31/03/15

E piovvero bovini.

Fu un giorno davvero strano quello, davvero impossibile. Si capiva che di lì a poco sarebbe arrivata una tempesta, uno di quegli acquazzoni estivi che negli ultimi tempi mettono davvero in casino certe zone del nord Italia. Bombe d'acqua, piace chiamarle ai giornali. Comunque sia, come detto, il cielo non prometteva nulla di buono, e i borbottii dei nuvoloni gonfi sembravano la tosse grassa di un qualche gigante che lassù era tormentato dal catarro.
Quando piovve la prima sfondò un'auto ferma al semaforo. Il conducente uscì vivo per miracolo. Gli altri, dietro di lui, scesero dalle macchine per vedere che diavolo fosse successo. La seconda cadde al bar lì di fianco, trapassando il tetto e fermandosi in un trionfo di urla terrorizzate solo al secondo piano. Prese a tuonare per buoni cinque minuti senza sosta, tanto che dovemmo tapparci le orecchie per non venire assordati. E quando smise, riprese a piovere, ma seriamente.
Guardammo in alto attirati dai muggiti. Sembrava ci fossero, ad agitarsi sopra le nostre teste, come cento e più stormi di milioni e milioni di uccelli, ma man mano che si avvicinavano realizzammo quale orrore stava realmente per scatenarsi. Urlammo terrorizzati, e giunto il panico vero e proprio cercammo riparo un po' a casaccio, sciamando impotenti come formiche molestate da un bambino dispettoso. L'impossibile stava accadendo sul serio: piovevano mucche, a migliaia! 
A ripensarci pare ironico. Sapete, tutti quei muggiti carichi di spavento suonavano grotteschi. Poi le vacche grandinarono al suolo demolendo ogni cosa, e addio muggiti, il frastuono della tempesta fu un crescendo violentissimo di pura devastazione.
Corsi assieme a mia figlia zigzando tra lamiere, carne e tegole che vibravano nell'aria. Scendemmo l'argine del fiume a secco trovando miracolosamente riparo sotto al ponte, e guardammo inorriditi quel tripudio di organi, sangue, morte e... mucche che piovevano maciullandosi al suolo. Fu così per buoni dieci minuti, dopodiché le raffiche di bovini sparirono com'erano venute, simili a una grandinata estiva, lasciando quel piccolo paese in provincia di Vicenza come cancellato da una bomba atomica, col silenzio rotto dalle urla dei feriti e dai versi agonizzanti delle povere bestie.
Pazzesco a dirsi, ma i giorni a seguire fu ancora più assurdo. I giornali accusavano i meteorologi di non aver dato previsioni accurate, di non aver diramato nemmeno un avviso di allerta. I meteorologi a loro volta rispondevano che una tempesta di mucche non si era mai vista in nessuna parte del mondo e mai nella storia dell'umanità, e dissero che tale evento non poteva essere altro che una qualche nuova e sconosciuta arma di distruzione di massa. I complottisti allora si scatenarono, tirando in ballo nuove teorie che ebbero soltanto il merito di pensionare le ormai vetuste scie chimiche, troppo lente, troppo poco efficaci, troppo prive di muggiti. Iniziò l'era delle vacche da guerra! E poi partì la grande macchina della solidarietà umana, con aiuti nelle zone interessate, eventi e concerti per raccogliere fondi a sostegno, recupero psicologico per chi ora aveva attacchi di panico alla sola vista di un hamburger di manzo. Tutto finché la notizia fu vecchia e non fu più notizia, finché ci si dimenticò anche di questo ennesimo orrore.
Sono passati ormai quattro anni da quel terribile giorno, e devo ammettere che io e mia figlia ora stiamo bene, siamo tornati a comportarci come persone normali. Ciò nonostante la mia riflessione non può che tormentarmi giorno e notte, incessantemente. Com'è possibile essere sereni, vivere tranquilli, quando un disastro del genere può cancellarti in maniera tanto imprevedibile nel giro di pochi istanti? Forse è vero, è meglio far finta di nulla, è meglio gustarsi questa costata, e non farsi troppe domande.

30/03/15

Boomstick Award 2015!


E quest'anno, infine, sono riuscito a beccarmi ben due Boomstick Award! Ringrazio quindi Drama Queen, che nel paragonare i propri premiati a qualcosa riguardante l'ambito teatrale mi ha accostato al teatro dell'assurdo (troppo fico!), e Rento Portento, un giovine e talentuoso blogger che s'è addirittura inventato una rubrica prendendo ispirazione da un mio post. Un onore per me, pochi cazzi! Grazie quindi, davvero!


Ma passiamo a noi. 
Cos'è il Boomstick Award? 
Creato da quel bad boy di Hell è  il bastone di tuono di Ash ne L’Armata delle Tenebre. Una doppietta Remington, canne d’acciaio blu cobalto, grilletto sensibilissimo. Magazzini S-Mart, i migliori d’America. 
Perché un Boomstick?
Perché il blog è il nostro Bastone di Tuono!
Come si assegna il Boomstick?
Niente di più facile: dal momento che in giro è un florilegio di premi zuccherosi per finti buoni (o buonisti) & diplomatici, il Boomstick Award viene assegnato non per meriti, ma per pretesti.
O scuse, se preferite.
Nessuna ipocrisia, dunque.

Regole in velocità e poi vi svelo i magnifici sette!
Per conferirlo, è assolutamente necessario seguire queste semplici e inviolabili regole:
1 – i premiati sono 7. Non uno di più, non uno di meno. Non sono previste menzioni d’onore
2 – i post con cui viene presentato il premio non devono contenere giustificazioni di sorta da parte del premiante riservate agli esclusi a mo’ di consolazione
– i premi vanno motivati. Non occorre una tesi di laurea. È sufficiente addurre un pretesto
4 – è vietato riscrivere le regole. Dovete limitarvi a copiarle, così come io le ho concepite
Inoltre:
a) il premio può essere assegnato dai sette vincitori ad altrettanti blogger meritevoli, contribuendo a creare, come tutti gli anni, una delle più gigantesche catene di sant’antonio che la storia di internet ricordi
b) premio e banner sono di mia creazione, quindi gradirei essere citato negli articoli relativi
c) il Boomstick è un premio cazzuto. Se l’avete vinto non siete di sicuro delle mezze cartucce, ma… se non rispetterete le 4 semplici regole che lo caratterizzano, allora mezze cartucce diventerete
e vi beccherete d’ufficio, in quanto tali, il celeberrimo Bitch Please Award.

E allora via senza ulteriori indugi! Meritano il Boomstick Award:

1 Marco Goi perché mi fa spendere soldi al cinema!
2 Signorina Silvietta perché mette la sua mano a mia disposizione. Oddio quanto suona male! Intendo per disegnare eh! Diciamo allora che mette la sua matita a mia disposizione, meglio.
3 Mommy Oak perché ha appena aperto un blog, è abbastanza schizzata e... già, è mia zia. E anche perché mi chiederà ''Dà, ma che è quella cosa del Boomstick Award che mi hai scritto?!''
4 Germano Hell, perché pure se gliene sono toranti indietro ventordici io glielo do lo stesso, che a me il suo blog piace, sticazzi!
5 Ispy 2.0 perché siamo due persone molto diverse, almeno per quel che riesco a conoscere di lui, ma accomunate da esperienze e idee piuttosto bizzarre.
6  I ragazzi di Scrivere Creativo, perché hanno accolto il mio #RaccontoVolante con un entusiasmo senza pari.
7 Riccardo Dal Ferro ma... qui faccio una piccola eccezione alla regola. Non lo premio solo come blogger (scrive davvero in maniera eccezionale), ma anche e soprattutto come youtuber, perché è originale, geniale, bravo, interessante, e ha il codino e dei baffi antipatici.

Con questo io vi saluto e mi auguro andiate a far loro una visitina!

26/03/15

Birdman non sa dove volare

Batteria in sottofondo e nelle orecchie del protagonista e poi si parte: un lunghissimo piano sequenza che pare non finire mai, mai, mai... Birdman ha un ritmo esagerato, è inarrestabile, è come la testa incasinata di Riggan Thomson, ex super star degli anni novanta divenuta tale grazie all'interpretazione di Birdman appunto, un supereroe in calzamaglia che ora lo ossessiona e lo tenta in ogni modo, parlandogli continuamente. Impossibile non notare quella strizzata d'occhio all'effettiva carriera di Michael Keaton, il Batman dei film di Tim Burton, caduto un po' nel dimenticatoio dopo quel botto al botteghino.

Birdman mi è piaciuto davvero tantissimo. E' intelligente, non annoia mai, è vivo! Ovunque ti giri segui questa messa in scena di uno spettacolo teatrale a Broadway aggirandoti per il dietro le quinte, sia durante le varie anteprime che precedono il debutto vero e proprio, sia nei momenti di pausa tra l'una e l'altra, nell'attesa di capire se il pubblico abbia apprezzato o no, se stia funzionando, se ci sia qualcosa da sistemare. Qualcosa da sistemare, ovviamente, c'è.
Mike Shiner per esempio, un fantastico Edward Norton, grottesco individuo che si ritrova, parole sue, a recitare ovunque nella sua vita, ma non quando è in scena a teatro. Lì è vero, lì vive, lì esce ciò che è veramente. Un attore quindi assolutamente talentuoso e assolutamente ostico, impegnativo da tenere sotto controllo, almeno finché non lo si comprende, e che fornisce a Riggan più di un pretesto per perdersi nelle proprie ossessioni.

E' proprio partendo dalla fissazione del protagonista infatti che Birdman tira in ballo il conflitto interiore di questa celebrità, considerata appunto soltanto per la fama, non per il talento recitativo, che investe energie e soldi in questa enorme rivisitazione di un opera di Raymond Carver forse non comprendendola nemmeno troppo, coprendosi probabilmente di ridicolo, sicuramente di dubbi.
Riggan rimugina continuamente sulla propria storia, sul suo lavoro, su cosa resti della propria immagine alla gente e su ciò che ne sarà una volta sparito, e lo fa a discapito delle proprie relazioni, presentandosi quindi come pessimo padre, come ex marito, e come amante insensibile. Non c'è spazio nella sua mente per nulla che non sia quest'ultimo ambizioso progetto per riportarsi in carreggiata, ma non quella già percorsa come Birdman, bensì una nuova, illuminata dai riflettori della vera arte.

L'ironia graffiante delle situazioni in cui ci si ritrova allora imbastiscono una splendida critica al modo di vedere non soltanto il cinema in sé, ma il talento attoriale, il lavoro che sta dietro a questo, la sua valorizzazione. Tant'è che offeso dalle parole acide di una critica teatrale Thomson beve e si perde tra le strade della propria follia. Accoglie quella vocina, si lascia sopraffare, e comprende che la gente lo vuole ancora, vuole i supereroi come quello che lui era un tempo, vuole le esplosioni, l'azione, le botte, gli effetti speciali, vuole boom boom boom! e non pipponi morali pallosi, vaneggiamenti filosofici da intellettualoidi spocchiosi, roba di spessore stracciamaroni e pesante, perché tanto non ci si capisce niente.

Il punto è che la voce, nella sua verità, ha ragione o ha torto? E' questo il reale stato del pubblico, o questo è quel che un attore deve sopportare, piegare e sfruttare? Che strada scegliere tra le possibilità che gli si presentano? Che sia meglio, invece... spiccare il volo?

25/03/15

Tre anni di blog in assoluta tranquillità!

Cervello: Tap tap tap... prova prova. Li vuoi quei kiwi li vuoi quei kiwi. Minchia è difficile pure da scrivere. Buongiorno e benvenuti. Oggi ho deciso di raccontarvi, per onorare il mio terzo compleanno, questi anni di blog rubandovi solo tre minuti esatti. Una roba rapida, veloce, indolore. 
Ebbene, iniziò tutto il 25 marzo 2012, in un triste pomeriggio in cui aprii questo posto pubblicando un racconto a puntate che
Bacato: che avrebbe fracassato i coglioni a tutti. Motivo per cui eccomi qui, a metterci un po' di figa, puttanate, cazzi culi merda scurregge e sudore di ascelle.. Sì sì, avete capito. Tutta sta merda vi è piaciuta subito a differenza del resto, pure a chi storce il naso e ha la memoria corta, e così il blog è cresciuto alzando views come si alza il cazzo di un vecchio impasticcato di pilloline blu.
Cervello: Ma.. è una cosa seria questa. Potresti per una volta... tacere?
Bacato: Sicuro. Vai pure scusami.
Cervello: Dicevo allora dunque che, sì, esatto, ho abbandonato quel ''romanzo'' a puntate e ho scritto tutt'altro. Poi mi sono riavvicinato alla scrittura con racconti vari, partecipando per esempio alla round robin online di Due Minuti a Mezzanotte che
Bacato: che due coglioni! Lo sanno anche i muri. E il capitolo che hai scritto tu non l'ha capito nessuno, a parte l'ideatore del progetto. Essù, finiscila. Il primo anno è continuato coi tuoi patetici tentativi di scrittura con roba mica a male e altra agghiacciante e fortunatamente coi miei gloriosi post che ritieni di dubbio gusto. 
Cervello: ... posso?
Bacato: Fai fai. Casa tua, regole tue. Ci mancherebbe.

19/03/15

Walkman | Marzo

Ecco il secondo appuntamento con la rubrica della mmmusica che vi porta a scoprire, grazie al mio smodato utilizzo di spotify, cosa ho ascoltato e soprattutto scoperto in quest'ultimo mese. Lo scorso febbraio ci sono stati Selah Sue, Ed Sheeran e Florence + The Machine. Pronti a vedere con chi mi sono consumato i timpani in questi giorni?

Sheppard
Sooo... say Geronimo, say Geronimo! Ve la ricordate la canzone tormentone di quest'estate? Chi mi conosce sicuramente se la ricorda, perché ho davvero abboffato la minchia con sto dannato #saygeronimo. C'ho pure scritto un post, raccontando chi fosse lo sfigatissimo  Geronimo e... beh, triste storia la sua.
Amy Sheppard
Ma torniamo a noi! Spinto dalla curiosità per questo trio di fratelli, ovvero Amy, George ed Emma Sheppard, sono andato ad ascoltarmi l'album di debutto rilasciato proprio in questi giorni, Bombs Away. Ovviamente ho trovato quel che mi aspettavo. Canzoni molto orecchiabili, molto pop, piuttosto divertenti. E vi dirò: George ed Amy hanno pure una voce mica niente male. Mi sono piaciute parecchio Halfway to Hell, Flying Away e The Electring Feeling

El Ten Eleven
Questo duo di chitarrista/bassista e percussionista l'ho scoperto verso la fine dell'estate scorsa, che suonava dalle mie parti. Pochi cazzi: sono bravi. Il pubblico leggermente timido e indifferente si è lasciato trascinare ammassandosi sotto al palco nel giro di mezza canzone. Fantastici! Un gioco di loops continui (suonano un tot di strofe e poi le rimettono sotto come base e ci suonano sopra e puoi via, di nuovo, loop del loop del loop che cambia continuamente ma che ficataaa) che vi elettrizzerà il cervello. 
Piacciono un casino Transitions (che da il nome all'album), My Only Swerving e Ya No. Non perdeteveli che strameritano!

Charli XCX
Quella, per intenderci, di Boom, Clap, the sound of my heart blaà blà blà blàblà... Sì sì sì sì, lo so. C'ho un attacco di teenagerite, che vi devo dire? E' l'artista vergogna del mese. Ci spendo poche parole, così da spiegarvi perché in questa settimana la sto ascoltando un casino. 
E' iniziato tutto da Doing It, singolo in cui mi sono imbattuto assolutamente per caso perché qualcuno aveva postato il video in bacheca. E insomma ho visto il video e una certa immagine mi ha colpito. Mi ha così preso che l'ho usata per scrivere un racconto, quello ''Dei vicini deliziosi'', che potete (dovete) leggere se non l'avete ancora fatto, per poi provare a indovinare cosa diamine c'entri Charli XCX con quel che ho scritto.
Per concludere, sono andato poi ad ascoltarmi un po' di canzoni e al mio lato teenager sono piaciute Superlove (guardate che cazz di vestitino ha nel video ehm ehmmm) e Sucker.

Years&Years
Per radio hanno passato King, me la sono segnata e poi ho ascoltato tutto il resto. Niente album di debutto per ora, ma questo trio compone musica pop/elettronica, e qualcosa che non riesco a inquadrare perché comunque non ne capisco mica granché di musica, di cui mi sono piaciute: Eyes Shut (che mi piace proprio tanto), Desire e Real. Non sono male.

Of Monsters and Men
E' stato rilasciato il nuovo singolo, Crystals, che m'ha fatto venire l'acquolina in bocca. Questi li ho scoperti però l'anno scorso, con l'uscita del film I sogni segreti di Walter Mitty. Se ricordate in una scena, mentre viaggiava in longboard, partiva una certa canzone usata pure nel trailer. Era Dirty Paws, che è qualcosa di magnifico. Del gruppo indie/rock/folk/pop (e sticazzi non ce li metti?) mi piace Sloom, Little Talks e Lakehouse.

Direi che v'ho ammorbato abbastanza. Voi che avete ascoltato ultimamente? E questi li conoscete?  E un artista vergogna del mese ce l'avete? Fatemi sapere. 

16/03/15

Dei vicini deliziosi

Scende dalla panda 4x4 rosso ruggine. Attraversa il vialetto e bussa alla porta tre volte. Da dentro nessun rumore. Si guarda un po' in giro finché non è attirato dallo sferragliare metallico di qualcosa che sbatte. Lo segue girando attorno alla casa e trova una bambina, probabilmente Emma, seduta per terra intenta a tirare martellate a un'auto giocattolo.
''Emma? Sei Emma vero?'' chiede avvicinandosi un po'.
La bimba da altri due colpi, poi ferma il martello a mezz'aria: ''E tu che cosa diavolo vuoi? Fuori dalla mia proprietà!''
''Non dovresti giocare con quello.'' fa lui a mani in alto, avanzando piano. ''Non ci sono il tuo papà e la tua mamma?''
Emma scatta e gli tira un colpo secco dritto sul piede. L'uomo urla di dolore, fa due salti indietro, cade culo a terra, si rialza in fretta vedendo la bambina corrergli appresso roteando il martello a suon di ''Fuori, fuori dalla mia proprietà immonda creatura, rigurgito della società, scroto ascellare, cacatoio infernale!'' 
Incespicando raggiunge la portiera della macchina. Prende la katana da sotto al sedile anteriore e la impugna stando in equilibrio su un piede. Fissa Emma. E' lì, sull'uscio di casa, vestita di un abito bianco coperto da fragole rosse e mirtilli viola, che a sua volta lo squadra, picchiettandosi il martello su una mano. 
''E così vuoi il gioco duro eh?'' domanda l'uomo.
La bimba sputa un grumo catarroso a terra. ''Non ci entri qui dentro, tu non fai un passo di più nel mio terreno, rantolo di pus.''
''Dovresti moderare il linguaggio ragazzina.''
''Cesso intasato taci!''
''Ma tu guarda questa...''
''Fatti sotto ominide sottaceto!'' grida infine caricandolo.
Le due armi s'incrociano a metà vialetto incrinando l'aria con una frustata tanto violenta da incendiare tutti gli alberi del giardino e crepare i vetri delle finestre del signor Carmine, vicino della piccola. Altro colpo, altra sferzata, e le gomme della panda esplodono come palloncini punti da una bazookata. 
''Per Dio! Mi cascasse la dentiera... Agata, Agata! Vieni qui a vedere che succede fuori dalla finestra!'' urla Carmine alla moglie, scostando la tenda e osservando tra le incrinature. ''Quella bambina è il demonio, io te l'avevo detto, è il demonio è un satanasso, lo dicevo!'' continua trovando l'assenso della moglie, preso a fissare lo scontro di martellate e spadate che sta aprendo fossi in tutto il vicinato.
''L'auto, dici che è meglio spostarla?'' chiede Agata preoccupata. 
''Ma neanche per sogno che esco fuori con quei due. Io chiamo la polizia, i vigili del fuoco i pompieri l'Fbi la Cia i cazzo di ghostbusters.  E per il resto ci pensa l'assicurazione, per quest'Apocalisse.''
''Ma mica è assicurata per... l'Apocalisse.''
''A no?''

12/03/15

Il capitale di Mary Poppins dipende dal suo vizio di forma.

Birdman e Whiplash per me sono impossibili da trovare. Boh, non li proiettano da nessuna parte. Vaffanculo. E allora guardo altro e ve ne parlo...

Vizio di Forma, troppa troppa forma.
Siamo nel 1970 e Doc Sportello è un investigatore privato mega fattone. Un bel giorno la sua ex fidanzata, Shasta, e che diavolo di nome ragazza mia, gli chiede aiuto poiché l'uomo che sta frequentando, il ricco imprenditore Mickey Wolfmann, rischia di finire in manicomio spedito dalla sua attuale moglie, così che lei possa godersi soldi, amante e compagnia bella. 
Doc si mette allora a lavoro ma accade che Shasta sparisce, Wolfmann pure, e partono una decina di altri incasinamenti uno di seguito all'altro e... non ci si capisce più nulla.

Questo vizio di forma, diretto da Paul Thomas Anderson, è la trasposizione cinematografica del romanzo omonimo Inherent Vice, ed è una girandola di situazioni in rapida successione che risulta a tratti molto piacevole tanto quanto parecchio confusa. Probabilmente su carta, avendo un ritmo diverso, non si ha questa problematica, ma qui, credo soprattutto a causa del tempo limitato, lo spettatore (leggete pure Cervello) si perde più volte tentando di stare dietro ai nomi, troppi, e cercando di richiamare volti, situazioni e vicende continuamente citate, modificate e richiamate. Boh! Restano allora la potenza dei personaggi, Doc e il mitico Bigfoot su tutti, e le numerose gag sballate che rendono questa una pellicola da fattoni, coi fattoni, e che fa sentire, causa confusione, un po' fattone pure chi la guarda.
Non per ripetere ciò che han detto voci ben più autorevoli della mia, ma è vero: Vizio di Forma pecca proprio di un vizio di forma. Stilisticamente accattivante ma un po' vuoto, fine a se stesso. Se non lo vedi almeno un paio di volte, o se non hai già letto il romanzo, ciao proprio!

Saving Mr. Banks, il povero Mr. Banks.
Dopo questo film non guarderete mai più il classico Disney Mary Poppins con gli stessi occhi.
Nel '61 Pamela Travers, scrittrice, vola a Hollywood per trattare i diritti del proprio romanzo con Walt Disney, deciso a farne un lungometraggio, Mary Poppins appunto, così che tutti possano bearsi di quel mitico personaggio. 
Un po' lento inizialmente e poi via, il film decolla e si va a scavare (ma se ho appena detto che decolla?) in un continuo alternarsi di salti temporali tra presente, con la difficile lavorazione del film, e passato, in un'Australia di inizio secolo dove l'autrice vive la propria infanzia.
Dico non guarderete più il classico con gli stessi occhi perché capirete, osservando l'insopportabile comportamento della Travers durante l'adattamento, cosa ci sia davvero dietro la figura di Mary Poppins e chi essa sia stata nella realtà, ma soprattutto, comprenderete il suo scopo, cioè cosa veramente la bambinaia stesse facendo in casa Banks.

Walt: ''No ai capricci e ai sentimenti” dice la donna che ha mandato una tata volante con un ombrello parlante a salvare dei bambini.

P.L. Travers: Secondo Lei Mary Poppins è andata a salvare i bambini, signor Disney? Oh, Cielo!

Se non l'avete visto, recuperatelo, davvero.

05/03/15

Tutt'altro che blogging!

Ultimamente sono un po' assente dal blog e dal blogging, lo ammetto. E' che sto facendo tutt'altro ed è anche che ho poca voglia di scrivere qui perché, come ben ricorderete (so che in realtà manco mi cagate e ne siete all'oscuro) non possiedo più il mio amato pc, e quindi via di tablet. Due palle.
Del tutt'altro a cui accennavo però potrei anche parlarvene un po'. Sì ma chissenefrega direte giustamente voi? Embè, se volete, in alto a destra c'è una X molto invitante che potete schiacciare quando vi pare.

Provava a fare il figo
Iniziamo dai soliti, incredibili, inimitabili e Potresti anche fare a meno di scriverli... Catzi miey!
Partendo dallo sport si può dire che finché il tempo tiene io mi sto scassando di snowboard, e ormai non sono più lo snowboarder più scarso dell'umana umanità, perché ho imparato, pensate un po', a farmi tutte le bianche piste (sono così bravo a scrivere i doppi sensi) cadendo meno volte e facendomi meno male. Quasi sempre, dai. C'è anche ovviamente l'amatissmo tennis, e tra un paio di settimane anche meno riprenderò coi tornei dopo 4 anni di stop. Sono parecchio gasato all'idea.
Scrivere, scrivere, scrivere... io ci provo. O meglio, lo faccio. Fare o non fare, non c'è provare, santo maestro Yoda docet. Scrivo in un corso di scrittura creativa che mi piace tanto, scrivo qui, anche se ultimamente non sempre, scrivo per la rivista universitaria Pass Magazine (andate a vederla, mettetela nei vostri blogroll, mi piacciatela ecc ecc) e scrivo pure per la sezione notizie/blog di Docsity.com, sapete, quel sito universitario dove potete scroccare appunti, tesi e via discorrendo. Tornando un attimo a Pass Magazine, occhio che da venerdì 6 abbiamo organizzato una serie di incontri con giornalisti piuttostamente conosciuti e sarà roba interessante. Se capitate per Verona e vi piace l'idea insomma, siateci!

Parliamo ora di progetti blogghereschi futuri.
La distilleria è aperta, quel simpatico ebook di racconti che doveva uscire tipo adesso, è in fase di ferma, o va a rilento, ecco. L'hard disk bruciato con dentro l'ebook corretto e quasi definitivo è andato... bruciato, appunto. Non è tutto da rifare ma ci vuole un po' di più. La copertina comunque è molto fica.
Lunedì 9 invece vi presenterò il progetto #RaccontoVolante, a cui tutti, ma proprio tuttissimi, potrete partecipare. Non anticipo altro ma sarà divertentissimo, giurin giurello.
E infine, giusto per ricordarvelo, il 25 marzo sarà il terzo compleanno del blog. Qualcosa mi inventerò, ve/me lo devo.

Cinema?
Avete seguito la notte degli Oscar? Io più o meno, e dei film presentati ne sapevo solo di American Sniper. La teoria del tutto? Mi manca. Birdman? Non riesco a vederlo. Whiplash? Ahahahah... non riesco a trovarlo!!! Ho dunque ripiegato su 50 sfumature di grigio che ammetto è molto, molto, molto fico. Insomma, la trama non è originalissima ma è ben strutturata, i personaggi sono fantastici, soprattutto nelle interazioni, rese realisticamente e fedelmente rispetto al libro, che considero un capolavoro. E... ok, la smetto di dire cagate, ovviamente non darò mai i miei danari a quel vomito, stavo a scherzavo. Comunque sia vi parlerò a breve di Vizio di forma, Saving Mr. Banks e Il Capitale Umano, tre film che meritano.

E con questo breve post riassuntivo, io vi lascio. Ci si vede lunedì per il #RaccontoVolante. Vedrete...

03/03/15

Omicidio nel bosco.

Quello che segue è un racconto inizialmente nato durante un esercizio di scrittura, uno di quelli che si fanno al corso del buon Riccardo dal Ferro (Ferruginoso per gli amici), che sto seguendo da un mese a questa parte. Lo scopo dell'esercizio era limitare il senso della vista e provare a raccontare usandone un altro, espediente questo non troppo utilizzato, dato che spesso e volentieri ci si affida proprio (e solo) agli occhi.
Dopo una piccola revisione e alcune modifiche allora ecco il risultato. Ovviamente sta a voi capire quale (o quali) dei cinque sensi ho utilizzato per raccontare.

La bocca gli scoppia di vermi, viscidume strisciante fatto della sua stessa lingua, ora fredda ora devastata, di carne strappata. Urla faccia a terra, morde il terriccio del bosco, che lo bracca girandogli attorno, ovunque e da nessuna parte. Ragni di acido scalano l'esofago, singhiozzano in rovi di rutti spinosi.
È steso da un po'. Il cuore preme incessante sul collo, sgorga ruggine dalle gengive rotte.
Lì accanto nota un sorriso sghembo, nocche vibranti lordate da schegge dei suoi propri denti. Grugnisce qualcosa, sputa, inspira sporco e aghi di abete. Dov'è il suo volto? Dove gli occhi, le unghie, i timpani? C'è solo bocca, bocca ovunque, e fronde di prurito dannato che graffiano l'arido in gola. Strisci come un verme... guardati, gli dice l'uomo.
Una stretta allo stomaco, acido di resina, bava fungosa, sapore di ossa, succhi gastrici, reflussi bollenti, veleni letali. 
L'uomo distoglie lo sguardo, è troppo per qualsiai stomaco. Prende il telefono, È sistemato, fa al suo capo, poi riattacca, lasciando il morto tra gli alberi.

25/02/15

Walkman | Febbraio

Era da un po' che mi girava l'idea di dare un po' di spazio anche alla musica qui sul blog, solo non sapevo ancora come farlo. Se ben ricordate, qualche settimana fa, vi spiegavo di quanto sia drogato di Spotify, il programmino che ti permette di ascoltare tutta la musica che vuoi al modico prezzo di un po' di pubblicità rompi coglioni ogni tot canzoni. Ecco, io grazie a spotify scopro quasi ogni mese nuovi artisti, album e canzoni. Quindi che fare? Parlerò mese per mese di cosa ho scoperto, cosa mi ascolto, e cosa mi piace.
Ultima nota: perché Walkman? Perché di walkman non se ne vedono proprio più in giro, ma sono comunque il simbolo della musica ascoltata fuori casa, sempre a portata di mano, e sono anche i primi aggeggi con cui ho iniziato ad ascoltare musica.

Ok ma iniziamo. Com'è andato questo febbraio?

Florence + The Machine
La canzone che ho ascoltato, riascoltato e consumato è What Kind of Man, nuovo singolo tratto dal prossimo album in uscita a Giugno. E' la prima volta che sento i Florence? Certamente no, li ho anzi scoperti su suggerimento di Ale Tredici con le canzoni Cosmic Love (la mia preferita), Rabbit Heart e Seven Devils, quest'ultima usata per il trailer di Game of Thrones 2, sicché capirete l'epicità. You've got the love era invece già passata molto, troppo per radio, e io l'avevo ingiustamente snobbata causa fastidio.
Cosa troverete provandoli? La voce bollente di Florence Welch, le sonorità fantastiche de La Macchina ''costruita'' per accompagnarla, e un genere che spazia da indie rock a soul, prendendo di mezzo pop, folk rock e tutta una carrellata d'altra roba che a sto punto, aprite wikipedia che ve lo spiega meglio lei. Il mio suggerimento e: ascoltate e divertitevi.


Selah Sue
Il nuovo singolo è Alone, che anticipa l'uscita del prossimo album della giovane cantante belga, acquistabile da marzo. E' una tipa che conquista subito per voce e presenza, per il mix reggae e soul (che vedremo se verrà mantenuto nei nuovi lavori) irresistibile e per quei due grandissimi occhioni blu incorniciati da dei capelli piuttosto incasinati.
L'ho scoperta  un paio d'anni fa con Raggamuffin, poi incuriosito l'ho spotifyzzata incantandomi con l'omonimo album. Interessanti i singoli Crazy Vibes e Time. Un suggerimento che vi do e di cercarvi i suoi video in live. E' ipnotica.

Ed Sheeran
Thinking Out Loud la continuano a passare ovunque per radio, e ogni volta mi capitava di beccarla, cambiavo, per non rovinarmela. Poi è successo che me la sono ascoltata per forza e niente... mi è entrata in testa. Ce la farà a resistere alla nausea da ripetizione? Lo spero vivamente!

La prima volta che ho notato Ed Sheeran è stato col singolo Lego House, che ''Ehi, ma quello è Ron Weasley, oddio s'è messo a fare il cantante!?!?!'' e invece era Ed, che con un'abile mossa di marketing ha attirato subito l'attenzione sfruttando prima il suo aspetto fisico e poi la sua voce, assolutamente magnifica. 
Caldamente consigliati entrambi i suoi album, e i singoli Drunk, Bloodstream, I'm a mess e I see Fire, quest'ultima colonna sonora del secondo capitolo de Lo Hobbit.

E basta, per Febbraio direi è tutto. Principalmente mi sono drogato di questi tre artisti. Voi che avete ascoltato di bello? Questo simpatico trio lo conoscete? Vi piacciono?

22/02/15

Guidato dai fili

Mi svegliai al rumore del fulmine. Doveva essere caduto in zona. Restai un attimo in silenzio, in compagnia del sonno pesante degli altri e del ticchettio delle gocce sulla tenda. Sgusciai fuori dal sacco a pelo, infilai le scarpe e il k-way, presi la torcia e andai fuori. Un albero, a una ventina di metri da noi, era stato squartato in due dalla scarica. Decisi di vederlo da vicino, spinto da una sensazione.
Avanzai, i piedi sempre più fradici ad ogni passo, guidato dal fascio della torcia e dai flash del temporale che rimbalzavano nella  boscaglia. Raggiunsi il mio albero. Restai a fissarlo col cuore in gola. Davanti all'arbusto, in un cerchio fumante marchiato sul terreno, stava un uomo completamente nudo, e mi osservava. Quell'uomo ero io.
Lo raggiunsi e mi tolsi il k-way e il maglione per coprirlo dal gelo.
"Ha funzionato." disse impassibile.
"Che cosa ha funzionato?" chiesi aiutandolo a ripararsi.
"Il viaggio nel tempo. Dovresti saperlo. Oggi è il  3 marzo 2032, e io sono te, proveniente dal futuro."
Restai senza parole. I miei attuali studi sul viaggio nel tempo avrebbero quindi trovato un senso? La risposta era ovviamente davanti ai miei occhi. Avrei viaggiato nel tempo e mi sarei ritrovato, incredibilmente, proprio qui e ora.
"E tu, quindi... da quando vieni? Dio, non posso crederci. Allora ce la farò davvero!"
Il me del futuro mi guardò tristemente. "Ce la farai, certo. Io provengo dal 4 febbraio 2056. Come noterai, sono un po' più vecchio di te." rispose stringendosi nei vestiti.
"Non di molto però." replicai euforico, notando solo ora gli anni in più sulla sua pelle.
"Il punto è, che non abbiamo inventato il viaggio nel tempo. Non solo quello, almeno."
"Che intendi?"
"Ebbene... mi sento come, costretto. Io credo abbiamo inventato il destino, credo ne abbiamo involontariamente scoperto l'essenza. Questo momento io, l'ho già vissuto anni fa, ma nella tua pelle. Un me dal futuro, proprio oggi, era qui giunto, dove sto io ora, e mi disse le medesime e precise parole che sto pronunciando. Non solo, io stesso a quel tempo agivo esattamente come tu stai ora facendo. È più forte di me e di te, il tempo incede identicamente ad allora, io ripeto azioni già viste, pronuncio frasi già parlate, e tu consumi una vita più e più volte vissuta, da qui al 4 febbraio 2056, forse oltre, intrappolato nelle regole del tempo per non mandare l'universo in frantumi. Non potrai farne a meno."
"Regole... l'avevo teorizzato."
"Lo so. Fortunatamente, d'ora in poi, per quel che mi riguarda, mi sembrerà d'esser libero. Buona fortuna."
Detto ciò, il me del futuro si allontanò nel buio del bosco, e io me ne tornai alla mia tenda, comandato dai fili del tempo, ragionando sul tempo.

18/02/15

La vita di Adele vs Il blu è un colore caldo.

Il film La vita di Adele mi incuriosiva parecchio, e ancora di più il fumetto da cui è tratto: Il blu è un colore caldo. Finalmente sono riuscito a vedere il primo e a leggere il secondo, e... risultato? Mi sono piaciuti? E' meglio uno o l'altro? Sono veramente porni come dicono? Scoprivatelo qua sotto!

Il tema centrale di entrambe le opere è ovviamente l'omosessualità. Questa ci viene mostrata attraverso gli occhi di Adele, Clémentine nella controparte cartacea, una quindicenne alla scoperta della propria sessualità che si accorge, non senza l'insorgere di una marea di dubbi, di non essere del tutto a proprio agio nella relazione con un ragazzo. Conoscerà quindi Emma, una ragazza più grande dai capelli tutti blu, e per lei proverà subito un'attrazione irresistibile, senza controllo.

La vita di Adele.
E' un film abbastanza lungo, il cui ritmo non aiuta di certo. Mi è piaciuto, certo, ma non posso non dire che qualche volta fa capolino la noia. Da un lato questo è dovuto alla lungaggine delle scene tra Emma e Adele, da quelle dei loro primi incontri, delle chiacchierate, degli sguardi, arrivando a agli incontri sessuali, che per carità, si guardano con interesse (che poi l'attrice che interpreta Adele è veramente una bonazza che ciao proprio!) ma risultano persino a te, spettatore col durello, piuttosto lente. Non è un porno, quindi perché dilungarsi tanto?
Dall'altro invece il tedio lo si sente nello scorrere degli eventi. Si parla infatti di una vita normale, che scorre via senza alcun evento particolarmente degno di nota. Certo l'omosessualità vuole essere presentata nella sua normalità, e questo non è affatto un punto a sfavore, ma le difficoltà che stanno dietro a questa storia non vengono assolutamente mostrate. E' accennata la tensione tra Adele e i genitori, ben mostrata, e per fortuna, quella con gli amici di scuola, ma per il resto nulla. C'è una storia normale, come tutte le altre, fatta di passione, vita quotidiana, sbagli, litigi, e appunto, noia.
Ottimo invece uno spunto che nel fumetto è completamente assente, ovvero il tema della mancanza. Adele ed Emma, in un certo punto della storia, non si vedono, e ci viene mostrata l'ossessione della prima per la seconda, che percepisce la sua assenza in maniera fortissima. Un'assenza non solo dettata dall'affetto, ma anche e soprattutto dal sesso, dagli stimoli fisici e dal piacere carnale che la distanza fa riaffiorare in continuazione mischiandosi tragicamente alla tristezza, al malessere. Questo mi è piaciuto, il tema della mancanza, non più visto finalmente sotto il mero punto di vista dell'amore platonico e cazzate simili. 

13/02/15

L'anima del pinguino.

All'inizio ci sono io che sto volando qua e là, da qualche parte in un pomeriggio uggioso. Si deve intendere che lo stia facendo proprio personalmente, cioè senza l'ausilio di qualche mezzo che mi permetta di farlo. Sotto di me una collina dall'aspetto piuttosto smorto, sarà che è inverno, chi lo sa. Poi nebbia. Non ricordo né dove il mio volare mi stesse portando né perché fossi in grado di farlo.
Mi ritrovo allora in una casa orrenda, un rudere, solo mattoni grigi e qualche parete mancante. All'interno ci abitano, in compagnia di qualche gallina e coniglio, i miei zii e cugini, assieme ad altra varia gente che non conosco. 
''Ma che cazzo ci fate qui?''
''Eh...'' mi fa Angelo, ''Ci viviamo! L'affitto costa pochissimo.''
''Sì ma... che vuol dire pochissimo? E' na catapecchia! Non potete vivere qui sul serio.''
''Sì invece. E poi costa solo'' e mi fa il segno ''uno'' con un dito.
''Costa mille al mese?''
Interviene mio cugino. ''No cretino, ti pare? Quale sano di mente paga mille al mese per questo?''
''Allora sarà cento euro?''
''Ancora troppo.'' continua mio zio. ''Dieci al mese, abbiamo il cibo compreso. Finché quelli ce lo danno, ecco...''
''Quelli chi? E poi manca la luce, il riscaldamento, l'acqua, non c'è niente! Come fate d'inverno?''
''E' un po' più duretta ma cosa vuoi, mi ricorda i tempi di quando eravamo in guerra.'' fa con aria nostalgica e sognante.

Più perplesso che mai decido senza volerlo di cambiare sogno, e sono in aereo, in cabina piloti, in fase di decollo. Fuori nebbia. Non si vede un cazzo. Ora, penserete voi, giacché è un sogno ricorrente potrei per esempio accorgermi di essere in un sogno, così da iniziarne uno lucido, e invece no, sono troppo concentrato sul vivere la mia fobia. 
Il pilota parte col decollo. Visibilità zero.
''Ma come fai a decollare con sta nebbia?'' chiedo un po' preoccupato.
''Tranquillo, routine. Non serve vedere con gli occhi, noi piloti sappiamo vedere con altro.''
''Sarà...'' rispondo pensando che questo mi sta dicendo una marea di puttanate, vedendo pure un po' di tensione sul suo volto.
Ed ecco che sterza bruscamente. Esce di pista. Prato. Entra nella pista a fianco, sfiora un altro aereo in decollo, sterza di nuovo per evitarlo rientrando nella prima pista, si alza leggermente in volo, dice ''No no no non ce la facciamo'' e atterra malamente, rallentando e rimettendosi in posizione di partenza. ''Riproviamo!'' mi dice.
"No, riproviamo i miei coglioni!"
Vorrei morire.
Nebbia nebbia ancora nebbia. Nell'aereo fortunatamente non ci sono io per davvero, ma ci sono due ragazze messicane in erasmus da un nostro amico. Boh! E noi le stiamo proprio portando in aeroporto. Ripeto, boh! Se vi sentite confusi a leggere, figuratevi io che lo vivevo. Comunque sia, siamo fermi in un furgoncino a far benzina. Le tipe scendono un attimo a comprarsi le caramelle in autogrill.
''Meno male non devo prendere io l'aereo.'' dico a Lorzone guardando fuori dal finestrino, in mezzo a tutta quella nebbia...

10/02/15

Se tu sei Alabama, mi dici io chi sono? Monroe?!

Si parte con un sottofondo costante di musica, genere bluegrass, il country nella sua forma più pura, che lega la vita di Elise e Didier, due persone tra loro molto diverse ma capaci di innamorarsi e di vivere la loro relazione in totale sintonia. E poi entra in scena Maybelle, la loro piccola, destinata a cambiarne per sempre vita e storia, nel bene e nel male.

Ammetto fin da subito che Alabama Monroe mi è piaciuto davvero tanto. A partire dal modo in cui viene raccontato, un'alternanza di continui salti temporali che s'intrecciano sottolineando di volta in volta situazioni visive e uditive totalmente in contrasto tra loro, quindi valorizzandole, passando poi per la musica, sempre presente, e per la delicatezza e per il realismo con cui ci viene presentata tutta la vicenda. Una storia che è essenzialmente d'amore, preso nel senso più ampio del termine, che difatti ci viene mostrato in ogni suo lato, dall'affetto al sesso, dal volersi bene all'intesa, puntato infine con forza su quello rivolto verso un figlio. 
Ci sono proprio per questo molte figure e molti temi che ruotano attorno ai protagonisti. C'è ovviamente loro figlia Maybelle, che porta con sé quelli della malattia e del dolore, così come il loro gruppo, un'allegra e strambissima combriccola di musicisti che con loro condivide non solo passioni e risate, ma qualsiasi momento importante. E di molto importante, infine, ci sono Dio, la scienza, e la morte.

Non che se ne parli in maniera pesante ed esplicita di questi tre aspetti, che anzi sono componente essenziale di questo normale scorcio di vita, ma vengono fatti sentire e bene per la durezza e l'estrema bellezza di ciò che si vede. Impossibile restare indifferenti agli scontri ideologici totalmente opposti di Elise e Didier, la prima credente e il secondo fortemente coi piedi per terra, razionale. Impossibile schierarsi da uno o dall'altro lato, o meglio difficile, poiché si empatizza con entrambi. Perché da una parte è evidente quanto il concetto di Dio, di entità superiore e di fuga dalla morte siano un sollievo, una via d'uscita per non perdersi nel dolore, ma dall'altra è fortissima la critica rivolta proprio a ciò che questo credere comporta. Una società, a detta di Didier, bigotta, limitata da se stessa e incapace di scalzare un Dio di cui non avrebbe affatto bisogno, se non come salvagente dal terrore appunto; una società che impedisce al pensiero logico, scientifico, di progredire e di imparare a conoscere davvero il mondo, o nel loro specifico caso, la malattia, quindi una cura.

Non si vuole comunque salvare una visione piuttosto che un'altra. Semplicemente si racconta un dato di fatto, quello di come ogni persona sia diversa dall'altra, libera di scegliere e credere e contemporaneamente legata, condizionata da ciò che ha vissuto e imparato. Soprattutto, si racconta di come l'amore elevi lo spirito umano alla felicità più grande, ma anche al dolore, e alla salvezza. 

08/02/15

Fine dei giochi: il tè collettivo di Camilla è agghiacciante!

Vi dirò, ero partito con le migliori intenzioni, riponendo grande speranza in voi su quel giochino della scrittura collettiva. Che ne è venuto fuori però? Beh, un mezzo disastro. Sicuramente più di qualcuno, me compreso, s'è fatto due risate, che di assurdità ne sono saltate fuori e non poche. Però però però, amen, ormai i giochi sono chiusi e il risultato è...
Ma che minchia stanno scrivendo?!?!?!
Ecco, parliamo del risultato. Io avrei dovuto concludere il racconto collettivo inserendo un finale. Il problema è che mi risulta impossibile. Pare infatti una storia, per quanto traballante, arrivata a un punto morto, forse distante da un finale. Quindi che fare? Ve la incollo qui tutta di seguito così come si presenta grazie ai vostri contributi, dopodiché, nei prossimi giorni, pubblicherò un racconto partendo da questo vostro intricato incantevole incasinamento di pensieri incartati, ma scrivendolo a modo mio. Praticamente vi rubo le idee, e vedo se ne esce qualcosa di... leggibile?

Prima di mostrarvi l'agghiacciante creatura che avete partorito comunque, ci tengo a ringraziarvi per la partecipazione, l'entusiasmo, e la passione (per lo splatter, il porno, il nonsense ecc ecc) che avete messo. E ora via!...

04/02/15

Il giorno del mio compleanno.

A mezzanotte ero rincoglionito fisso di sonno, ma volevo stare sveglio. Gli occhi bruciavano, sbraitando: dormi, chiudici, và che ti rompiamo il culo spegni sta cazzo di luce, e insomma ho passato un'ora di lotta in dormiveglia finché non sono crollato e ho cominciato a sognare.
I sogni non si ricordano mai un granché, e verso le sei di mattina, quando mi sono svegliato per bene, avevo tante energie da correre a caso, ovunque. E però pensavo confusamente ai sogni fatti le ore prima... all'una per esempio mi cagavo allegramente addosso, finché non si è deciso di farla come gli uomini veri, e quando ho visto in faccia lo stronzo che avevo prodotto mi son spaventato a morte e non ho più defecato per giorni. Alle due parlavo di qualcosa ma chissà che cavolo dicevo, a capirmi ero io, i miei, e basta; alle tre invece mi piacevano le lavatrici e gli ombelichi delle persone, e fermavo la gente chiedendo se gli ombelichi loro ce li avessero per davvero, e se potevo passare qualche minuto con i loro elettrodomestici. Alle quattro c'erano montagne innevate fuori dal finestrino della macchina, nonno guidava e io e il mio amico gli chiedevamo cos'era quella roba. ''Zucchero! Guardate quanto zucchero sulle montagne!'' rispondeva. Alle cinque, poi, ci sono salito per davvero alle montagne di zucchero, che invece era neve, ma a me pareva un mare enorme, un po' strano, ma comunque mare. E alle sei, come detto, sveglia!

Sono le sette e mi sento grande, pure vecchio dato che mi dindolano i denti. Prendo in braccio questo tizio minuscolo con la testa che penzola di qua e di là. Dicono sia mio fratello. Ho deciso: lo torturerò, farò casini, e darò la colpa sempre a lui. Sono le otto quando mi accorgo che questo è una volpe e m'ha distrutto tutti i giocattoli, e alle nove, a festeggiare la fine di un millennio, i fuochi d'artificio riempiono il cielo a giorno e i'm blue da ba dee da ba daa, mentre gente là fuori si spara per strada o si caca in mano per il Millennium bug. Alle dieci vedo un aereo che si schianta su una torre. Cazzo ma come ha fatto a non vederla? Era enorme! E poi arriva un secondo aereo che si ficca dentro giusto giusto nella torre a fianco. Ma si sono tutti rincoglioniti oggi? E' grave di sicuro, lo trasmettono su ogni canale! Boh... 
Alle undici di mattina c'è un tipo nuovo che tira giù più bestemmie di quante ne abbia mai sentite. Insulti a Dio come piovesse: wow! A mezzogiorno invece, quando il sole è bello dritto in cielo, Dio lo sento ringraziare tante volte, tra un colpo di tosse e l'altro di un nuovo piccoletto, che è venuto a invadermi la casa.

Alle tredici mi dedico al contrabbando di pornazzi e m'avvio con nonchalance alla falegnameria e alla cecità, e sono le quattordici quando poi, con la poca vista rimasta, scorgo qualcosa di veramente ma veramente bello... due occhi verdi, un sorriso che mi rimbambisce, e baci e baci e baci a non finire, ma alle quindici è già tutto finito, e quanto mi mancano, quanto li rivoglio, quanti di nuovi me ne andrò a cercare di quei baci.
Sono le sedici, sono più arrapato di Giuseppe Simone. Sì, esatto, sono proprio tanto, tanto, troppo arrapato. Ho una voglia di scopare che non riesco a tenermi l'uccello nelle mutande. Vola, vola via, e avanti, vuoi uscire sì o no? Acchiappate quell'uccello, qualcuno lo prenda, per carità, io ormai l'ho addomesticato per bene, ve lo regalo volentieri, e alle diciassette parte un circo, o meglio uno zoo, o insomma, non ci si capisce più niente, guardate che razza di capelli mi sono venuti in testa! Ecco, sono le diciotto e non c'ho più voglia di studiare, vaffanculo, che depressione, la vita fa schifo! Meglio festeggiare ma festeggiare non si sa nemmeno bene che cosa cazzo ci sia, da festeggiare. Dico bene? Eh?! Come?! Sì, boh, ti piacciono le bionde? Le bionde? Sempre piaciute a me le bionde! Ohh, bene bene mio caro, e allora bionde per tutti! Sì ma io, di ste bionde, mai vista una manco per sbaglio!

Comunque sia... fortuna vuole che alle diciannove sia ora di cena, e il cuore si mangia un piatto tutto nuovo, mai provato, che lo sazia, lo rende pieno, e lo ubriaca d'amore e lo sbronza finché non gli arriva di stare male. Alle venti sono una persona matura, più o meno. Oh suvvia, levatevi quella faccia di culo, sono maturo, non lo vedete sto foglio di carta che ho in mano?! Lo dice lui, mica io! E poi, e poi è estate, rilassatevi, non pensiamoci più, che sta arrivando sera e a certe ore passano per la testa idee strane.
Alle ventuno infatti mi ci metto sotto coi numeri. Ma che grande idea è mai questa? No infatti, è na cazzata, ma me ne accorgo solo alle ventidue che preferisco le lettere, le parole, le frasi che parlano, che raccontano della tristezza che hai intorno, degli amici che ti tirano su, degli incontri inusuali, delle risate come stronzi, del destino che ti chiedi se esiste o se va piuttosto tutto a cazzo, a caso. 
Alle ventitré ho solo voglia di prenderla come viene, poi ci ripenso, cerco di dare un giro diverso a tutto, e me ne strafrego di nuovo, cambio idea, e non la cambio, e giro, e canto in auto, e incontro gente nuova o vedo gente vecchia, anche molto, che se ne va via, per sempre. Mi giro e rigiro a letto, da solo, in compagnia, al caldo, al freddo, col sorriso a volte e col muso qualche altra.

Sei felice? Sì, no, boh, ma che domanda è?! Finché non arrivano le ventiquattro, e il giorno è finito.
E quando il giorno finisce, che cosa fai? Mah, niente di particolare. Ne inizio uno nuovo, no?

03/02/15

Scrittura collettiva! Pronti? Partenza, via...

Buongiorno cervelli. Come vi anticipavo martedì scorso oggi iniziamo a giocare scrivendo un racconto unico tutti insieme. Prima di lasciarvi all'incipit, da cui voi poi partirete evolvendo (o stravolgendo) la storia, vi do qualche regola da tenere presente, giusto per non creare confusione.

  • Può partecipare chiunque con massimo due interventi, chiaramente non consecutivi, sennò che gusto c'è?
  • Si continua la storia agganciandosi all'ultimo commento postato (maddai!?), e non ci sono limiti di genere: sbizzarritevi.
  • Se postate il continuo di un pezzo e un minuto dopo qualcuno scrive lo stesso seguito, vince il pezzo pubblicato prima (guarderò l'orario). Chi pubblica per secondo dovrà cancellare e riscrivere, mi spiace.
  • Il vostro pezzo non deve superare le 5/6 righe. Nel caso ci siano dialoghi facciamo che potete arrivare anche a 10, dai, insomma non sto a rompervi la palle ma non dilungatevi troppo.
  • Per aggiungere il contributo al racconto iniziate il commento con la scritta RACCONTO.
  • Se volete semplicemente commentare, senza giocare per forza quindi, potete farlo liberamente.
  • Domenica è l'ultimo giorno possibile per poter scrivere, dopodiché stop ai giochi. Il finale, ovviamente, lo aggiungerò io, quindi non perdetevelo, che martedì prossimo, il 10, pubblicherò qui il vostro operato tutto d'un pezzo.
  • Una condivisione sui social, anche nel caso non voleste scrivere e giocare, è sempre benvenuta e di grande aiuto.

E ora, iniziamo sì o no?

''Papàààààà. Paaaapiiiii. Vieniiii?''
''Aspetta due minuti amore, finisco un attimo qui.'' risponde dalla cucina.
''Ma il tè si raffredda! Papiiiiiii, papiiiiii...''
Sua madre entra in camera. ''E allora? Hai finito di fare casino? Papà sta cercando di sistemare il frigo e io devo finire i miei disegni. Viene a giocare dopo!''
''Ma il tè si raffredda.'' sbuffa Camilla alzando la teiera giocattolo.
''Ho detto dopo. E ora gioca un po' in silenzio!''
''Ma uffaaaa!'' grida la bambina sbattendo ripetutamente la teiera per terra. ''E' tre ore che aspetto uffaaaaa!''
Sua madre non ne può più, le da uno schiaffo, poi cerca di levarle la teiera dalle mani. 
''No, no è mia è mia, mamma no.'' piagnucola Camilla tenendola stretta.
''Mollala! Guarda che ti tolgo la televisione sai? Mollalaaa!''
E' una guerra tra madre stressata e figlia incavolata, due gocce d'acqua tanto nell'aspetto quanto nell'atteggiamento. 
''Che cavolo combinate?'' domanda il povero Cristo dalla cucina, costretto ogni giorno ai battibecchi tra le due.
''Basta!'' urla infine Camilla, mollando la teiera e arrendendosi a sua madre. ''Ti odio, vorrei che sparissi!'' 
Qualche minuto dopo Enrico raggiunge la sua piccola in camera, che versa in tutta tranquillità del tè caldo nelle tazzine di plastica. 
''Tieni papi, questo è il tuo tè. E' bollente, appena fatto.'' dice tutta felice porgendogliene una.
''Oh grazie tesoro. Hai fatto pace con la mamma, sì? A proposito, dov'è andata?''
La bambina finisce di versare, appoggia con cura la teiera sul tavolino, ed esclama in un sorriso grande grande: ''Non lo so, adesso però beviamo questo buonissimo tè, dai.''

A voi continuare... 

01/02/15

Dove si va poi.

Vola tra i tetti e i fili di fumo che escono dai comignoli. C'è un cielo d'inverno che va verso sera, di poche nuvole e qualche rumore: le campane della chiesa, il traffico cittadino, il fruscio degli alberi sorpresi dal vento. E' proprio quel soffio che lo sta cullando, gelido ma tanto leggero da abbandonarcisi volentieri, e svolta qua e là, tra i rami del parco, oltre i cancelli, per le strade grigie illuminate dai lampioni. Dove lo porterà, quel vento quieto, non gli è dato saperlo, ciò nonostante si fa guidare senza alcun timore, fuori da Kensington, all'imbrunire di mercoledì.
Un uomo là sotto attira la sua attenzione. E' avvolto in un grosso cappotto scuro e cammina goffamente, appoggiandosi a un bastone. Il suo incespicare, quando una pozzanghera incontra i suoi passi, gli fa molto ridere, da fargli lacrimare gli occhi e persino perderci il fiato. E allora lui gli passa vicino, dimenticando la corrente per un attimo, per godersi meglio il suo uomo nel cappotto. Gira due volte poco sopra il cappello, fa una capriola, una piroetta, e poi lo afferra, portandoselo appresso. L'uomo esclama qualcosa vedendolo andare a zonzo per proprio conto, e incomincia a correre, bastone dritto in alto, nel tentativo di agguantarlo. 
Gioca, si diverte un mondo, ma infine, vedendolo affaticato, perde il piacere. Inverte la rotta e gli poggia il cappello direttamente in testa, volando verso il soffio freddo.
Ecco, una finestra appena illuminata, è lì che il vento porta. E' al primo piano ed è molto accogliente: vetri puliti, tende rosse come rubini, e un vaso di fiori del colore del cielo. Scrutandovi attraverso nota un vecchio steso a letto. E' un signore striminzito, pieno di rughe e avvolto in coperte lana, una mano stretta tra quelle giovani  di una ragazza. Il vento apre un poco la finestra, invitandolo a entrare. 
La ragazza ora piange, singhiozzando in silenzio sul suo vecchietto immobile. La sta osservando ed è in quel momento che qualcuno lo strattona, tirandogli i calzoni. Si volta, trova un bambino impaurito. Avrà si e no la sua età, qualche centimetro in meno d'altezza, e guarda il vecchio e la ragazza con aria sconvolta. Il piccolo si avvicina alla ragazza, gli occhi gonfi di lacrime, e con la manina paffuta prova ad accarezzarle i capelli, ma non ce la fa, qualcosa glielo impedisce. Il vento soffia da un altra parte.
Peter prende quella mano persa nel vuoto, accoglie il bambino sperduto, lontano dallo spettro di quel che era, dalla sua vecchiaia. Insieme volano via, fuori dalla finestra, portati dal vento verso i giardini di Kensington. Guarderanno dall'alto lo specchio d'acqua del lago, e leggeri come rondini vi passeranno attraverso.

29/01/15

Il valore di un fumetto (guest post MikiMoz)

Benvenuti! Oggi a intrattenerci ci sarà il caro MikiMoz con un guest post tutto in ambito fumettoso. Siete pronte signorine? Vi consiglio di leggerlo perché mi son rotto un po' i maroni di voi altri là fuori (e siete in tanti) sempre pronti ad additare questa forma d'arte come qualcosa di indegno e stupido. Ma bando alle ciance, a lui la parola... e ascoltatelo o finisce che vi prende a fumettate in testa! Moz: un nome una garanzia.

Da sempre considerato un media di serie B, specie rispetto al più blasonato romanzo, solo in questi ultimi anni il fumetto sta conoscendo un processo di sdoganamento agli occhi della massa.
Lui si chiama Mozgus e converte a suon di Bibbiate in testa!
Addirittura facendosi chic per quanti, spesso gli ignoranti di ieri, oggi se ne vanno al parco a leggere la propria graphic novel o l’ultimo lavoro di qualche vignettista. Tra questi e la massa di cui sopra, non ho alcun dubbio su chi salvare: nessuno. Ma almeno, pur come moda, si dà voce al fumetto.
Che è in realtà un mezzo di comunicazione stupendo, perché unisce le parole di un romanzo all’arte del disegno.
In passato, si è detto di tutto sui fumetti, e sempre in negativo. Tanto che nella nostra lingua, definire qualcosa “fumettone” non è certo lusinghiero. Colpa anche della scuola e dei vecchi insegnanti tromboni, per nulla avvezzi alle novità o forse spaventati di fronte a qualcosa che faceva leva sui più giovani.
Sì, non sia mai che paragoniate un libro a un fumetto! A scuola fanno leggere solo libri, tacendo sul resto.
Ma quanti sanno, aspiranti scrittori, quale grande lezione di ritmo e dialogo può essere appresa grazie al fumetto?
Ma quanti sanno, rampanti lettori, che ci sono fumetti che nulla hanno da invidiare (anzi…) ai romanzi?
Personalmente conosco decine di opere che ritengo assolutamente superiori a molta della produzione libresca. E, come per i romanzi, ci sono opere commercialissime. E altre bruttissime.
Titoli per ogni età, per ogni gusto, di ogni genere. 
Diverse “scuole”, da quella americana a quella francese, passando dal Giappone all’Italia.
Un vasto mondo fatto di storie adulte, mature, ma anche divertenti e scanzonate. Supereroi, criminali, indagatori dell’incubo, guerrieri, santi cavalieri, combattenti in marinaretta, omini blu, cowboys, soldati, astronauti, artisti, ladri… Un mondo infinito che abbraccia Topolino e Diabolik, Valentina e Batman, L’Uomo Ragno e Lucky Luke, Lupin e Goku.
Il fumetto ha un valore, un valore immenso. Ultimamente se ne sono accorti anche a Hollywood, sempre più a corto di idee originali e a caccia di storie già pronte. Come quelle, colorate o b/n, dei fumetti.