25/03/17

5 anni col cervello bacato

Ebbene sì, sono passati 5 anni da quando ho aperto questo posto, e come ogni 25 marzo sono qui a dedicarvi due parole per il lieto evento...

Come potrei allora non cominciare col ringraziarvi?
CervelloBacato è un blog personale, uno di quelli di cui la gente non ha bisogno, perché dentro non c'è un tema specifico in cui rispecchiarsi o istruirsi o trovare un punto di riferimento. Qui ci sono io con tutte le mie passioni, le manie, le paure, le idee e via discorrendo. Non esiste una nicchia di riferimento insomma. Un target di pubblico da centrare, come si consiglia di fare a chi deve aprirsi un sito, un canale sul tubo o chissà cos'altro.

Quindi perché siete qui? Cosa vi spinge, dopo tutto sto tempo, a non perdere tempo rimanendo qui?
Certo bisogna dire che qualcuno è profumatamente pagato dal sottoscritto per fingere interesse. Altri invece fanno parte di una cricca segreta di blogger che si spalleggiano a Vicenza per avere un tornaconto personale più che quantificabile in danaro, tanto e molto danaro. Da far girare la testa! E' anche per questo che vi sto scrivendo comodamente da il mio yacht.
Il resto però, che motivi ha?

Ecco, a voi neuroni cari, io dedico un enorme grazie, perché qui sopra, come non mi stancherò mai di ripetere, mi ci diverto tanto, ma questo divertimento, senza di voi, sarebbe poco.
Quindi GRAZIE ancora, e se vorrete continuare a sprecare ore della vostra vita qui con me, allora via che si va con un altro anno!

P.s 
Ah, sì, giusto. Notate niente di strano là sopra? No, non nelle parole in grassetto, che andate a pensare?
Parlo dell'indirizzo di casa, che da oggi è leggermente cambiato (e se lo aggiornate nei blogroll è meglio, per sicurezza insomma!) e perciò "benvenuti" su cervellobacato.it e nelle altre stanze, come la fanpage Facebook, il Twitter, il G+, l'Instagram e l'importantisismo canale Telegram.

23/03/17

Ritrovare la meraviglia

Alcune settimane fa mia nonna mi dice che le hanno regalato scatoloni e scatoloni e scatoloni stracolmi di libri. 
Vado perciò a dare un'occhiata e in effetti mi ritrovo in una stanzina piena zeppa di Urania e tante altre belle robette.

Mi porto a casa giusto qualcosa di Poe, Lovecraft, Dick, Asimov, Adamas, Pratchett, Evangelisti e compagnia bella  e il resto lo lascio lì in coda di lettura. Uscendo, però, l'occhio mi casca su un altro librone, uno che conosco bene e che da piccolo era alto quasi quanto me... questo qui:


Lo sfoglio e ne resto subito folgorato, perché rivedendo le illustrazioni meravigliose che tanto mi avevano fatto fantasticare da bambino mi tornano in mente un sacco di sensazioni. Decido perciò di portarmi a casa pure questo e di leggermi, dopo più di vent'anni, la storia che racconta.
Il grande libro delle Meraviglie - Uno straordinario viaggio, che cercando un po' sull'internet non riesco nemmeno a trovare (l'edizione è dell'85 ed è di Dami Editore) io in effetti non l'avevo mai letto, e a dirla tutta non ricordo nemmeno l'avesse fatto qualcuno per me.
Mi limitavo infatti a sfogliare il volume per i disegni di Tony Wolf, che ancora oggi mi lasciano a bocca aperta per lo stile ricercato, la ricchezza dei dettagli e la vivacità dei suoi colori.

20/03/17

La Bella e Gaston

Disney procede con la rivisitazione dei suoi classici d'animazione riportandoli sul grande schermo in versione film. 
Dopo un paio di Alici marinate da Burton, una Bella così addormentata da farsi fregare il posto da Malefica, una Cenerentola che non ho visto e un libro della giungla dalla CGI pazzesca, arrivano canticchiando pure Belle e la sua Bestia che, devo dire, non sono niente male davvero!

Questo era uno di quei cartoni che non mi catturava per la trama, quanto piuttosto per le atmosfere, qui ancora più oscure e gelide. Il castello del principe è uno spettacolo di tenebra e decadenza, il bosco che lo circonda è un postaccio in cui non ci metterei piede neanche se mi pagassero. 
E poi ci sono le sale in cui il povero padre di Belle cercherà riparo, infestate da una maledizione che per un attimo riesce persino a far sentire il suo peso.

16/03/17

Leggere un blog? Richiede troppo tempo

Oggi parliamo del legame tra social, blog, scrittura e lettura
Mmm sento già lo sfrigolio dei gomiti che cedono, intenti a sorreggervi la testa addormentata...
L'idea mi è arrivata da un paio di articoli letti in questi giorni. 

Il primo, pubblicato su PambiancoNews, parla di come si sia evoluto, negli ultimi anni, lo stile delle blogger più famose d'Italia, evidenziando quanto testi e aggiornamenti, nei loro siti, siano lentamente spariti, in favore di contenuti visivi e interventi massicci (e più brevi) sui social.
Il secondo, postato ieri sul blog Silverfish Imperetrix, focalizza invece l'attenzione sul pubblico, catturato dalla velocità folle del web e poco propenso a soffermarsi in letture che gli rubino più di 10 secondi di vita.
Due angolazioni per vedere il medesimo problema.

Che poi... qual è il problema?
Dove sta l'elemento fastidioso, antipatico, pericoloso, in questo quadro?

13/03/17

Non credo alla scienza! scrisse da uno smartphone

Non molto tempo fa l'ormai noto virologo Roberto Burioni, divenuto suo malgrado una star dell'internet, scrisse un lungo post in cui sosteneva di come la scienza non fosse democratica, trattando di un problema piuttosto fastidioso e così riassumibile: la gente non si fida più della scienza.

Il perché proprio oggi un discorso del genere sia tanto sentito è facile dirlo. 
Scienza, di Gilberto Corbellini lo trovi cliccando QUI
Il web ci ha permesso di condividere con chiunque le nostre conoscenze, siano esse realmente concrete come colossali baggianate. Non essendoci alcun discriminante per giudicare il marasma di input che ci sta attorno però, se non quello della nostra valutazione personale, ecco che spesso conoscenze scientifiche perdono terreno sotto l'irresistibile appeal delle balle dei cantastorie più abili.

E cantastorie non è un termine usato a caso. Ma per questo, date un occhio qui.

09/03/17

Il reato di design

Conoscete Marcantonio Raimondi, il "papà" della pornografia? No?

Ecco, nemmeno io sapevo chi fosse prima di imbattermi nel singolare motivo per cui fu arrestato nel lontano 1524. 
La sua colpa fu, in un certo senso, l'aver commesso del "design". Sì lo so... che cavolo significa?

Facciamo un po' di ordine, suvvia!
La vicenda, citata nelle primissime pagine del saggio Critica portatile al Visual Design, viene raccontata per spiegarne uno dei concetti cardine, e cioè che un artefatto di design non esiste in un originale, ma nelle sue copie
Parlare di originalità e di copie significa anche parlare di arte legata alla sua diffusione di massa. E dato che l'arte è prima dispensatrice di pensieri e idee, talvolta persino rivoluzionarie, viene da sé, per qualcuno, ragionare tirando in ballo parole come controllo, ordine e perché no, la sempreverde repressione.

06/03/17

L'eredità di Wolverine

E' sulle note di Johnny Cash che termina l'avventura cinematografica di Logan, l'eroe noto come Wolverine. Uno che dovrebbe vivere per sempre perché in grado di rigenerarsi istantaneamente, e che raramente più subire grossi danni visto il bonus carrozzeria in adamantio.

Nella sua ultima pellicola però qualcosa non va. Appare vecchio, stanco e solo. Ha pure gli occhialini da vista perché non riesce a leggere bene. Eppure, più indebolito che mai, deve affrontare la sua sfida più difficile.

Devo dire che sono felice della resa di Logan. Come hanno già detto in tanti questo film è il degno addio a un attore che ha saputo rendere al meglio un personaggio nato su carta. Oggi quando dici Wolverine pensi a Hugh Jackman, e sai già che difficilmente manderai giù un nuovo interprete.

02/03/17

La via di casa

scattata il 26 febbraio, Altavilla

Ricordati il sole
riporta a casa

nell'ora dell'ombra
mangiato dal cielo
il buio strisciava
ingoiandoti gli occhi

Ricordati il sole
che se ne va a casa

moriva in silenzio
lasciandoti solo
meandri di dubbi
abitati dai mostri

Ma ricordati il sole
che senza una casa

cammina deciso
asciuga le ombre 
albeggia il mattino 
ed ecco, la vedi...


Davide Storti

27/02/17

Fuggire a La La Land

La La Land = crearsi il proprio mondo immaginario, pensare che ciò che è impossibile possa diventare realtà in un mondo parallelo al nostro.

Ed è proprio in questo mondo che Mia, aspirante attrice, e Sebastian, pianista jazz, si rifugiano assieme sin dal loro primo e casuale incontro. 

Due protagonisti che si incrociano in un istante particolare della loro vita, in un momento di frustrazione in cui entrambi sono intrappolati in una realtà sin troppo vera che impedisce loro di realizzare i propri sogni.

23/02/17

Il grande elenco telefonico della Terra e pianeti limitrofi (Giove escluso)

E perché Giove è escluso?
Mi sono bastati il titolo e questa domanda per spingermi a leggere il romanzo, uno di quelli che una volta aperto è... sorprendente!
Sì perché tutto quanto, miei cari neuroni che non siete altro, è una lunga, delirante, unica telefonata tra un uomo del 2010 e un alieno del 2054.

Ecco. Uno dei motivi per cui l'ho trovato incredibile è che costruire un'intera storia soltanto col botta e risposta di due personaggi è assurdo. Davvero, pensateci un attimo. Quanto è complesso creare un universo coerente in una chiacchierata? Caro Gianluca Neri, come hai fatto?

E il bello è che non è nemmeno noiosa. Il ritmo delle pagine anzi è sempre altissimo e si arriva alla fine come vi ci foste teletrasportati. A proposito: sapete che il teletrasporto esiste già? Sono sufficienti un tostapane e della crema solare. I 39 anni luce da Trappist-1 sono uno scherzo! Cara NASA, è tutto spiegato nella telefonata.

20/02/17

Fare un "Inception"? Più facile del previsto

Nel film Inception l'eroico Di Caprio deve scendere nel sogno del sogno del sogno per riuscire a impiantare una semplice idea nella testa di un povero pollo. Oddio... pollo è un parolone dato che il suo inconscio è armato di bazooka ma ok ok, non è questo il punto! 

La realtà è che, secondo la ricerca, impiantare idee, o meglio ancora falsi ricordi, è piuttosto semplice e molto spesso lo facciamo anche da soli.
Roba che a saperlo prima Leo si sarebbe risparmiato il rischio di rimanere un vegetale a causa di una moglie psicopatica.

16/02/17

Il messaggio nella storia a tutti i costi

È un fatto di gusti personali, meglio dirlo subito, ma c'è che io odio le storie che vogliono per forza appiopparti addosso un messaggio, una morale, una sacra verità!

Sono dell'idea che quel che conti maggiormente in una storia sia proprio la storia. E questo non riguarda soltanto la trama o la sua struttura, tanto per capirci, ma anche il come viene raccontata, cioè lo stile. Un discorso che per me vale tanto nel romanzo quanto per un film. 
Ma facciamo che vi porto un paio di esempi pratici, magari proprio parlando di film. Vi va? 

Di recente ho visto due pellicole che mi sono abbastanza garbate. Una di più, e cioè Non essere cattivo, e una molto meno, ovvero Collateral Beauty. Ficcarle nel discorso che voglio fare mi porta a identificare "il messaggio a tutti i costi" nella seconda. È il caso però che faccia un po' di ordine, quindi seguitemi, miei prodi neuroni!

13/02/17

Croci, bandiere e archi dorati

Della storia di Ray Croc, fondatore del Mc Donald's, mi è rimasta impressa questa breve frase "Croci, bandiere e archi dorati" e il perché è presto detto: lui pensa dannatamente in grande.

The Founder racconta di come un semplice venditore di frullati incontri per caso Dick e Mac McDonald, due fratelli che nell'era del drive-in hanno la rivoluzionaria idea di un ristorante in cui si viene serviti al momento, direttamente al bancone. Praticamente gli inventori del moderno fast food e dell'obesità in Ammerega. 
Il primo è un uomo sempre a caccia del pesce grosso, un tipo ambizioso che vuole fare il botto, mentre i secondi hanno nel cuore un sogno, ma sono privi del F Factor (dove "F" sta per FacciadiMerda), indispensabile per concretizzare quelle fantasie. Che succederà quindi dall'accoppiata di queste 1+2 menti? Ovviamente:

"Croci, bandiere e archi dorati"

09/02/17

#MyTesyTelling | Come raccontare la tesi con un hashtag

"La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla."
[Gabriel Garcìa Màrquez]

Ed eccoci all'ultimo episodio di #MyTesyTelling, quello che va a mettere la parola fine a quest'avventura iniziata ormai quasi un anno fa. Prima di concludere il tutto però ci sono un paio di cose di cui vorrei parlarvi e sono, nell'ordine:
  • dove leggere la mia tesi
  • cosa resterà di questo strano hashtag

Facendo le persone ordinate inizio subito col dirvi che cliccando QUI avrete la possibilità di leggere il pdf di Giornalismo e Storytelling, il sottile confine tra informare e raccontare, e che all'interno troverete un buon approfondimento che va ad analizzare il rapporto tra informazione e storytelling. Un tema che con mia sorpresa è diventato piuttosto attuale negli ultimi mesi.

Se ricordate, la domanda che mi aveva spinto a scrivere questa tesi, dopo aver discusso delle potenzialità dello storytelling applicato al giornalismo, era stata:
Ma il giornalista, più che raccontare, non dovrebbe limitarsi ad esporre i fatti? E cioè a informare?
Ed è proprio questo lo spunto con cui prende il via la mia analisi, frutto di studio e confronto di diverse fonti (come questa e questa) che in certi casi mi sono state segnalate proprio da voi lettori.

06/02/17

Leggendo questo post la vostra mente divagherà per il 30% del tempo

Non so se capita anche a voi, ma spesso mi ritrovo nella via di casa e penso, con una buona dose di sconcerto:
"Ma chi cavolo ha guidato fin qui?!"

E' come un'improvvisa presa di consapevolezza, un risvegliarsi da fantasie ad occhi aperti che tutto avevano a che fare tranne che con la guida. E a quel punto ci si domanda:
Chi si è fermato al semaforo? Chi ha rispettato le precedenze alle rotonde? Chi era alla guida se io sono arrivato nella mia testa soltanto adesso? Boh, ma intanto paga la multa!

Leggendo un interessante manuale di graphic design, in cui sono riportati moltissimi studi sui modi in cui le persone pensano e agiscono, mi sono imbattuto nel termine Mind Wandering, che descrive esattamente questo fenomeno.