All'inizio ci sono io che sto volando qua e là, da qualche parte in un pomeriggio uggioso. Si deve intendere che lo stia facendo proprio personalmente, cioè senza l'ausilio di qualche mezzo che mi permetta di farlo. Sotto di me una collina dall'aspetto piuttosto smorto, sarà che è inverno, chi lo sa. Poi nebbia. Non ricordo né dove il mio volare mi stesse portando né perché fossi in grado di farlo.
Mi ritrovo allora in una casa orrenda, un rudere, solo mattoni grigi e qualche parete mancante. All'interno ci abitano, in compagnia di qualche gallina e coniglio, i miei zii e cugini, assieme ad altra varia gente che non conosco.
''Ma che cazzo ci fate qui?''
''Eh...'' mi fa Angelo, ''Ci viviamo! L'affitto costa pochissimo.''
''Sì ma... che vuol dire pochissimo? E' na catapecchia! Non potete vivere qui sul serio.''
''Sì invece. E poi costa solo'' e mi fa il segno ''uno'' con un dito.
''Costa mille al mese?''
Interviene mio cugino. ''No cretino, ti pare? Quale sano di mente paga mille al mese per questo?''
''Allora sarà cento euro?''
''Ancora troppo.'' continua mio zio. ''Dieci al mese, abbiamo il cibo compreso. Finché quelli ce lo danno, ecco...''
''Quelli chi? E poi manca la luce, il riscaldamento, l'acqua, non c'è niente! Come fate d'inverno?''
''E' un po' più duretta ma cosa vuoi, mi ricorda i tempi di quando eravamo in guerra.'' fa con aria nostalgica e sognante.
Più perplesso che mai decido senza volerlo di cambiare sogno, e sono in aereo, in cabina piloti, in fase di decollo. Fuori nebbia. Non si vede un cazzo. Ora, penserete voi, giacché è un sogno ricorrente potrei per esempio accorgermi di essere in un sogno, così da iniziarne uno lucido, e invece no, sono troppo concentrato sul vivere la mia fobia.
Il pilota parte col decollo. Visibilità zero.
''Ma come fai a decollare con sta nebbia?'' chiedo un po' preoccupato.
''Tranquillo, routine. Non serve vedere con gli occhi, noi piloti sappiamo vedere con altro.''
''Sarà...'' rispondo pensando che questo mi sta dicendo una marea di puttanate, vedendo pure un po' di tensione sul suo volto.
Ed ecco che sterza bruscamente. Esce di pista. Prato. Entra nella pista a fianco, sfiora un altro aereo in decollo, sterza di nuovo per evitarlo rientrando nella prima pista, si alza leggermente in volo, dice ''No no no non ce la facciamo'' e atterra malamente, rallentando e rimettendosi in posizione di partenza. ''Riproviamo!'' mi dice.
"No, riproviamo i miei coglioni!"
Vorrei morire.
Vorrei morire.
Nebbia nebbia ancora nebbia. Nell'aereo fortunatamente non ci sono io per davvero, ma ci sono due ragazze messicane in erasmus da un nostro amico. Boh! E noi le stiamo proprio portando in aeroporto. Ripeto, boh! Se vi sentite confusi a leggere, figuratevi io che lo vivevo. Comunque sia, siamo fermi in un furgoncino a far benzina. Le tipe scendono un attimo a comprarsi le caramelle in autogrill.
''Meno male non devo prendere io l'aereo.'' dico a Lorzone guardando fuori dal finestrino, in mezzo a tutta quella nebbia...