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28/08/14

Latte con Lorzo?

''Woahhh, è verde!''
''Certo che è verde, te l'avevo detto io.''
''Ma come fai?''
''Eh caro, magia!''
''Ma che magia, è perché il giornale sotto ha un'immagine col colore verde.'' fa l'altro mio cugino.
''Oh ma fatti i fatti tuoi tu!'' gli risponde il fratello minore.
''Ohh, verde...'' faccio io incantato.

Siamo sotto le scale del palazzone dei miei cugini, mi stanno mostrando come fare il fuoco colorato con l'intendo di impressionarmi. Siamo nell'agosto 1998, forse 99, che qua è un casino esser precisi andando troppo indietro, e io ho 7 anni e sono impressionato. Dato che non si va a scuola, qualche sera capita che dormo a casa dei cugini. Siamo io e M in particolare, il minore dei due, che ha due anni più di me, a stare spesso insieme. 
La notte dormiamo nel divano letto in salotto, indossiamo canottiere vecchissime, del mio bisnonno a quanto dicono (che è suo nonno in realtà, quindi non siamo proprio cugini cugini ma è una cosa così complicata che se va la spiegassi vi verrebbe mal di cranio) e quando i suoi dormono il caro cug infila le videocassette dei documentari sugli alieni.

Guardo dischi volanti, esseri umanoidi grigi che vengono aperti come angurie, raggi che rapiscono le persone e altre scene molto adatte a un pischello di anni 7. Ci gode a torturare i suoi amici con quei video, ma ne ha una paura fottuta anche lui. Io d'altro canto sono identico a quell'ebete, ne sono affascinato, ma mi cago in mano.
La notte dormiamo sereni, più o meno, chiudendo la finestra che non si sa mai, magari arriva un disco volante e ci porta via. Il mattino mi sveglia presto e accende Mtv, o comunque un canale di musica che io a casa non prendevo, e guardiamo un video pieno di brave regazze che sul finale sono mezze ignude. Stanno passando Pretty Fly (For a white guy) degli Offspring.  Io e lui siamo incantanti più che con gli alieni.
E infine in salotto entra sua madre, cioè mia zia, e ''Che cosa fate svegli a ste ore, cosa guardate!? Filate a dormire che è ancora presto!''. E noi si torna a far finta di dormire mentre lei torna a letto.

''Oh!'' mi fa lui. ''Sai che so fare il latte con l'orzo?''
''E che roba è... lorzo?''
''Mio fratello non lo sa fare anche se è più grande, dai vieni di là che facciamo latte con l'orzo.''
''E se poi torna la zia?''
''Dai ho anche la nutella dai vieni.''
''Nutella?'' gli domando, e sono già in cucina ad aspettarlo.

Questo il ricordo di agosto con cui riparte MusicalMente, con una delle molte serate passate a dormire dai cugini, con le canottiere del bisnonno, coi video degli alieni, con mtv, e il latte con Lorzo che facevo finta che fosse caffè. E a voi, che non ve lo chiedo mai, sta canzone che vi ricorda? E che facevate nel 1998?

15/07/14

La ragazza che c'inculò con la sabbia.

Siamo in mare io, un paio di ragazze e un allegro trio di ragazzi, tra cui il mio amico F. L'acqua è già alta, che in Calabria, nel Tirreno, fai due passi e già non tocchi più, e il fondale da sassoso è diventato sabbioso.

''Gara!'' propone uno dei ragazzi. ''A chi riesce ad andare fino al fondale e tornare su con un po' di sabbia in mano?''.
''Uhm... come cazzo si fa ad arrivare fin là? Saranno... quattro, cinque metri?'' fa uno.
''Sì, settemila, che cazzo!'' risponde l'altro.
Ci guardiamo un attimo, poi tutti d'accordo, proviamo.

Vado sotto io, occhi chiusi che sono senza maschera, non capisco quanto manca al fondale. Torno a galla con un pugno d'acqua salata in mano. ''Vaffanculo, è troppo fonda non capisco dove arrivo.''.
''Eliminato, mezza sega!'' mi fa il lanciatore di sfide. Va sotto pure lui e... ''Merda, niente, ci riprovo tra un attimo dai, andate voi prima.''.

Ci provano tutti e nessuno ce la fa. Rimangono F., il mio amico nuotatore, un venetazzo come me insediatosi assieme alla mia famiglia nel profondo sud in quel luglio 2005, e M., una delle due ragazze.
''Dai dai, te che fai nuoto ce la fai, facci vedere dai dai vediamo se te sei capace dai!'' dicono tutti.
F. va sotto, scompare sott'acqua come un pesce (una similitudine migliore non mi veniva, scusate) e dopo qualche secondo torna su. ''Bahh... cazzo è fonda sul serio! Fermi un attimo che riprovo.'' dice subito prima di prendere una boccata d'aria e tornare alla carica.
Sta giù un bel po'. ''Cazzo questo è morto?'' ci diciamo. Poi riemerge tra le bolle. Alza la mano al cielo: sabbia. ''Uahhhh ce l'ho fatta!'' esulta col sangue che gli esce dal naso.
''Oh cazzo, F. ti sanguina il naso!'' faccio io.
''Merda, che cazzo hai fatto?''.
''Ops!'' fa lui pulendosi. ''Forse era un po' troppo fonda eh?'' chiede con sufficienza, fregandosene bellamente, felice per l'impresa.

''Ok ma tocca a me adesso.'' ci interrompe M., la ragazza.
''Ma sei sicura? Guarda che è impossibile quasi eh?''.
Nemmeno finiamo la frase che è sotto. Passano i secondi e... non torna più. E' l'ultima volta che la vediamo...

No ok, scherzo, era per darvi un po' di brividi. Dicevo, comunque, che scende e dopo qualche secondo riemerge con, sorpresa sorpresa, la sabbia in mano! E soprattutto senza un naso sanguinolento. Che classe!
Consci del fatto che la donzella c'ha inculato a tutti quanti passiamo il resto del pomeriggio in acqua e in spiaggia e di nuovo in acqua. Giochiamo a beach volley, prendiamo il sole, partita a carte, tuffi e cazzate varie. Una pacchia.
Io e F. ce ne stiamo sul materassino in relax, il mare è calmissimo, commentiamo delle tipe poco distanti. Dal chiosco parte Nuvole e lenzuola, e quando mai? 
''Cos'è hanno solo sta canzone?'' chiedo, e nel mentre le due signorine a qualche metro da noi, su un materassino, la cantano guardandoci. Rispondiamo, ormai la sappiamo anche noi, e cantiamo urliamo con loro.
''Son carine mi pare, no?''
''Eh sì... ma vuoi metterle con M.?''
''Eh... non tutte sanno andar sotto e prendere la sabbia con quella classe. Che femmina!''.

17/06/14

Quelli del palazzone

Inizio con un giugno 1999. Suona Mambo n. 5 di Lou Bega, compleanno di una nostra amichetta, una dolce e carissima ragazzina che fa parte dei Quelli del palazzone. Io avevo otto anni, la canzone mi piaceva da pazzi, e ricordo vagamente di quel compleanno nel mitico palazzone, dove abitavamo noi, dove ne abbiamo trascorse altre mille di quelle feste, dove ho passato tutta l'infanzia con i Quelli del palazzone.

Quelli del palazzone passavano i primi giorni dopo la scuola a giocare fino a sera inoltrata, quando il sole tramontava e il cielo era ancora rosa. Correvano in bici su e giù per gli scivoli per le macchine, con le mollette e un paio di carte dei pokemon attaccate ai raggi delle ruote per far finta che fossero moto rombanti. Giocavano a nascondino, Quelli del palazzone, sfruttando ogni stramaledetto buco dell'immenso casermone per nascondersi, mentre il povero disgraziato di turno contava a occhi chiusi sul lampione. Magari questo riusciva pure a trovarli tutti eh, ma poi l'ultimo stronzetto di turno faceva ''Un due trè libera tutti!'' e si doveva contare dall'inizio.

Quelli del palazzone non facevano giochi d'acqua, ma combattevano vere e proprie guerre nucleari con super liquidator, canne dell'acqua, secchi e gavettoni che la maggior parte delle volte esplodevano in mano ancor prima di lanciarli tanto erano gonfi. Quelli del palazzone, sempre verso sera, s'improvvisavano cacciatori e partivano a catturare maggiolini, quegli insetti simili a mosconi o api che volavano nel parco di fronte casa e sembravano goderci pure loro nel farsi prendere. Si sfidavano a tedesca poi, sulle porte troppo grandi per dei bambini, col portiere che rimaneva lì un'eternità prima di riuscire a parare qualcosa, e facevano ''moto cross'' con le bici, nella cava dove anni dopo sarebbero nati i campi da basket e pallavolo. D'inverno ci si nascondevano pure lì dentro, tirando palle di neve alle macchine in strada, scappando quando qualcuno si fermava e scendeva per urlargli dietro.

Scoprivano l'evoluzione dei videogiochi i Quelli del palazzone, da un Sega Mega Drive a uno Snes tarocco, allo Snes vero e proprio alla Playstation, con quella demo di Tekken 3 che aveva due personaggi in croce con cui si passavano i pomeriggi a scazzotarsi, guardando i video dei protagonisti iper muscolosi e dicendo ''Da grande anch'io diventerò muscoloso come quello!''. E si scambiavano le carte dei Pokemon, giocavano coi pupazzetti dei Pokemon, e poi con quelli di Dragonball, e con le moto, e con le Mini 4WD, con qualcuno che convinceva qualcun'altro che il tubetto del grasso poteva essere usato anche come dentifricio, mentre dall'altro lato un Quello del palazzone scambiava un Charizard 120pv per un Caterpie 40pv grazie a chissà quali giochetti mentali Jedi.

Quelli del palazzone si rincorrevano con Ciapaciapa e Rialzo, tiravano pallonate prendendosi i richiami da chi stava negli appartamenti perché non si doveva far casino, pestavano mostri invisibili nei giardinetti, scappavano dal Babau cercandolo nel cesso o in qualche armadio. Si sfidavano con gli skateboard nelle discese, e coi pattini e pure con i monopattini (la moda cambia, si sa), poi baciavano le belle ragazze alla tv prendendo la scossa, registravano la propria voce in cassetta e la riascoltavano, cercavano i calendari con le donnine nude nei garage degli altri, festeggiavano ancora i compleanni, litigavano e poi facevano pace. Pian piano, Quelli del palazzone crescevano.

Ad alcuni di crescere capitava prima, tutto all'improvviso, mentre ad altri invece, la vita riservava la fortuna di restare senza pensieri per molto più tempo. Qualcuno poi andava via, qualcun altro di nuovo arrivava, qualcuno tutt'oggi è ancora lì, tra il parco e il piazzale, vicino al Montecio, la collinetta boscosa a cui ogni anno si dedica una sagra proprio di fronte a i Quelli del palazzone. Con le musiche da ballo (roba da vecchiii), coi canti dei bambini, con i tavoli sotto agli alberi e il profumo d'estate che sta arrivando.

A settembre poi, Quelli del palazzone guardavano i fuochi d'artificio dall'alto, lo spettacolo che segnava la fine dell'estate, ogni estate. E poi ricominciavano scuola ancora una volta, di anno in anno, con nuove amicizie, nuove canzoni, nuovi sogni, finché non passava il tempo e si cresceva, e i giorni spensierati e felici dell'infanzia andavano via senza nemmeno accorgersene.
Di tutto questo allora restano i ricordi, e immutabile e immenso sempre lui: il palazzone. E chissà, per questo, quanti altri ne verrano di Quelli del palazzone.

22/04/14

Le potenzialità nascoste dell'insulto.

La prima cosa che mi viene in mente sentendola sono io che guido di sera. Siamo a marzo 2010 e lo speaker alla radio dice che questa canzone è stata creata per raccogliere fondi per aiutare le vittime del terremoto ad Haiti, scatenatosi a gennaio sempre dello stesso anno. Cantano Jay-Z, Bono, The Edge, Rihanna... la trovo meravigliosa, forse anche aiutato dalle immagini orrende di quel disastro naturale che mi passano per la testa, rimbalzate da tutti i tg in tv. La aggiungo al lettore mp3, la riascolterò nei mesi successivi per diverso tempo.
Dato che siamo ad aprile coomunque, e questo è il MusicalMente di aprile appunto, torna utile questa stessa canzone, Standed (Haiti mon amour) perché mi ricorda anche dell'altro...

Scendo dal bus affollato, siamo in gita, è primavera. Io sono in quarta superiore (la mia seconda quarta, che ho voluto approfondirla bene) e siamo in visita al Mart di Rovereto. Sto proprio bene, vado d'accordo coi compagni, è un gran bel periodo per me, sono tutti abbastanza simpatici, si scherza, io ho la strana abitudine di insultarli scherzosamente. Non sono il solo, spesso ci prendiamo tutti a parole, così per ridere, tanto che un giorno c'è scappata pure la giornata ufficiale dell'insulto. Una cosa tipo ''Buongiorno pezzo di merda! Come stai oggi?'', e l'altro rispondeva ''Proprio da Dio, schifosa faccia di culo!''.
Divertente eh? 
Ma proprio una cosa guarda...
Riprendendo il discorso, sto scendendo dal bus per prendere lo zaino nel bagagliaio. Davanti a me la mia amica E. intenta a cercare la sua borsa.
''Oh, dai muovi quel culone lardoso e prendimi lo zaino, dai dai dai forza!!!'' la incito io.
E. si gira verso di me e... realizzo di essermi sbagliato, quella che ho insultato è un'altra persona, una ragazza, dell'altra classe, e mi sta guardando malissimo.
''Oddio scusa ti ho scambiato per un'altra, scusa scusa scusa.'' le faccio io imbarazzatissimo, la vera E. alla mia sinistra che si sta già allontanando con la sua cazzo di borsa già presa.
La ragazza a cui ho ingiustamente dato della culona lardosa si allontana (forse) sorridendo, io prendo il mio zaino. Una volta raggiunta l'amica E., dopo un preambolo d'insulti, le racconto della figura di merda che m'ha fatto fare mentre ci avviamo verso il museo. Se la ridono tutti, dicono che sono un idiota, e in effetti lo sono abbastanza. Pure la tizia che ho insultato se la ride con le amiche e mi piglia in giro, o almeno è quel che penso vedendola confabulare con le sue compagne indicandomi.

La colpevole siede con nonchalance sulle mie spalle...
La giornata poi trascorre che è una pacchia, mi impressiono perfino guardando i dipinti di Monet l'impressionista, cosa che mai mi sarei aspettato dato che l'unico effetto accertato fino a quel momento nei musei era una sottospecie di sonnolenza molesta. Vedi mai che studiare da qualche vantaggio?
Dopo il museo si va in un parco lì vicino a magnà, si passa il pomeriggio nel verde, ci si fa due chiacchiere, si fanno quattro foto sceme, un po' di musica, e sul tardi si torna verso la fermata dopo una visitina a Rovereto. Di nuovo in bus e via verso casa, cuffie nelle orecchie (Haiti mon amoouuur...) e qualche sbirciata alla tipa della figura di merda, che noti è pure carina forte, e che poi conoscerai meglio e... beh, niente, questa sarebbe un'altra storia, piuttosto lunga, bella e inaspettata. L'insulto, comunque sia, è un bel modo per approcciare, garantito!

31/03/14

Suor Maria Palma al profumo di violette e zucchero.

Marzo, 1995, e un Cervello di ben quattro anni d'età. Come cazzo fai a ricordarti di quando avevi quattro anni? potreste chiedermi voi. No infatti, non è che me lo ricordo bene di quel marzo '95, ma dei due successivi, che si ripetevano identici, sì. 
Io e il nonno, nel giardino dietro casa sua, sotto l'abete. Da qualche parte per radio Zucchero si scatenava con Per colpa di Chi, particolare questo che ricordo bene perché una radio, accesa in quel da qualche parte, c'era sempre. Sì ma che ce stavamo a fà sotto l'abbete a marzo? Raccoglievamo violette per la nonna e la mamma, ovvio!
Ricordo che proprio sotto a quell'albero si presentava un tripudio di violette, e io ero intento a fare i mazzolini di fiori a mamma e nonna, le mie donzelle, perché a quel tempo in effetti ero libero dalla malefica influenza della giordana che negli anni successivi m'avrebbe condizionato la vita. E quindi io raccoglievo violette. Ok, l'ho già detto. E' che ora mi piacciono ancora tanto le violette. Doveste chiedermi qual è il mio fiore preferito? Le violette! Sì ma ai maschi di solito non si chiede qual è il fiore preferito, ch'è sei ghei?
O ma che cazzo volete? A me MI piacciono le violette, ok? Non si può? Morite! E poi mi piace parlarne, che sotto sotto, tutti noi, siamo fatti di ricordi...

Comunque, ricordo anche dell'altro oltre alle violette, ricordo dell'asilo e di Zucchero che cantava mentre tornavo a casa in macchina il pomeriggio. C'eravamo io e una compagna più grande in macchina, e le nostre mamme se la raccontavano mentre noi ci mangiavamo metà kinder bueno a testa, e intanto la primavera esplodeva fuori dal finestrino. Mi ricordo anche dell'asilo, di quel cortile assurdamente figo, immenso, col prato, la casa delle streghe e le altalene strane che perdevano olio nero. Poi arrivava suor Maria Palma, la suora dall'aspetto più terribile che abbia mai visto, e quella ti sgridava se ti sporcavi il grembiule. Ti sgridava pure se avevi il codino. Suor Maria Palma odiava i bambini col codino, perché il codino è cosa da bambine, mica da maschi. E quindi c'era lei, la suora spaventosa, che se ti sgamava sporco o col codino erano cazzi e mazzi. 
Mi viene in mente, e scusate se salto da un episodio all'altro con la leggerezza d'una rondine (perché è primavera, amo la primavera, faccio le similitudini con la primavera e una rondella non fa primavera, boh!), comunque mi viene in mente anche di quando la mamma mi disse: oggi devi restare all'asilo un po' di più, non tornare a casa in pulmino, stai lì che ho già avvertito la maestra e le suore e io arrivo un'oretta più tardi. Te ne ricordi?
avevo risposto io, pur non avendo ascoltato una parola. 
Dove sarà piccolo Cerv?

Arrivata l'ora di tornare io mi fiondai in pulmino e bonanotte, e alla fermata per scendere, tra le varie mamme, la mia non c'era. Ma che sorpresa! Toni Bomboni (soprannome dell'autista) a quel punto decise di riportarmi indietro, perché in effetti non è che poteva lasciare un bambino senza nessuno in mezzo a na strada. Tornato all'asilo quindi, disperato perché non capivo dove fosse la mamma, ecco arrivare in soccorso la suor Maria Palma, spaventevole, ed ecco me pensare che un pomeriggio peggio di quello non poteva proprio esserci. Tra tutte le suore proprio lei?!
Mi offrì un panino alla marmellata esagerato, fantastico, buonissimo. Fuori iniziava il classico acquazzone di marzo. Lei mi sorrideva mentre io smettevo di piangere e m'abbuffavo come un maiale. Non era più tanto spaventosa quella suora, era una vecchietta gentile e dolce. Pazzesco! Lei che per tutto quel tempo m'era sembrata il demonio, altro che la sposa di Gesù Cristo (strani gusti questo Gesù Cristo).
''Mi dai un pezzetto anche a me?'' mi chiese con gentilezza.
''No è mio!'' rispose quella facciadimerda che ero io da piccolo.
 E poi infine ecco la mamma, che chiaramente mi da dello scemo perché non ascolto mai, e mi riporta a casa.

Questi quindi i ricordi e la canzone di marzo. Suor Maria Palma, se tu sapessi quanto ci spaventavi... mannaggia a te mannaggia!

31/01/14

Burn baby burn, che tanto sei già morto!

Gennaio 2002, o comunque uno dei primi mesi dell'anno, inverno. Un CervelloBacato al primo anno di scuola media si prepara ad affrontare una dura battaglia di scazzottate col suo mini-lui di qualche anno più piccolo, ovvero primo anno di elementari. La camera dei loro genitori è buia, sono le 8.30 di sera, la luce della tv per un attimo sparisce... botte!!!

Uaaaatatatatatatatà, uachoaaa!
Noo maledetto muoriiii!
Beccati sto cazzotto, ora ti distruggo verme!
Tu non puoi farmi nulla, shuoaaa, shuoaaa, io sono Rey e ti affetto come un salame!
No, io sono Ken il guerriero, ora ti faccio esplodere la testa!
Ma chi ti credi di essere, tu non puoi nulla..
Forse non hai capito, tu sei già morto!
Strappava la maglia ogni puntata,
in quella dopo era in perfetto stato.

I due fratelli combattono saltando sul lettone, indemoniati, le mosse di Ken il guerriero ancora impresse nelle loro menti infantili (la mia non è poi tanto cambiata). Nel mentre che ci si ammazza il canale 7 gold, che ha finito di trasmettere l'anime, spara a ruota le 100 hits forever nella storica pubblicità coi tizi nel deserto che si ascoltano le musicassette contenenti appunto le 100 hits forever.
Burn baby burn, disco infernooo, burn baby burn... canta una di quelle 100 hit, e Cervello tira un pugnazzo un po' troppo forte al mini-lui che inevitabilmente inizia a frignare. E quando mai? Madre arriva in camera, infuriata "Questo cartone non lo vedete più, è troppo violento, non è per bambini, è tutto sbagliato, e non è possibile facciano questecoseequestoequello...".
I due fratelli sconsolati abbandonano la stanza spegnendo la tv. Ma si lanciano uno sguardo d'intesa, uscendo... 

Domani sera, stesso posto, stessa ora. Rinvicita! 

E così, la sera dopo, e tutte le altre, col sottofondo delle 100 hits forever, la guerra ricominciava e madre ci risgridava.

29/12/13

L'infinito fine anno di neveneveneve, religiosità e ''è dopo il ponte eh!''

2 ore prima.

AmoGesù: "Si ma ti ricordi dov'è?" 
Cervello: "Hai capito la zona vero?"
QuellocheSa: "Masssìiii, non vi preoccupate, è un po' dopo il cartello del paese Sperdutoneimonti, in un via laterale che si segue dopo aver attraversato il ponte. Tranquilli raga...".
Io, AmoGesù e gli altri 4 ragazzi ci tranquilliziamo.

2 ore dopo rispetto al '2 ore prima', quindi, nel caso vi foste già persi, fissando la conversazione di prima ad un tempo zero, 2 ore esattamente dopo...

Le auto si fermano in un piazzale poco distante dal cartello di Sperdutoneimonti, i genitori alla guida ci salutano.
Genitoreperplesso1: "Sicuri che vi lascio qui?"
QuellocheSa: "Sì tranquilli è dopo quel ponte, là dietro.".
Genitoreperplesso2: "Ok, quindi andiamo?".
QuellocheSa: "Siii si andate pure, a domani e buon anno eh! Ciao mà, ciao Genitoreperplesso1".

I nostri accompagnatori ci lasciano tornandosene a casa per festeggiare la sera del 31, noi 7 siamo pronti a incamminarci verso quell'ex scuola in cui si terrà la festa trovata dal carissimo QuellocheSa.
Lo seguiamo, arrancando su per quella strada di montagna fredda e buia come la morte. Il ponte da attraversare è a 100 metri da noi, la presunta scuola, appena dietro l'angolo.
Superiamo il ponte, svoltiamo a sinistra, la strada finisce in una corte chiusa, niente scuola. Torniamo sui nostri passi, svoltiamo a destra dopo il ponte, la strada scende nel buio, non v'è traccia di feste nell'area di 300 cazzo di chilometri!
AmoGesù, gli occhi iniettati di sangue, un macete nella mano sinistra, si avvicina a QuellocheSa ed esordisce dopo un efficace preambolo di sole bestemmie: "Dove cazzo è sta Dio xxx di scuola di merda?! Senti che Dio xxx di freddo, non dirmi che ti sei perso Dio xxx e Dio xxx!!!".
QuellocheSa, da come posso analizzare la situazione, ha l'aria di uno che al momento non è proprio proprio sicuro di sapere. Risponde balbettando qualcosa, travolto dallo tsunami, anzi dalla valanga, visto che s'era in montagna e io voglio contestualizzare bene pure le figure retoriche giusto per avere un testo più efficace nonchè piacevole, ma insomma dicevo, travolto dalla valanga di insulti e imprecazioni, ecco che QuellocheSa ha il colpo di genio:
"Torniamo indietro intanto..."
AmoGesù: "Dio xxx!".
QullocheSa: "Intanto chiamo un attimo mia mamma e vedo se ci riprende su e tu chiami tuo padre e gli dici pure a lui di tornare.".
AmoGesù:" Si ma sei un Dio xxx di ingestito, cazzo! E senti che freddo del Dio xxx!.".

Sarà la sfiga, sarà il signoreiddio che un poco si sarà pure offeso, ma i telefoni...
"Non prende un cazzo!" esclama nervoso Amico1, mentre in sottofondo AmoGesù recita un rosario.
Siamo perduti, al freddo, senza una meta. Esploro con Amico2 la zona in velocità, con la speranza di trovare un qualche passaggio segreto tra i cespugli. Nulla.
QuellocheSa(che verrà ucciso): "Oh raga, può essere che mi son sbagliato ma... beh sarà un po' più avanti, se non ricordo male andando sempre su per la strada principale si arriva comunque a Sperdutoneimonti, insomma, è solo quella la strada, quindi...".
Amico1, 2, 3 e 4 si lamentano un po' ma concordano. Il religioso tace, io sdrammatizzo. C'è tempo, sono appena le 22.

23/10/13

Quando si era guerrieri, e si danzava...

Tempo fa sul blog parlai di viaggi nel tempo, e lo feci con due post. Il primo, trattando l'argomento in modo pseudo scientifico, o perlomeno logico, il secondo invece andando a tirar fuori un significato un po' più intimo di viaggio nel tempo. Dicevo infatti che viaggiamo nel tempo ogni qual volta sentiamo un profumo, vediamo un particolare panorama o ascoltiamo una certa canzone. Torniamo indietro coi ricordi.
Oggi voglio iniziare una rubrichetta che avrà cadenza mensile e che tratterà appunto dei viaggi nel tempo grazie alla musica. Ogni mese una canzone, ogni volta un ricordo. E quindi...

La magica coppia
Ottobre, anno 2009, Warrior's dance, The Prodigy. Perché quando l'ascolto, questa danza del guerriero, non posso che sorridere. Il 2009 per me è stato un anno di rinascita, un'occasione di cambiamento che mi ha permesso di lasciarmi andare un po' di più e di esprimermi come avrei sempre voluto fare. Ma che cazzo è successo mai in sto anno 2009, vi chiederete voi a questo punto?
Beh, è successo che ho ripetuto il quarto anno di liceo. Sì, Cervello Bacato è stato segato un anno. E si vede pure, direte voi, scrivi da bestie!!! Insomma, entrando nel merito della questione, che qua sto parlando a vAnvara come al solito, quell'anno conobbi un sacco di persone nuove, essendo in una classe nuova. Una di queste, una certa ragazza dai Capelli Rossi (che non è CapellidiFuoco con cui ogni tanto sogno di fare le zozzerie), porta con se un bel po' di memorabili momenti.
Non ricordo il motivo, ma quel  caldo pomeriggio di ottobre si stava andando da qualche parte con la mia macchina. Oddio, mia è un parolone. Era la macchina della nonna, la stessa che qualche giorno fa mi è morta in mezzo alla rotonda. Questa simpatica carriola, dovete sapere, ha l'autoradio istallata dentro il porta oggetti nel lato del passeggero. Se vuoi accenderla quindi devi avere per forza qualcuno di fianco a te mentre guidi, oppure puoi sporgerti ad aprire il porta oggetti e far partire la musica, magari ammazzandoti giù per un fosso. Per risolvere il problema, io che sono furbo, che avevo pensato? Imposto lo stereo in modo che parta quando accendo la macchina.
E partiva, Warrior's dance, ogni santissima volta, perché quell'unico cd dei Prodigy avevo.

Guidavamo chissà dove, io e Capelli Rossi, felici come due pasque, e ridevamo, cantavamo come ebeti, eravamo belli come il sole. Proprio non ci si poteva guardare in pratica! E di sottofondo sta musichetta, che ci gasava abbomba. Poi il fattaccio: arriviamo all'incrocio, pieno di macchine, automobilisti tutti nervosi, tutti agitati, ma noi no, noi sereni, felici, giovini, belli. E la macchina muore...
Quella puttana, quella troia, quella lurida baldracca di una macchina di merda che c'ha (sul serio) più anni di me, m'era morta in mezzo all'incrocio. E allora rimettila in moto, e parte Warrior's dance, ma poi l'auto muore. E riaccendi, e riparte Warrior's dance, ma quella muore di nuovo. E via così, altre due volte, finché finalmente ci leviamo dal cazzo mentre tutti ci odiano, io sudo come un caimano e Capelli Rossi ride come non ci fosse un domani.

Ecco, questo è il mio ricordo del mese. Noi si danzava tra quelle persone tutte 'ncazzate, eravamo guerrieri in quel caldo ottobre del 2009. Si danzava pur stando fermi in mezzo al traffico, accompagnati dai clacson. Eravamo dannatamente fighi!