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22/04/25

Amarsi mare

È come se fossi
un male agitato.

Ti vedo arrivare,
ti guardo e sto mare.
Ti aspetto qui al freddo
ma vorrei tanto scappare.
Ti basta anche poco,
qualche parola appena. 
Mi lasci in apena
in balia della marea.

Ti aspetto e sei andato,
via da me. Davvero?
Mi odi e io affondo
nel male pensiero.
Vorrei respirarti
ma qui è tutto nero.
Vorrei un po' capirti
ma qui sono solo.

E cado pesante,
giù, nel profondo
del male agitato
che mi vuole morto.
Trattengo il respiro,
travolto annegato
in quel pianto salato
che ti avevo negato.

Urlo forte, non sento,
nemmeno più il freddo.
Tocco un fondo roccioso
di risentimento.
Forse è questo il mio posto,
infine mi arrendo.
La faccio finita:
affogo da dentro.

Respirassi ancora
sarebbe forse guarire.
Respirassi ancora,
sarebbe come tradire.
Sai il mare d'amore
non si può evitare.
Nel mare d'amore
ci puoi solo nuotare.

14/04/25

Il vincente

Ce n'è una spiaggia piena,
piena di sogni dimenticati.
E io ci sono stato,
naufrago della vita coi suoi venti incontrollati
tra ciottoli di desideri, per sempre abbandonati.

C'erano quelli dei bambini, morbidi e puliti
che disegnano universi scostanti e imbizzarriti,
potevo andare avanti, ovvio, anche a passi spediti
verso quelli "strasicuri" degli anni indispettiti.

Che eccoli impettiti di bella adolescenza,
servono gambe senza dubbi e piene di fierezza.
Si è capaci di ogni cosa, tanto il tempo è una scemenza
e c'è al più qualche stortura a incrinarmi la certezza.

Poi però i primi sassi, severi e maturi,
punture alle radici che scalfiscono i più sicuri
e correvo a volte certo sui frammenti già più duri
e inciampavo per rialzarmi con i dubbi e i sudori.

Infine: gli scogli, scivolosi e taglienti,
come ossa ben snudate e spolpate dagli elementi
e io sempre più precario, stordito dagli eventi
nell'equilibrio inaridito dei miei ripensamenti.

Sì, mi guardo attorno e...
ce n'è una spiaggia piena,
piena di sogni dimenticati.
E io ci sono stato,
naufrago della vita coi suoi venti incontrollati
tra ciottoli di desideri, per sempre abbandonati.

Perché provare ancora se tanto non ci riesco?
Perché avanzare e ambire se non per un capriccio?
Resto qui piuttosto, e sto, a distrarmi da ogni cruccio,
che la vita è molto facile se rinuncio e non agisco.

Eppure, eppure, eppure...
Un modo deve pur esistere!
Una strada veloce e facile, 
una che mi faccia evitare
la fatica e i tentativi per quei sogni che devo avere!

Oh, allora è così..
Così che si prende la sorte in mano.
Ora lo vedo il destino che merito,
quel mio premio ambito che pareva lontano...

Ce n'è una spiaggia piena, 
piena di sogni, da Voi, dimenticati
e io ci sono stato,
camminando una nuova vita coi suoi venti ora domati
calpestando quei desideri vostri, per sempre rinunciati.

Vi ricordo che questo pezzo, assieme a tutti gli altri, sia racconti sia poesia, lo potete trovare nella sezione Scrivo Storie del blog!

04/04/25

L'arca delle bozze scartate

L'arca delle bozze scartate
è il luogo ideale per lo scribacchino e lo scrittore,
per il poeta e la poetessa, il tesista e il paroliere,
il cantautore, l'autore, il commediografo e lo sceneggiatore,
o più banalmente per il furbastro mentitore,
che non riesce a beccare uno straccio d'ispirazione.
Perduto e inconsolabile nel proprio malumore
si accorge che trovarla è un'insperabile occasione.

L'arca delle bozze scartate,
se ci fai giusto un po' d'attenzione,
geostaziona a diecimila metri sopra la tua posizione.
Che tu sia in una classe oppure chiuso dentro a un ufficio,
steso su un prato rilassato o arreso e sfiancato alla tua scrivania,
puoi farti ispirare da ciò che prima era di qualcuno
ma che poi inspiegabilmente è stato buttato via.

Ci sono scritti fitti e densi affiancati a una pila di pensieri spersi,
aeroplanini di carta straccia di chi non aveva il coraggio di chiedere amore in faccia,
insomma dediche fugaci, e così pure insulti frustrati,
ma anche appunti, tanti, e numeri e simboli affastellati,
elenchi telefonici di contatti tutti sbagliati,
programmi radiofonici che non sono mai stati approvati,
progetti per un futuro migliore, più felice, da fare insieme,
e messaggi mai inviati per non dirle che le vuoi ancora bene.

C'è una sezione musicale, di note canticchiate con poca convinzione,
e spartiti promettenti di gruppi straconvinti e poi già spenti.
Ci sono ritmi latini, esaltanti e un po' tribali, canzoni epocali che non sono mai state reali,
ed esigenze urgenti e giovani, ma spente, per movimenti generazionali,
e ovviamente carte strappate di locandine in cerca di pubblico con almeno due denari.
E poi vabè... ci trovi scarabocchi, segnacci, bei pastrocchi, 
mica solo dei bambini, ma di giovani e adulti fino pure ai più anzianotti,
e pure, se stai attento, ci trovi anche certi occhi!
e spesso cuori, interi molti, trafitti alcuni, soprattutto quelli rotti,
circondati di geometrie piramidali, in penna bic, che fai agli angoli dei fogli
che come sacri altari della disattenzione ne portano silenziosamente i voti.

Oh... come mi manca quella bell'arca delle bozze scartate,
lassù dove i frutti del sovrappensiero maturano in attesa di farsi ascoltare.
Tomi e ripiani, scaffali e stanzoni a più e più piani
ricolmi di altrui dimenticanze che non avevano alcun valore.
Ma sai cosa ti dico, ora che qui mi ci ritrovo?
Che gli sforzi fatti ieri sono l'anima di ogni nuovo lavoro.
Ed è qui che ho ritrovato l'arca bella di cui racconto,
tra le pagine scartate di un quadernetto mezzo rotto.
Lei è sempre lì, come una mappa che promette oro,
e non sapevo di averla in tasca perché convinto che il meglio è solo il nuovo,
E ora, che anche tu sai come arrivarci in questo posto che ti fa prendere il volo,
torna indietro alle tue bozze, e scava, perché là sopra c'è un tesoro.



21/03/25

Due rughe

Buondì cervelli! In occasione della Giornata mondiale della Poesia, vi lascio con questa...


Due rughe

Esco di casa un giorno qualsiasi
pensando a una vecchiaia del 2083.

Vorrei che fosse almeno un po' gentile
come quegli autunni che la gente va a fotografare
magari in Giappone a novembre nei templi buddhisti
oppure in Canada con le foglie rosse d'acero persino sulle bandiere.

Ma tanto... sono solo due rughe di stanchezza
queste che mi guardano in faccia stamattina.

E sembra anche stupido pensarci,
stupido fermarsi, stupido stirarsi
prendendosi da parte a parte la pelle
per vedere com'era giusto ieri la mia fronte
nelle foto infinite di Facebook dove
non c'era assoluta traccia di tutta questa faccenda.

Ci saranno i crateri di Marte, magari un giorno,
una persona scavata dai canyon
da tutta una vita di gioie e patimenti
e dall'altro: le prove purissime, digitali
come esplorazioni di rover spaziali
a dire che prima c'era tanta acqua tranquilla
in questa arsura di anni brutali.

Ma per ora... soltanto due rughe,
a sbracciarsi mute dallo specchietto retrovisore.

Perciò vado avanti e non guardo proprio
sorpasso e neanche metto la freccia a sinistra
che tanto le strade giuste le so perfettamente a memoria:
schermi luminescenti coi filtri miracolosi
pronti ad accarezzarmi, a lisciarmi a distrarmi
se preferisco piuttosto star qui tranquillo
e continuare continuare a ingannarmi
che il tempo dello scrolling è appena iniziato
e da me avrà chilometri di pollici in corsa
lunghe maratone di contenuti a buon mercato.

Così, quando arriverà l'autunno vero,
con una faccia da schiaffi che sarà tutta sorriso,
e io lì, coi miei occhi drenati a risposarmi in palmo di mano:
cercherò il calore dei pixel,
quelli che ho già condiviso,
con due rughe di stanchezza,
ora perdute lontano
lontano...

Vi ricordo che questo pezzo, assieme a tutti gli altri, sia racconti sia poesia, lo potete trovare nella sezione Scrivo Storie del blog!

23/07/24

Inespresso

L'inespresso viaggia feroce
nei contorni delle cose a cui tenevi. 

Di solito risposa quieto,
nei giorni che crescono a mesi e anni,
e così, indisturbato,
s'infila tra le fessure dei mobili di casa,
nelle intersezioni dei tasti delle tastiere,
dentro i cuscini stanchi del divano,
sotto le coperte sgualcite dei letti,
nelle tasche dei vestiti appesi alle grucce,
sulle credenze e le mensole colme di oggetti,
sopra al tappeto assieme alla polvere. 

L'inespresso se ne sta silenzioso,
in attesa,
dimenticato,
fintantoché, al momento meno opportuno...
striscia veloce e ti s'infila negli occhi!

Oh! come saltano all'occhio
le imperfezioni della tua vita,
come risaltano i futuri sacrificati
per distrazioni e fatiche evitate. 
Le cose che popolano i tuoi giorni tranquilli
trasudano dubbi a cui non vuoi dare voce:
Se avessi accettato quell'altro lavoro?
Se avessi provato quel passo azzardato?
O avessi saltato più coraggiosamente nel vuoto?
Quanto più io sarei, oggi, rispetto a chi sono diventato?

È un duello di sguardi questa
sfida al mancamento di passati invissuti,
un'occhiata alla banalità delle certezze inscalfibili,
una ferita netta e quasi indolore,
un sanguinamento crudele che non puoi più tamponare.

Allora,
rimangi le stesse bugie che ancora racconti,
ingoi i rimpianti,
stordito,
senza forze.

Ma ormai è quasi andato,
quasi morto ancora una volta
il bagliore delle vite che hai lasciato scappare.

L'inespresso riprende la strada
che va dai tuoi occhi ai sogni infranti,
tornando a nascondersi tra i particolari
che riempiono un vuoto che non vuoi più rivedere.

25/06/24

Stretto

Ovunque si trovasse,
qualunque cosa facesse,
si sentiva sbagliato,
fuori posto,
stretto.

Eppure non c'era niente che non andasse
in lui.

Solo
aveva idee troppo grandi
e ancora non lo sapeva.




21/02/24

Luci e ombre

Non puoi pretendere sia solo luce,
altrimenti rimarresti accecato.
Aggiungici invece l'ombra
e inizierai a capire lo spessore
di quel che hai davanti.




06/12/23

Lunatica

Oggi è dolce,
domani non la puoi avvicinare.

Ama l'arte,
la letteratura,
la lettura.
Piega gli angoli delle pagine
e sottolinea
con la matita
le parole che la disorientano.

Non vuole sembrare incoerente,
ma se rinunciasse
a quel cambiamento
non sarebbe più lei,
non si capirebbe.

Parlassero pure gli altri.
Ridessero.

Che tanto a che serve
sembrare d'un pezzo
se puoi essere
felicemente lunatica?






27/11/23

L'osservazione del pilone

Il pilone zurbzicone,
l'erba frizzillèra,
il sole oleosmatico e poi io, io, io:
che non colgo neanche un tarfuglio!


Quello che avete appena letto è un mio tentativo di poesia metasemantica.

E che roba è?

Il linguaggio metasemantico è un'espressione artistica e letteraria che crea linguaggio seguendo un processo piuttosto particolare.

Anziché partire dai concetti per poi associare loro suoni e segni grafici, fa il contrario: prima vengono i suoni e poi si attende che il patrimonio d’esperienze interiori di chi legge o ascolta, magari il suo subconscio, dia significati, valori emotivi, profondità e bellezze.

Se volete saperne di più, ci ho scritto un bell'articolo (ma bello davero davero!) su Punto e a Copy, il mio sito dedicato al mondo della comunicazione. Lo trovate qui.

12/05/23

Gli ultimi giorni

Potresti prenderti il sole
dritto negli occhi e
cieco dal male
stringeresti le palpebre
forte per trovare un equilibrio
sospeso col fiato corto
di chi si stringe attorno
per non farti cadere prima
del momento che arriva
onde gentili in cerca di un porto
contro il tifone che urla nel vento
dopo un'estate di vita folle

Potresti sentirti quasi tradito
dal caso, da Dio,
oppure dal tempo
che si aggira storto su
tutto il tuo corpo e
dentro tu bruci  e
anche se hai il fuoco
invece sorridi
per non spaventarli
miseramente chinati
a raccogliere i pezzi
mani bagnate coi
visi salati

Potresti aspettare, quasi, sospeso
respirare d'istanti che
non puoi dominare
però puoi restare,
ti prego,
tu resta,
e...

suona le note
di un'altra canzone
canta parole distratte d'amore
canta di gioia, in alto l'umore,
a vele spiegate, oltre tutto il dolore


Potresti ignorarli,
sedere sul fondo,
così lontani
i suoni del mondo
galleggiano a vuoto
dentro un ricordo,
ma lì nel profondo,
silenzio, marino:
una risata, decisa e ispirata,
cenerino in spalla
battuta in canna:
oh, è appena salpato, un vero pirata!

a mio zio, un vero pirata


                                                                                                                                       


06/05/23

Primavera

Languidi lividi viola
Sfacciata malizia
Degli occhi offesi

Sfumano freschi boccioli
Rinata prodezza
Dai miei desideri

Profumano i giorni, domani
Gentile delizia
Custode di ieri

Anima senza rancore
Libera forza
Dei tuoi pensieri


Davide Storti




06/04/22

Pii pa pa parappò

I'm the Scatman in piena estate,
in Calabria con le radio
tutte pii pa pa parappò

pa pa parappò e i pantaloncini Sergio
Tacchini bianchi da tennis,
i fichi maturi sul marcapiedi

pa pa parappò non pestarli
nelle corse tra cugini con i padri
in mocassini blu, di tela nuova, 

blu che è sera pa pa parappò
al viale dei platani grandi e l'odore del dopo sole,
delle colline, del lungomare, dei giochi

I'm the scatman improvvisato
e i bambini ancora cantano, le onde lunghe
pa pa parappò, in Calabria con le radio, ancora lì, sotto un parapara pii...

02/03/17

La via di casa

scattata il 26 febbraio, Altavilla

Ricordati il sole
riporta a casa

nell'ora dell'ombra
mangiato dal cielo
il buio strisciava
ingoiandoti gli occhi

Ricordati il sole
che se ne va a casa

moriva in silenzio
lasciandoti solo
meandri di dubbi
abitati dai mostri

Ma ricordati il sole
che senza una casa

cammina deciso
asciuga le ombre 
albeggia il mattino 
ed ecco, la vedi...


Davide Storti

30/07/15

Diamanti

Potremmo morderci il sangue di bocca,
graffiare profumi succhiando
sorrisi, riflessi negli
occhi capricci e curiosi.

Potremmo dormire soli per
niente, fuggire la schiena oppure
assaggiare, ballare bramare magari
bruciare, lingue lenzuola e ardere ancora.

Potremmo sbagliare tempo e momento,
sporcare pensieri scoprendoci
i nervi, squarciare
la pancia all'amaro là in testa.

Potremmo per caso spingere
il caso, o scrivere vecchie
solite strade, cadere in
cazzate un po' per ciascuno.

Potremmo tremare, prendere... fiato,
poco e affogare come
una volta, e
ricominciare tutto daccapo.

Davide Storti

22/12/14

Il contrario

Nevica in su e tutta la gente cammina.
Scarponi nel cielo piovono lacrime luride
andandosene veloci nelle loro case, nelle chiese,
nei negozi con le luci che ballano le canzoni.

Grandina una moneta e centra
la tazza col resto del ghiaccio.
Stasera il compare è fortunato. Io non ne ho voglia
di stare in ginocchio, ore di mani sporche
di freddo a pregare verso il freddo.

Meglio il mio cartone sotto al culo,
la lana sopra e il vino nella pancia,
e me ne sto steso a guardare il mondo al contrario,
che lo so che è tutto il contrario di me.
Scarponcini e tacchi che corrono nel Natale, sotto la neve che sale.


di Davide Storti

11/09/13

Muori di abitudine

Non c'è cosa più brutta, credo,
dell'abitudine. Letale e spietata,
perfetta sposa delle menti umane nel tempo,
nella natura, nelle situazioni; non c'è uomo che ne sopravviva.

Muori perché Senti il ticchettio sotto ai polpastrelli
delle lettere che si consumano, assieme
al tempo, rintocchi d'orologio
che ti separano dalla vita.
Lavori, il dovere: la meta.

Muori perché Assapori la pelle liscia delle sue cosce,
brividi umidi fino alla sua intimità...
E ancora, e ancora, ancora vedi quelle non tue,
giovani bramate da lontano,
pulsioni che un giorno paghi, stufo di lei.

Muori perché Vedi il lago piatto del futile, superficie
di superficialità che si spande a colpi di
mode vintage-retrò a vite alte di
vite mai all'altezza, basse come la tua. Scatti
di reflex che racchiudono felicità, finta.

Muori perché Tocchi il tuo amico morto, con
le sue idee morte. Gli occhi spenti suoi
e i tuoi che bruciano salati, mentre uomini
macchine sparano i colpi di quegli
altri uomini che sparano ordini. A che pensano?

Muori perché Odori il tanfo della stanzina stretta,
decine e decine di stracci e ossa sudate imbacuccate
da pelli ustionate e cadenti.
Strisciano tutti, uccisi dalla fame e dai gas delle docce,
aperte con la stessa innocenza di quelle che piangono acqua, non sangue.

Di abitudine, è certo, l'uomo si uccide sempre.

di C.B



07/06/13

Tu ricordi, tutto.

Ci sono alcune promesse
fatte appena di sguardi.
Occhi neri che si perdono
in due smeraldi, belli da morire...

Futuri stretti in sussurri,
da bocche che si bramano,
due vite che s'incontrano,
due corpi che sono uno.

E un giorno il suo profumo,
che era soltanto tuo,
la pelle chiara, i sorrisi
gli abbracci... se ne vanno tutti.

Altri sguardi e altri occhi,
altre labbra e altre vite.
Tramontano i cammini sperati, si
perdono le promesse, volutamente, dimenticate.

di C.B.



30/11/12

Fuoco di notte

E' di notte,
quando sei solo tu e
il buio, che tutto quel fuoco
che brucia dentro esce.

Scende lento, bollente,
scavando la faccia che
ne era piena, prima, di tutti quei
baci che non sai più per chi sono...

di C.B.

21/09/12

28/08/12

La sagra di fine estate

Prima le giostre, piccole luci,
poi la mezza notte di fuochi,
sul tetto di casa con mamma e papà,
era tutto il palazzo e gli amici di giochi.

Liberi e grandi ma ancora non troppo
uscivamo fuori nel centro del gioco,
la musica a fuoco lì negl'autoscontri
e i primi fra sguardi di sognati incontri.

D'un tratto le estati correvano folli
gli amori e le notti passate anche insonni,
bevute e fumate nascosti ma insieme
i grandi siam noi e non lo sapevi.

La sagra finiva l'estate col botto e
in fretta volavano gli anni e le storie,
da bimbo colori di gioia e di festa
da grande i ricordi fan male là in testa.

Ancora la senti, di nuovo è arrivata,
ricorda quei sogni e ti mostra com'eri,
siam pieni e lontani di quei desideri
perduti e cresciuti voltiamo lo ieri.

di C.B.