in paranoia che han sentito tutto quanto.
Qui qualcuno ci picchiava, ci soffriva, ci sperava
che scappare si potesse se Dio la mandava buona.

Certi luoghi fanno male, senti l'ansia che ti assale.
Fingi pure non sia niente ma è reale, è reale.
Lui ti fissa da ogni dove, ogni specchio, ogni anfratto,
occhi addosso come fuoco, marchio ormai che ti ha segnato.

Ferma, dici, non fa niente, forse qui è troppo sbagliato,
poi la scuola che facciamo? Nuova classe? No, è lontano.
Che ne sa lei dei problemi, cinque anni d'innocenza.
Che ne sa lei che è al sicuro, che le hai dato la salvezza.


C'è un immobile qui in vendita, sembra proprio un'occasione.
Ma le mura? Stringono forte. Stanze? Piene di dolore.
Qui qualcuno ci viveva in questa casa di campagna,
ma ora se n'è andato via, da quel tanfo di carogna.

04/07/25

Tutto quello che mi resta

Se solo fossi più costante
e non sempre così distante
con gli occhi persi in uno schermo
a cui dedico attenzioni neanche fossi in uno stupido corteggiamento
Davide staccati un momento
ti stai fottendo tutto il tempo
sei fuori tempo, risali a stento, ti trovi spento
ti guardi in faccia e hai già perso
quel tuo fuoco sacro che prima bruciava dentro

Mi chiedo se saprò trovarmi
Mi chiedo se dovrò accettarmi
Con tutto quello che mi resta
per salvare quel me sano dal me perso che mi abita dentro la testa

Vorrei tornare nel 2000
vivere senza la catena
poter staccare un po' la spina
a un mondo virtuale che fa credere che senza non c'è modo di trovarsi...
per parlarsi e incontrarsi
e volersi ancora bene
e volersi ancora amare
senza perdersi nel mare dei canali digitali, senza naufragare
chiusi nella stanza soli
tutti insieme senza forze
tutti insieme senza fiato, senza aiuto
Tu ce la puoi fare? Tu ti puoi salvare?

Mi chiedo se saprò trovarmi
Mi chiedo se dovrò accettarmi
Con tutto quello che mi resta
per salvare quel me sano dal me perso che mi abita dentro la testa

Sembra di essere sociali
che siamo tutti un po' speciali
ognuno con la propria arte
e invece senza arte né parte
preghiamo al nostro tempio ormai in rovina, messo da parte
E siamo tutti senza scampo
tra le macerie e non c'è campo
senza corpi da toccare, da salvare, distanti sempre
peccatori spaventati che confessano a chi sente ma non sa ascoltare
e arraffa pezzi e dati e sogni
propone prezzi e merci e inganni
svende noi, coi nostri dubbi...
per fare affari a buon mercato con
quel tempo perso che gli abbiamo regalato

Mi chiedo se saprò trovarmi
Mi chiedo se dovrò accettarmi
Con tutto quello che mi resta
per salvare quel me sano dal me perso che mi abita dentro la testa

Qual è il futuro che mi aspetta?
Forse una vita senza fretta
di pubblicare, di consumare
di condividere con gli altri quell'immagine mentale che ho di me dentro la testa?
Sarebbe proprio una conquista
nuovo mondo, terra in vista
quella che mi apparteneva ma che navigando in scroll ho perso di vista
Dai che si torna in pista, liberato
Aspetta pare sia arrivato
un altro specchio, mai provato, guardo appena
ci son riflessi tutti quanti, tutti dentro
ma che scempio! prendo esempio
e un'altra volta, un'altra corsa
cado nel fondo senza nemmeno più farlo apposta

Mi chiedo se saprò trovarmi
Mi chiedo se dovrò accettarmi
Con tutto quello che mi resta
per salvare quel me sano dal me perso che mi abita dentro la testa





21/05/25

Omaggio

Maggio, maggio, maggio...
Maggio come sei sfacciato!

Maggio ti guardo in mezzo ai campi e sei davvero esagerato.
Maggio di petali belli che esplosi,
che maggio per loro è ormai troppo tardi,
maggio verde che brilla come i petardi
di un Capodanno a Napoli che quello no, non te lo scordi.

Maggio caldo, maggio seducente,
maggio a volte sei pure bollente.
Maggio di cosce nude e corpi che fanno l'amore nelle tende,
maggio eccitato,
maggio che va un po' via di testa,
maggio che ha un orgasmo,
maggio in tempesta,
maggio oh stai calmo che qui ci vola via la tenda,
maggio fermo un attimo, mi rimetto almeno la mutanda!
Maggio demente, maggio spaccone.
Maggio galletto che alza la cresta
maggio perfino di gradine in testa
maggio porca puttana che gran cazzone,
mi hai rovinato la macchina, la camporella e pure l'occasione!

Ma tanto, maggio, a te che ti frega?
Che sei maggio bel sorriso, maggio simpaticone,
maggio intriso di bell'allegria per uscire fuori che è già primavera.
Maggio dopotutto... si sta proprio bene
fuori con gli amici, a maggio, a bere la sera.

Maggio magico,
maggio magistrale nel tuo slancio vitale,
maggio di maggiolini in mezzo ai prati
che volano al tramonto, a maggio, nel parco giochi in fondo al viale.
Maggio sei l'infanzia che muove i primi passi,
maggio anche di adolescenti in motorino che fanno un po' i gradassi.
Maggio vorrei tanto che tu non passassi,
perché poi dopo maggio le stagioni della vita van via
e tu ricominci, rifiorisci, rinasci,
e noi un po' ti odiamo perché non ci capisci.

Maggio, maggio che ti ho appena cantato.
Maggio arrivi e già te ne sei andato.
Maggio, che mese, che mese sei stato!
Sai maggio, io spero ti sia almeno piaciuto
questo pezzo breve, maggio, un po' improvvisato.

Maggio ti lascio allora con un saluto,
tanto mi aspetti il prossimo maggio,
tu giovane e bello e assai risoluto,
e io con quell'anno in più che tu non avrai vissuto.

28/04/25

Miserazione

Non amava i loro inutili elogi.
Le stavano attorno per convenienza:
maschere di sorrisi 
ad aggiustare la coscienza.

Allora disse basta.
Né buonismo, né commiserazione.
Eresse un muro di spine
che gli desse una lezione.

Il prezzo era ferirsi?
Farsi male per davvero?
Nessuno si avvicinò più:
viltà d'animo e di pensiero.

Ma quando la primavera giunse,
inattesa benedizione,
furono tutti ancora lì,
per guardarla, in ammirazione.

Era un fascio di spine feroci
incoronato di petali nuovi.
La dignità di una rosa rossa
che è cresciuta in mezzo ai rovi.




22/04/25

Amarsi mare

È come se fossi
un male agitato.

Ti vedo arrivare,
ti guardo e sto mare.
Ti aspetto qui al freddo
ma vorrei tanto scappare.
Ti basta anche poco,
qualche parola appena. 
Mi lasci in apena
in balia della marea.

Ti aspetto e sei andato,
via da me. Davvero?
Mi odi e io affondo
nel male pensiero.
Vorrei respirarti
ma qui è tutto nero.
Vorrei un po' capirti
ma qui sono solo.

E cado pesante,
giù, nel profondo
del male agitato
che mi vuole morto.
Trattengo il respiro,
travolto annegato
in quel pianto salato
che ti avevo negato.

Urlo forte, non sento,
nemmeno più il freddo.
Tocco un fondo roccioso
di risentimento.
Forse è questo il mio posto,
infine mi arrendo.
La faccio finita:
affogo da dentro.

Respirassi ancora
sarebbe forse guarire.
Respirassi ancora,
sarebbe come tradire.
Sai il mare d'amore
non si può evitare.
Nel mare d'amore
ci puoi solo nuotare.

14/04/25

Il vincente

Ce n'è una spiaggia piena,
piena di sogni dimenticati.
E io ci sono stato,
naufrago della vita coi suoi venti incontrollati
tra ciottoli di desideri, per sempre abbandonati.

C'erano quelli dei bambini, morbidi e puliti
che disegnano universi scostanti e imbizzarriti,
potevo andare avanti, ovvio, anche a passi spediti
verso quelli "strasicuri" degli anni indispettiti.

Che eccoli impettiti di bella adolescenza,
servono gambe senza dubbi e piene di fierezza.
Si è capaci di ogni cosa, tanto il tempo è una scemenza
e c'è al più qualche stortura a incrinarmi la certezza.

Poi però i primi sassi, severi e maturi,
punture alle radici che scalfiscono i più sicuri
e correvo a volte certo sui frammenti già più duri
e inciampavo per rialzarmi con i dubbi e i sudori.

Infine: gli scogli, scivolosi e taglienti,
come ossa ben snudate e spolpate dagli elementi
e io sempre più precario, stordito dagli eventi
nell'equilibrio inaridito dei miei ripensamenti.

Sì, mi guardo attorno e...
ce n'è una spiaggia piena,
piena di sogni dimenticati.
E io ci sono stato,
naufrago della vita coi suoi venti incontrollati
tra ciottoli di desideri, per sempre abbandonati.

Perché provare ancora se tanto non ci riesco?
Perché avanzare e ambire se non per un capriccio?
Resto qui piuttosto, e sto, a distrarmi da ogni cruccio,
che la vita è molto facile se rinuncio e non agisco.

Eppure, eppure, eppure...
Un modo deve pur esistere!
Una strada veloce e facile, 
una che mi faccia evitare
la fatica e i tentativi per quei sogni che devo avere!

Oh, allora è così..
Così che si prende la sorte in mano.
Ora lo vedo il destino che merito,
quel mio premio ambito che pareva lontano...

Ce n'è una spiaggia piena, 
piena di sogni, da Voi, dimenticati
e io ci sono stato,
camminando una nuova vita coi suoi venti ora domati
calpestando quei desideri vostri, per sempre rinunciati.

Vi ricordo che questo pezzo, assieme a tutti gli altri, sia racconti sia poesia, lo potete trovare nella sezione Scrivo Storie del blog!

04/04/25

L'arca delle bozze scartate

L'arca delle bozze scartate
è il luogo ideale per lo scribacchino e lo scrittore,
per il poeta e la poetessa, il tesista e il paroliere,
il cantautore, l'autore, il commediografo e lo sceneggiatore,
o più banalmente per il furbastro mentitore,
che non riesce a beccare uno straccio d'ispirazione.
Perduto e inconsolabile nel proprio malumore
si accorge che trovarla è un'insperabile occasione.

L'arca delle bozze scartate,
se ci fai giusto un po' d'attenzione,
geostaziona a diecimila metri sopra la tua posizione.
Che tu sia in una classe oppure chiuso dentro a un ufficio,
steso su un prato rilassato o arreso e sfiancato alla tua scrivania,
puoi farti ispirare da ciò che prima era di qualcuno
ma che poi inspiegabilmente è stato buttato via.

Ci sono scritti fitti e densi affiancati a una pila di pensieri spersi,
aeroplanini di carta straccia di chi non aveva il coraggio di chiedere amore in faccia,
insomma dediche fugaci, e così pure insulti frustrati,
ma anche appunti, tanti, e numeri e simboli affastellati,
elenchi telefonici di contatti tutti sbagliati,
programmi radiofonici che non sono mai stati approvati,
progetti per un futuro migliore, più felice, da fare insieme,
e messaggi mai inviati per non dirle che le vuoi ancora bene.

C'è una sezione musicale, di note canticchiate con poca convinzione,
e spartiti promettenti di gruppi straconvinti e poi già spenti.
Ci sono ritmi latini, esaltanti e un po' tribali, canzoni epocali che non sono mai state reali,
ed esigenze urgenti e giovani, ma spente, per movimenti generazionali,
e ovviamente carte strappate di locandine in cerca di pubblico con almeno due denari.
E poi vabè... ci trovi scarabocchi, segnacci, bei pastrocchi, 
mica solo dei bambini, ma di giovani e adulti fino pure ai più anzianotti,
e pure, se stai attento, ci trovi anche certi occhi!
e spesso cuori, interi molti, trafitti alcuni, soprattutto quelli rotti,
circondati di geometrie piramidali, in penna bic, che fai agli angoli dei fogli
che come sacri altari della disattenzione ne portano silenziosamente i voti.

Oh... come mi manca quella bell'arca delle bozze scartate,
lassù dove i frutti del sovrappensiero maturano in attesa di farsi ascoltare.
Tomi e ripiani, scaffali e stanzoni a più e più piani
ricolmi di altrui dimenticanze che non avevano alcun valore.
Ma sai cosa ti dico, ora che qui mi ci ritrovo?
Che gli sforzi fatti ieri sono l'anima di ogni nuovo lavoro.
Ed è qui che ho ritrovato l'arca bella di cui racconto,
tra le pagine scartate di un quadernetto mezzo rotto.
Lei è sempre lì, come una mappa che promette oro,
e non sapevo di averla in tasca perché convinto che il meglio è solo il nuovo,
E ora, che anche tu sai come arrivarci in questo posto che ti fa prendere il volo,
torna indietro alle tue bozze, e scava, perché là sopra c'è un tesoro.



21/03/25

Due rughe

Buondì cervelli! In occasione della Giornata mondiale della Poesia, vi lascio con questa...


Due rughe

Esco di casa un giorno qualsiasi
pensando a una vecchiaia del 2083.

Vorrei che fosse almeno un po' gentile
come quegli autunni che la gente va a fotografare
magari in Giappone a novembre nei templi buddhisti
oppure in Canada con le foglie rosse d'acero persino sulle bandiere.

Ma tanto... sono solo due rughe di stanchezza
queste che mi guardano in faccia stamattina.

E sembra anche stupido pensarci,
stupido fermarsi, stupido stirarsi
prendendosi da parte a parte la pelle
per vedere com'era giusto ieri la mia fronte
nelle foto infinite di Facebook dove
non c'era assoluta traccia di tutta questa faccenda.

Ci saranno i crateri di Marte, magari un giorno,
una persona scavata dai canyon
da tutta una vita di gioie e patimenti
e dall'altro: le prove purissime, digitali
come esplorazioni di rover spaziali
a dire che prima c'era tanta acqua tranquilla
in questa arsura di anni brutali.

Ma per ora... soltanto due rughe,
a sbracciarsi mute dallo specchietto retrovisore.

Perciò vado avanti e non guardo proprio
sorpasso e neanche metto la freccia a sinistra
che tanto le strade giuste le so perfettamente a memoria:
schermi luminescenti coi filtri miracolosi
pronti ad accarezzarmi, a lisciarmi a distrarmi
se preferisco piuttosto star qui tranquillo
e continuare continuare a ingannarmi
che il tempo dello scrolling è appena iniziato
e da me avrà chilometri di pollici in corsa
lunghe maratone di contenuti a buon mercato.

Così, quando arriverà l'autunno vero,
con una faccia da schiaffi che sarà tutta sorriso,
e io lì, coi miei occhi drenati a risposarmi in palmo di mano:
cercherò il calore dei pixel,
quelli che ho già condiviso,
con due rughe di stanchezza,
ora perdute lontano
lontano...

Vi ricordo che questo pezzo, assieme a tutti gli altri, sia racconti sia poesia, lo potete trovare nella sezione Scrivo Storie del blog!

23/07/24

Inespresso

L'inespresso viaggia feroce
nei contorni delle cose a cui tenevi. 

Di solito risposa quieto,
nei giorni che crescono a mesi e anni,
e così, indisturbato,
s'infila tra le fessure dei mobili di casa,
nelle intersezioni dei tasti delle tastiere,
dentro i cuscini stanchi del divano,
sotto le coperte sgualcite dei letti,
nelle tasche dei vestiti appesi alle grucce,
sulle credenze e le mensole colme di oggetti,
sopra al tappeto assieme alla polvere. 

L'inespresso se ne sta silenzioso,
in attesa,
dimenticato,
fintantoché, al momento meno opportuno...
striscia veloce e ti s'infila negli occhi!

Oh! come saltano all'occhio
le imperfezioni della tua vita,
come risaltano i futuri sacrificati
per distrazioni e fatiche evitate. 
Le cose che popolano i tuoi giorni tranquilli
trasudano dubbi a cui non vuoi dare voce:
Se avessi accettato quell'altro lavoro?
Se avessi provato quel passo azzardato?
O avessi saltato più coraggiosamente nel vuoto?
Quanto più io sarei, oggi, rispetto a chi sono diventato?

È un duello di sguardi questa
sfida al mancamento di passati invissuti,
un'occhiata alla banalità delle certezze inscalfibili,
una ferita netta e quasi indolore,
un sanguinamento crudele che non puoi più tamponare.

Allora,
rimangi le stesse bugie che ancora racconti,
ingoi i rimpianti,
stordito,
senza forze.

Ma ormai è quasi andato,
quasi morto ancora una volta
il bagliore delle vite che hai lasciato scappare.

L'inespresso riprende la strada
che va dai tuoi occhi ai sogni infranti,
tornando a nascondersi tra i particolari
che riempiono un vuoto che non vuoi più rivedere.

25/06/24

Stretto

Ovunque si trovasse,
qualunque cosa facesse,
si sentiva sbagliato,
fuori posto,
stretto.

Eppure non c'era niente che non andasse
in lui.

Solo
aveva idee troppo grandi
e ancora non lo sapeva.




21/02/24

Luci e ombre

Non puoi pretendere sia solo luce,
altrimenti rimarresti accecato.
Aggiungici invece l'ombra
e inizierai a capire lo spessore
di quel che hai davanti.




06/12/23

Lunatica

Oggi è dolce,
domani non la puoi avvicinare.

Ama l'arte,
la letteratura,
la lettura.
Piega gli angoli delle pagine
e sottolinea
con la matita
le parole che la disorientano.

Non vuole sembrare incoerente,
ma se rinunciasse
a quel cambiamento
non sarebbe più lei,
non si capirebbe.

Parlassero pure gli altri.
Ridessero.

Che tanto a che serve
sembrare d'un pezzo
se puoi essere
felicemente lunatica?






27/11/23

L'osservazione del pilone

Il pilone zurbzicone,
l'erba frizzillèra,
il sole oleosmatico e poi io, io, io:
che non colgo neanche un tarfuglio!


Quello che avete appena letto è un mio tentativo di poesia metasemantica.

E che roba è?

Il linguaggio metasemantico è un'espressione artistica e letteraria che crea linguaggio seguendo un processo piuttosto particolare.

Anziché partire dai concetti per poi associare loro suoni e segni grafici, fa il contrario: prima vengono i suoni e poi si attende che il patrimonio d’esperienze interiori di chi legge o ascolta, magari il suo subconscio, dia significati, valori emotivi, profondità e bellezze.

Se volete saperne di più, ci ho scritto un bell'articolo (ma bello davero davero!) su Punto e a Copy, il mio sito dedicato al mondo della comunicazione. Lo trovate qui.

12/05/23

Gli ultimi giorni

Potresti prenderti il sole
dritto negli occhi e
cieco dal male
stringeresti le palpebre
forte per trovare un equilibrio
sospeso col fiato corto
di chi si stringe attorno
per non farti cadere prima
del momento che arriva
onde gentili in cerca di un porto
contro il tifone che urla nel vento
dopo un'estate di vita folle

Potresti sentirti quasi tradito
dal caso, da Dio,
oppure dal tempo
che si aggira storto su
tutto il tuo corpo e
dentro tu bruci  e
anche se hai il fuoco
invece sorridi
per non spaventarli
miseramente chinati
a raccogliere i pezzi
mani bagnate coi
visi salati

Potresti aspettare, quasi, sospeso
respirare d'istanti che
non puoi dominare
però puoi restare,
ti prego,
tu resta,
e...

suona le note
di un'altra canzone
canta parole distratte d'amore
canta di gioia, in alto l'umore,
a vele spiegate, oltre tutto il dolore


Potresti ignorarli,
sedere sul fondo,
così lontani
i suoni del mondo
galleggiano a vuoto
dentro un ricordo,
ma lì nel profondo,
silenzio, marino:
una risata, decisa e ispirata,
cenerino in spalla
battuta in canna:
oh, è appena salpato, un vero pirata!

a mio zio, un vero pirata


                                                                                                                                       


06/05/23

Primavera

Languidi lividi viola
Sfacciata malizia
Degli occhi offesi

Sfumano freschi boccioli
Rinata prodezza
Dai miei desideri

Profumano i giorni, domani
Gentile delizia
Custode di ieri

Anima senza rancore
Libera forza
Dei tuoi pensieri


Davide Storti




06/04/22

Pii pa pa parappò

I'm the Scatman in piena estate,
in Calabria con le radio
tutte pii pa pa parappò

pa pa parappò e i pantaloncini Sergio
Tacchini bianchi da tennis,
i fichi maturi sul marcapiedi

pa pa parappò non pestarli
nelle corse tra cugini con i padri
in mocassini blu, di tela nuova, 

blu che è sera pa pa parappò
al viale dei platani grandi e l'odore del dopo sole,
delle colline, del lungomare, dei giochi

I'm the scatman improvvisato
e i bambini ancora cantano, le onde lunghe
pa pa parappò, in Calabria con le radio, ancora lì, sotto un parapara pii...

02/03/17

La via di casa

scattata il 26 febbraio, Altavilla

Ricordati il sole
riporta a casa

nell'ora dell'ombra
mangiato dal cielo
il buio strisciava
ingoiandoti gli occhi

Ricordati il sole
che se ne va a casa

moriva in silenzio
lasciandoti solo
meandri di dubbi
abitati dai mostri

Ma ricordati il sole
che senza una casa

cammina deciso
asciuga le ombre 
albeggia il mattino 
ed ecco, la vedi...


Davide Storti

30/07/15

Diamanti

Potremmo morderci il sangue di bocca,
graffiare profumi succhiando
sorrisi, riflessi negli
occhi capricci e curiosi.

Potremmo dormire soli per
niente, fuggire la schiena oppure
assaggiare, ballare bramare magari
bruciare, lingue lenzuola e ardere ancora.

Potremmo sbagliare tempo e momento,
sporcare pensieri scoprendoci
i nervi, squarciare
la pancia all'amaro là in testa.

Potremmo per caso spingere
il caso, o scrivere vecchie
solite strade, cadere in
cazzate un po' per ciascuno.

Potremmo tremare, prendere... fiato,
poco e affogare come
una volta, e
ricominciare tutto daccapo.

Davide Storti