Beatrice è una gran signora e passeggia per Villa Biondi riparandosi dal sole con un ombrellino. Lì attorno c'è un gran daffare e lei, spigliata ed energica, dispensa preziosi consigli coordinando il lavoro di tutti. Sospinta da una certa aria di superiorità morale e sociale, nonostante soggiorni in una comunità terapeutica, è convinta di esserci per errore, per uno stupido complotto giudiziario. E costretta in quel luogo abitato da matti si adopera comunque per dare una mano (più che altro a chiacchiere) tirandosi virtualmente fuori da un contesto che ritiene non possa e non debba appartenerle.
Donatella d'altro canto, è una ragazza taciturna e smunta, e non appena giunge nella comunità entra immediatamente nelle grazie di Beatrice. Nasconde un dolore immenso che però condivide con molta naturalezza alla compagna, tanto schietta e genuina questa, da riuscire diventarle amica e complice.
Nasce allora un'intesa che le porterà a prendersi un giorno libero da tutto e da tutti, in una fuga rocambolesca alla ricerca di un po' di gioia che magari faccia ordine alle loro vite in totale confusione.
Nasce allora un'intesa che le porterà a prendersi un giorno libero da tutto e da tutti, in una fuga rocambolesca alla ricerca di un po' di gioia che magari faccia ordine alle loro vite in totale confusione.
L'ultimo film di Paolo Virzì, che già avevo molto apprezzato con l'ottimo Il capitale umano (ne ho parlato qui), regala un piccolo scorcio sul tema ambiguo e delicato della pazzia, quella di due donne considerate a tutti gli effetti matte e che si scontrano con un mondo che non riesce ad esserle amico.
Quello che più mi ha colpito, oltre all'incredibile bravura nello sceneggiare un argomento tanto difficile, sono state in particolare l'alchimia delle due protagoniste e ovviamente la grande prova attoriale di Valeria Bruni Tedeschi, una Beatrice tanto complicata e instabile quanto spiritosa e imprevedibile. Personaggio che grazie alla leggerezza con cui affronta gli eventi riesce persino a dare nuova linfa vitale all'amica, tramutandola in un'ancora di salvezza contro la disillusione che la vita le riserva.