29/09/14

Narciso era un blogger.

E' successo in questi giorni che un pezzo di blogosfera ha tremato per un terremoto. L'epicentro, a cercarlo, è la chiusura di Strategia Evolutive di Davide Mana (qui e qui trovate quasi tutti gli eventi sismici). L'ipocentro, invece, e questa è la parte divertente, è l'ambizione del blogger (inteso come figura, non come Davide nello specifico), o meglio, il suo narcisismo. Colgo la palla al balzo per dire la mia.

Voi non blogger, lettori semplici e più o meno occasionali, non credo lo sappiate, ma chi sta da quest'altra parte e scrive, per iniziare deve fare una cosina chiamata ''Vai a salutare i tuoi vicini di casa che altrimenti non ti si caga nessuno!''. In soldoni questa tattica è il primo passo per far capire al mondo del web che tu esisti,  e che sì, vuoi farti leggere. Se sei un blogger anonimo poi, e io lo ero, è una fase essenziale. Devi girare per altri blog, leggerli e commentarli. Di rimando i loro gestori faranno lo stesso, così tu guadagni perlomeno una visitina e, se non sei proprio uno sterco d'uomo nel buttar giù i tuoi articoli, pure un lettore fisso. Questa è la base, e anche se non sembra, ci si trova la parte divertente...
Praticamente, nei primi tempi, è masturbazione assoluta e digitale, giusto per rubare la bellissima espressione coniata da quel ti spiezzo in due di Germano Hell. E' scrivere per il piacere di farlo, è interagire perché è divertente, è conoscere gente nuova perché cazzo, ma che figata che ci sono altri che hanno la mia stessa passione!

Parlavo di terremoto però. Ora c'arriviamo. 
Il fatto è che si è discusso sul perché i blog chiudano, e strettamente a ciò è saltato fuori l'aspetto pubblico (siete voi che state leggendo), che per una parte è definito ignorante, bestiame, barbaro e perché no, pure stronzo. Gli aggettivi non li ricordo precisamente, ma il concetto credo sia chiaro. C'è chi comunque, sia in questo pubblico stronzo come in quello civile, ritiene che sparare ''quattro stronzate'' e metterle su internet sia facile e immediato, che veder nascere interazioni sotto a quelle stronzate sia altrettanto scontato, che il magico mondo del blogging sia uguale a quello dei social network: veloce, diretto, semplice.
Non è così invece. Scrivere non è facile, e richiede sia tempo che fatica, figuratevi quando non sono stronzate. Così come creare vita sotto a queste parole nere su sfondo bianco, creare confronto, scontro, ragionamenti. Ve lo giuro, è difficile, fidatevi. Vi fidate di me? Come sarebbe a dire no?!...

25/09/14

Usa il fondotinta, usa la felpa, usa stocazzo.

E' mattina, apro gli occhi, tendo le orecchie... sono a casa da solo. Accendo lo stereo, Numb/Encore mi distende i nervi. Che poi non è che sono nervoso, è che sono felice ma un po' incazzato. Ma magari non è niente di che penso, magari è andato via con la notte. 
Vabè, proviamo a vedere. Vado in bagno davanti allo specchio, giro leggermente la testa. Magari è passato, magari è andato via, magari, magari, magari con la notte... Notte un par di coglioni proprio, quell'affare è lì, più grande che mai, stampato a fuoco sul mio collo in uno splendido colore viola. Mierd!

Sms: Allora? :)
Rispondo: Allora si vede...
Vodafone: Hai superato la soglia di 100 sms al giorno, buongiorno!
Sms: Prova col fondotinta :*

Sì, avevo sprecato i 99 messaggi gratis della summer card tutti dalla mezzanotte prima. Che cazzo mai c'avevamo da dirci io e l'amorevole sanguisuga solo Dio se lo ricorda. 
Fondotinta dice lei. Sì dai allora cerchiamo il fondotinta tra i trucchi di madre. Uhmm... quale cazzo sarà mai sto fondotinta? Che ne so io a 14 anni di trucchi? Che sia... boh proviamo. Spalmo il fondotinta e il succhiotto sparisce. I miei occhi brillano di gioia. L'ho estirpato davveramente!!! Guardo meglio... sì beh, non c'è più la macchia viola ma ce n'è una rosa pallido, e io sono più nero di un nero per l'abbronzatura dell'agosto appena passato, che è stato un vero agosto, non come quello del futuro 2014. E se poi mi chiedono che ho al collo? Naa non funziona, serve una combo di fondotinta e... polo!

Apro l'armadio in cerca di una maglietta col colletto. Giusto! Io non mi so vestire manco per il cazzo. Abbiamo canottiere color pastello, t-shirt champion e ancora canottiere. E stasera ci si deve trovare per i preparativi alla sagra del paese. E come minchia faccio a farmi vedere così?

Scrivo all'amico spendendo danari preziosi: Oh hai mica una polo, qualcosa che mi copra sto collo?
Sms: Ahahah.
Rispondo: Eddai bastardo!
Sms: Non ti preoccupare.

Passa la giornata e miei non fanno domande. E per fortuna, altrimenti che avrei risposto? Ustione sul collo? Pugno sul collo? Strangolamento da parte di un maniaco con stampo sul collo? Caduta dalla bici di collo? (ahah quest'ultima l'ho sentita davvero). Il fondotinta e la mia posizione da eterno pensatore sconsolato, col gomito appoggiato al tavolo e la mano in faccia a coprirmi sembrano funzionare egregiamente. In realtà, ma io ancora non lo so, m'hanno sgamato in pieno ma se la ridono sotto i baffi senza dir nulla. Quando poi decidono di aprir bocca il concetto del loro pensiero è ''Ma insommaaaa!''... Ma insomma cosa?!?! E' colpa mia adesso?
La sera, con settantordici gradi e sudore a spruzzi, è dietro l'angolo. Gli amici e l'intero universo presente in quel momento nella pianura padana sentono l'afa, ma in qualche maniera sopportano, io invece... io sono un  gran coglione con la felpa col cappuccio che crepa d'asfissia (vabè ma è leggera, è estiva, mi dice l'amico) l'unica consolazione è nessuno vede l'opera d'arte della donzella. Lei viene a controllare sorridendo, qualcuno si accorge della cosa, e poi il resto, anche se non ricordo bene come, va da se. Il segreto non è più un segreto. E vaffanculo allora, via la felpa e altolà il sudore! Però quale imbarazzo essere ''chiacchierato''...

Ebbene cari amici, questo è il ricordo di settembre 2005, con un Cervello alle prese per la prima volta coi disagi creati dalle femmine e dagli ormoni in ebollizione. E il caldo, quel maledetto dannato caldo. Ahh quanto era caldo!
Con oggi, comunque, si conclude un anno di MusicalMente, e quindi se e quando volete ridarci un occhio i ricordi sono tutti là... ma adesso, però, che si fa?!

22/09/14

Dallas Buyers Club e il business della malattia

Lo potete trovare qui in Blu-ray
Siamo nel pieno degli anni '80 e l'Aids è un incubo da cui pare impossibile risvegliarsi. Ron, operaio a lavoro per un'industria petrolifera, si ritrova dopo un collasso, dovuto anche all'abuso di alcool e droga, a farsi diagnosticare l'Hiv e 30 giorni di vita. Inizia qui il racconto di questo texano che farà di tutto e di più per non lasciarci la pelle, cambiando nel suo percorso non solo se stesso ma anche il mondo che lo circonda.

Matthew McConaughey ha vinto l'Oscar come miglior attore protagonista interpretando questo Ron Woodroof, un uomo violento, rozzo, omofobo e maledettamente pieno di se. Uno però che è anche gravemente malato, e che a un ego gigantesco oppone una fisicità scarna e smorta, aspetto che ha visto McConaughey perdere ben 20 kg per dare una dimensione più credibile alla malattia. E in effetti fa impressione vederlo così lontano dall'immagine che precedentemente dava di sé, e non si può far altro che dargliene merito. 
Fisicità a parte comunque l'intero film si regge quasi tutto su di lui, che tra botte, deliri e drammi viene a conoscenza di un mondo che credeva di comprendere e che prendeva ovviamente per il culo, tanto era sbagliata e ignorante la sua visione, così come quella dell'opinione comune, riguardo l'Aids. I principali bersagli infatti erano drogati e omosessuali, e per questo inizialmente erano anche ingenuamente considerati gli unici ad esserne vittima.

Si intrecciano quindi quattro argomenti, ovvero quello dell'Aids e dell'omofobia prima, e poi del ruolo delle case farmaceutiche contro la libertà di curarsi come meglio si ritiene. E' importante allora spendere due parole per l'altro premio Oscar, quello andato al miglior attore non protagonista, il Jared Leto leader dei 30 seconds to Mars. Rayon, così si fa chiamare, è un sieropositivo ed è omosessuale, e per motivi d'affari intreccia la sua storia con quella di Ron, creando un rapporto che parte dal ribrezzo nei suoi confronti e va gradualmente all'accettazione, alla comprensione e infine all'amicizia.
Come nell'altro caso anche qui si ha un gran lavoro per quanto riguarda la fisicità, difatti Leto perde qualcosa come 13 kg per inscenare Rayon, e porta sullo schermo un compagno assolutamente opposto rispetto a quel che è Ron, accomunato, almeno inizialmente, dal solo senso per gli affari.

Dallas Buyers Club si rivela allora un gran film, perché narra del dramma dell'Aids con due personalità che ti catturano con la loro straordinaria contraddittorietà, la stessa che si ritrova accentuata nelle situazioni drammatiche dei malati che non possono scegliere come curarsi, ma si ritrovano, se fortunati, costretti ad assumere farmaci approvati più per motivi di profitto che per reale efficacia, e che sono quindi con un piede nella fossa e con l'altro su un trampolino montato a bordo di una piscina piena di squali.

''Ho l'impressione di lottare per una vita che non ho il tempo di vivere.''

Dallas Buyers Club affascina anche perché basato su una storia vera, che mostra come grazie al lavoro di Ron e Rayon, nonché di alcuni medici a cui sta veramente a cuore la salute del malato, si sia potuto creare un precedente per affrontare quella miriade di cavilli legislativi che intrappolavano i malati terminali in un incubo tanto più scuro tanto più era reale, difficile da concepire per l'assurdità dello status quo...
Se sono malato e sto morendo, se la mia sorte è già segnata in partenza e comunque vada non cambierà nulla, perché mi negate la possibilità di provare ogni cura possibile? 
Perché la malattia, cari malati, è un business.

19/09/14

Open Minded | #MatrimonioNerd sponsorizzato (di Claudia Daka)

A #OpenMinded arrivano Claudia e Marco, due simpatici innamorati che progettano il loro ormai prossimo matrimonio in una maniera piuttosto particolare, ovvero molto molto nerd. Pronti a scoprire di cosa si tratta?...

Visti i tanti bachi che abitano il mio cervello, quando mi sono imbattuta in questo blog non ho visto l'ora di contattarne l'autore per raccontargli la mia storia, o meglio: la nostra. I portatori sani di cervello bacato, in questo caso, sono due: Daka (alias Claudia), 26enne toscana, eterna laureanda in Comunicazione, e Dark (alias Marco), 30enne veneto di sangue siculo, smanettone che lavora nel settore informatico. Qualche anno fa ci siamo conosciuti su Internet, da un anno conviviamo a Treviso e a Settembre 2015 ci sposeremo a Grosseto... Ma cosa c'è, in tutto questo, di tanto interessante da meritarsi uno spazio su #OpenMinded

Beh, il nostro sarà un matrimonio nerd, all'insegna delle molte passioni che ci hanno permesso di incontrarci e che quotidianamente condividiamo, e, come se non bastasse, sarà un matrimonio sponsorizzato. Non ne avete mai sentito parlare? Si tratta di una soluzione, importata di recente dagli States, per quelle coppie che desiderano sposarsi, ma non hanno le risorse economiche per farlo. Anche il più sobrio dei matrimoni, infatti, ha un costo piuttosto elevato, ma rinunciarvi solo a causa della crisi può essere molto deprimente, per due innamorati... E allora si possono cercare sponsor, cioè ditte e attività commerciali (del settore matrimoni, ma non solo) disposte ad offrire i propri beni e servizi in cambio non di denaro, ma di pubblicità: i futuri sposi, in sostanza, pagano l'organizzazione del grande giorno con il proprio tempo e la propria creatività, al fine di garantire agli sponsor una buona visibilità e promozione; i social network e il web in generale sono strumenti preziosi, in questo tipo di progetto, ma le possibilità sono infinite, e devono essere stabilite con gli sponsor stessi.

Le coppie di futuri sposi che hanno intrapreso quest'avventura sono tante, in tutta Italia, ed è stato proprio leggendo su Internet le loro storie a lieto fine che Dark ed io abbiamo scelto di tentare questo percorso per arrivare a realizzare il nostro sogno di essere riconosciuti ufficialmente come una famiglia e di festeggiare il momento insieme a parenti e amici. Ma niente abito bianco e rinfresco tra pizzi e fiori, per noi: il tema del nostro matrimonio (che sarà celebrato con rito civile) sarà 100% nerd! Videogiochi, giochi di ruolo, giochi in scatola, fumetti, libri, film e serie TV sono i nostri bachi, le cose che amiamo di più, senza le quali non avremmo mai avuto l'occasione di conoscerci, e allora quel giorno vogliamo condividerle con i nostri cari. Non c'è da stupirsi, se pensate che Dark mi ha chiesto di sposarlo programmando un semplice videogioco con RPGMaker (se siete curiosi, ne parlo in questo post del nostro blog)!

Certo, abbiamo dato un bello schiaffo alla tradizione e suscitato, con le nostre scelte, molte perplessità e critiche, specialmente nelle nostre famiglie, ma questo è ciò che siamo e almeno nel giorno più importante della nostra vita non vogliamo rinunciare ad esprimere le nostre personalità per assecondare le aspettative altrui o per paura di essere giudicati. Sorprendentemente, abbiamo ricevuto molto più sostegno e incoraggiamento dal web, da persone che non abbiamo mai incontrato o con cui non abbiamo mai parlato, ma che condividono le nostre passioni e che per questo si riconoscono in noi, ed è una vera gioia ricevere ogni giorno messaggi entusiasti e auguri da nerd come noi. Questo, unitamente alla forza del nostro desiderio, ci da la forza di andare avanti.

Abbiamo iniziato il Progetto #matrimonionerd alcuni mesi fa, il 5 Luglio 2014, aprendo il blog Di per Di e creando un profilo su Facebook, Twitter e, poco dopo, un canale su YouTube. Da allora abbiamo ricevuto oltre 7000 visite e la risposta positiva di alcuni sponsor (tra cui la ditta americana Chessex, che conoscerete se avete mai acquistato dadi da gioco di ruolo al Lucca Games, Mondo di Nerd e tante creative che realizzeranno cose speciali per il nostro grande giorno), ma la strada è ancora lunga e per questo abbiamo bisogno anche del vostro aiuto: se la nostra storia vi piace, passate parola; se invece desiderate contribuire in modo più concreto, potete lasciare una piccola donazione alla nostra raccolta fondi su Kapipal. Ogni aiuto, piccolo o grande, sarà sinceramente apprezzato: grazie in anticipo a tutti coloro che ce ne daranno! 

15/09/14

Lanciarsi col parapend...Dioooo!

E' fine maggio e inizia a far caldo, il sole scalda il mondo coi suoi raggi fotonici e fa presagire un'estate bollente. Col senno di poi, sti raggi del pene, verrebbe da prenderli a cinquine dirette in faccia dato c'hanno messo tutti a pigreco mezzi nei mesi successivi, ma tant'è. 
Tempo fa vi dissi che avevo un amico parapendiista, parapendaiolo, parapendolo, chissà come si dice, e che quest'amico m'avrebbe fatto fare un volo assieme a lui. Vi dissi anche che avevo voglia di farlo perché io e l'aria, o meglio io e l'altezza, anzi no, io e... beh non so bene cosa sia, ma insomma un po' di rapporto disagiato con questo qualcosa di strano ce l'ho, e quindi dovevo farlo, dovevo volare!

Tu chiamalo, se vuoi, disagio...
''Prendiamo due macchine.'' mi fa lui, ''La tua la lasciamo giù all'atterraggio e saliamo al posto di lancio con la mia, poi una volta atterrati prendiamo la tua, raggiungiamo la mia, e ce ne torniamo a casa, ok?''.
''Ok!'' faccio io, guardando in su, tra la boscaglia, pensando che vabè, non sembra nemmeno poi così alto il posto.

E' fine maggio, scendiamo dall'auto dopo venti minuti di tornanti, mi avvicino allo strapiombo da cui faremo il nostro saltino. Ok, siamo un po' alti, li mortacci... Presto sarò in aria, prestò volerò, presto mi schianterò e morirò. Anzi no, là sotto c'è la casa dell'ex morosa, sai che figura rovinarle il tetto e piombarle in salotto? 
L'amico monta il parapendio, è un tripudio di fili colorati che io ancora un po' solo a districare le cuffiette per la musica penso sia stato Satana in persona a defecare quella cacata demoniaca di un ingarbugliamento. Lui però pare abbastanza sciolto nello sciogliere, e metti l'imbrago, e allaccia lì, e infila il caschetto, e preparati che tra un po' si parte, insomma siamo pronti.

10/09/14

Colpa delle stelle se tutti piangevano.

Hazel e Augustus sono due teenager che convivono col cancro. Durante un incontro col gruppo di supporto per ragazzi che come loro ne hanno a che fare, i due si ''scontrano'' e iniziano a conoscersi. Nasce un'amicizia, non nell'intenzione di lui dato che si ritrova perso di lei in due nanosecondi, amicizia che via via diventerà ovviamente qualcosa di più, immergendo lo spettatore in un teen drama un po' commedia un po' roba romantica da ragazzine che riesce nonostante questo a farsi guardare con piacere.

Il tema della malattia non è mai semplice da raccontare, e a mischiarlo con una storia d'amore si corre sempre il rischio di trasformare tutto in un mattone sdolcinato e banale che finisce facile facile col farsi detestare. Colpa delle stelle invece funziona bene, piace e intrattiene, e ti porta in questa piccola e sfortunata avventura che non ti fa storcere il naso soprattutto grazie alla semplicità con cui è raccontata e mostrata.
La protagonista è una Shailene Woodley davvero in parte, stupenda, dolcissima, tristissima, con cui si fatica a non entrare in sintonia, mentre Ansel Elgort dall'altro lato interpreta un Augustus eccentrico, sopra le righe, sicuro di sé e di quel che vuole (ri)prendersi dalla vita. Due opposti che trovano un punto in comune e si piacciono, mettendo in tavola discorsi a primo impatto un po' troppo pompati per dei ragazzini, ma pensandoci bene nemmeno tanto, dato che convivono con la morte e l'incubo dell'oblio. Ragazzini fuori, forse, ma fino a un certo punto.

Si intuisce chiaramente il brutto che la malattia porta nella vita di queste persone, ed è qui che sta il gioco che verso la fine del film fa piangere quasi tutta la sala. Non viene infatti messo troppo in evidenza il dolore fisico che devono sopportare, quanto piuttosto quello psicologico, che contrasta benissimo il meraviglioso sentimento dell'amore, una gigantesca ancora di salvezza che mai la protagonista nella situazione in cui è si aspetterebbe di poter vivere. Splendida in questo senso la scena del primo bacio tra i due, in cui si combattono da un lato l'orrore che certe vite sono costrette ad affrontare, e dall'altro la bellezza che l'umanità è in grado di creare e saper cogliere.
Molto importante anche la grande domanda che viene posta per tutto il tempo: che succede agli altri personaggi quando il protagonista se ne va?
A proposito di cose che non vanno: quel personaggio lì...

E' con questo dubbio che si sviluppa tutta la seconda parte del film, parlando dei concetti di tempo limitato e del paradosso degli infiniti, di dimenticare e di memoria, di morte e vita. Ed è proprio negli ultimi minuti che chi ha una certa sensibilità al tema, o si ritrova o si è ritrovato a vivere situazioni simili, si scioglie in un mare di lacrime. Non il nostro caso invero, che a sentire settemila fazzolettini e nasi colanti effettivamente ti si toglie un po' di tensione di dosso, però poi a rifletterci dall'altro lato, dove il mondo non è una finzione, non è niente facile da mandar giù come rospo.

Non pensate comunque sia il film della vita. Non è un miracolo, non è di certo un must, non è destinato a diventare qualcosa di universalmente acclamato. Ha pure i suoi difetti infine, ma trascurabili. Perché Colpa delle stelle ti tiene lì a guardare, ti fa pensare e provare quantomeno un po' di empatia verso certe cose, anche se hai un cuore (apparentemente) di ghiaccio. Ed è giusto così, che se si è fortunati nella vita bisogna saperlo apprezzare, perché c'è chi invece sembra davvero avere tutte le stelle contro.

05/09/14

Estate x Settembre x Blog

E insomma st'estate veramente bollente è ormai quasi finita. Voi come ve la siete passata? Qui gli ultimi giorni di agosto non sono stati niente male. Un fine settimana cazzuto che è partito da venerdì sera in quel del Brintaal Festival, di cui v'ho parlato in un post lo scorso anno, che è una roba celtica coi gruppi che suonano, gli stand, le bancarelle, le lucette e soprattutto il mio adorato idromele. Mamma mia quant'è bbono. A ballare sotto al palco si era con un po' d'amici mentre suonava un gruppo folk bretone davvero ma davvero da pelle d'oca. Magnifico! Notate la felicità sparsa grazie alla gentile regia che ci delizia con questa foto...

Baristi di Skiosko e Birrone sul palco?!
Poi c'è stato sabato, che solitamente dopo il venerdì arriva quel giorno lì, e si è andati al Canevaworld, un parco acquatico vicino Gardaland per intenderci, pieno di scivoli e figate varie. Sì vabè, inutile dirvi che i due più da cacca in braghe li ho evitati con estrema nonchalance perché il mio disagio su certi aggeggi e visibile anche troppo, e insomma, usciti da sto Canevaworld verso le 18 ch'è non ce lo facciamo un giro sul lago mentre il sole tramonta?
Svoltiamo fiancheggiando Gardaland, via verso il lago, e che troviamo? Un party (fa più cool dirlo in inglese) in riva con musica, ballerine, gente gente gente e la festa dei colori, quella dove ci si lancia la terra colorata addosso. Che culo, che bello, e che culi! La gentile regia sceglie però di scaldarvi il cuore mostrandovi un tramonto sul pontile.

01/09/14

Say Geronimo!

Il fumo si alza dal centro del Wickiup uscendone dall'alto. Lì dentro, seduto appoggiando la schiena al bordo della capanna, un uomo col volto coperto da una maschera d'aquila, che inspira ed espira a gambe incrociate. Gli spiriti lo prendono, lui diventa l'aquila, e vola attraverso il tempo.
Non capisce che diamine sia, ma vede dei ragazzi dalla pelle pallida all'interno di un qualche... coso strano di colore rosso, definizione migliore non gli viene, né a lui né agli spiriti. Sarebbe un'automobile ma la strada del progresso in quel momento (fine anni 50 del '800) era messa tipo la Salerno-Reggio Calabria, quindi giustifichiamo tale lacuna. I tre giovani intonano un canto che è una cacofonia incomprensibile: Geronimo... Geronimo... Say Geronimo...
Lo sciamano torna alla realtà, fuori è notte. Cosa ha visto? Che cosa significava la visione che l'aquila gli ha mostrato?

Torniamo indietro di qualche anno.
Il 16 giugno 1829 nasceva un bambino che continuava a sbadigliare. E come lo chiamiamo? Lo chiamiamo Marco, Matteo? Ma no son banali. Lo chiamiamo John? Bel nome importante John, come John Kennedy! direbbe la mia bisnonna. No ma quale John, fa un po' cacare al cazzo. Chiamiamolo Davide no? Che ti pare di Davide? Davide? rispondeva la madre del pargolo che nel frattempo che sbadigliava s'era aspirato pure tutto il fumo passivo delle pipe degli apache lì intorno, giunti a vedere il miracolo della vita.
Idea! esclamava la donna all'ennesima aspirapolverata del poppante. E se lo chiamassimo Colui che sbadiglia?
Sguardi d'intesa, pacche sulle spalle, cenni  di assenso compiaciuti, e il nostro caro bimbino si ritrovava appioppato il nome più adatto che gli si potesse trovare: Goyathlay, ovvero Colui che sbadiglia. Qui inizia l'avventura del nostro improbabile guerriero sciamano apache.

28/08/14

Latte con Lorzo?

''Woahhh, è verde!''
''Certo che è verde, te l'avevo detto io.''
''Ma come fai?''
''Eh caro, magia!''
''Ma che magia, è perché il giornale sotto ha un'immagine col colore verde.'' fa l'altro mio cugino.
''Oh ma fatti i fatti tuoi tu!'' gli risponde il fratello minore.
''Ohh, verde...'' faccio io incantato.

Siamo sotto le scale del palazzone dei miei cugini, mi stanno mostrando come fare il fuoco colorato con l'intendo di impressionarmi. Siamo nell'agosto 1998, forse 99, che qua è un casino esser precisi andando troppo indietro, e io ho 7 anni e sono impressionato. Dato che non si va a scuola, qualche sera capita che dormo a casa dei cugini. Siamo io e M in particolare, il minore dei due, che ha due anni più di me, a stare spesso insieme. 
La notte dormiamo nel divano letto in salotto, indossiamo canottiere vecchissime, del mio bisnonno a quanto dicono (che è suo nonno in realtà, quindi non siamo proprio cugini cugini ma è una cosa così complicata che se va la spiegassi vi verrebbe mal di cranio) e quando i suoi dormono il caro cug infila le videocassette dei documentari sugli alieni.

Guardo dischi volanti, esseri umanoidi grigi che vengono aperti come angurie, raggi che rapiscono le persone e altre scene molto adatte a un pischello di anni 7. Ci gode a torturare i suoi amici con quei video, ma ne ha una paura fottuta anche lui. Io d'altro canto sono identico a quell'ebete, ne sono affascinato, ma mi cago in mano.
La notte dormiamo sereni, più o meno, chiudendo la finestra che non si sa mai, magari arriva un disco volante e ci porta via. Il mattino mi sveglia presto e accende Mtv, o comunque un canale di musica che io a casa non prendevo, e guardiamo un video pieno di brave regazze che sul finale sono mezze ignude. Stanno passando Pretty Fly (For a white guy) degli Offspring.  Io e lui siamo incantanti più che con gli alieni.
E infine in salotto entra sua madre, cioè mia zia, e ''Che cosa fate svegli a ste ore, cosa guardate!? Filate a dormire che è ancora presto!''. E noi si torna a far finta di dormire mentre lei torna a letto.

''Oh!'' mi fa lui. ''Sai che so fare il latte con l'orzo?''
''E che roba è... lorzo?''
''Mio fratello non lo sa fare anche se è più grande, dai vieni di là che facciamo latte con l'orzo.''
''E se poi torna la zia?''
''Dai ho anche la nutella dai vieni.''
''Nutella?'' gli domando, e sono già in cucina ad aspettarlo.

Questo il ricordo di agosto con cui riparte MusicalMente, con una delle molte serate passate a dormire dai cugini, con le canottiere del bisnonno, coi video degli alieni, con mtv, e il latte con Lorzo che facevo finta che fosse caffè. E a voi, che non ve lo chiedo mai, sta canzone che vi ricorda? E che facevate nel 1998?

25/08/14

Quando muore Peter Pan.

''Nel preciso istante in cui dubitate di poter volare, perdete per sempre la facoltà di farlo. La ragione per cui gli uccelli volano e noi no, risiede nella loro fede incrollabile, perché avere fede vuol dire avere le ali.'' [Peter Pan nei giardini di Kensington, J.M. Barrie]

Quando è morto Robin Williams ho pensato ''Cazzo, è morto Peter Pan, non è possibile!'', e ci sono rimasto da merda. Fa strano perché infondo non è che eravamo amici io e lui, insomma, non sapeva nemmeno della mia esistenza, così come pure della tua che stai leggendo, però succede sempre così, ti pare di conoscerlo da una vita il personaggio famoso, il cantante, lo sportivo, l'attore. Quando ho letto di lui ho pensato allora a Peter Pan, perché è stato Peter in Hook- Capitan Uncino, un film che amo così come amo il personaggio di Barrie, quel bimbo sperduto che è fuggito dalla finestra perché aveva paura di crescere e diventare grande, di invecchiare e sparire, soprattutto, di essere dimenticato, perché così fece sua madre.

Succede che quando un personaggio di questo tipo se ne va i social si riempono di citazioni, di video, di frasi e immagini che in un modo o nell'altro ci ricordano chi è stato, e tanto più le bacheche sono intasate tanto più la celebrità era apprezzata. Resta comunque sempre valido il fatto che la morte pulisce e nobilita chiunque, e pure le peggio merde talvolta si beccano il ''era tanto un bravo ragazzo, povera anima''. Ma non è questo il caso.

Il caso stavolta ha voluto che fosse un grande ad andarsene, uno ammirato da tutti, uno considerato un cuore grande, un attore grande e una persona ancor più grande. Uno che forse, mia idea, viene un attimo confuso (da noi massa di spettatori) coi personaggi da lui interpretati, ma che ovviamente non è nessuno di quei personaggi. Ha senso allora dire ''Robin, eri un grande in Patch Adams, grazie!'' se quel medico non era veramente lui ma è stato invece un'adattatore a scriverlo e poi a farglielo interpretare? Ha senso dire ''Capitano mio capitano'' se quel professore, con quelle idee, con quelle trovate geniali non era lui per davvero?
Forse sì, ha senso, ha un suo perché tutto questo. E' vero che lui non era quei personaggi, ma li ha impersonati, ed è entrato in loro, è diventato loro per un po' di tempo, cogliendone la psiche, gli ideali, lo spirito, e trasmettendo tutto a noi attraverso una telecamera puntata addosso, perché è questo che fanno i bravi attori. Rendono veri i loro personaggi e creano e condividono qualcosa con noi che osserviamo, emozionandoci.

Ma perché proprio Peter Pan? 
Perché Robin è morto, a quanto vomitano giornali e siti d'informazione, suicida e malato di Parkinson, alcolizzato, drogato o Dio solo sa come. Perché non è morto di vecchiaia dandoci l'opportunità di dire ''Vabè, prima o poi doveva succedere.'' ma se n'è andato via senza avvisarci, prima del tempo, e perché per uno come lui in questi casi è bene sparare tutte le puttanate possibili e immaginabili per aumentare ascolti tv, visite ai siti, vendite di carta stampata. 
Ho sentito spesso un miscuglio di frasi riassumibile in ''Ma cazzo, vedi? Aveva tutto e si è ammazzato. Ma come si fa? Noi qui a spaccarci il culo per due soldi di merda e lui che fa la bella vita, non è contento e beve si droga si uccide. Sti famosi lo fanno tutti!''. Un pensiero questo, che a me lascia un po' così... come dire, stupito. Che cazzo vuol dire che aveva tutto? Avere è sinonimo di star bene, di essere soddisfatti e in pace con se stessi?

Peter Pan è il simbolo della spensieratezza e della voglia di avventura e di ricerca continua, ma soprattutto della fanciullezza interiore, fortemente contrapposta all'oblio della vecchiaia e della morte. Il Peter di Robin Williams era già un uomo bello cresciuto, che aveva trovato l'amore capendo cos'era un bacio vero, che aveva perso l'innocenza e si era scontrato con la merda della realtà, perché aveva scelto di abbandonare il riparo sicuro dell'Isola che non c'è; e l'Isola che non c'è, fin che ci sei dentro, fa dimenticare ogni cosa, fa dimenticare i problemi, le responsabilità e persino di crescere, fa scordare gli affetti e le persone che ami. 
Quando ho letto di lui ho pensato che forse, quel Peter Pan allegro e spensierato di cui ci dava immagine, aveva perso la sua Isola che non c'è, era stato derubato della semplicità e della serenità, e così ha smesso di esistere, scordandosi come volare via e rimanendo intrappolato in qualcosa di brutto da cui non è riuscito a liberarsi. Ho anche pensato che possedere tutto non somiglia molto a essere felici, ma piuttosto si avvicina paurosamente a non avere niente

12/08/14

Un giorno in più.

Si passano di mano in mano lo spinello, chi beve, chi suona la chitarra e canta, illuminati dalle fiamme del falò. E' una bella serata, la loro ultima lì in vacanza, limpida e calda, e il mare li accompagna col lieve rumore delle onde.
Lui la guarda dall'altro lato del fuoco, i capelli ancora bagnati sono raccolti lasciandole scoperto il collo. Lei lo vede, sorride. 
E allora andiamo, si convince.
Si alza e le va incontro, qualcuno lo osserva incuriosito, qualcuno vomita in disparte sostenuto da qualcun altro, ridono e altri continuano a cantare, un paio limonano duro. La prende per mano e la porta via, lontano da tutti gli altri.
''Dove andiamo?'' chiede lei, arrostendo ancora un po' il cuore di quel povero pollo già cotto da una settimana.
''Ti devo mostrare una cosa'' risponde, andando verso il pontile. Lo percorrono tutto e si siedono sul bordo, guardano il mare. Finisce la sigaretta e tira fuori l'mp3, si mette una cuffia, una è per lei.
''Tutti soli a vedere le stelle cadenti? Ma sarai mica un romanticone?'' domanda in un tono abbastanza versione presa per il culo, facendolo saltare punzecchiandogli il fianco.
''Niente anuanuei alla Dawson's Creek, e stai buona su!'' dice prendendole la mano. ''Adesso guarda lì'' fa indicando il cielo ''e stai mooolto rilassata.'' aggiunge sorridendo.
Quattro scie rimbalzano da una parte all'altra rischiarando le poche nuvole che ci restano pure male, a venir disturbate in quel modo. Fanno una faccia tutta arrabbiata che lo diverte. Si tuffano in acqua a un metro da loro, affondano, e tre enormi tonni, brutti non come i soliti tonni ma invece piuttosto simpatici e ammiccanti suonano basso, chitarra e batteria. Una sirena canta.
Lei li squadra sconvolta, poi guarda lui, sconvolta. Sta per dire qualcosa ma il ragazzo la ferma facendo segno di silenzio col dito, ridendo.

08/08/14

Cose che mi bloccano la crescita (della barba).

Come ben sapete c'è quel modo di dire che fa ''Sta cosa m'ha bloccato la crescita!'' per sottolineare il fatto che ciò che si vede è orripilante, impressionante, osceno, quasi degno di un cinepanottone con De Sica e Boldi, o insomma brutto. 
Io non ho mai avuto particolari problemi di crescita, voglio dire, sono alto ben un metro e 72, un gigante proprio, però se davvero davvero devo andare a trovarmi un difetto (come siamo modesti oggi) posso ammettere di non avere quella folta barba che ora mi permetterebbe di essere un tipo dannatamente alla moda. 
Ecco dunque un po' di motivazioni per cui io la barba non ce l'ho, ovvero un elenco di cose che mi hanno bloccato la crescita della barba!

Gli ''amici'' Leo e Frigo (vaffanculo!)
Gli alternativi, tutti vestiti uguali, coi capelli rasati ai lati, coi risvoltini primavera sui pantaloni.
La uber criticata moda dei selfie in bagno, che tutti ridicolizzano salvo poi cacare in bacheca facebook album su album con cessi sullo sfondo.
Le ragazze che se la tirano.
I ragazzi che se la tirano.
Chi non sorride mai.
Chi ti serve più ghiaccio nei cocktail che cocktail.
George R.R. Martin che accoppa tutti, indistintamente, e vaffanculo.
Gli spoiler che Game of Thrones si auto fa rispetto  alla serie tv.
La Golden Week e le settimane di pausa in Giappolandia.
La pioggia come non piovesse da mesi e mesi quando il meteo dice finalmente tutto ok dopo mesi e mesi di pioggia.
Le ferie estive.
Il tutto ok quando il meteo, rincoglionito, dice pioggia.
Francesco Sole che mi intasa il facebook di banalità sentimentali che però fanno bagnare un sacco di vagine.
Le donne volubili.
Chi non ha autoironia e chi approfitta dell'autoironia altrui, dei simpaticoni che plis, cerchiamoci di calmiamoCi che non sono tuo fratello e tra un po' t'arriva un calcio carpiato con triplo axel nel culo.
Le persone che tirano una bestemmia ogni due parole.
Le persone che non bestemmiano mai mai mai.
La gente che non capisce quello che scrivo e mi chiede delucidazioni.
La gente che non legge quello che scrivo e fa finta di aver letto e me ne parla pure, cioè piuttosto stai zitto ammigo.
La gente che ride alle battute di merda.
La gente che non ride alle mie battute (quando non sono di merda).
Il film di Capitan Harlock.
Pier che mi mostra il video delle europee di Cecchi Paone.
21 giorni di pioggia a luglio su... aspetta... 30 giorni a novembre con... ok, 21 giorni su 31.
Le canzoni di David Guetta che son belle finché non ci ficca dentro il ritornello.
Le persone che ti tagliano la strada per immettersi in carreggiata e poi vanno ai due all'ora.
Chi a 5 minuti dalla fine del mio turno portapizzaiolo ordina una pizza a domicilio da portare in Culandia.
La cera per i baffi... 

Mi fermo, credo ce ne siano molte altre, ma qui ho già perso due cm buoni di potenziale barbara per questa settimana. Voi piuttosto ce l'avete qualcosa che vi lascia un po' così, che v'ha bloccato la crescita di qualche parte del corpo? Cervello, pene, seni, che ne so! Dicetemelooo chiamando lo 048/929392 o inviando un sms via watsapp. Anche commentando qui, sì, dai.

05/08/14

Apes Revolution, l'intelligenza e la forza.

Ed ecco arrivare lo splendido sequel de L'alba del pianeta delle scimmie del 2011, un Apes Revolution che racconta di cos'è successo anni dopo che il virus si è diffuso sulla Terra, decimando quei deboli e sprovveduti omini rosa che sono gli umani, ora nella cacca fino al collo.

Ci viene dato un quadro generale della situazione, con gli immuni al virus da un lato che tentano di ripartire da San Francisco, città da cui tutto è partito, provando a riprendersi la vita che hanno perso cercando disperatamente energia, e dall'altra parte, nei boschi, l'enorme famiglia di scimmie guidata da Cesare, uno splendido Andy Serkis che è davvero un asso della recitazione in motion capture, qualcosa di impressionante oltre ogni immaginazione. I due gruppi, da prima separati, sono ovviamente destinati a incrociarsi, e questo non porterà a nulla di buono.
Apes Revolution è allora davvero un buon film, come il suo predecessore, e lo è sia per la storia che racconta e sia per come la racconta. Il mondo post apocalittico presentato è credibile e plausibile, gli scenari e le ambientazioni sono maestose, le scimmie, quelle dannate scimmie, sono meravigliose, sono realistiche, anzi no, sono vero cazzo, sono vere!!! Tanto che più volte durante la visione c'è scappato un ''Ma guarda come cavolo le hanno fatte bene, possibile siamo riusciti ad arrivare a questi livelli?''.

La trama in sé è interessante e ben strutturata, senza particolari buchi logici o inesattezze, e questo è un bene visti certi blockbusteroni roboanti e stupidi che ci sono stati proposti nei mesi caldi dell'anno. Ehm ehm, qualcuno ha detto The Amazing Spiderman 2? No ecco... Oltre alla storia a rendere tutto stuzzicante è il tema dell'intelligenza e del ragionamento, che è quella caratteristica che in genere distingue gli uomini dalle bestie e che qui viene condivisa proprio con queste ultime. Le scimmie di Cesare sono intelligenti, sono una tribù che ricorda gli uomini primitivi, con la differenza che queste sono fisicamente molto più forti di com'erano e come sono gli uomini, e hanno coscienza di ciò che si può fare per raggiungere un miglior benessere grazie alla cultura umana acquisita.
Ci viene mostrato allora quanto sia debole ora l'umano al confronto con questi animali non più tanto animali, che concorrono a divenire la specie dominante sul pianeta, non senza qualche difficoltà. Se noi infatti siamo alla disperata ricerca di fonti d'energia, da cui siamo tanto assuefatti da esserne dipendenti, le scimmie cercano approvazione, cercano sviluppo, equilibrio, identità.
L'intelligenza è allora portatrice di sentimenti più complessi, di emozioni profonde e spesso infide, come la paura, la gelosia, la brama di potere. Viene mostrato come davanti al lume della ragione tutti diventino uguali, o perlomeno simili, uomini come scimmie, scimmie come uomini, e le forze e le debolezze di una specie siano le stesse che prima appartenevano a un'altra.

E' interessante notare come non sempre le scelte apparentemente migliori portino ai risultati sperati, perché dietro a ogni decisione presa da un leader ruotano un mondo di animi diversi, con storie diverse, con emozioni diverse. Chi ha il potere di cambiare il mondo che lo circonda (è splendido vedere quel che succede con l'introduzione delle armi da fuoco, simbolo vero della parte forte dell'intelletto in grado di plasmare con la coercizione ciò che per natura non si potrebbe) sembra destinato a inciampare nei soliti errori ripetuti di secolo in secolo, e questo Cesare lo capisce, e lo capiscono anche alcuni uomini. Provare e sentire di più e poter costruire qualcosa di nuovo è una medaglia a due facce: opportunità di creare e opportunità di distruggere.
Non ci resta che vedere come andrà a finire! Voi intanto andate al cine però!

01/08/14

La notte dei desideri

Per cosa viviamo a fare noi, se non per sognare e cercare pian piano di realizzare i nostri desideri? E quand'è che i nostri occhi tornano a essere come quelli di un bambino? Pieni di quella fantasia creativa che ci porta aldilà di ogni confine, liberi da tutti i limiti imposti dagli altri e da noi stessi? 
Il 10 agosto è la notte dei desideri, è la ricorrenza di San Lorenzo che vede il cielo riempirsi di stelle cadenti, il simbolo dei nostri sogni più nascosti, espressi nello stupore di una scia luminosa nel buio. Ma è anche il simbolo di tutti quei momenti che ci fanno tornare proprio come i bambini, puri ed egoisti, pieni d'amore per noi stessi e per la vita, che ci fanno immaginare di poter cogliere tutto il meglio possibile, anche se impossibile.

La notte dei desideri è allora anche ogni notte in cui siamo al buio da soli, in quel momento in cui prima di addormentarci, in silenzio, pensiamo alle nostre vite e a ciò che siamo stati e a ciò che saremo e vorremmo essere. E' quel momento in cui desideriamo anche l'impossibile, che tanto non c'è nessuno che può dirci che i sogni sono stupidi, che non si possono fare, che sono una perdita di tempo.

Cosa voglio fare dunque con #LaNottedeiDesideri, perché sto organizzando tutto questo?
E' un gioco, il cui scopo è quello di avere il coraggio dei propri sogni, di condividerli quindi, dato che siamo nell'era in cui tutto è social, e di mostrare con orgoglio ciò che il vostro cuore vuole per davvero, proprio come quando siamo soli e liberi nel silenzio del nostro letto, o mentre fissiamo le stelle cadenti.
Se vi va, allora, giocate anche voi a colorare La notte dei desideri, e aggiornando le immagini copertina dei vostri social mostrate con un'immagine quali sono i vostri sogni più appassionati, e sognate assieme agli altri facendovi incantare dai sogni altrui.

Istruzioni in breve
-Usate l'hashtag #LaNottedeiDesideri ogni volta che potete
-Mettete partecipa all'evento facebook ''La notte dei desideri'' e invitate i vostri amici.
-Scegliete un'immagine copertina (facebook, g+ o twitter) che rappresenti un vostro sogno.
-Scrivete, aggiungendo #LaNottedeiDesideri come hashtag, una didascalia all'immagine, raccontando cosa è per voi quel sogno, grande o piccolo che sia,  in modo da rendere partecipi gli altri.
-Parlatene in giro, anche nei vostri blog se l'idea vi piace, diffondete più che potete.
-Fatevi incantare dai sogni degli altri, scoprendo come tutti siamo simili e al contempo profondamente diversi.

 N.B l'evento parte da oggi e potete partecipare in qualsiasi momento per tutto il mese di agosto. L'ideale sarebbe ovviamente avere un sacco di gente coi loro desideri in copertina per il 10 agosto.

Sperando sia un gioco gradito, vi saluto e vi invito a sbirciare anche la mia di immagine copertina. E ricordate di continuare a sognare, che almeno quello è gratis! ;)
Ci tengo a ringraziare, per concludere in bellezza, la dolcissima Silvia, che ha creato lo splendido disegno che mi ha permesso di realizzare quest'idea che negli ultimi tempi stava quasi per non essere attuata. Grazie, grazie, grazie!

29/07/14

Estate è...?

Piove. Piove sempre.
Ammirate i miei occhiali tamavvi presi dal benzinaio.
Ma la settimana scorsa sono riuscito ad abbronzarmi. Un giorno e mezzo di mare, più o meno, in un posto che si chiama Isolaverde, e che per inciso non è un'isola e non vanta nemmeno l'acqua smeraldina che ci si potrebbe aspettare dal nome, semmai è sMerdina. E allora perché si chiama così? Boh, però è stato bello. Un diciottesimo pieno di diciottenni/diciassettenni tutti molto teenager cciofani con cui si è passato quel breve periodo di sole. Sì perché piove di nuovo, e mi sto spellando. Non avendo nulla da fare (giusto, ho finito la sessione estiva passando tutti gli esami che dovevo) sfoglio un libro assieme all'abbronzatura che se ne va. Evvai!

C'è stato anche un torneino di tennis in questa scorsa settimana, in cui, colpo di scena, agli ottavi di finale le ho prese per bene. In realtà sono entrato in campo ma la testa era da tutt'altra parte, dove non saprei dirvelo. I misteri della vita...
E poi venerdì c'è stata la laurea di un amico, tutto molto divertente, tra risate, alcolemia portami via, tette finte che sparavano spritz, dottore dottore del buso del cul vaffancul vaffancul e finalmente una giornata di sole che è durata dall'inizio alla fine.
Il nostre dottore del buso del cul!

Di altro da raccontarvi oggi ne ho poco, e vorrei dire che è colpa dell'estate e del caldo ma in realtà qui di caldo non ce n'è nemmeno. Sono pigro, suvvia! Vi dico però due cose...
La prima è che se avete voglia di scrivere c'è un bel concorso organizzato da Riccardo Sartori, il Sere Marroni Contest, in cui si deve scrivere un racconto brevisssimo che ha come tema le serate marroni, cioè di merda. Si vince un libro! Mica male no?

La seconda è che venerdì arriverà sul web un mio splendido giochino, giochino intitolato La notte dei desideri. Di che si tratta precisamente lo scoprirete venerdì, ma vorrei chiedervi già da ora di preparare le vostri ditini sui tasti di condivisione di ogni social possibile e immaginabile, ve lo chiedo così proprio sulla fiducia. Secondo me sarà una roba carina, se viene fuori insomma. Quindi vi chiedo in anticipo sta mano, e poi vedete voi se darmela o tirarmela in faccia con una cinquina.

Detto questo vi saluto di già e vi auguro una buonissima estate piena di sole, donzelle in costume, e mare. Ccciao cervelli! Stay tuned!

25/07/14

Open Minded | Diventare grandi (di Nadia Ferrazzo)

Benvenuti a un nuovo articolo di #OpenMinded. Quest'oggi è mia ospita una simpatica donzella anch'essa blogger e pure fotografa. Date il benvenuto a Nadia Ferrazzo e... aprite la vostra mente!

PROLOGO: “no no, ma a me quello non piace mica. E’ brutto. No no, non mi piace”.
EPILOGO: convivenza, ad oggi, da ormai un anno e mezzo.

Tra il prologo e l’epilogo sono, ovviamente, successe un mare di cose. Ma partiamo dal principio.
Io ed Ale ci siamo conosciuti, o meglio intravisti, ad un suo concerto a gennaio 2011. Incontro che ho rimosso perché mi stava altamente sulle palle, per dirla con un francesismo. Verso la fine dello stesso anno, ci siamo rincontrati in un pub. Lui è venuto a sedersi al tavolo dove ero con le mie amiche. Da lì la mia frase “non mi piace mica”, semplicemente atta a mantenere quell’orgoglio dovuto al primo incontro, in cui pensai “ma uno così mica mi può piacere, maddai”. E invece, intuirete dal prologo com’è andata a finire.
Il fatto è che io non ho avuto dei “buoni esempi” dalle mie amiche. V., è andata a convivere con il suo fidanzato qualche mese prima del mio fatidico incontro al pub ed ora è in dolce attesa e S. … Beh S. pochi giorni dopo che ho cominciato ad uscire con Ale ci ha annunciato che saremmo diventati zii in 9 mesi e si è poi sposata a settembre 2012. Quindi siamo a quota due bambini, una convivenza ed un matrimonio.
Ad aggravare le cose, si aggiunge il fatto che lui, quello che non mi sarebbe mai piaciuto, all’epoca della proposta aveva “già” 27 anni e quindi con l’orologio biologico (o almeno una parte) che batteva il ditino sul quadrante a dire “ci muoviamo o cosa?”.
Così, dopo neanche un anno di litigate un giorno si e l’altro pure, di giorni passati a guardarlo mentre lava l’ambulanza (era un soccorritore del 118, quelli che in Ammmerica chiamano paramedici), di orari impossibili siamo arrivati ad una conclusione: dobbiamo andare a vivere insieme.

18/07/14

Disavventure di una nonna sorda #5

Squilla il telefono, mi sveglio. Nessuno risponde. Aspetto un po' ma quello continua a suonare.  Che palle, scendo dal letto, corro rincoglionito giù per le scale e afferro la cornetta.

Cervello: ''Pronto?''
Nonna: ''Uè, mini-Cervè!''
Cervello: ''Ciao nonna, sono Cervello.''
Nonna: ''Ah hai fatto la voce uguale a tuo fratello!''
Cervello: ''Ma...'' (dato che sono io il più grande sarà il contrario forse!)
Nonna: ''Ma ti sei appena svegliato?''
Cervello: ''Eh sì.''
Nonna: ''Ah ecco, è per quello che hai la voce così allora. Come stai?'''
Cervello: ''Eh può essere. Tutto bene tutto bene.''
Nonna: ''E papà ci sta?''
Cervello: ''No è via, non c'è nessuno.''
Nonna: ''Eh, passami papà allora.''
Cervello: ''No nonna, è via non c'è.''
Nonna: ''Eh allora passamelo.''
Cervello: ''No non c'è il papà, è andato viaa!''
Nonna: ''E passamelo allora ià!''
Cervello: ''NONNA! IL PAPA' NON C'E', E' ANDATO VIA!''
Nonna: ''Ahhh non ci sta?''
Cervello: ''Ehhh!''
Nonna: ''Ah vabbuò, allora richiamo più tardi.''
[segue piccola discussione a tema studi che censuro senza alcun rimorso]
Cervello: ''Okkkei! Gli dico io di richiamarti tranquilla. Ciao nonna.''
Nonna: ''Ciao cià.'' :*

15/07/14

La ragazza che c'inculò con la sabbia.

Siamo in mare io, un paio di ragazze e un allegro trio di ragazzi, tra cui il mio amico F. L'acqua è già alta, che in Calabria, nel Tirreno, fai due passi e già non tocchi più, e il fondale da sassoso è diventato sabbioso.

''Gara!'' propone uno dei ragazzi. ''A chi riesce ad andare fino al fondale e tornare su con un po' di sabbia in mano?''.
''Uhm... come cazzo si fa ad arrivare fin là? Saranno... quattro, cinque metri?'' fa uno.
''Sì, settemila, che cazzo!'' risponde l'altro.
Ci guardiamo un attimo, poi tutti d'accordo, proviamo.

Vado sotto io, occhi chiusi che sono senza maschera, non capisco quanto manca al fondale. Torno a galla con un pugno d'acqua salata in mano. ''Vaffanculo, è troppo fonda non capisco dove arrivo.''.
''Eliminato, mezza sega!'' mi fa il lanciatore di sfide. Va sotto pure lui e... ''Merda, niente, ci riprovo tra un attimo dai, andate voi prima.''.

Ci provano tutti e nessuno ce la fa. Rimangono F., il mio amico nuotatore, un venetazzo come me insediatosi assieme alla mia famiglia nel profondo sud in quel luglio 2005, e M., una delle due ragazze.
''Dai dai, te che fai nuoto ce la fai, facci vedere dai dai vediamo se te sei capace dai!'' dicono tutti.
F. va sotto, scompare sott'acqua come un pesce (una similitudine migliore non mi veniva, scusate) e dopo qualche secondo torna su. ''Bahh... cazzo è fonda sul serio! Fermi un attimo che riprovo.'' dice subito prima di prendere una boccata d'aria e tornare alla carica.
Sta giù un bel po'. ''Cazzo questo è morto?'' ci diciamo. Poi riemerge tra le bolle. Alza la mano al cielo: sabbia. ''Uahhhh ce l'ho fatta!'' esulta col sangue che gli esce dal naso.
''Oh cazzo, F. ti sanguina il naso!'' faccio io.
''Merda, che cazzo hai fatto?''.
''Ops!'' fa lui pulendosi. ''Forse era un po' troppo fonda eh?'' chiede con sufficienza, fregandosene bellamente, felice per l'impresa.

''Ok ma tocca a me adesso.'' ci interrompe M., la ragazza.
''Ma sei sicura? Guarda che è impossibile quasi eh?''.
Nemmeno finiamo la frase che è sotto. Passano i secondi e... non torna più. E' l'ultima volta che la vediamo...

No ok, scherzo, era per darvi un po' di brividi. Dicevo, comunque, che scende e dopo qualche secondo riemerge con, sorpresa sorpresa, la sabbia in mano! E soprattutto senza un naso sanguinolento. Che classe!
Consci del fatto che la donzella c'ha inculato a tutti quanti passiamo il resto del pomeriggio in acqua e in spiaggia e di nuovo in acqua. Giochiamo a beach volley, prendiamo il sole, partita a carte, tuffi e cazzate varie. Una pacchia.
Io e F. ce ne stiamo sul materassino in relax, il mare è calmissimo, commentiamo delle tipe poco distanti. Dal chiosco parte Nuvole e lenzuola, e quando mai? 
''Cos'è hanno solo sta canzone?'' chiedo, e nel mentre le due signorine a qualche metro da noi, su un materassino, la cantano guardandoci. Rispondiamo, ormai la sappiamo anche noi, e cantiamo urliamo con loro.
''Son carine mi pare, no?''
''Eh sì... ma vuoi metterle con M.?''
''Eh... non tutte sanno andar sotto e prendere la sabbia con quella classe. Che femmina!''.

11/07/14

TrailerZ #5

Benvenuti al quinto appuntamento con TrailerZ, la rubrica che vi invita ad andarvene a fffilm. Oggi vi porto 6 spot tutti molto invitanti, ma vi ricordo che se volete dare un occhio a cosa offrono ora le sale è meglio dare una sbirciata ai vecchi episodi di TrailerZ (che trovate nella sezione Cinema assieme alle recensioni), dato che qui i film ve li sto mettendo con un bel po' d'anticipo.
Ok, cianco alla bande, via...!

Exodus: Gods and Kings



Ridley Scott in regia ci racconta del Principe d'egitto e dell'inizio dell'esodo del popolo ebraico. Dopo Noè quindi sotto con Mosè in un altro film biblico. Dal trailer comunque, questo mi pare più fico, pur non avendo visto il film con Russel Crow.

Frank

Non lo so, ma mi piace un sacco, e non riesco a capire quando diamine è la data d'uscita italiana. Fate qualcosa perDindirinDio!

08/07/14

L'estinzione dei dinosauri, la verità.

Ci sono davvero molte teorie su come abbiano finito di vivere questi enormi rettili puzzolenti. Chi parla di gigantesco sassone focoso schiantatosi sulla Terra accoppando tutti, chi sostiene l'avvento di un'era glaciale (guardatevi Era Glaciale 1,2,3 e 4, acculturatevi) che li ha colti di sorpresa in quanto non abituati a procurarsi vestiario invernale e/o bere brodino caldo, chi invece teorizza malattie strane, microbi, germi imbruttiti e altri orrori vari, praticamente un'influenza stronza tipo l'aviaria o la suina, con la differenza che polli e suini però non c'erano. Chissà che nomi bizzarri, nel caso, gli erano stati appioppati.
Comunque sia, la vera estinzione, quella che io conosco per certo, è avvenuta all'incirca così. Dico all'incirca perché sono passati anni e la memoria dopo tanto tempo si annebbia, chiaro.

Il tirannosauro era morto con la mascella superiore completamente staccata, al triceratopo invece mancavano le corna e anche la coda, e non ce l'ha fatta. Lo pterodattilo dal canto suo aveva perduto le ali e non poteva più volare, e notate che per lui le ali erano come per gli altri le zampe, mica piacevole in fin dei conti rimanere solo con quelle posteriori. Il velociraptor invece era rimasto senza piedi così come il brachiosauro si ritrovava col lungo collo spezzato, a penzoloni, e tutti i dinosauri più piccoli, infine, avevano perso loro stessi chissà dove. Non vi dico nemmeno gli spuntoni dello stegosauro dov'erano finiti...
La verità, come dimostrerebbe la brutalità di tali informazioni, è che nessuno dei tre casi precedentemente discussi dalla scienza sono esatti, perché mancano di quell'ovvia componente quale è la brutalità che invece ha palesemente caratterizzato l'estinzione di massa. La risposta, a ben vedere, è una e una sola: un predatore nuovo! 

Dall'alto del mio ormai polveroso diploma scientifico andrò perciò ad analizzare le caratteristiche di questo rappresentante di una nuova e temibile specie, in grado di azzoppare con siffatta audacia e violenza quelle mastodontiche creature quali erano i dinosauri. 
Partendo dal carattere e dall'istinto, esso era violento, scaltro, talvolta menefreghista, nel senso che non si curava di finir lui stesso preda o vittima delle possibili reazioni delle altre bestie preistoriche, poiché l'unico pericolo reale era caratterizzato dai suoi simili, punto. Parecchio più grande dei dinosauri più massicci, il nostro predatore era munito di artigli e zanne non troppo affilate, ma di una muscolatura tanto ben sviluppata da poter amputare facilmente arti e teste persino dei più resistenti T-rex. Infine, espelleva grandi quantità di bava appiccicosa accompagnate da ruggiti di approvazione nel momento in cui faceva vittima uno dei poveri (e ormai prossimi all'estinzione) amici dinosauri.
Ma chi diavolo era mai questo potentissimo predatore? Questa calamità naturale talmente rompicoglioni da ammazzare la totalità della popolazione preistorica che noi tutti, grandi e piccini, abbiamo imparato ad amare dopo aver visto Jurassik Park?...
Semplice, era mio fratello, e tutti i miei splendidi dinosauri giocattolo li ha stesi all'età di quattro o cinque anni aprendoli come si aprono le angurie in una calda e torrida estate bisognosa di un po' di frescura. E ora, dato che mi torna la nostalgia per quelle splendide creature da me tenute con la massima cura fino al suo nefasto arrivo, vado a mangiarmi un'anguria, che m'è venuta voglia... 

Mi mancano i miei dinosauri.