Buongiorno cervelli e bentornati a #OpenMinded, la rubrica dedicata ai guest post che raccoglie esperienze, passioni, lavori e stili di vita ritenuti dai più un po' sopra le righe.
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Tutti i romanzi di Simo li potete trovare cliccando QUI |
Quando Davide mi ha
chiesto quale fosse il mio approccio alla creatività per quanto
riguarda la scrittura, non ho avuto dubbi sulla risposta: la mia
creatività è il caos. Un caos organizzato, ovvio. Avete presente
quelle scrivanie incasinate che fanno esclamare “Ma come fai a
lavorare così?” Bene, il mio cervello è esattamente come quella
scrivania: piena di appunti, frasi, citazioni, scene, nomi, luoghi e
tutto quello che può servire per buttare giù una storia. Il
problema non è avere questo casino in testa, il problema è cercare
di trasferirlo su carta, dargli corpo, dargli spessore.
Vivo tutto questo perché
principalmente sono una persona poco metodica e molto istintiva, in
poche parole scrivo di pancia. Ci sono giorni in cui, bensì abbia la
giornata libera, non sono capace di buttare giù nemmeno un punto e
virgola; altri invece, piena di ispirazione, non riesco a staccarmi
dal computer e dai miei personaggi. Mi basta poco: una frase, un
profumo, una parola, per far scattare la molla e inchiodarmi alla
sedia con le dita che corrono sulla tastiera.
Capite bene che un metodo
come il mio (cioè scrivere senza metodo) è una fatica immane
soprattutto se si hanno delle scadenze. Ciononostante sono sempre
riuscita a consegnare per tempo i miei lavori, perché se è vero che
vivo di ispirazione, è anche vero che basta poco per riprendere in
mano i fili del discorso e buttarmi a capofitto nella storia.
Ho ovviamente, come
tutti, dei rituali per produrre dei buoni contenuti. Infatti
la maggior parte delle persone che si approcciano alla scrittura mi
chiedono quali siano i trucchi o le buone abitudini per scrivere un
romanzo. La risposta è semplice: non lo so. Nel senso: ognuno ha il
proprio metodo e non troverete mai uno scrittore esattamente
uguale a un altro. Io vi svelo i miei e vedrete che è tutto molto
più normale di quello che si pensi.
-Per prima cosa
scordatevi la sottoscritta che scrive di notte fumandosi una
sigaretta dopo l'altra. A me la notte non solo non porta consiglio ma
nemmeno l'ispirazione. Io la notte dormo. Al contrario sono molto
produttiva la mattina. Sono capace di mettermi al computer alle sette
accompagnata da una tazza di tè e proseguire fino all'una senza
alzare gli occhi dalla tastiera. Già dopo pranzo ho un calo
dell'attenzione e della palpebra. Dopo le 17.00 poi non se ne parla.

-Vivo di appunti, da
sempre. Posso essere in auto, in una sala d'attesa, in procinto di
entrare al cinema o in un bar a mangiarmi un gelato, ma se ho l'idea
giusta, una descrizione, una battuta o una scena in mente, devo
buttarla giù su tutto quello che mi capita, anche il retro di uno
scontrino. E ho scoperto che questo funziona: infatti le pagine che
in questi anni hanno entusiasmato di più i miei lettori sono
quelle che ho sentito di pancia e che ho dovuto trascrivere per non
perderne la magia. E non fate l'errore di pensare “Che bella
frase! La scrivo dopo quando arrivo a casa,” perché a casa ci
arriverete sicuramente ma avrete il vuoto cosmico e non ricorderete
più una mazza; o se la ricorderete non sarà quella che avevate in
mente originariamente e che funzionava (c'è bisogno di
sottolinearlo?) molto di più. Quindi date retta alla Simo: se vi
sembra che una frase funzioni, non aspettate di essere a casa davanti
al computer; prendete una penna, qualsiasi materiale su cui scrivere
e buttatela giù, a costo di scrivere un dialogo sulla busta di carta
del pane da consegnare alla vicina.
-La scaletta: croce e
delizia di ogni scrittore. Se è vero che non ne possiamo fare a
meno, è altrettanto vero che in corso d'opera viene spesso
stravolta. L'importante è che seguiate un filo logico e appunto per
questo non potete andare a braccio. Una linea, seppur poco marcata,
la dovete avere. Io ho trovato un metodo molto pratico per far sì
che possa seguire la storia e le vicissitudini dei miei protagonisti
muovendoli come pedine a mio piacimento: vado a blocchi. Le sintesi
dei blocchi a loro volta vengono scritte su post it e i post it
vengono mossi e spostati su un pannello. Questo metodo mi aiuta a
non perdere l'ordine cronologico degli eventi e a placare e
ridimensionare la confusione che ho in testa.
Potrei andare avanti
ancora per un po' perché un'altra mia caratteristica è che sono
totalmente priva del dono della sintesi. Ne sa qualcosa l'editor che
ha curato i miei ultimi due romanzi che mi paragona a un cavallo
libero e selvaggio che ha bisogno ogni tanto di essere domato.
Infatti quando si scrive...
Aspettate un attimo, ci
sto ricascando. Ehm...magari approfondiremo questa cosa un'altra
volta.
Buona scrittura e mi
raccomando: sempre una penna a portata di mano!
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