30/04/15

Siate elastici!

Oggi vi sfido. Prendo spunto dagli incontri di scrittura che sto frequentando facendovi partecipi dell'idea di Rick DuFer, e invitandovi a provare un esercizio chiamato racconto elastico. Come funziona? Si parte da una stringa narrativa, una semplice frase, che dovrete allungare come fosse appunto un elastico.
Lo dovrete fare per TRE volte. La prima, scrivendo qualcosa attorno ai 300 caratteri, la seconda 500, e la terza 700, non serve precisione assoluta eh! Comincerò io, così avrete un esempio un po' più chiaro del funzionamento dell'elastico. Tenente presente comunque che la stringa iniziale si può allungare in qualunque modo: punti di vista diversi, dilatazioni temporali, spaziali, di forma, di stile, di contenuto, quel che vi pare. Rimanete nello spunto dato, ma... elasticizzatelo!

La frase da cui partire è:
Il colpo arriva da destra. Ci sbilancia, ci getta lontano, cosa sta succedendo?

Prima dilatazione
Prima aria, peli di barba su guancia si stendono. Poi pelle, quattro nocche violente esplodono la destra del volto. Le gengive sussultano, l'arcata dentale del colpo si apre: tre radici e mezzo sradicate in un istante. Picchiamo l'asfalto in una frustata di sangue. Che cazzo succede?

Seconda dilatazione
Guardo un albero in un prato. Sole, brezza fresca, erba smeraldo. Perfetto. Sento un... l'albero, l'albero non c'è più, l'albero è... lì, vicino a me, ma lontano. Potrei cadere, vomitare, non reggermi in piedi. E vorrei, vorrei farlo, per quanto sgradevole, vorrei stare male come è normale che sia. Ma non posso. Che succede? Perché mi vedo lì, impiantato come quel dannato salice, fermo immobile a fissarlo? E' orrendo essere così, è innaturale essere insensibili a se stessi, scarnati, guardarsi da fuori. Voglio sentire, anche il dolore, ma voglio sentire.

Terza dilatazione
Se potessi essere... bella. 
Se potessi non vergognarmi della mia pelle, se i solchi insanguinati non fossero incubi di cera, bianchi e lisci e indolori al tocco, bollenti. Se potessi non salire come stessi andando al patibolo, con la folla che mi spoglia inorridita, scrutando un morto con la testa mozzata, attratta dal suo stesso disgusto, e se potessi non contarli, i loro occhi, così tanti, così precisi. Se potessi non sentirmi imperfetta, perfettamente accusata della mia colpa.
Un passo.
Se potessi non fare l'altro, salire, che il primo è già abbastanza duro da buttar giù.
Il colpo.
Se potessi fermare il peso della mia vita, se potesse smettere di correre a destra, la dannata lancetta, schiacciata da chili di rimorsi.

Ora tocca a voi. Partite dalla prima frase e, restando in quella, allungatela non aggiungendo altro prima o in seguito, ma stirandola come fosse un elastico, nel mezzo. Siate liberi di provare qualunque cosa, mi raccomando! Potete rispondere qui sotto o creare un post nei vostri blog. A voi...

27/04/15

Walkman | Aprile

Terzo appuntamento con Walkman, la nuova rubrica musicale del blog. Qui, nella sezione MusicalMente, troverete comodamente (sempre che ve ne strafreghi qualcosa) tutti post che ne fanno parte. E ora partiamo! Che ho ascoltato sto mese?

Die Antwoord
Complice quello stronzetto di Chappie, il nuovo film di Neill Blomkamp, mi sono rimesso ad ascoltare questo gruppo di sudafricani scoppiati. Yo-Landy, Ninja e Dj Hi-Tek fondono musica elettronica e cultura trash (se così si può definire) per regalare un'esperienza davvero fuori dagli schemi. 
Vi potrebbero piacere? Non saprei. Trovo azzeccato il commento di un critico che disse: i Die Antwoord sono come un incidente, tanto brutti che non riesci a smettere di fissarli. Potete avvicinarvi a loro con I Fink u Freeky, probabilmente il pezzo più famoso, e Fatty Boom Boom, nel quale prendono per il culo Lady Gaga, che li voleva ad aprire un suo concerto e s'è beccata un simpatico No in risposta.

Lunatic Wolf 
Restiamo in Sudafrica ma cambiamo totalmente registro. Siamo sul folk/indie/alternative/rock, un po' tutto un po' niente insomma, e questo gruppo l'ho scoperto pochi giorni fa scorrendo la bacheca facebook. Un solo album intitolato To the Adventure, uscito a novembre 2014, che ho trovato davvero niente male. Da non perdere The Tallest Tree, Sure as Hell e So Much More.

The Prodigy
Altro nuovo album fresco fresco è quello dei cazzutissimi Prodigy, intitolato The Day Is My Enemy. Di quest'ultimo vi consiglio la canzone omonima e le storiche Omen, Thunder e Warrior's Dance. Quanti ricordi quest'ultima...

E ora concludiamo con una tripletta di singoli perennemente in loop sul mio simpatico spotify!

Iniziamo da Chic e Nile Rodgers, che con questo ritorno alla disco anni '80 di I'll Be There mi gasa parecchio, passando poi per Cruising California (Bumpin' in my Trunk) degli Offspring tratta dal loro ultimo album, quello del 2012, e giungendo infine all'artista vergogna del mese... Jason Derulo con Want to Want Me... non ce la faccio, continuo ad ascoltarla. 

Ma ora la palla a voi! Che avete ascoltato questo mese? Nuove scoperte? E avete qualche artista vergogna con cui vi si può lapidare? Ovviamente, fatemelo sapere qui sotto! 

22/04/15

La nobile arte del portapizze #3: pizzeria a d'omicidio.

I fatti di seguito narrati non sono frutto di immaginazione. Le persone, le loro parole, e i luoghi, in parte sì, per tutelarne la privacy. Se non ci credete comunque, vi capisco.

Stai per entrare. Leggi lassù, vicino all'insegna, la scritta pizzeria a domicilio. Sospiri. Entri.
''Cia
''Dai cazzo in fretta hai già settantordicimila consegne potresti arrivare cinque minuti prima la prossima volta porcoddue muoviti o ti do fuoco ai capelli!''
Resti lì con la mano alzata a salutare il muro. Il tuo datore di lavoro si è già rimesso a impastare con sottofondo musica latino americana. Prendi il portafogli, le chiavi della macchina e la sacca con le pizze. Varchi l'uscita e... piove. Ma non c'era il sole due secondi fa? Boh.

Hai due consegne da fare e sei già in ritardo. Parti con quella che conosci mentre guidando cerchi l'altra via col cellulare. Scopri che il cliente successivo abita nelle vicinanze. Che culo. Consegni le pizze, fai pagare, torni in macchina. Ti sei pure bagnato poco, la pioggia non sembra essere trop
Diluvio!
Ok, ma almeno sai dove andare. Trovi Via della Disperazione, è ad appena due minuti da lì. Il numero da raggiungere è il 45. Eccoti: i pari sono a sinistra, quindi i dispari li hai a destra. Procedi lentamente e una macchina, nel senso opposto, ti sfanala suonando il clacson. Merda, stai andando contro mano. Vorresti dirgli No guarda tutto a posto, sono un portapizze io ste cose le posso fare ma dato piove troppo non ti azzardi ad abbassare il finestrino. Ti giri come riesci e torni indietro. 

Dopo tragici momenti di dubbio capisci come prendere quella strada nel senso giusto. Percorri Via della Disperazione fino alla tua preda. Scendi in rapidità, ti lavi, prendi le pizze, e punti di corsa al campanello. Suoni. 
Suoni. 
Suoni... 
Niente. Apri il foglio con scritto l'indirizzo e il numero di telefono. La scritta è quasi sbiadita per la pioggia. Torni in auto. Leggi il foglietto al riparo. Componi il numero, confuso se quello sia un 4 o un 9. Tenti col primo. Chiami. 
''Salve sono il portapizze sono davanti casa sua.''
''No guardi, io non ho ordinato proprio nie'' 
Chiudi la chiamata. Era una siciliana e il numero era un 9. Ridigiti, premi il telefono verde, ripeti la cantilena. 
''Ahhh scusami, mi ero addormentato, non avevo sentito il campanello. Ti apro.''
Si era addormentato. Capito? Non dici nulla. Sei stufo persino di avercela col Signoreiddio.

21/04/15

LIVE: A cosa serve la filosofia oggi? (guest post Rick DuFer)

Una domanda a cui non sanno rispondere gli studenti perché "la filosofia ti fa due palle grosse così". Una domanda a cui non sanno rispondere i professori perché se gliela fai si mettono sulla difensiva. Una domanda a cui non sanno rispondere i filosofi perché... sono filosofi. 
Insomma: a cosa serve la filosofia oggi? 

Una LIVE dedicata a chiunque, esperti e curiosi, con la possibilità di interagire direttamente con me, porre questioni, discutere anche animosamente, divertendoci su YouTube

Vi aspetto stasera alle 21 a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=2Y5bXiyqG3M per parlare di questa splendida disciplina che troppo spesso è massacrata dal luogo comune o dall'intellettualoide di turno!

Non mancate! 

20/04/15

Open Minded | MaiMa: l'omofobia si combatte a scuola! (di Fabrizio Benetti)

Benvenuti cervelli cari. 
Oggi a #OpenMinded sono felicissimo di farvi conoscere Fabrizio Benetti, che ha gentilmente accettato di farsi intervistare parlando di sé e soprattutto del gruppo di cui fa parte: MaiMa, impegnato alla lotta all'omofobia partendo proprio da queste zone in cui abito, partendo da Schio.
Siete pronti? Tre, due, uno... aprite le vostre menti!

Allora, partiamo dall'inizio direi. Ovvero: con chi sto parlando? Chi sei tu?
Sono Fabrizio Benetti, ho 28 anni, sono di Schio, mi sto laureando in giurisprudenza e... e stop intanto.

Bene. Parlaci brevemente di MaiMa. Cos'è, dove nasce, da chi, e cosa significa soprattutto!
MaiMa è stato creato a novembre 2014, ed è nato appunto da un incontro tra amici, in cui si è deciso di tentare di sensibilizzare sul tema dell'omofobia la città di Schio in primis, e poi quel che verrà, sperando di allargarci sempre di più. E' un gruppo assolutamente spontaneo in cui si sono incontrate idee diverse, e data la propria natura eterogenea è sia eterosessuale che omosessuale a differenza magari di altri ritrovi che sono o di un genere o dell'altro, con la decisione di mischiarci per poter dire che anche gli etero non sono estranei a quest'argomento.
Che abbiamo fatto per partire? E' nata a dicembre la pagina facebook e in soli tre mesi siamo arrivati a 2200 mi piace, click sui post e...

Un gruppo giovanissimo quindi, nato ieri praticamente!
Sì esatto, e chi se lo aspettava poi questo successo, con interazioni sui post, condivisioni... la gente si interessa diciamo. Comunque MaiMa significa, dato che mi chiedevi: Mai dire Ma alla libertà di essere se stessi, che sarebbe il nostro slogan, cioè mai porre un Ma alla propria libertà e ai propri diritti, a cui è seguita l'idea di una ragazza, durante uno dei vari incontri col gruppo, di tirare fuori la parola Maimi, in guaranì, una lingua dell'america meridionale, che significa Ognuno/Tutti, che quindi abbiamo sistemato facendo diventare MaiMa. Il nostro obiettivo è la lotta all'omofobia in tutte le sue forme.

Ok, ok. Sticavoli! Un gruppo molto recente con un obiettivo ben chiaro. E quanti siete?
Più o meno, il gruppo che si ritrova più spesso, a cadenza settimanale, direi è fatto da quindici/venti persone, poi ovviamente i ritrovi sono aperti ad amici, amici di amici, e a chiunque voglia venire a vedere come lavoriamo, che è bene accetto, visto che più siamo meglio è. Poi comunque abbiamo progetti in corso, altri già fatti, e... l'unione fa la forza in questi casi, speriamo venga sempre più gente.

Ma vi trovate in casa o...?
Di solito ci troviamo in qualche bar, avevamo iniziato col circolo operaio di Magrè. Poi dipende da come riusciamo a organizzarci tra noi, anche in casa di qualcuno sì, a seconda anche dalle esigenze di lavoro di ognuno o come riusciamo. E' tutto molto tranquillo diciamo.

Domande a bruciapelo allora, cosa dici?
Vai!

La parola gay, ti da fastidio?
No, assolutamente.

E' secondo te perché è vista come un insulto molto spesso? Nel senso, viene vista come un insulto anche dagli stessi gay che appunto dicono si dice omosessuale, non gay.
Beh, ce n'è da dire. Io ovviamente parlo per mia esperienza personale. Penso omosessuale sia riferito più a un termine... tecnico magari, mentre gay che è di derivazione inglese è magari vista più come una cosa tranquilla, quotidiana, che poi dipende dal contesto in cui è usata. Io non mi sono mai offeso né niente ad esempio, però è chiaro che se è usata accanto a termini offensivi è un altro discorso, e sì, spesso è vista in termini dispregiativi, mentre omosessuale forse è più carico di... ufficialità.

Tu sei gay?
Sì.

13/04/15

Ehi, io sono Chappie, puttana di figlio!

Con Chappie, o meglio, Humandroid, perché qui in Italia han voluto chiamarlo così dato che il titolo originale pareva troppo simile a chiappe, Neill Blomkamp rialza la testa dopo quel mezzo disastro di Elysium, ma lo fa lasciandoti una strana impressione intorno.
Ambientato in un futuro prossimo nell'amata Johannesburg, Humandroid racconta della creazione della prima intelligenza artificiale, Chappie appunto, un robot senziente in grado di imparare, emozionarsi, pensare e soprattutto accorgersi di essere vivo, di avere una coscienza. 
La vicenda, in breve, mostra di come questa A.I bambino si sviluppi venendo educata sia dal suo creatore Dion, sia da una banda di criminali scoppiati quali sono Yolandi e Ninja, due gangster disagiati che vogliono sfruttarne il potenziale per utilizzarlo nel loro prossimo colpo. Con la trama mi fermo qui. 

Mi è piaciuto? Sì e no.
La sensazione a fine visione è appunto quella di aver visto un film strano. Strano come Yolandi e Ninja, i due criminali protagonisti che educano Chappie, due sudafricani originali al 100% che interpretano realmente la parte di loro stessi, quei Yolandi Visser e Ninja conosciuti come duo musicale Die Antwoord. Strano come Hugh Jackman che non è mai stato così distante da Wolverine, con dei capelli tamarri osceni che ben si inseriscono al resto della tamarraggine della criminalità urbana fornita da Blomkamp. Strano come il comparto musicale, un mix alternato di Hans Zimmer (sempre fantastico ma qui più elettronico che mai) e i sopracitati Die Antwoord. 

09/04/15

Cos'è un blog?

Un blog in effetti è tante cose e tutte diverse, anche a seconda di chi ce l'ha e di come lo vive. Qui però parlo di me, e quindi per me, pensandoci un po', il blog è...

Uno sfogo. Un blog sei tu che ti puoi sfogare, che puoi dire la tua ed essere ascoltato, non come quando parli, che uno magari ti può zittire, può fingere di starti dietro, può fare sì sì con la testa e avere la mucca che balla la samba nel cervello. Perché il parlare è molto diverso dallo scrivere, così come l'ascoltare richiede un impegno differente rispetto alla lettura. Nessuno può fingere di leggere quel che scrivi: o si legge o non lo si fa, e l'attenzione dedicata dev'essere necessariamente medio/alta, altrimenti ci si perde via ed è quasi come tornasse la solita mucca che balla la samba.
Quindi anzitutto, il blog è avere l'occasione di venir ascoltati.

Poi è una casa. Chiedetelo a chiunque e vi verrà di certo detto che il proprio spazio virtuale è visto molto come una casa, un luogo proprio, magari un salotto, uno spazio di confronto, discussione, incontri e litigate, dove se ne hai voglia, nel caso qualcuno entri con le scarpe sporche di fango, si può prendere e mandare la gente fuori a calci. E di mezzo si piazza persino l'arredamento ad essere sinceri, che una grafica bruttarella non piace a nessuno, e allora si da una mano di colore di là, si sistema l'header di qua, si piazza un banner su e si sistemano i link giù, come per attaccare dei quadri.

Infine, e non meno importante, è una palestra, una di quelle per la mente. Non ricordo dove l'ho sentito questo paragone, ma mi è piaciuto un casino. In effetti qui ci si allena come in palestra, in più e più modi. Primo sforzando il cervello per creare qualcosa, magari che sia pure interessante, perché se si scrive in un blog lo si fa in un certo senso per essere letti, altrimenti tanto vale farlo su un diario e bonanotte. Secondo, affrontando ragionamenti e discussioni nate da quegli spunti che hai proposto, e il confronto con gli altri è sempre, in ogni caso, un momento di crescita e arricchimento, tanto più quando c'è disaccordo. Terzo scrivendo. Il semplice fatto di scrivere, di mettersi lì a digitare e parlare dei temi più disparati, è un allenamento di forma, contenuti e stile. Si sperimenta il linguaggio, si mutano i toni, si cercano sempre nuove strade per provare a vedere cosa si è in grado di produrre, e poi tutta questa esperienza torna utile anche inconsciamente, magari proprio quando devi metterti sotto con un racconto, o anche con un lavoro, o un esame, o una semplice lettera. Fateci caso voi blogger a quanto scrivete infilando un post dietro l'altro giorno per giorno. Non è poco!

Ma lanciamo la palla a voi. 
Per voi blogger, un blog, cos'è? E per voi non blogger invece? Voi semplici lettori, come lo vedete?

02/04/15

L'esperimento carcerario di Stanford: le ragioni del male.

Durante una serie di lezioni del corso psicologia sociale mi sono imbattuto nell'esperimento carcerario di Stanford. Ne avete mai sentito parlare? Beh, nel caso ve ne parlo un po' io, perché è qualcosa di tanto affascinante quanto agghiacciante, e volevo suggerirvi, proprio agganciandomi a questo studio, la visione del film The Experiment, e magari anche la lettura del saggio La psicologia del male, che tra le sue pagine lo prende in esame.
Ma partiamo dall'inizio, o meglio, dalla fine... 

Nel 2003 scoppia lo scandalo della prigione di Abu Ghraib, situata a una trentina di chilometri da Baghdad. I media ci bombardano di immagini che ritraggono militari statunitensi intenti a torturare e seviziare prigionieri iracheni, ridendo e godendosela di brutto. E' uno scandalo perché quelle immagini, e vi basterà fare una ricerca rapida rapida su google, fanno davvero schifo.
Le accuse più pesanti gravano sul sergente Ivan Frederick, il più alto in grado tra i militari imputati, e l'opinione pubblica non è nemmeno pienamente felice nel saperlo condannato a soli otto anni per quelle azioni riprovevoli, perché le mele marce del sistema vanno gettate, il male c'è e va punito.

Il male.
Ad esaminare la vicenda di Abu Ghraib è chiamato anche il famoso psicologico sociale Phil Zimbardo, che ben conscio del fatto che il male, in sé, non esista affatto, riporta alla memoria un suo vecchio esperimento: quello del carcere di Stanford.
Era il 1971, e su sessantacinque studenti che avevano risposto a un annuncio che cercava volontari per uno studio sulla vita in prigione, Zimbardo ne scelse 18, cioè quelli privi di precedenti penali e col migliore stato psicofisico, assicurandosi che nessuno tra i partecipanti si conoscesse. Questi vennero divisi per sorteggio in due gruppi da 9 (si fece però attenzione che fossero psicologicamente simili), a cui furono assegnati altrettanti ruoli: quello delle guardie e quello dei prigionieri.
Lo studio prevedeva un isolamento totale in carcere simulato della durata complessiva di undici giorni. Le guardie, a gruppi di tre, avrebbero sostenuto turni di 8 ore, dopo le quali sarebbero tornate a vivere la loro giornata, proprio come in un vero lavoro. I detenuti invece dovevano rimanere imprigionati per tutta la durata dell'esperimento.

31/03/15

E piovvero bovini.

Fu un giorno davvero strano quello, davvero impossibile. Si capiva che di lì a poco sarebbe arrivata una tempesta, uno di quegli acquazzoni estivi che negli ultimi tempi mettono davvero in casino certe zone del nord Italia. Bombe d'acqua, piace chiamarle ai giornali. Comunque sia, come detto, il cielo non prometteva nulla di buono, e i borbottii dei nuvoloni gonfi sembravano la tosse grassa di un qualche gigante che lassù era tormentato dal catarro.
Quando piovve la prima sfondò un'auto ferma al semaforo. Il conducente uscì vivo per miracolo. Gli altri, dietro di lui, scesero dalle macchine per vedere che diavolo fosse successo. La seconda cadde al bar lì di fianco, trapassando il tetto e fermandosi in un trionfo di urla terrorizzate solo al secondo piano. Prese a tuonare per buoni cinque minuti senza sosta, tanto che dovemmo tapparci le orecchie per non venire assordati. E quando smise, riprese a piovere, ma seriamente.
Guardammo in alto attirati dai muggiti. Sembrava ci fossero, ad agitarsi sopra le nostre teste, come cento e più stormi di milioni e milioni di uccelli, ma man mano che si avvicinavano realizzammo quale orrore stava realmente per scatenarsi. Urlammo terrorizzati, e giunto il panico vero e proprio cercammo riparo un po' a casaccio, sciamando impotenti come formiche molestate da un bambino dispettoso. L'impossibile stava accadendo sul serio: piovevano mucche, a migliaia! 
A ripensarci pare ironico. Sapete, tutti quei muggiti carichi di spavento suonavano grotteschi. Poi le vacche grandinarono al suolo demolendo ogni cosa, e addio muggiti, il frastuono della tempesta fu un crescendo violentissimo di pura devastazione.
Corsi assieme a mia figlia zigzando tra lamiere, carne e tegole che vibravano nell'aria. Scendemmo l'argine del fiume a secco trovando miracolosamente riparo sotto al ponte, e guardammo inorriditi quel tripudio di organi, sangue, morte e... mucche che piovevano maciullandosi al suolo. Fu così per buoni dieci minuti, dopodiché le raffiche di bovini sparirono com'erano venute, simili a una grandinata estiva, lasciando quel piccolo paese in provincia di Vicenza come cancellato da una bomba atomica, col silenzio rotto dalle urla dei feriti e dai versi agonizzanti delle povere bestie.
Pazzesco a dirsi, ma i giorni a seguire fu ancora più assurdo. I giornali accusavano i meteorologi di non aver dato previsioni accurate, di non aver diramato nemmeno un avviso di allerta. I meteorologi a loro volta rispondevano che una tempesta di mucche non si era mai vista in nessuna parte del mondo e mai nella storia dell'umanità, e dissero che tale evento non poteva essere altro che una qualche nuova e sconosciuta arma di distruzione di massa. I complottisti allora si scatenarono, tirando in ballo nuove teorie che ebbero soltanto il merito di pensionare le ormai vetuste scie chimiche, troppo lente, troppo poco efficaci, troppo prive di muggiti. Iniziò l'era delle vacche da guerra! E poi partì la grande macchina della solidarietà umana, con aiuti nelle zone interessate, eventi e concerti per raccogliere fondi a sostegno, recupero psicologico per chi ora aveva attacchi di panico alla sola vista di un hamburger di manzo. Tutto finché la notizia fu vecchia e non fu più notizia, finché ci si dimenticò anche di questo ennesimo orrore.
Sono passati ormai quattro anni da quel terribile giorno, e devo ammettere che io e mia figlia ora stiamo bene, siamo tornati a comportarci come persone normali. Ciò nonostante la mia riflessione non può che tormentarmi giorno e notte, incessantemente. Com'è possibile essere sereni, vivere tranquilli, quando un disastro del genere può cancellarti in maniera tanto imprevedibile nel giro di pochi istanti? Forse è vero, è meglio far finta di nulla, è meglio gustarsi questa costata, e non farsi troppe domande.

30/03/15

Boomstick Award 2015!


E quest'anno, infine, sono riuscito a beccarmi ben due Boomstick Award! Ringrazio quindi Drama Queen, che nel paragonare i propri premiati a qualcosa riguardante l'ambito teatrale mi ha accostato al teatro dell'assurdo (troppo fico!), e Rento Portento, un giovine e talentuoso blogger che s'è addirittura inventato una rubrica prendendo ispirazione da un mio post. Un onore per me, pochi cazzi! Grazie quindi, davvero!


Ma passiamo a noi. 
Cos'è il Boomstick Award? 
Creato da quel bad boy di Hell è  il bastone di tuono di Ash ne L’Armata delle Tenebre. Una doppietta Remington, canne d’acciaio blu cobalto, grilletto sensibilissimo. Magazzini S-Mart, i migliori d’America. 
Perché un Boomstick?
Perché il blog è il nostro Bastone di Tuono!
Come si assegna il Boomstick?
Niente di più facile: dal momento che in giro è un florilegio di premi zuccherosi per finti buoni (o buonisti) & diplomatici, il Boomstick Award viene assegnato non per meriti, ma per pretesti.
O scuse, se preferite.
Nessuna ipocrisia, dunque.

Regole in velocità e poi vi svelo i magnifici sette!
Per conferirlo, è assolutamente necessario seguire queste semplici e inviolabili regole:
1 – i premiati sono 7. Non uno di più, non uno di meno. Non sono previste menzioni d’onore
2 – i post con cui viene presentato il premio non devono contenere giustificazioni di sorta da parte del premiante riservate agli esclusi a mo’ di consolazione
– i premi vanno motivati. Non occorre una tesi di laurea. È sufficiente addurre un pretesto
4 – è vietato riscrivere le regole. Dovete limitarvi a copiarle, così come io le ho concepite
Inoltre:
a) il premio può essere assegnato dai sette vincitori ad altrettanti blogger meritevoli, contribuendo a creare, come tutti gli anni, una delle più gigantesche catene di sant’antonio che la storia di internet ricordi
b) premio e banner sono di mia creazione, quindi gradirei essere citato negli articoli relativi
c) il Boomstick è un premio cazzuto. Se l’avete vinto non siete di sicuro delle mezze cartucce, ma… se non rispetterete le 4 semplici regole che lo caratterizzano, allora mezze cartucce diventerete
e vi beccherete d’ufficio, in quanto tali, il celeberrimo Bitch Please Award.

E allora via senza ulteriori indugi! Meritano il Boomstick Award:

1 Marco Goi perché mi fa spendere soldi al cinema!
2 Signorina Silvietta perché mette la sua mano a mia disposizione. Oddio quanto suona male! Intendo per disegnare eh! Diciamo allora che mette la sua matita a mia disposizione, meglio.
3 Mommy Oak perché ha appena aperto un blog, è abbastanza schizzata e... già, è mia zia. E anche perché mi chiederà ''Dà, ma che è quella cosa del Boomstick Award che mi hai scritto?!''
4 Germano Hell, perché pure se gliene sono toranti indietro ventordici io glielo do lo stesso, che a me il suo blog piace, sticazzi!
5 Ispy 2.0 perché siamo due persone molto diverse, almeno per quel che riesco a conoscere di lui, ma accomunate da esperienze e idee piuttosto bizzarre.
6  I ragazzi di Scrivere Creativo, perché hanno accolto il mio #RaccontoVolante con un entusiasmo senza pari.
7 Riccardo Dal Ferro ma... qui faccio una piccola eccezione alla regola. Non lo premio solo come blogger (scrive davvero in maniera eccezionale), ma anche e soprattutto come youtuber, perché è originale, geniale, bravo, interessante, e ha il codino e dei baffi antipatici.

Con questo io vi saluto e mi auguro andiate a far loro una visitina!

26/03/15

Birdman non sa dove volare

Batteria in sottofondo e nelle orecchie del protagonista e poi si parte: un lunghissimo piano sequenza che pare non finire mai, mai, mai... Birdman ha un ritmo esagerato, è inarrestabile, è come la testa incasinata di Riggan Thomson, ex super star degli anni novanta divenuta tale grazie all'interpretazione di Birdman appunto, un supereroe in calzamaglia che ora lo ossessiona e lo tenta in ogni modo, parlandogli continuamente. Impossibile non notare quella strizzata d'occhio all'effettiva carriera di Michael Keaton, il Batman dei film di Tim Burton, caduto un po' nel dimenticatoio dopo quel botto al botteghino.

Birdman mi è piaciuto davvero tantissimo. E' intelligente, non annoia mai, è vivo! Ovunque ti giri segui questa messa in scena di uno spettacolo teatrale a Broadway aggirandoti per il dietro le quinte, sia durante le varie anteprime che precedono il debutto vero e proprio, sia nei momenti di pausa tra l'una e l'altra, nell'attesa di capire se il pubblico abbia apprezzato o no, se stia funzionando, se ci sia qualcosa da sistemare. Qualcosa da sistemare, ovviamente, c'è.
Mike Shiner per esempio, un fantastico Edward Norton, grottesco individuo che si ritrova, parole sue, a recitare ovunque nella sua vita, ma non quando è in scena a teatro. Lì è vero, lì vive, lì esce ciò che è veramente. Un attore quindi assolutamente talentuoso e assolutamente ostico, impegnativo da tenere sotto controllo, almeno finché non lo si comprende, e che fornisce a Riggan più di un pretesto per perdersi nelle proprie ossessioni.

E' proprio partendo dalla fissazione del protagonista infatti che Birdman tira in ballo il conflitto interiore di questa celebrità, considerata appunto soltanto per la fama, non per il talento recitativo, che investe energie e soldi in questa enorme rivisitazione di un opera di Raymond Carver forse non comprendendola nemmeno troppo, coprendosi probabilmente di ridicolo, sicuramente di dubbi.
Riggan rimugina continuamente sulla propria storia, sul suo lavoro, su cosa resti della propria immagine alla gente e su ciò che ne sarà una volta sparito, e lo fa a discapito delle proprie relazioni, presentandosi quindi come pessimo padre, come ex marito, e come amante insensibile. Non c'è spazio nella sua mente per nulla che non sia quest'ultimo ambizioso progetto per riportarsi in carreggiata, ma non quella già percorsa come Birdman, bensì una nuova, illuminata dai riflettori della vera arte.

L'ironia graffiante delle situazioni in cui ci si ritrova allora imbastiscono una splendida critica al modo di vedere non soltanto il cinema in sé, ma il talento attoriale, il lavoro che sta dietro a questo, la sua valorizzazione. Tant'è che offeso dalle parole acide di una critica teatrale Thomson beve e si perde tra le strade della propria follia. Accoglie quella vocina, si lascia sopraffare, e comprende che la gente lo vuole ancora, vuole i supereroi come quello che lui era un tempo, vuole le esplosioni, l'azione, le botte, gli effetti speciali, vuole boom boom boom! e non pipponi morali pallosi, vaneggiamenti filosofici da intellettualoidi spocchiosi, roba di spessore stracciamaroni e pesante, perché tanto non ci si capisce niente.

Il punto è che la voce, nella sua verità, ha ragione o ha torto? E' questo il reale stato del pubblico, o questo è quel che un attore deve sopportare, piegare e sfruttare? Che strada scegliere tra le possibilità che gli si presentano? Che sia meglio, invece... spiccare il volo?

25/03/15

Tre anni di blog in assoluta tranquillità!

Cervello: Tap tap tap... prova prova. Li vuoi quei kiwi li vuoi quei kiwi. Minchia è difficile pure da scrivere. Buongiorno e benvenuti. Oggi ho deciso di raccontarvi, per onorare il mio terzo compleanno, questi anni di blog rubandovi solo tre minuti esatti. Una roba rapida, veloce, indolore. 
Ebbene, iniziò tutto il 25 marzo 2012, in un triste pomeriggio in cui aprii questo posto pubblicando un racconto a puntate che
Bacato: che avrebbe fracassato i coglioni a tutti. Motivo per cui eccomi qui, a metterci un po' di figa, puttanate, cazzi culi merda scurregge e sudore di ascelle.. Sì sì, avete capito. Tutta sta merda vi è piaciuta subito a differenza del resto, pure a chi storce il naso e ha la memoria corta, e così il blog è cresciuto alzando views come si alza il cazzo di un vecchio impasticcato di pilloline blu.
Cervello: Ma.. è una cosa seria questa. Potresti per una volta... tacere?
Bacato: Sicuro. Vai pure scusami.
Cervello: Dicevo allora dunque che, sì, esatto, ho abbandonato quel ''romanzo'' a puntate e ho scritto tutt'altro. Poi mi sono riavvicinato alla scrittura con racconti vari, partecipando per esempio alla round robin online di Due Minuti a Mezzanotte che
Bacato: che due coglioni! Lo sanno anche i muri. E il capitolo che hai scritto tu non l'ha capito nessuno, a parte l'ideatore del progetto. Essù, finiscila. Il primo anno è continuato coi tuoi patetici tentativi di scrittura con roba mica a male e altra agghiacciante e fortunatamente coi miei gloriosi post che ritieni di dubbio gusto. 
Cervello: ... posso?
Bacato: Fai fai. Casa tua, regole tue. Ci mancherebbe.

19/03/15

Walkman | Marzo

Ecco il secondo appuntamento con la rubrica della mmmusica che vi porta a scoprire, grazie al mio smodato utilizzo di spotify, cosa ho ascoltato e soprattutto scoperto in quest'ultimo mese. Lo scorso febbraio ci sono stati Selah Sue, Ed Sheeran e Florence + The Machine. Pronti a vedere con chi mi sono consumato i timpani in questi giorni?

Sheppard
Sooo... say Geronimo, say Geronimo! Ve la ricordate la canzone tormentone di quest'estate? Chi mi conosce sicuramente se la ricorda, perché ho davvero abboffato la minchia con sto dannato #saygeronimo. C'ho pure scritto un post, raccontando chi fosse lo sfigatissimo  Geronimo e... beh, triste storia la sua.
Amy Sheppard
Ma torniamo a noi! Spinto dalla curiosità per questo trio di fratelli, ovvero Amy, George ed Emma Sheppard, sono andato ad ascoltarmi l'album di debutto rilasciato proprio in questi giorni, Bombs Away. Ovviamente ho trovato quel che mi aspettavo. Canzoni molto orecchiabili, molto pop, piuttosto divertenti. E vi dirò: George ed Amy hanno pure una voce mica niente male. Mi sono piaciute parecchio Halfway to Hell, Flying Away e The Electring Feeling

El Ten Eleven
Questo duo di chitarrista/bassista e percussionista l'ho scoperto verso la fine dell'estate scorsa, che suonava dalle mie parti. Pochi cazzi: sono bravi. Il pubblico leggermente timido e indifferente si è lasciato trascinare ammassandosi sotto al palco nel giro di mezza canzone. Fantastici! Un gioco di loops continui (suonano un tot di strofe e poi le rimettono sotto come base e ci suonano sopra e puoi via, di nuovo, loop del loop del loop che cambia continuamente ma che ficataaa) che vi elettrizzerà il cervello. 
Piacciono un casino Transitions (che da il nome all'album), My Only Swerving e Ya No. Non perdeteveli che strameritano!

Charli XCX
Quella, per intenderci, di Boom, Clap, the sound of my heart blaà blà blà blàblà... Sì sì sì sì, lo so. C'ho un attacco di teenagerite, che vi devo dire? E' l'artista vergogna del mese. Ci spendo poche parole, così da spiegarvi perché in questa settimana la sto ascoltando un casino. 
E' iniziato tutto da Doing It, singolo in cui mi sono imbattuto assolutamente per caso perché qualcuno aveva postato il video in bacheca. E insomma ho visto il video e una certa immagine mi ha colpito. Mi ha così preso che l'ho usata per scrivere un racconto, quello ''Dei vicini deliziosi'', che potete (dovete) leggere se non l'avete ancora fatto, per poi provare a indovinare cosa diamine c'entri Charli XCX con quel che ho scritto.
Per concludere, sono andato poi ad ascoltarmi un po' di canzoni e al mio lato teenager sono piaciute Superlove (guardate che cazz di vestitino ha nel video ehm ehmmm) e Sucker.

Years&Years
Per radio hanno passato King, me la sono segnata e poi ho ascoltato tutto il resto. Niente album di debutto per ora, ma questo trio compone musica pop/elettronica, e qualcosa che non riesco a inquadrare perché comunque non ne capisco mica granché di musica, di cui mi sono piaciute: Eyes Shut (che mi piace proprio tanto), Desire e Real. Non sono male.

Of Monsters and Men
E' stato rilasciato il nuovo singolo, Crystals, che m'ha fatto venire l'acquolina in bocca. Questi li ho scoperti però l'anno scorso, con l'uscita del film I sogni segreti di Walter Mitty. Se ricordate in una scena, mentre viaggiava in longboard, partiva una certa canzone usata pure nel trailer. Era Dirty Paws, che è qualcosa di magnifico. Del gruppo indie/rock/folk/pop (e sticazzi non ce li metti?) mi piace Sloom, Little Talks e Lakehouse.

Direi che v'ho ammorbato abbastanza. Voi che avete ascoltato ultimamente? E questi li conoscete?  E un artista vergogna del mese ce l'avete? Fatemi sapere. 

16/03/15

Dei vicini deliziosi

Scende dalla panda 4x4 rosso ruggine. Attraversa il vialetto e bussa alla porta tre volte. Da dentro nessun rumore. Si guarda un po' in giro finché non è attirato dallo sferragliare metallico di qualcosa che sbatte. Lo segue girando attorno alla casa e trova una bambina, probabilmente Emma, seduta per terra intenta a tirare martellate a un'auto giocattolo.
''Emma? Sei Emma vero?'' chiede avvicinandosi un po'.
La bimba da altri due colpi, poi ferma il martello a mezz'aria: ''E tu che cosa diavolo vuoi? Fuori dalla mia proprietà!''
''Non dovresti giocare con quello.'' fa lui a mani in alto, avanzando piano. ''Non ci sono il tuo papà e la tua mamma?''
Emma scatta e gli tira un colpo secco dritto sul piede. L'uomo urla di dolore, fa due salti indietro, cade culo a terra, si rialza in fretta vedendo la bambina corrergli appresso roteando il martello a suon di ''Fuori, fuori dalla mia proprietà immonda creatura, rigurgito della società, scroto ascellare, cacatoio infernale!'' 
Incespicando raggiunge la portiera della macchina. Prende la katana da sotto al sedile anteriore e la impugna stando in equilibrio su un piede. Fissa Emma. E' lì, sull'uscio di casa, vestita di un abito bianco coperto da fragole rosse e mirtilli viola, che a sua volta lo squadra, picchiettandosi il martello su una mano. 
''E così vuoi il gioco duro eh?'' domanda l'uomo.
La bimba sputa un grumo catarroso a terra. ''Non ci entri qui dentro, tu non fai un passo di più nel mio terreno, rantolo di pus.''
''Dovresti moderare il linguaggio ragazzina.''
''Cesso intasato taci!''
''Ma tu guarda questa...''
''Fatti sotto ominide sottaceto!'' grida infine caricandolo.
Le due armi s'incrociano a metà vialetto incrinando l'aria con una frustata tanto violenta da incendiare tutti gli alberi del giardino e crepare i vetri delle finestre del signor Carmine, vicino della piccola. Altro colpo, altra sferzata, e le gomme della panda esplodono come palloncini punti da una bazookata. 
''Per Dio! Mi cascasse la dentiera... Agata, Agata! Vieni qui a vedere che succede fuori dalla finestra!'' urla Carmine alla moglie, scostando la tenda e osservando tra le incrinature. ''Quella bambina è il demonio, io te l'avevo detto, è il demonio è un satanasso, lo dicevo!'' continua trovando l'assenso della moglie, preso a fissare lo scontro di martellate e spadate che sta aprendo fossi in tutto il vicinato.
''L'auto, dici che è meglio spostarla?'' chiede Agata preoccupata. 
''Ma neanche per sogno che esco fuori con quei due. Io chiamo la polizia, i vigili del fuoco i pompieri l'Fbi la Cia i cazzo di ghostbusters.  E per il resto ci pensa l'assicurazione, per quest'Apocalisse.''
''Ma mica è assicurata per... l'Apocalisse.''
''A no?''

12/03/15

Il capitale di Mary Poppins dipende dal suo vizio di forma.

Birdman e Whiplash per me sono impossibili da trovare. Boh, non li proiettano da nessuna parte. Vaffanculo. E allora guardo altro e ve ne parlo...

Vizio di Forma, troppa troppa forma.
Siamo nel 1970 e Doc Sportello è un investigatore privato mega fattone. Un bel giorno la sua ex fidanzata, Shasta, e che diavolo di nome ragazza mia, gli chiede aiuto poiché l'uomo che sta frequentando, il ricco imprenditore Mickey Wolfmann, rischia di finire in manicomio spedito dalla sua attuale moglie, così che lei possa godersi soldi, amante e compagnia bella. 
Doc si mette allora a lavoro ma accade che Shasta sparisce, Wolfmann pure, e partono una decina di altri incasinamenti uno di seguito all'altro e... non ci si capisce più nulla.

Questo vizio di forma, diretto da Paul Thomas Anderson, è la trasposizione cinematografica del romanzo omonimo Inherent Vice, ed è una girandola di situazioni in rapida successione che risulta a tratti molto piacevole tanto quanto parecchio confusa. Probabilmente su carta, avendo un ritmo diverso, non si ha questa problematica, ma qui, credo soprattutto a causa del tempo limitato, lo spettatore (leggete pure Cervello) si perde più volte tentando di stare dietro ai nomi, troppi, e cercando di richiamare volti, situazioni e vicende continuamente citate, modificate e richiamate. Boh! Restano allora la potenza dei personaggi, Doc e il mitico Bigfoot su tutti, e le numerose gag sballate che rendono questa una pellicola da fattoni, coi fattoni, e che fa sentire, causa confusione, un po' fattone pure chi la guarda.
Non per ripetere ciò che han detto voci ben più autorevoli della mia, ma è vero: Vizio di Forma pecca proprio di un vizio di forma. Stilisticamente accattivante ma un po' vuoto, fine a se stesso. Se non lo vedi almeno un paio di volte, o se non hai già letto il romanzo, ciao proprio!

Saving Mr. Banks, il povero Mr. Banks.
Dopo questo film non guarderete mai più il classico Disney Mary Poppins con gli stessi occhi.
Nel '61 Pamela Travers, scrittrice, vola a Hollywood per trattare i diritti del proprio romanzo con Walt Disney, deciso a farne un lungometraggio, Mary Poppins appunto, così che tutti possano bearsi di quel mitico personaggio. 
Un po' lento inizialmente e poi via, il film decolla e si va a scavare (ma se ho appena detto che decolla?) in un continuo alternarsi di salti temporali tra presente, con la difficile lavorazione del film, e passato, in un'Australia di inizio secolo dove l'autrice vive la propria infanzia.
Dico non guarderete più il classico con gli stessi occhi perché capirete, osservando l'insopportabile comportamento della Travers durante l'adattamento, cosa ci sia davvero dietro la figura di Mary Poppins e chi essa sia stata nella realtà, ma soprattutto, comprenderete il suo scopo, cioè cosa veramente la bambinaia stesse facendo in casa Banks.

Walt: ''No ai capricci e ai sentimenti” dice la donna che ha mandato una tata volante con un ombrello parlante a salvare dei bambini.

P.L. Travers: Secondo Lei Mary Poppins è andata a salvare i bambini, signor Disney? Oh, Cielo!

Se non l'avete visto, recuperatelo, davvero.

05/03/15

Tutt'altro che blogging!

Ultimamente sono un po' assente dal blog e dal blogging, lo ammetto. E' che sto facendo tutt'altro ed è anche che ho poca voglia di scrivere qui perché, come ben ricorderete (so che in realtà manco mi cagate e ne siete all'oscuro) non possiedo più il mio amato pc, e quindi via di tablet. Due palle.
Del tutt'altro a cui accennavo però potrei anche parlarvene un po'. Sì ma chissenefrega direte giustamente voi? Embè, se volete, in alto a destra c'è una X molto invitante che potete schiacciare quando vi pare.

Provava a fare il figo
Iniziamo dai soliti, incredibili, inimitabili e Potresti anche fare a meno di scriverli... Catzi miey!
Partendo dallo sport si può dire che finché il tempo tiene io mi sto scassando di snowboard, e ormai non sono più lo snowboarder più scarso dell'umana umanità, perché ho imparato, pensate un po', a farmi tutte le bianche piste (sono così bravo a scrivere i doppi sensi) cadendo meno volte e facendomi meno male. Quasi sempre, dai. C'è anche ovviamente l'amatissmo tennis, e tra un paio di settimane anche meno riprenderò coi tornei dopo 4 anni di stop. Sono parecchio gasato all'idea.
Scrivere, scrivere, scrivere... io ci provo. O meglio, lo faccio. Fare o non fare, non c'è provare, santo maestro Yoda docet. Scrivo in un corso di scrittura creativa che mi piace tanto, scrivo qui, anche se ultimamente non sempre, scrivo per la rivista universitaria Pass Magazine (andate a vederla, mettetela nei vostri blogroll, mi piacciatela ecc ecc) e scrivo pure per la sezione notizie/blog di Docsity.com, sapete, quel sito universitario dove potete scroccare appunti, tesi e via discorrendo. Tornando un attimo a Pass Magazine, occhio che da venerdì 6 abbiamo organizzato una serie di incontri con giornalisti piuttostamente conosciuti e sarà roba interessante. Se capitate per Verona e vi piace l'idea insomma, siateci!

Parliamo ora di progetti blogghereschi futuri.
La distilleria è aperta, quel simpatico ebook di racconti che doveva uscire tipo adesso, è in fase di ferma, o va a rilento, ecco. L'hard disk bruciato con dentro l'ebook corretto e quasi definitivo è andato... bruciato, appunto. Non è tutto da rifare ma ci vuole un po' di più. La copertina comunque è molto fica.
Lunedì 9 invece vi presenterò il progetto #RaccontoVolante, a cui tutti, ma proprio tuttissimi, potrete partecipare. Non anticipo altro ma sarà divertentissimo, giurin giurello.
E infine, giusto per ricordarvelo, il 25 marzo sarà il terzo compleanno del blog. Qualcosa mi inventerò, ve/me lo devo.

Cinema?
Avete seguito la notte degli Oscar? Io più o meno, e dei film presentati ne sapevo solo di American Sniper. La teoria del tutto? Mi manca. Birdman? Non riesco a vederlo. Whiplash? Ahahahah... non riesco a trovarlo!!! Ho dunque ripiegato su 50 sfumature di grigio che ammetto è molto, molto, molto fico. Insomma, la trama non è originalissima ma è ben strutturata, i personaggi sono fantastici, soprattutto nelle interazioni, rese realisticamente e fedelmente rispetto al libro, che considero un capolavoro. E... ok, la smetto di dire cagate, ovviamente non darò mai i miei danari a quel vomito, stavo a scherzavo. Comunque sia vi parlerò a breve di Vizio di forma, Saving Mr. Banks e Il Capitale Umano, tre film che meritano.

E con questo breve post riassuntivo, io vi lascio. Ci si vede lunedì per il #RaccontoVolante. Vedrete...

03/03/15

Omicidio nel bosco.

Quello che segue è un racconto inizialmente nato durante un esercizio di scrittura, uno di quelli che si fanno al corso del buon Riccardo dal Ferro (Ferruginoso per gli amici), che sto seguendo da un mese a questa parte. Lo scopo dell'esercizio era limitare il senso della vista e provare a raccontare usandone un altro, espediente questo non troppo utilizzato, dato che spesso e volentieri ci si affida proprio (e solo) agli occhi.
Dopo una piccola revisione e alcune modifiche allora ecco il risultato. Ovviamente sta a voi capire quale (o quali) dei cinque sensi ho utilizzato per raccontare.

La bocca gli scoppia di vermi, viscidume strisciante fatto della sua stessa lingua, ora fredda ora devastata, di carne strappata. Urla faccia a terra, morde il terriccio del bosco, che lo bracca girandogli attorno, ovunque e da nessuna parte. Ragni di acido scalano l'esofago, singhiozzano in rovi di rutti spinosi.
È steso da un po'. Il cuore preme incessante sul collo, sgorga ruggine dalle gengive rotte.
Lì accanto nota un sorriso sghembo, nocche vibranti lordate da schegge dei suoi propri denti. Grugnisce qualcosa, sputa, inspira sporco e aghi di abete. Dov'è il suo volto? Dove gli occhi, le unghie, i timpani? C'è solo bocca, bocca ovunque, e fronde di prurito dannato che graffiano l'arido in gola. Strisci come un verme... guardati, gli dice l'uomo.
Una stretta allo stomaco, acido di resina, bava fungosa, sapore di ossa, succhi gastrici, reflussi bollenti, veleni letali. 
L'uomo distoglie lo sguardo, è troppo per qualsiai stomaco. Prende il telefono, È sistemato, fa al suo capo, poi riattacca, lasciando il morto tra gli alberi.

25/02/15

Walkman | Febbraio

Era da un po' che mi girava l'idea di dare un po' di spazio anche alla musica qui sul blog, solo non sapevo ancora come farlo. Se ben ricordate, qualche settimana fa, vi spiegavo di quanto sia drogato di Spotify, il programmino che ti permette di ascoltare tutta la musica che vuoi al modico prezzo di un po' di pubblicità rompi coglioni ogni tot canzoni. Ecco, io grazie a spotify scopro quasi ogni mese nuovi artisti, album e canzoni. Quindi che fare? Parlerò mese per mese di cosa ho scoperto, cosa mi ascolto, e cosa mi piace.
Ultima nota: perché Walkman? Perché di walkman non se ne vedono proprio più in giro, ma sono comunque il simbolo della musica ascoltata fuori casa, sempre a portata di mano, e sono anche i primi aggeggi con cui ho iniziato ad ascoltare musica.

Ok ma iniziamo. Com'è andato questo febbraio?

Florence + The Machine
La canzone che ho ascoltato, riascoltato e consumato è What Kind of Man, nuovo singolo tratto dal prossimo album in uscita a Giugno. E' la prima volta che sento i Florence? Certamente no, li ho anzi scoperti su suggerimento di Ale Tredici con le canzoni Cosmic Love (la mia preferita), Rabbit Heart e Seven Devils, quest'ultima usata per il trailer di Game of Thrones 2, sicché capirete l'epicità. You've got the love era invece già passata molto, troppo per radio, e io l'avevo ingiustamente snobbata causa fastidio.
Cosa troverete provandoli? La voce bollente di Florence Welch, le sonorità fantastiche de La Macchina ''costruita'' per accompagnarla, e un genere che spazia da indie rock a soul, prendendo di mezzo pop, folk rock e tutta una carrellata d'altra roba che a sto punto, aprite wikipedia che ve lo spiega meglio lei. Il mio suggerimento e: ascoltate e divertitevi.


Selah Sue
Il nuovo singolo è Alone, che anticipa l'uscita del prossimo album della giovane cantante belga, acquistabile da marzo. E' una tipa che conquista subito per voce e presenza, per il mix reggae e soul (che vedremo se verrà mantenuto nei nuovi lavori) irresistibile e per quei due grandissimi occhioni blu incorniciati da dei capelli piuttosto incasinati.
L'ho scoperta  un paio d'anni fa con Raggamuffin, poi incuriosito l'ho spotifyzzata incantandomi con l'omonimo album. Interessanti i singoli Crazy Vibes e Time. Un suggerimento che vi do e di cercarvi i suoi video in live. E' ipnotica.

Ed Sheeran
Thinking Out Loud la continuano a passare ovunque per radio, e ogni volta mi capitava di beccarla, cambiavo, per non rovinarmela. Poi è successo che me la sono ascoltata per forza e niente... mi è entrata in testa. Ce la farà a resistere alla nausea da ripetizione? Lo spero vivamente!

La prima volta che ho notato Ed Sheeran è stato col singolo Lego House, che ''Ehi, ma quello è Ron Weasley, oddio s'è messo a fare il cantante!?!?!'' e invece era Ed, che con un'abile mossa di marketing ha attirato subito l'attenzione sfruttando prima il suo aspetto fisico e poi la sua voce, assolutamente magnifica. 
Caldamente consigliati entrambi i suoi album, e i singoli Drunk, Bloodstream, I'm a mess e I see Fire, quest'ultima colonna sonora del secondo capitolo de Lo Hobbit.

E basta, per Febbraio direi è tutto. Principalmente mi sono drogato di questi tre artisti. Voi che avete ascoltato di bello? Questo simpatico trio lo conoscete? Vi piacciono?

22/02/15

Guidato dai fili

Mi svegliai al rumore del fulmine. Doveva essere caduto in zona. Restai un attimo in silenzio, in compagnia del sonno pesante degli altri e del ticchettio delle gocce sulla tenda. Sgusciai fuori dal sacco a pelo, infilai le scarpe e il k-way, presi la torcia e andai fuori. Un albero, a una ventina di metri da noi, era stato squartato in due dalla scarica. Decisi di vederlo da vicino, spinto da una sensazione.
Avanzai, i piedi sempre più fradici ad ogni passo, guidato dal fascio della torcia e dai flash del temporale che rimbalzavano nella  boscaglia. Raggiunsi il mio albero. Restai a fissarlo col cuore in gola. Davanti all'arbusto, in un cerchio fumante marchiato sul terreno, stava un uomo completamente nudo, e mi osservava. Quell'uomo ero io.
Lo raggiunsi e mi tolsi il k-way e il maglione per coprirlo dal gelo.
"Ha funzionato." disse impassibile.
"Che cosa ha funzionato?" chiesi aiutandolo a ripararsi.
"Il viaggio nel tempo. Dovresti saperlo. Oggi è il  3 marzo 2032, e io sono te, proveniente dal futuro."
Restai senza parole. I miei attuali studi sul viaggio nel tempo avrebbero quindi trovato un senso? La risposta era ovviamente davanti ai miei occhi. Avrei viaggiato nel tempo e mi sarei ritrovato, incredibilmente, proprio qui e ora.
"E tu, quindi... da quando vieni? Dio, non posso crederci. Allora ce la farò davvero!"
Il me del futuro mi guardò tristemente. "Ce la farai, certo. Io provengo dal 4 febbraio 2056. Come noterai, sono un po' più vecchio di te." rispose stringendosi nei vestiti.
"Non di molto però." replicai euforico, notando solo ora gli anni in più sulla sua pelle.
"Il punto è, che non abbiamo inventato il viaggio nel tempo. Non solo quello, almeno."
"Che intendi?"
"Ebbene... mi sento come, costretto. Io credo abbiamo inventato il destino, credo ne abbiamo involontariamente scoperto l'essenza. Questo momento io, l'ho già vissuto anni fa, ma nella tua pelle. Un me dal futuro, proprio oggi, era qui giunto, dove sto io ora, e mi disse le medesime e precise parole che sto pronunciando. Non solo, io stesso a quel tempo agivo esattamente come tu stai ora facendo. È più forte di me e di te, il tempo incede identicamente ad allora, io ripeto azioni già viste, pronuncio frasi già parlate, e tu consumi una vita più e più volte vissuta, da qui al 4 febbraio 2056, forse oltre, intrappolato nelle regole del tempo per non mandare l'universo in frantumi. Non potrai farne a meno."
"Regole... l'avevo teorizzato."
"Lo so. Fortunatamente, d'ora in poi, per quel che mi riguarda, mi sembrerà d'esser libero. Buona fortuna."
Detto ciò, il me del futuro si allontanò nel buio del bosco, e io me ne tornai alla mia tenda, comandato dai fili del tempo, ragionando sul tempo.