29/07/14

Estate è...?

Piove. Piove sempre.
Ammirate i miei occhiali tamavvi presi dal benzinaio.
Ma la settimana scorsa sono riuscito ad abbronzarmi. Un giorno e mezzo di mare, più o meno, in un posto che si chiama Isolaverde, e che per inciso non è un'isola e non vanta nemmeno l'acqua smeraldina che ci si potrebbe aspettare dal nome, semmai è sMerdina. E allora perché si chiama così? Boh, però è stato bello. Un diciottesimo pieno di diciottenni/diciassettenni tutti molto teenager cciofani con cui si è passato quel breve periodo di sole. Sì perché piove di nuovo, e mi sto spellando. Non avendo nulla da fare (giusto, ho finito la sessione estiva passando tutti gli esami che dovevo) sfoglio un libro assieme all'abbronzatura che se ne va. Evvai!

C'è stato anche un torneino di tennis in questa scorsa settimana, in cui, colpo di scena, agli ottavi di finale le ho prese per bene. In realtà sono entrato in campo ma la testa era da tutt'altra parte, dove non saprei dirvelo. I misteri della vita...
E poi venerdì c'è stata la laurea di un amico, tutto molto divertente, tra risate, alcolemia portami via, tette finte che sparavano spritz, dottore dottore del buso del cul vaffancul vaffancul e finalmente una giornata di sole che è durata dall'inizio alla fine.
Il nostre dottore del buso del cul!

Di altro da raccontarvi oggi ne ho poco, e vorrei dire che è colpa dell'estate e del caldo ma in realtà qui di caldo non ce n'è nemmeno. Sono pigro, suvvia! Vi dico però due cose...
La prima è che se avete voglia di scrivere c'è un bel concorso organizzato da Riccardo Sartori, il Sere Marroni Contest, in cui si deve scrivere un racconto brevisssimo che ha come tema le serate marroni, cioè di merda. Si vince un libro! Mica male no?

La seconda è che venerdì arriverà sul web un mio splendido giochino, giochino intitolato La notte dei desideri. Di che si tratta precisamente lo scoprirete venerdì, ma vorrei chiedervi già da ora di preparare le vostri ditini sui tasti di condivisione di ogni social possibile e immaginabile, ve lo chiedo così proprio sulla fiducia. Secondo me sarà una roba carina, se viene fuori insomma. Quindi vi chiedo in anticipo sta mano, e poi vedete voi se darmela o tirarmela in faccia con una cinquina.

Detto questo vi saluto di già e vi auguro una buonissima estate piena di sole, donzelle in costume, e mare. Ccciao cervelli! Stay tuned!

25/07/14

Open Minded | Diventare grandi (di Nadia Ferrazzo)

Benvenuti a un nuovo articolo di #OpenMinded. Quest'oggi è mia ospita una simpatica donzella anch'essa blogger e pure fotografa. Date il benvenuto a Nadia Ferrazzo e... aprite la vostra mente!

PROLOGO: “no no, ma a me quello non piace mica. E’ brutto. No no, non mi piace”.
EPILOGO: convivenza, ad oggi, da ormai un anno e mezzo.

Tra il prologo e l’epilogo sono, ovviamente, successe un mare di cose. Ma partiamo dal principio.
Io ed Ale ci siamo conosciuti, o meglio intravisti, ad un suo concerto a gennaio 2011. Incontro che ho rimosso perché mi stava altamente sulle palle, per dirla con un francesismo. Verso la fine dello stesso anno, ci siamo rincontrati in un pub. Lui è venuto a sedersi al tavolo dove ero con le mie amiche. Da lì la mia frase “non mi piace mica”, semplicemente atta a mantenere quell’orgoglio dovuto al primo incontro, in cui pensai “ma uno così mica mi può piacere, maddai”. E invece, intuirete dal prologo com’è andata a finire.
Il fatto è che io non ho avuto dei “buoni esempi” dalle mie amiche. V., è andata a convivere con il suo fidanzato qualche mese prima del mio fatidico incontro al pub ed ora è in dolce attesa e S. … Beh S. pochi giorni dopo che ho cominciato ad uscire con Ale ci ha annunciato che saremmo diventati zii in 9 mesi e si è poi sposata a settembre 2012. Quindi siamo a quota due bambini, una convivenza ed un matrimonio.
Ad aggravare le cose, si aggiunge il fatto che lui, quello che non mi sarebbe mai piaciuto, all’epoca della proposta aveva “già” 27 anni e quindi con l’orologio biologico (o almeno una parte) che batteva il ditino sul quadrante a dire “ci muoviamo o cosa?”.
Così, dopo neanche un anno di litigate un giorno si e l’altro pure, di giorni passati a guardarlo mentre lava l’ambulanza (era un soccorritore del 118, quelli che in Ammmerica chiamano paramedici), di orari impossibili siamo arrivati ad una conclusione: dobbiamo andare a vivere insieme.

18/07/14

Disavventure di una nonna sorda #5

Squilla il telefono, mi sveglio. Nessuno risponde. Aspetto un po' ma quello continua a suonare.  Che palle, scendo dal letto, corro rincoglionito giù per le scale e afferro la cornetta.

Cervello: ''Pronto?''
Nonna: ''Uè, mini-Cervè!''
Cervello: ''Ciao nonna, sono Cervello.''
Nonna: ''Ah hai fatto la voce uguale a tuo fratello!''
Cervello: ''Ma...'' (dato che sono io il più grande sarà il contrario forse!)
Nonna: ''Ma ti sei appena svegliato?''
Cervello: ''Eh sì.''
Nonna: ''Ah ecco, è per quello che hai la voce così allora. Come stai?'''
Cervello: ''Eh può essere. Tutto bene tutto bene.''
Nonna: ''E papà ci sta?''
Cervello: ''No è via, non c'è nessuno.''
Nonna: ''Eh, passami papà allora.''
Cervello: ''No nonna, è via non c'è.''
Nonna: ''Eh allora passamelo.''
Cervello: ''No non c'è il papà, è andato viaa!''
Nonna: ''E passamelo allora ià!''
Cervello: ''NONNA! IL PAPA' NON C'E', E' ANDATO VIA!''
Nonna: ''Ahhh non ci sta?''
Cervello: ''Ehhh!''
Nonna: ''Ah vabbuò, allora richiamo più tardi.''
[segue piccola discussione a tema studi che censuro senza alcun rimorso]
Cervello: ''Okkkei! Gli dico io di richiamarti tranquilla. Ciao nonna.''
Nonna: ''Ciao cià.'' :*

15/07/14

La ragazza che c'inculò con la sabbia.

Siamo in mare io, un paio di ragazze e un allegro trio di ragazzi, tra cui il mio amico F. L'acqua è già alta, che in Calabria, nel Tirreno, fai due passi e già non tocchi più, e il fondale da sassoso è diventato sabbioso.

''Gara!'' propone uno dei ragazzi. ''A chi riesce ad andare fino al fondale e tornare su con un po' di sabbia in mano?''.
''Uhm... come cazzo si fa ad arrivare fin là? Saranno... quattro, cinque metri?'' fa uno.
''Sì, settemila, che cazzo!'' risponde l'altro.
Ci guardiamo un attimo, poi tutti d'accordo, proviamo.

Vado sotto io, occhi chiusi che sono senza maschera, non capisco quanto manca al fondale. Torno a galla con un pugno d'acqua salata in mano. ''Vaffanculo, è troppo fonda non capisco dove arrivo.''.
''Eliminato, mezza sega!'' mi fa il lanciatore di sfide. Va sotto pure lui e... ''Merda, niente, ci riprovo tra un attimo dai, andate voi prima.''.

Ci provano tutti e nessuno ce la fa. Rimangono F., il mio amico nuotatore, un venetazzo come me insediatosi assieme alla mia famiglia nel profondo sud in quel luglio 2005, e M., una delle due ragazze.
''Dai dai, te che fai nuoto ce la fai, facci vedere dai dai vediamo se te sei capace dai!'' dicono tutti.
F. va sotto, scompare sott'acqua come un pesce (una similitudine migliore non mi veniva, scusate) e dopo qualche secondo torna su. ''Bahh... cazzo è fonda sul serio! Fermi un attimo che riprovo.'' dice subito prima di prendere una boccata d'aria e tornare alla carica.
Sta giù un bel po'. ''Cazzo questo è morto?'' ci diciamo. Poi riemerge tra le bolle. Alza la mano al cielo: sabbia. ''Uahhhh ce l'ho fatta!'' esulta col sangue che gli esce dal naso.
''Oh cazzo, F. ti sanguina il naso!'' faccio io.
''Merda, che cazzo hai fatto?''.
''Ops!'' fa lui pulendosi. ''Forse era un po' troppo fonda eh?'' chiede con sufficienza, fregandosene bellamente, felice per l'impresa.

''Ok ma tocca a me adesso.'' ci interrompe M., la ragazza.
''Ma sei sicura? Guarda che è impossibile quasi eh?''.
Nemmeno finiamo la frase che è sotto. Passano i secondi e... non torna più. E' l'ultima volta che la vediamo...

No ok, scherzo, era per darvi un po' di brividi. Dicevo, comunque, che scende e dopo qualche secondo riemerge con, sorpresa sorpresa, la sabbia in mano! E soprattutto senza un naso sanguinolento. Che classe!
Consci del fatto che la donzella c'ha inculato a tutti quanti passiamo il resto del pomeriggio in acqua e in spiaggia e di nuovo in acqua. Giochiamo a beach volley, prendiamo il sole, partita a carte, tuffi e cazzate varie. Una pacchia.
Io e F. ce ne stiamo sul materassino in relax, il mare è calmissimo, commentiamo delle tipe poco distanti. Dal chiosco parte Nuvole e lenzuola, e quando mai? 
''Cos'è hanno solo sta canzone?'' chiedo, e nel mentre le due signorine a qualche metro da noi, su un materassino, la cantano guardandoci. Rispondiamo, ormai la sappiamo anche noi, e cantiamo urliamo con loro.
''Son carine mi pare, no?''
''Eh sì... ma vuoi metterle con M.?''
''Eh... non tutte sanno andar sotto e prendere la sabbia con quella classe. Che femmina!''.

11/07/14

TrailerZ #5

Benvenuti al quinto appuntamento con TrailerZ, la rubrica che vi invita ad andarvene a fffilm. Oggi vi porto 6 spot tutti molto invitanti, ma vi ricordo che se volete dare un occhio a cosa offrono ora le sale è meglio dare una sbirciata ai vecchi episodi di TrailerZ (che trovate nella sezione Cinema assieme alle recensioni), dato che qui i film ve li sto mettendo con un bel po' d'anticipo.
Ok, cianco alla bande, via...!

Exodus: Gods and Kings



Ridley Scott in regia ci racconta del Principe d'egitto e dell'inizio dell'esodo del popolo ebraico. Dopo Noè quindi sotto con Mosè in un altro film biblico. Dal trailer comunque, questo mi pare più fico, pur non avendo visto il film con Russel Crow.

Frank

Non lo so, ma mi piace un sacco, e non riesco a capire quando diamine è la data d'uscita italiana. Fate qualcosa perDindirinDio!

08/07/14

L'estinzione dei dinosauri, la verità.

Ci sono davvero molte teorie su come abbiano finito di vivere questi enormi rettili puzzolenti. Chi parla di gigantesco sassone focoso schiantatosi sulla Terra accoppando tutti, chi sostiene l'avvento di un'era glaciale (guardatevi Era Glaciale 1,2,3 e 4, acculturatevi) che li ha colti di sorpresa in quanto non abituati a procurarsi vestiario invernale e/o bere brodino caldo, chi invece teorizza malattie strane, microbi, germi imbruttiti e altri orrori vari, praticamente un'influenza stronza tipo l'aviaria o la suina, con la differenza che polli e suini però non c'erano. Chissà che nomi bizzarri, nel caso, gli erano stati appioppati.
Comunque sia, la vera estinzione, quella che io conosco per certo, è avvenuta all'incirca così. Dico all'incirca perché sono passati anni e la memoria dopo tanto tempo si annebbia, chiaro.

Il tirannosauro era morto con la mascella superiore completamente staccata, al triceratopo invece mancavano le corna e anche la coda, e non ce l'ha fatta. Lo pterodattilo dal canto suo aveva perduto le ali e non poteva più volare, e notate che per lui le ali erano come per gli altri le zampe, mica piacevole in fin dei conti rimanere solo con quelle posteriori. Il velociraptor invece era rimasto senza piedi così come il brachiosauro si ritrovava col lungo collo spezzato, a penzoloni, e tutti i dinosauri più piccoli, infine, avevano perso loro stessi chissà dove. Non vi dico nemmeno gli spuntoni dello stegosauro dov'erano finiti...
La verità, come dimostrerebbe la brutalità di tali informazioni, è che nessuno dei tre casi precedentemente discussi dalla scienza sono esatti, perché mancano di quell'ovvia componente quale è la brutalità che invece ha palesemente caratterizzato l'estinzione di massa. La risposta, a ben vedere, è una e una sola: un predatore nuovo! 

Dall'alto del mio ormai polveroso diploma scientifico andrò perciò ad analizzare le caratteristiche di questo rappresentante di una nuova e temibile specie, in grado di azzoppare con siffatta audacia e violenza quelle mastodontiche creature quali erano i dinosauri. 
Partendo dal carattere e dall'istinto, esso era violento, scaltro, talvolta menefreghista, nel senso che non si curava di finir lui stesso preda o vittima delle possibili reazioni delle altre bestie preistoriche, poiché l'unico pericolo reale era caratterizzato dai suoi simili, punto. Parecchio più grande dei dinosauri più massicci, il nostro predatore era munito di artigli e zanne non troppo affilate, ma di una muscolatura tanto ben sviluppata da poter amputare facilmente arti e teste persino dei più resistenti T-rex. Infine, espelleva grandi quantità di bava appiccicosa accompagnate da ruggiti di approvazione nel momento in cui faceva vittima uno dei poveri (e ormai prossimi all'estinzione) amici dinosauri.
Ma chi diavolo era mai questo potentissimo predatore? Questa calamità naturale talmente rompicoglioni da ammazzare la totalità della popolazione preistorica che noi tutti, grandi e piccini, abbiamo imparato ad amare dopo aver visto Jurassik Park?...
Semplice, era mio fratello, e tutti i miei splendidi dinosauri giocattolo li ha stesi all'età di quattro o cinque anni aprendoli come si aprono le angurie in una calda e torrida estate bisognosa di un po' di frescura. E ora, dato che mi torna la nostalgia per quelle splendide creature da me tenute con la massima cura fino al suo nefasto arrivo, vado a mangiarmi un'anguria, che m'è venuta voglia... 

Mi mancano i miei dinosauri.

04/07/14

Grand Budapest Hotel e il piacere di farsi raccontare una storia.

Uno degli espedienti narrativi che preferisco sono i flashback, in particolar modo se usati per raccontare uno dopo l'altro più pezzi di storia che vanno poi a unirsi nel finale, ricomponendo un piccolo puzzle. Grand Budapest Hotel è un film che ricalca, ma solo in parte, questo modo di raccontare, però semplificandolo e senza puntare sul necessario scervellamento dello spettatore come può invece capitare in altre pellicole più o meno recenti, che fanno di questo aspetto il solo punto di forza.

Ciò che colpisce guardando il film è allora il piacere semplice di ascoltare una storia, consci del fatto che piccoli punti interrogativi verrano risolti con la conclusione dei vari ''livelli temporali'', e questa storia di cui si parla, giusto per non citare soltanto lo stile, è tutto sommato semplice ma molto piacevole.
In primo luogo, dato che ho tirato fuori la piacevolezza (che razza di parola) non si può non notare la stravaganza che aleggia un po' ovunque, tanto nell'ambientazione quanto nei personaggi e nel loro modo di affrontare le situazioni. Legato a questo aspetto poi, si aggiunge perfettamente un umorismo che trova sfogo in tempi comici molto azzeccati perché piuttosto strani. Tanta imprevedibilità  e leggerezza, con momenti d'azione talvolta esilaranti che ricordano scene da cartoon.
C'è quindi uno humor grottesco favorito appunto da personaggi eccentrici, e assieme a questi una regia che si adatta fantasticamente al tono spesso surreale di ciò che ci viene presentato.

Il fatto che tutto sia frutto di un racconto nel racconto poi, giustifica in un certo senso le stramberie che troviamo strada facendo, perché siamo appunto nelle parole scritte di chi racconta una storia proveniente a sua volta dalla testa di qualcun'altro che gliel'ha presentata. Se poi il qualcuno in questione si porta dietro ricordi, affetti, e sentimenti stiamo a cavallo. E' un'altalena di sensazioni ed emozioni contrastanti.
Di contrastante infatti c'è l'atteggiamento dei personaggi, piuttosto scanzonato e frivolo, e il contesto storico e geopolitico (anche se mostrato in maniera filtrata e alterata in alcuni aspetti) in cui si trovano a vivere, contesto che rimane sulla sfondo e da il pretesto per alcuni accadimenti anche piuttosto disturbanti. 

C'è un piccolo difetto in questo bizzarro ma preciso delirio: la storia d'amore. Non sono affatto un fanatico dei sentimenti, intendiamoci, ma qui l'ammore meritava più spazio, anche perché si parla di una relazione importante sia per l'arricchimento interiore di uno dei protagonisti sia per quello del pathos che alla pellicola è abbastanza mancato. Un'occasione un po' sprecata soprattutto perché lo spettatore avrebbe potuto empatizzare maggiormente coi giovani piccioncini, e di certo sarebbe stato più coinvolto e scosso alla fine di tutto. 

Ma infine che ci si può fare? No dico, niente in effetti. Grand Budapest Hotel lo si può guardare piacevolmente, ci si può lasciar trasportare dalla storia e dal modo in cui è raccontata e presentata, e si può (o meglio: deve!) anche godere dei piccoli accenni che formano la storia d'amore. Credo che questi avrebbero scaldato maggiormente i vostri cuoricini e dall'altro lato aumentato il senso di gelo glaciale ragionando su ciò che la storia di quegli anni ha fatto vivere a più di qualche persona.

01/07/14

Top 10: i tennisti più iconici di sempre!

Benvenuti alla seconda top 10 tutta tennistica. Oggi tento una classifica che vi porta a conoscere i tennisti più iconici di sempre, quelli più conosciuti, quelli rimasti impressi per motivi sportivi e non. Chiaramente la lista è stilata sia tenendo conto dei miei gusti personali sia tentando di cogliere le tendenze dei fan. Tenete presente poi che sono favoriti giocatori un po' più ''moderni'' rispetto a quelli più datati. Io ci provo eh!
E ricordate, se vi piace, condividete! Tre, due, uno... via!


10) Adriano Cristo del Parioli Panatta
Essendo italiano non si può non riservare un posto a lui! Panatta diventa una stella nazionale nel 1970 vincendo i Campionati italiani assoluti di tennis, sconfiggendo in finale il più quotato Nicola Pietrangeli. Vince nel '76 il Roland Garros e conqusita l'unica Coppa Davis vinta dall'Italia sempre nello stesso anno.
Unico tennista in grado di sconfiggere Bjong Borg agli Open di Francia, capace di issarsi alla quarta posizione del ranking mondiale, Adriano è un'icona del tennis nostrano a tutti gli effetti. Il soprannome, giusto per precisare, deriva dal circolo tennistico nel quale si allenava. E' inoltre celebre per la relazione con Loredana Bertè e l'amicizia con Borg, che poi vabè, gli soffia la donzella che lui stesso gli presenta. Ad oggi è il solo assieme a Pietrangeli ad avere una fama e un rispetto simile nel tennis italiano.

9) Michael Banana Chang
A soli 17 anni vince il suo primo (e unico) torneo dello Slam a Parigi e conquista nella sua carriera la seconda posizione nella classifica mondiale. Celebre per l'agilità nonché per la corporatura per nulla robusta, Banana Chang è colui che ha introdotto l'abitudine di mangiare banane nella pausa tra i vari game, con l'intento di prevenire i crampi. Davvero fuori di testa poi gli imprevedibili servizi ''da sotto'' che spiazzavano pubblico e avversario.

27/06/14

Un sorso di vita, il mio racconto finito su un libro.

Il 3 febbraio, un giorno prima del mio compleanno, ho provato a partecipare a un concorso di scrittura su consiglio del mio vicino di casa Riccardo Sartori. Inviato il lavoro il mio racconto breve è stato scelto in un baleno per essere inserito nell'antaologia 365 Racconti d'estate, che raccoglie appunto 365 racconti brevi, uno per ogni giorno dell'anno, e tutti con l'estate come tema comune. Praticamente mi sono fatto un auto regalo di compleanno più che gradito!
La cosa bella è che quest'antologia la potete trovare in libreria, e questo mi gasa abbastanza, e insomma io oggi vi piazzo qui il mio racconto ''Un sorso di vita'' così lo potete leggere pure voi. Oltre al mio comunque, altri due amici blogger sono riusciti a farsi inserire in questo libro, e sono il sopracitato Riccardo Sartori e il prezzemolino Miki Moz.

E nulla, se vi piace, fatemelo sapere. Se non vi piace, uguale. Ma sappiate una cosa: ora, nel secondo caso, potete pure dargli fuoco nel vero senso della parola. Non è stupendo? :)

Se non ci vedete, cliccate che diventa più grande... credo.

P.s non si deve dare fuoco ai libri, stavo a scherzavo.

24/06/14

Il Don Jon che alle commedie romantiche gli fa na pippa!

Don Jon è una commedia romantica che prende per il culo le commedie romantiche, e Joseph Gordon-Lewitt qui attore, regista e sceneggiatore mette in scena la frizzante e semi porno storia di un ragazzo che col porno ha un rapporto di assoluta venerazione e dipendenza.

Ci sono poche cose nella vita che mi interessano veramente:
il mio corpo, la mia tana, il mio bolide, la mia famiglia, la mia chiesa, i miei amici, le mie ragazze ed il mio PORNO!

Quel nostro conquistadores di  tuberi  che è il protagonista quindi, oltre alle sopracitate passioni, ha in particolare il pallino per il sesso, sì beh, come tutti gli uomini, chiaro! Il punto è che lui se ne riesce spupazzare una diversa a sera, e questo non è come tutti gli uomini, chiaro!, ma probabilmente se sei Joseph Gordon-Lewitt ce la puoi fare, e non perché sei lo sceneggiatore del tuo stesso film, ma perché sei (a quanto dice la vaginosfera tutta) un figone irresistibile.
Il suo allegro strombazzare va avanti ripetitivamente e tranquillamente senza problemi finché non entra in scena Scarlett Johansson, qui una Barbara davvero gnocchissima, una tipa da 10, che fa innamorare il nostro protagonista. Rullo di canguri e... inizia la classica commedia romantica?
Ebbene no! O meglio, lei vuole cambiare lui, lui si fa cambiare da lei, che sapete, il potere della gnocca è più forte del nucleare, per dire!, ma lui ha questa cosa che preferisce il porno alla donna vera e che rende il classico canovaccio commedioromanticheggiante un po' diverso dal solito. Jon ne è dipendente, lo idealizza, crede mostri qualcosa di reale, e non trova soddisfazione e corrispondenza tra ciò che è il porno e ciò che è l'amplesso vero e proprio. Si arriva quindi a... PROBLEMI!

Il film mostra allora le crisi della coppia giovane, causati dell'aspetto porno dipendenza e aspettative da una parte, e dall'altra dal lavaggio del cervello che la società coi suoi mille tentacoli compie sulla donna, che grazie anche alle commedie romantiche ad esempio, le inculca nella testa uno stereotipo di uomo benestante, regola tempistiche di coppia e promuove il modello casa-famiglia-matrimonio e caro mio ciccio t'ho fregato e ora sei come ti voglio io!
Uomo e donna quindi hanno preconcetti che li schiavizzano e li rendono... piatti, un po' stupidi se inconsapevoli di questo, e un po' delle merde se ne sono consci (tubero's power).

L'aspetto piacevole che il nostro Josephino riesce a trovare però, sta tutto nel fatto che qui non c'è il solito rincorrersi, il solito sentimentalismo, la solita sdolcinosità. Ci si riesce pure a distanziare dal classico tema del vero amore, qui scartato in favore dell'intesa, mentale ma non per questo priva dell'attrazione fisica, che è il vero nocciolo della questione sia qui nella finzione tanto quanto nella realtà, punto che viene generalmente scordato e ignorato perché tutti e tutto vanno in una certa direzione e così si deve fare.
Jon allora questa intesa non sa bene descriverla, non sa se è amore, parola di cui si abusa e di cui anche lui si riempie facilmente la bocca, ma sa coglierla al volo e ciò lo fa sentire bene.

Don Jon! Un film ironico, frizzante, pieno di gnocca, con buonissimi spunti sulle differenza tra uomo e donna e con una visione satirica sulle coppie finte e costruite che vanno avanti di inerzia e per convenzioni sociali. Un film che parla anche di qualcosa di più serio e profondo, e che riesce a mettertelo lì tra una sorriso e l'altro, tra una pippa e un fazzoletto sporco, tra due chiappe di marmo della Scarlett, e tra una cantata a squarcia gola in macchina che ti fa sentire felice come un bambino, libero, pieno di qualcosa che sì, è amore forse, è star bene di sicuro: buone vibrazioni che investono tutti.

20/06/14

Open Minded | Mal d'Africa (di Federica Zeppetelli)

Benvenuti, cari lettori, al primo articolo di #OpenMinded, la rubrica che vi apre il cervello! In questo appuntamento l'ospite che si è offerta di aprire le danze è... l'infermierina Federica Zappetelli!
Come vi anticipavo ogni articolo qui presente avrà forma e struttura diversa a seconda delle esigenze di chi si racconta. Qui si è optato per un'intervista faccia a faccia, in cui si parla di lei, del suo lavoro e del mal d'Africa davanti a un paio di bicchieri di prosecco.

Davide:
Ciao Federica, spero ti vada tutto bene, anche se non comprendo perché schifi lo spritz. Allora, parlaci un po' di te, presentati ai nostri lettori e capiamo un po' chi sei.

Federica:
E' che l'aperol mi è andato un po' in disgrazia, o il campari insomma, ma non proprio quello, sai, quello del Prix per intenderci. E' stato alla festa di laurea, mi avevano rifilato questo bibitone osceno e... ecco. 
Mi presento! Ma devo essere precisa?

Davide:
Certo, ci teniamo alla precisione!

Federica:
Allora sono nata il 27 maggio del '90, mi sono laureata il 19 novembre 2013... alle 10.30 più o meno, scusa se non sono precisissima, e sono dottoressa in infermieristica, e sto cercando lavoro.

Davide:
Molto bene. Sì insomma, si fa per dire. A quanto ho potuto notare dal tuo profilo faccialibro sei stata in Africa dopo la laurea. Questa in effetti è la parte che m'interessa parecchio mostrare in quest'intervista. Come ti è venuta l'idea? Cosa ti ha spinto?

Federica:
Tutto è partito dal fratello di una mia compagna di corso, amica che chiameremo V. Il fratello di V era stato in missione in Africa per 40 giorni e, una volta tornato, durante una cena organizzata coi suoi compagni d'avventura a casa sua, ha presentato il prete missionario alla sorella. Questo le ha proposto di venire in Tanzania, che di infermieri ce n'è sempre bisogno.


17/06/14

Quelli del palazzone

Inizio con un giugno 1999. Suona Mambo n. 5 di Lou Bega, compleanno di una nostra amichetta, una dolce e carissima ragazzina che fa parte dei Quelli del palazzone. Io avevo otto anni, la canzone mi piaceva da pazzi, e ricordo vagamente di quel compleanno nel mitico palazzone, dove abitavamo noi, dove ne abbiamo trascorse altre mille di quelle feste, dove ho passato tutta l'infanzia con i Quelli del palazzone.

Quelli del palazzone passavano i primi giorni dopo la scuola a giocare fino a sera inoltrata, quando il sole tramontava e il cielo era ancora rosa. Correvano in bici su e giù per gli scivoli per le macchine, con le mollette e un paio di carte dei pokemon attaccate ai raggi delle ruote per far finta che fossero moto rombanti. Giocavano a nascondino, Quelli del palazzone, sfruttando ogni stramaledetto buco dell'immenso casermone per nascondersi, mentre il povero disgraziato di turno contava a occhi chiusi sul lampione. Magari questo riusciva pure a trovarli tutti eh, ma poi l'ultimo stronzetto di turno faceva ''Un due trè libera tutti!'' e si doveva contare dall'inizio.

Quelli del palazzone non facevano giochi d'acqua, ma combattevano vere e proprie guerre nucleari con super liquidator, canne dell'acqua, secchi e gavettoni che la maggior parte delle volte esplodevano in mano ancor prima di lanciarli tanto erano gonfi. Quelli del palazzone, sempre verso sera, s'improvvisavano cacciatori e partivano a catturare maggiolini, quegli insetti simili a mosconi o api che volavano nel parco di fronte casa e sembravano goderci pure loro nel farsi prendere. Si sfidavano a tedesca poi, sulle porte troppo grandi per dei bambini, col portiere che rimaneva lì un'eternità prima di riuscire a parare qualcosa, e facevano ''moto cross'' con le bici, nella cava dove anni dopo sarebbero nati i campi da basket e pallavolo. D'inverno ci si nascondevano pure lì dentro, tirando palle di neve alle macchine in strada, scappando quando qualcuno si fermava e scendeva per urlargli dietro.

Scoprivano l'evoluzione dei videogiochi i Quelli del palazzone, da un Sega Mega Drive a uno Snes tarocco, allo Snes vero e proprio alla Playstation, con quella demo di Tekken 3 che aveva due personaggi in croce con cui si passavano i pomeriggi a scazzotarsi, guardando i video dei protagonisti iper muscolosi e dicendo ''Da grande anch'io diventerò muscoloso come quello!''. E si scambiavano le carte dei Pokemon, giocavano coi pupazzetti dei Pokemon, e poi con quelli di Dragonball, e con le moto, e con le Mini 4WD, con qualcuno che convinceva qualcun'altro che il tubetto del grasso poteva essere usato anche come dentifricio, mentre dall'altro lato un Quello del palazzone scambiava un Charizard 120pv per un Caterpie 40pv grazie a chissà quali giochetti mentali Jedi.

Quelli del palazzone si rincorrevano con Ciapaciapa e Rialzo, tiravano pallonate prendendosi i richiami da chi stava negli appartamenti perché non si doveva far casino, pestavano mostri invisibili nei giardinetti, scappavano dal Babau cercandolo nel cesso o in qualche armadio. Si sfidavano con gli skateboard nelle discese, e coi pattini e pure con i monopattini (la moda cambia, si sa), poi baciavano le belle ragazze alla tv prendendo la scossa, registravano la propria voce in cassetta e la riascoltavano, cercavano i calendari con le donnine nude nei garage degli altri, festeggiavano ancora i compleanni, litigavano e poi facevano pace. Pian piano, Quelli del palazzone crescevano.

Ad alcuni di crescere capitava prima, tutto all'improvviso, mentre ad altri invece, la vita riservava la fortuna di restare senza pensieri per molto più tempo. Qualcuno poi andava via, qualcun altro di nuovo arrivava, qualcuno tutt'oggi è ancora lì, tra il parco e il piazzale, vicino al Montecio, la collinetta boscosa a cui ogni anno si dedica una sagra proprio di fronte a i Quelli del palazzone. Con le musiche da ballo (roba da vecchiii), coi canti dei bambini, con i tavoli sotto agli alberi e il profumo d'estate che sta arrivando.

A settembre poi, Quelli del palazzone guardavano i fuochi d'artificio dall'alto, lo spettacolo che segnava la fine dell'estate, ogni estate. E poi ricominciavano scuola ancora una volta, di anno in anno, con nuove amicizie, nuove canzoni, nuovi sogni, finché non passava il tempo e si cresceva, e i giorni spensierati e felici dell'infanzia andavano via senza nemmeno accorgersene.
Di tutto questo allora restano i ricordi, e immutabile e immenso sempre lui: il palazzone. E chissà, per questo, quanti altri ne verrano di Quelli del palazzone.

13/06/14

Apologia delle ciabatte non infradito

Qualche giorno fa ero fuori con gli amyketty in un paesino qui vicino, che c'erano dei gruppi di giovini che suonavano. Era una serata piuttosto fredda pur essendo giugno, che ormai lo sappiamo che al tempo piace fare gli scherzoni e un giorno sole che spacca i culi e il giorno dopo ''sole neve pioggia di pisciazzi cacate e stronzi''(cit).
Tenendo conto di questi dettagli meteorologici comunque, è successo che noi eravamo giustamente tutti piuttosto vestiti, però c'era pure un tizio in ciabatte. Cioè, un tipo, lì in mezzo alla gente, girava con estrema nonchalance in ciabatte. Il sabato sera! E nemmeno con le infradito, che magari sono un po' più alla moda. Sfoggiava proprio quelle old style, quelle che se le usi d'estate in piscina o al mare le tipe scappano via, praticamente l'equivalente dei sandali coi calzini bianchi sotto. 

Un amico mi si avvicina e mi fa la domanda che poi ispira tutto questo discorso che sto scrivendo. Mi dice che ha leggiucchiato il blog e che gli piace (non ricordo le esatte parole). La cosa mi fa sentire un po' a disagio perchè io non sono abituato agli apprezzamenti e poi sono piuttosto sfigato e sì esatto ecco insomma.
Dopo l'apprezzamento comunque, mi fa notare il tipo in ciabatte. Mi chiede ''Ma perché secondo te quello gira in ciabatte? Potresti scriverci su qualcosa tu che sai scrivere (sìccerto). Cioè, che senso ha che quello sia in ciabatte in questa situazione?''.

Lì per lì la domanda mi stupisce, ma più che la domanda mi stupisce il fatto che anche lui abbia fatto questo pensiero, che io qualche minuto prima mi ero posto lo stesso quesito scorgendo questo sciabattaiolo completamente fuori contesto che gironzolava in mezzo alla gente normalmente vestita. Inizio a rifletterci su allora, cerco di scorgere il senso delle ciabatte. Voglio dire, fa pure freddino, ma chi glielo fa fare di andare in giro così? Non ha freddo ai piedi? Si sarà ricordato di tagliarsi le unghie? E se ha i peli da hobbit? Non starebbe meglio con le calze? Insomma, non pensa alla tipe che lo guardano? Che le tipe guardano sempre, giudicano, te li danno pure in faccia i loro giudizi, acidi e velenosi ma nascosti dietro un sorriso che le rende ugualmente gnocche o quantomeno desiderabili. Che stronze le donne odio le donne.
Arriva poco dopo un altro amico, interrompendo le mie pare mentali, durate in effetti circa due secondi, anche se voi c'avete messo qualche tempo di più per leggerle e magari siete fuggiti, ma questo è lo svantaggio di non essere nella mia testa, mi dispiace tanto, e insomma l'amico riflette assieme a me alle ciabatte, al perché di questa annosa situazione, e poi...

10/06/14

Arriva Open Minded, la rubrica che vi apre il cervello.

La prossima settimana uscirà finalmente #OpenMinded, la rubrica che vi apre il cervello. Ma che cos'è Open Minded in pratica?

Ve ne avevo accennato prima della minivacanza romana e ora vi spiego il tutto un pochino meglio.
Open Minded avrà una sezione tutta per sè all'interno del blog e sarà un contenitore esclusivo di guest post. Con Open Minded infatti ho l'obiettivo di dare spazio (e visibilità, dato che un po' di numeri ora li ho) a chiunque abbia qualcosa di particolare da raccontare, così da poter condividere con gli altri stili di vita, idee, viaggi ed esperienze che in qualche modo possono aprire la mente a chi partecipa leggendo. Ed è proprio l'apertura mentale a cose nuove che mi ha spinto a ideare questo contenitore di guest post, perché io personalmente mi ritengo piuttosto ignorante in certi ambiti, spesso limitato (anche e soprattutto da me stesso) e quindi curioso. Se allora spesso non posso soddisfare personalmente la mia curiosità su molti argomenti, quale modo migliore per farlo se non dando spazio a chi ha voglia di raccontarsi?

L'intenzione per ora è quella di pubblicare un articolo al mese, al massimo un paio. Chiaramente tutto sarà basato sulla vostra voglia di partecipare e su quanti effettivamente scriveranno perché, come già detto, questo spazio sarà più vostro che mio. La rubrica sarà strutturata in sei sottocategorie: Esperienze, Stili di vita, Lavoro, Musica, Passioni, Religione. Quel che desidero far emergere è la varietà di punti di vista che (spero) verranno esposti, magari alcuni molto diversi dai miei e dai vostri, altri forse addirittura impopolari o moralmente criticabili. Ma sapete che c'è? C'è che non me ne importa! C'è che qui, su Open Minded, spero ci si possa confrontare soprattutto sugli elementi più contraddittori, quelli che ci definiscono come persone uniche e diverse le une dalle altre. E se c'è una cosa che ho imparato in questi due anni di blogging, è che questa piattaforma ha la capacità di far discutere, divertire e riflettere.

Quindi che altro dire? 
Vi dico che ci vediamo venerdì 20 giugno col lancio della nuova sezione del blog tutta dedicada ad Open Minded e, chiaramente, col primo articolo. Stay tuned, mi raccomando. E per chiunque fosse interessato al progetto e avesse voglia di scrivere, beh, sa dove trovarmi. #OpenMinded sta arrivando!

03/06/14

Romanzaa... (giorno 3 e 4)

Seconda e (già?) ultima parte della mini vacanza romana. Se vi siete persi i primi due giorni (ci sta Ana Ivanovic la bonazza, io uno sguardo ce lo darei) li trovate QUI. Viaaa...

Giorno 3: Incontri un po' così un po' colà
E il terzo giorno i nostri prodi resuscitano, più rincoglioniti, ustionati e maldischienati che mai! La sveglia suona presto ma non troppo, che c'era bisogno di risposarsi un attimo di più, e noi non si fa colazione nel college ma si va fuori che c'è appuntamento con una mia carissssima cugina, in cui le ''s'' di carissssima stanno a simboleggiare i minuti di conoscenza che io e lei abbiamo vissuto in passato. Praticamente siamo quasi sconosciuti, esatto. Abitando lei a Roma però, ci si è messi d'accordo per trovarci e girare un po' durante la mattina. E quindi SBAM...

Acquedotti romani, che lei ci abita a un tiro di schioppo e ci porta a visitarli in una soleggiata e spensierata passeggiata nel verde. Il posto è davvero bello, un angolo verde in periferia di Roma che non mi aspettavo, e lei, la cugina, è simpatica forte, ride, scherza e ha una parlantina piacevolissima.

30/05/14

Di quando gli inciuci amorosi erano 'cciuci inciorno a noi!

Io il cellulare ce l'ho avuto in terza media, dopo aver rotto insistentemente le palle ai miei genitori che ''Ma alla tua età, ma a che cazz ti serve il cellulare?''. Che oggi mentre mi guardo intorno vedo i bambini poveri noto regazzini delle elementari smanettare sugli smartphone scrivendo a non si sa bene chi e facendo su internet non si sa bene cosa. ''Chi devi chiamare, Peppa Pig?'' dice pure un meme su facebook. Comunque sia arriviamo al MusicalMente...
Il mio mirabolante telefono.

Il maggio 2005 lo ricordo perché, appunto, smanettavo col cellulare. Dovessi rispondere sinceramente ai miei (e a tutti gli altri) genitori che si chiedevano che ce ne facessimo di sti telefoni, abitando tutti in un paesino minuscolo e andando a scuola a due passi da casa, risponderei che ci serviva per approcciare, chiaro! La terza media, specie con la primavera, era l'anno della tempesta ormonale per noi maschietti. Si era cresciuti tutto su un colpo, si stava cambiando voce, brufoli dappertutto, baffetti orripilanti sotto al naso e sudore ascellare come si fosse corsa una maratona di 40km usando le braccia. Uno spettacolo sensazionale, nel senso che facevamo davvero senso... Le donzelle invece iniziavano ad esporre sotto i nostri occhi sognanti la prima mercanzia di stagione. Ecco, quello era un bel vedere in effetti!
Nel mentre, la pubblicità vodafone ciuccia inciorno a ce, da marzo, sparava Lift me Up di Moby a palla, canzone che io tenevo nell'ipod nell'mp3 nel lettore cd e che m'ascoltavo pure a maggio. Ed è proprio per questo che me lo ricordo sto mese 2005. 

Faceva caldo, c'erano le ultime lezioni dell'ultimo anno, e il gioco dell'ammore era magicamente nel suo momento de fuego all'interno della mitica, vecchia, ormai agli sgoccioli, 3 A musicale. Preparavamo a giorni alterni il concerto di fine anno, così come i pezzi da suonare durante l'esame (che oltre alle materie normali dovevamo pure suonare qualcosa ai professori). Definivamo inoltre i lavori per Tecnica, che ricordo c'era la scelta disegno tecnico o lavoro di gruppo, fate voi! Noi si era scelto di fare una diga in polistirolo, con l'acqua e tutto quanto, una cosa non dico brutta, ma piuttosto... particolare nel suo genere, ecco. Però ci si divertiva a farla, ritrovandoci i pomeriggi e le ultime mattine di giugno prima degli esami a tentare di capire come far fluire l'acqua senza sbrodolare tutto (il fatidico giorno bagnai accidentalmente la professoressa di arte, che bel momento!).

Gioco primavera 2014: trova CervelloPelato ;)
E insomma... nulla di che. Non ho un solo ricordo preciso da raccontarvi, ma piuttosto ho queste quattro righette che parlano in generale di maggio. Un mese pieno di emozioni, di voglia di farla finita con quei cazzo di esami, di ansia e curiosità per il futuro, di dispiacere per i compagni di classe che non sarebbero più stati al nostro fianco ogni giorno. Un mese, così come tutto un periodo, pieno di risate, litigi, strambe teorie di conquista amorosa, e appunti tanti, infiniti, improbabili Sms sparati a palla sfruttando christmas card, summer card, infinity chennesò card e altre mitiche offerte telefoniche. Era proprio ciuccia inciorno a noi quella vodafone, come diceva quella bonazza di Megan Gale!

27/05/14

X-men: Giorni di un futuro passato: la strada della discriminazione.

Dopo sei pellicole dedicate agli x-men, tra saga ''originale'', spin-off e prequel, X-men: Giorni di un futuro passato è la ciliegina sulla torta di un universo cinematografico che, tra alti e bassi, ci ha portato in un mondo in cui i super eroi non sono osannati e idolatrati dall'umanità, ma temuti e discriminati. Un mondo duro, violento e spietato, che ora viene portato alla sua più tragica conclusione mostrandoci scorci di un futuro distopico devastante.

Proprio riuscendo a rapportare futuro e passato, questo nuovo capitolo riesce nell'impresa di collegare due filoni narrativi altrimenti distanti tra loro, divisi non solo dalle logiche di trama, ma anche e soprattutto da quelle puramente cinematografiche. Due cast diversi, quello classico e quello tutto nuovo del prequel cominciato con X-men l'inizio, vengono qui riuniti con l'espediente del viaggio nel tempo, dando la preziosa occasione di uniformare tutto ciò che di questi mutanti s'era visto fin'ora sul grande schermo.
La cosa incredibile poi è che ci si riesce davvero a sfruttarla quest'occasione, e pure in maniera convincente.
La trama, in breve, racconta di un ultimo gruppo di mutanti che riuscendo ancora a resistere agli attacchi delle sentinelle, enormi macchine umanoidi ideate per estirpare la loro razza, tenta  in un ultimo atto conclusivo di risolvere la questione alla radice, ovvero sfruttando il viaggio nel tempo per impedire la costruzione stessa di quest'arma micidiale. Grazie a Wolverine e al suo potere rigenerante che lo rende immortale, diventa perciò possibile il ritorno al passato proprio verso quelle versioni giovani di Xavier e Magneto che ora, nel futuro, lo stanno incoraggiando a trovarli e a riunirli.

23/05/14

Romanzaa... (giorno 1 e 2)

Calda, piovosa, splendida, tennistica, confusionaria e dispensatrice di vesciche ai piedi. Che altro potrei dirvi di Roma? Lo so che magari non vi frega niente della mia mini vacanza ma io ve la racconto lo stesso (veloce, rapida e indolore) così, per sport! Dato che non sono più anonimo però vi beccate un bottanaio di foto, almeno vi passa in fretta e dovete leggere meno.

Giorno 1: turisti della democrazia
Toglietegli tutto ma non il fazzoletto.
Sveglia alle 4, si arriva in stazione a Vicenza con F, si piglia il treno per Padova e da lì si arriva nella capitale alle 9: ad accoglierci un cielo grigio piombo... evvai! La missione numero 1 è fare colazione e tentare di arrivare al Foro Italico e prendere i bliglietti per vedere Federer il giorno successivo, vero (e quasi unico) motivo per cui sono qui in Roma. Segue quindi colazione potente e si arriva, non senza qualche difficoltà, al Foro. Incrocio le dita, sento il tizio davanti a me che chiede se ci sono posti per il campo centrale, e l'altro gli dice che no. Inizio a piangere, mi strappo i capelli, arrivo semi calvo dall'omina dei biglietti e invece sì, c'è ancora posto, che culo, domani vedo Federer, lo vedo, lo ggiuro, oddio domani muoro.
Felice come una Pasqua mi incammino con F verso una metro per iniziare il nostro tour della città. Lui ha il raffreddore, forse è allergico alla calca esagerata che abbiamo notato esserci su qualsiasi mezzo pubblico.

20/05/14

Godzilla: chiamate uno jeager che mi son rotto l'cazzo.

Di Godzilla c'è che visivamente non è malaccio, anzi, ma di quelle scene potenti che ti aspetteresti te ne mostra davvero pochine, trasformando un film di botte e botti coi mostri megaggiganti in un film di soldatini americani che scelgono di intervenire con una strategia più stupida dell'altra. In mezzo a queste ridicole scelte quindi, ci sta lui: Godzilla, lì bellino sullo sfondo. 

Probabilmente nessuno si aspetta chissà quale profondità da una storia del genere, ma il solo fatto che avessero promesso un approccio molto più realistico rispetto a tutte le precedenti pellicole sul kaiju faceva ben sperare, complice un trailer davvero evocativo. Sono proprio le scene da ''trailer'' quelle migliori infatti, ovvero quelle che giocano sul classico vedo non vedo, che ti piazzano un mostro grande quanto un grattacielo semi nascosto dall'onnipresente fumo, dalla nebbia, dalle esplosioni dei missili, dalla pioggia e dalli mortacci sua.
Assieme al vedo non vedo giocano forte anche i richiami alle tragedie naturali avvenute in anni recenti, prime tra tutte, chiaramente, i terremoti del sud est asiatico e di Fukushima. Entrambi gli episodi vengono infatti messi in scena sfruttando le conseguenze dei titanici cazzi dei mostri, che o cercando nutrimento o cercando di fare a botte, provocano il disastro in una centrale atomica prima, e uno tsunami post-bagnetto nel mare poi. Della serie ''Ti piace vincere facile ficcandoci sequenze impressionanti per la loro terrificante attitudine con la realtà?'' Zak! E ti mettono sti due disastri.

13/05/14

Pausa e anticipazioni gagliarde.

Al momento che leggete dovrei da poco essere giunto a Roma con l'amico F. Oggi vi scrivo quindi molto molto rapidamente per dirvi che non aggiornerò il blog questa settimana (esultanza con detonazione di petardi) e per darvi l'arrivederci a martedì prossimo. 
Volevo però anticiparvi qualcosa sulla nuova gagliardissima rubrica che inizierà a fine mese o giù di lì. Ebbene si chiamerà Open Minded e sarà principalmente costituita da guest post un po' particolari, sia perché avranno ogni volta forma diversa a seconda delle esigenze, sia perché tratteranno temi leggermente al di fuori dalla solita routine. Se qualcuno comunque avesse voglia di saperne di più (e partecipare anche e soprattutto non possedendo un blog) può contattarmi 'ndo cazzo je pare, che tanto sono socialmente raggiungibile quasi ovunque.

Con la speranza di riuscire a beccare Federer (potrei morire felice), che m'ha personalmente confermato la sua presenza al master di Roma, di incontrare qualcuno di voialtri bloggerss là fuori e sì, di vedere anche e soprattuttamente la grande bellezza, vi saluto affettuosamente e mi preparo ad ammorbarvi con un sacco di foto in diretta dal twitter! E se vi steste chiedendo (steste è una parola che mi piace tantissimo) quale sia il mio uccello blu, vi basterà guardare la colonna di destra del blog, ecco sì così bravi, e cliccare sull'icona ;)