30/05/16

Se la pagina Facebook non decolla

Se Facebook mi azzoppa io devo chiedere a voi le stampelle. Non ho altro modo. 
Dopo aver sentito dell'ennesima lamentela da parte di  altri blogger e youtuber (come Germano Hell e Rick Dufer) ho anch'io la necessità di chiedervi una mano e lo farò spiegandovi in breve come funziona Facebook e in particolar modo cosa sta dietro la gestione di una FanPage e il suo pubblico. Sarò breve, promesso, e sono sicuro che questa roba potrebbe anche tornarvi utile.


Partiamo dall'inizio. Il mio blog, per raggiungere il suo pubblico, utilizza vari strumenti tra cui i social media (tutte le piattaforme in grado di creare una community). Tra loro ovviamente non può mancare Facebook, il re dei social network. Proprio su questo infatti c'è la mia pagina CervelloBacato, nella quale linko gli articoli provenienti dal blog e posto contenuti anche di altro tipo, in modo da appassionare chi mi segue e creare un posto quanto meno accogliente.

Il problema di cui parlo sta tutto nel funzionamento dell'algoritmo con cui Facebook gestisce le mie pubblicazioni. Dovete sapere che se io ho 600 Mi Piace e pubblico uno status, una foto o un video, il social non mostra il mio nuovo aggiornamento tra le notizie di tutte e 600 le persone che hanno dato il Mi Piace, ma solo a una piccola percentuale. Se, inoltre, io pubblico un contenuto che porta il mio follower ad uscire da Facebook, per esempio un link al mio articolo sul blog, questo riduce ancora più drasticamente il già limitato numero di fan che lo vedranno. 
Facebook non vuole che la gente esca da Facebook. Vi vuole tutti dentro il social. Vuole che consumiate i contenuti di internet da lui. Motivo per cui molti blogger ora scrivono status lunghi piuttosto che articoli sul proprio sito, o youtuber caricano i propri video direttamente sul social invece che nei loro canali.

27/05/16

Kobane Calling | Farsi delle domande

Se bazzicate abbastanza da queste parti saprete sicuramente di quanto mi piaccia Zerocalcare. I suoi fumetti mi hanno attirato anni fa con le strisce pubblicate sul blog e poi definitivamente conquistato con le storie La profezia dell'armadillo e Un polpo alla gola, di cui comunque ho già parlato proprio qui. Se siete curiosi, andate a dare un occhio.

Oggi vorrei dire due parole sul suo ultimo lavoro, il fumetto Kobane Calling, che a detta di qualcuno è molto simile a un reportage giornalistico e in effetti potrebbe pure somigliarci vagamente non fosse altro che il giornalismo, come dice lo stesso fumettista, è qualcosa di diverso e di sicuro non è quel che lui vuol fare.
In questo nuovo albo, probabilmente il più corposo tra quelli proposti (261 pagine), Michele racconta dei suoi viaggi avvenuti tra 2014 e 2015 col progetto #RojavaCalling, che intende dare solidarietà al popolo curdo nella sua lotta all'oppressione tanto di Isis quanto dallo Stato Turco (che, come tiene a  far notare è ben diverso dal popolo che lo compone). Si va inizialmente a Mesher, un piccolo agglomerato urbano al confine con Kobane per portare medicinali, servizi, cibo e aiuti di ogni genere, e poi continuamente tra le zone del Rojava appartenenti ai gruppi di resistenza curdi YPG e YPJ e visitando zone a un passo dai militanti del califfato nero.

25/05/16

Tieni la porta

Sento profumo di cose buone, selvaggina, maialini allo spiedo trasudanti di salse calde, carré d'agnello con patate di rape gialle e burro, montone con carote, pesche al miele, tocchi di formaggio speziato alle erbe e forme di pane al burro appena sfornato, aromi che mi urlano in pancia e Dio, Dio mio, sto crepando come una bestia. Era una giornata gelida, come ora, ma ero coperto ed ero più grasso. Sicuramente poi, l'avere tutti i miei arti rendeva meno problematico inforcare le posate. Non che ora ne abbia gran necessità in effetti. C'era la neve. Una tormenta. Ci aveva investiti mentre giravamo un pezzo per il prossimo documentario sulle ambientazioni della serie. Il rifugio non era troppo lontano ma un guasto alla jeep ci aveva costretti a rimanere lì in attesa di aiuti, o in alternativa a fare una buona ora di faticaccia tra metri e metri di neve, vento e ghiaccio.
Illustrazione di MarcSimonetti che trovate qui
Restammo in due: io e il mio ex compagno di cella. Gli altri proseguirono promettendo di tornare di lì a poco coi soccorsi. Niente campo per i telefonini, chiaro. E chi arrivò infine, almeno mezza giornata più tardi, furono degli uomini in carrozza imbacuccati neanche fossero a un revival medievale, caricandoci sgraziatamente a bordo e dandoci una magra ospitalità tra le mura di un maniero in piedi per miracolo.
Questo fu un mese fa. Alla seconda settimana di prigionia il fonico fu scuoiato e dato in pasto ai cani e un po' anche a me. Dicono che i tripponi sopravvivono a lungo con tutte le riserve di grasso che hanno. I miei amici, almeno, dicevano che io potevo star sicuro che di fame c'avrei messo del buon tempo per schiattare. Più probabile un infarto invece. Finisci i tuoi libri ciccione di merda, prima che ci lasci le penne e una fottuta serie incompleta tirata avanti per i capelli da un serial tv che pare sempre più Cento Vetrine!

20/05/16

#MyTesyTelling | E il materiale, ora, dove diavolo lo trovo?

''Tanto l'uomo è gradito e fa fortuna nella conversazione e nella vita, quanto ei sa ridere.'' 
[Giacomo Leopardi]

Ci eravamo lasciati con la conquista del relatore perduto. La scorsa volta vi ho raccontato infatti di quei giorni un po' confusionari in cui non riuscivo a trovare un professore disposto a seguirmi nella tesi, e di come l'argomento incomunicabilità fosse stato poi scartato in favore de il legame tra giornalismo e storytelling.
Oggi vi parlo quindi degli sviluppi successivi, in particolare di incontri avvenuti non solo faccia a faccia, ma anche e soprattutto via web, ché #MyTesyTelling nasce qui su internet e io, sto internet, devo sfruttarlo al 100%, e quindi...

Avevo l'argomento. Avevo il professore. Ora però, questo benedetto materiale, dove diavolo lo andavo a pescare? Dopo esserci accordati su quali fossero gli step successivi, è partita la fase di ricerca sia mia che del prof.
Il primo passo quindi è stato chiedere consiglio a zio Google. Ne sono venuti fuori articoli su articoli su articoli di chiacchiere. E poi commenti e opinioni, wow, fico, come no! ma niente libri di testo a cui fare riferimento e nessun dannato saggio che potesse veramente portarmi a un'argomentazione di spessore. Basare una tesi sulla fuffa quindi? Partiamo bene!

17/05/16

Certe cose non si possono né dovrebbero raccontare

Ieri sera, durante i nostri esperimenti di scrittura assieme a quella banda di pazzi di Accademia Orwell, si parlava di narrazione priva di barriere morali e pregiudizi, intendendo cioè l'atteggiamento che dovrebbe avere un autore di guardare  la propria storia sotto diversi punti di vista. L'idea insomma è osare, sperimentare, lasciarsi portare dal racconto, anche e soprattutto giocando con elementi che riteniamo intoccabili per costrutti e pressioni sociali che per forza di cose possediamo.

La prendo larga. A un certo punto è stato citato il regista Lars Von Trier e la sua dichiarazione al festival di Cannes 2011

''Hitler lo capisco. Ovviamente ha fatto molte cose sbagliate, assolutamente, ma riesco a immaginarlo mentre sedeva nel suo bunker quando tutto era finito.''

e si è fatto notare come a questa frase tutti si siano indignati, specie la direzione del festival.
Il punto ora non è Hitler. E' un esempio. Il punto è l'atteggiamento dell'autore, ma anche solo delle persone, riguardo un dato storico o un personaggio che è diventato nel tempo una base di partenza e di giudizio su cui ragionare, accusare, additare, costruire, disfare, discutere. Una base da cui nascono linee di pensiero tra le più disparate, ma che resta solitamente fissa.

Von Trier ci gioca. Ma non scherzandoci. La usa per guardare questa figura tanto controversa nella sua parte umana, nel momento in cui è un uomo distrutto che sta per morire. Prova simpatia intesa come condivisone di emozioni e sentire comune. Empatia. 

La discussione utilizzava questo esempio forte per ragionare sul fatto che chi narra dovrebbe avere il coraggio di raccontare e non dire (e dirsi) E' così come penso io e ora te lo spiego. Si invitava quindi a immedesimarsi in situazioni, persone e luoghi visti normalmente in un dato modo, probabilmente superficiale, sicuramente limitato a una delle tante possibilità; e a raccontare una storia, azione non esauribile con lo scrivere ma feconda anche intimamente ascoltando quel che si vive, trovando un buon modo di creare alternative capendo meglio ciò che siamo e abbiamo attorno.

13/05/16

Tutto questo brutto sangue

Avanti. Vediamo se trovi il coraggio. Se hai le palle di sintonizzarti con me, mettere play e starmi a sentire per una buona, fottuta volta. Sì, sto parlando proprio a te che stai leggendo queste parole. Ascolta la musica che c'è qui all'inferno e prova a sentire quel che sento io. Non l'hai ancora premuto vero? Schiaccia su questo dannato play! Fammi vedere, mostrami di che sei capace, perché io lo so che tu non hai la più pallida idea di quanto sia una merda essere un uomo, intrappolati in questo schifo, e allora, Dio, adesso te ne stai muto e vivi sul serio, per una volta.
Prova cosa significa spingere l'acceleratore con l'aria gelida che ti spacca la faccia e lo stereo che grida, guarda come scivola via l'asfalto arancione dei neon della notte, in questa città di coscienze malate terminali. Riesci a sentirlo? La vedi la paura ad ogni sorpasso, il brivido che ti tiene in bilico tra una lamiera insanguinata e la folle corsa di un povero cane bastonato, stufo di tutto questo?  Oh, tu non lo sai, ma capirai presto, capirai senz'altro. Perché capisci, ho deciso di venire a dirtelo in faccia e sfilarti dalle mani il mio ultimo istante di vita, mentre la strada è investita dagli pneumatici e dal temporale, e tutto quel che ho fatto di buono per costruire qualcosa se n'è andato a fanculo per l'arroganza del tizio che ora è qui con me, nel bagagliaio, a pezzi e chiuso in un sacco come la peggio monnezza del tuo fottuto mondo.

10/05/16

#MyTesyTelling | A primavera si corteggia

Che non fosse semplice trovare un professore disposto a fare da relatore per la tesi lo sapevo, e però Cristo santo, che opera di corteggiamento che c'è voluta! 

''Il corteggiamento è una forma di accattonaggio. Non a caso la dichiarazione una volta si faceva in ginocchio.'' [Gianni Monduzzi, Orgasmo e pregiudizio]

Non si è trattato certo di conquistare una donna o di pregare qualcuno in ginocchio, ci mancherebbe, ma vi assicuro che le difficoltà sono state più del previsto. E' cominciato tutto verso novembre durante il primo semestre dell'ultimo anno. Studiando comunicazione mi venne l'idea fulminante di una tesi che avrebbe toccato parecchi dei corsi affrontati in questi anni, e più passava il tempo più mi convincevo che il tema centrale su cui lavorare dovesse essere, paradossalmente, l'incomunicabilità
Studi comunicazione e tratti del suo contrario? Sei un genio!
Certo che lo sono, grazie grazie, lo sapevo anch'io.
Sì ma non vantiamoci troppo adesso che inizi a starmi un po' sulle balle, amico!

Era una tematica perfetta. Potevo richiamare gli studi di psicologia sociale, di filosofia, di sociologia, di logica e filosofia della scienza, e perché no mi sarei potuto sbizzarrire facendo anche un bell'approfondimento sul rapporto scienza e società, o magari sul mondo dell'internet, qui dove i social spopolano e dove tutti condividono e parlano di tutto e nonostante ciò si litiga, si è sempre in guerra, in tensione costante e non ci si capisce mai. Sembra proliferare un'incomunicabilità delirante nel bel mezzo del trionfo tecnologico della comunicazione. Diavolo, sarebbe stata una ficata! 

05/05/16

5 giocattoli spettacolari di quando si era bambini

Parlando con la morosa delle solite cose di cui si parla tra morosi è saltato fuori il discorso su quanto fossero belli i giocattoli di quando si era piccoli. Si parlava ovviamente di lego ma anche di quei... cosi appiccicosi, non saprei come altro definirli, costituiti da un filo gommoso allungabile alla cui estremità stava o una palla, sempre gommosa e a volte luminosa, o addirittura una manina o un piedino, che abilmente catturavano tutta la sporcizia del mondo depositandola di volta in volta sui muri di casa e toccava scappare perché tua madre altrimenti te le suonava.

Insomma, questo abominio di appiccicume mi ha fatto tornare alla mente i miei giocattoli preferiti e oggi quindi ve ne parlo portandovi con questa top5 in un breve tuffo negli anni 90/2000, tempi in cui, diversamente da oggi, i videogames non coprivano la quasi totalità dei desideri di noi pischelli.

La Fabbrica dei mostri
Se il gameboy color è stato (ed è rimasto fino a un paio d'anni fa) il mio più grande sogno di bambino, la grandiosa Fabbrica dei mostri è divenuta il riscatto con cui potevo far sentire i miei amici delle merdine, per il semplice fatto che Io ce l'ho  e tu no! Quanto mi pregavano anche solo per vedermi sfornare i mostriciattoli di gelatina multicolore dalle piastre in acciaio bollente, e quante ne facevo fuori di quelle boccette di liquido mostruoso per costruire il mio esercito. Che poi c'era pure il cartone de La fabbrica dei mostri, ve lo ricordate? Un consiglio: non aprite youtube per rinfrescarvi la memoria. E' orripilante!

Ciaceti dei pokemon e di dragonball
Probabilmente non avete idea di cosa io stia parlando. Ciacieti era il nostro modo veneto di chiamare i pupazzetti, non più grandi di un dito, dei personaggi di dragonball e pokemon che adoravamo collezionare tra i Quelli del palazzone. Immaginavano avventure grandiose fatte di scontri, vendette, allenamenti ed epiche battaglie giocate tutte nei dintorni del nostro condominio gigante perdendo interi pomeriggi anche solo per decidere come scambiarci quegli insani oggetti di divertimento. Sì perché non bastavano le carte dei pokemon a quanto pare, su cui avevamo costruito un sottobosco criminale/mafioso di spaccio che Gomorra deve solo levarsi dalle palle!, c'erano pure questi qui. 

02/05/16

Lui è tornato

E se Hitler si risvegliasse nella Germania di oggi, che accadrebbe?
Da questa semplice domanda parte Lui è tornato, diretto da David Wnendt e trasposto dal romanzo omonimo di Timur Vermes. Un film che gioca molto sulla convinzione che il fuhrer, visto quanto accaduto in passato, oggi sarebbe ovviamente condannato all'unanimità, e che mostra invece quanto sia forte il potere della persuasione nelle mani di una persona particolarmente abile e ambiziosa.

La pellicola è tutta costruita su una satira pungente e su una forte componente di ambiguità. Ci si trova infatti sempre in bilico nel rapportarsi a Hitler perché questi, nonostante venga ritenuto da tutti come un attore particolarmente pedante nel ricalcare il proprio ruolo, è in ogni caso grande fonte di riflessione, tanto più quando diventa fenomeno virale e (ri)acquista una certa fama. Tramite la sua nota visione di una Germania forte e da riscattare infatti, abbindola il popolo tedesco facendogli da una parte mettere in discussione le proprie idee sul ruolo tedesco in relazione ai problemi d'oggi, e dall'altra offrendo ai nostalgici di una certa appartenenza politica un nuovo modello cui identificarsi e sfogare le proprie frustrazioni.

Quel che più mi è piaciuto è sicuramente la non banalizzazione a fronte di un'idea tanto semplice. E' interessante infatti (e tragicomico) osservare come Adolf affronti questa nuova realtà, come si stupisca delle innovazioni tecnologiche e quanto, nonostante il progresso, trovi di che criticare a livello di contenuti, specie del mezzo televisivo, che a suo avviso distoglie dai problemi reali e insulta l'intelletto umano con la spazzatura che propina. Importante, assieme alla tv, è anche internet, fonte immensa d'informazioni che noi diamo ovviamente per scontata ma che ai suoi occhi ha un potere immenso.

28/04/16

#MyTesyTelling | La tesi di laurea come storia da raccontare

Ci sono molti buoni modi per cominciare quell'esperienza teoricamente fantastica e appagante che è la tesi di laurea. Io, di questi buoni modi, devo confessare non ne conosco nessuno e perciò il mio, ho deciso d'inventarmelo.
Dovete sapere che anche per me è arrivato il momento di iniziare l'avventura verso la laurea. Una roba che a guardarla adesso mi pare tanto la scalata al milione di Chi vuol essere milionario, con Gerry Scotti che se la ride di gusto aspettando un mio passo falso, il pubblico che mi osserva pronto a mandarmi fuori strada, la telefonata a casa con la linea occupata e il 50 e 50 che mi lascia con la via giusta e quella sbagliata che però pare proprio giusta uguale. Vedete? Sto già delirando e devo ancora iniziare. 


''A parlare delle cose belle e dei giorni lieti si fa in fretta, e non è che interessi molto ascoltare; invece di cose gravose, emozionanti o addirittura spaventose si può trarre una buona storia, o comunque un lungo racconto.'' [J.R.R. Tolkien]

Ecco. Iniziamo dall'inizio allora. Come spesso accade tutto parte da una domanda che ti ronza in testa senza darti pace, e continua fintantoché non le dai una manata (metaforica eh, che ci manca solo mi prenda a botte in testa da solo) e riesci miracolosamente a fermarla. 
A guardarla finalmente tranquilla non pare neanche tanto male questa domanda, e più o meno, la mia faceva così:
Ma perché non affrontare questa tesi... raccontandola?
Raccontandola? Ma chi, io? (sì, se ve lo steste chiedendo mi interrogo e rispondo da solo)
Nonnò... meglio ancora! Tutti insieme! 

25/04/16

Diamo spazio al Tempo

Parliamo di tempo. Tempo inteso come scorrere cronologico degli eventi e anche come azioni che compongono quegli eventi. 

''People assume that time is a strict progression of cause to affect, but actually, from a non-linier, non subjective point of view it is more like a big ball of wibbly wobbly timey wibbey... stuff''

Mi è capitato di vedere una puntata di Doctor Who intitolata Blink, e in quest'episodio il tema era il viaggio nel tempo. Nell'episodio, ambientato nel 2007, Sally esplorando una vecchia casa trova un messaggio scritto su un muro. Tale messaggio è un avvertimento indirizzato a lei ma inciso nel 1969 da un certo Dottore. Della bizzarria ne parlerà con l'amica Khaty, che gironzolando poi per il rudere s'imbatterà in un essere che la spedirà dritta negli anni Venti.
Da qui inizia un processo machiavellico. Pochi istanti dopo la scomparsa dell'amica infatti, Sally riceverà una lettera scritta proprio da Khaty (morta intanto nel 1987), fatta recapitare tramite un nipote. E in seguito si aggiungerà il ruolo del Dottore, viaggiatore del tempo intrappolato nel '69 e bisognoso dell'aiuto di Sally che...

E' un po' complessa da trascrivere. Il consiglio che vi do è di guardarla. Il punto è che una simile storia mi da l'occasione per discutere del tempo, almeno a livello narrativo, e quindi dei viaggi nel tempo. Questo perché nel caso presentato il tempo appare perfettamente strutturato. Ogni azione, per quanto dettata dal libero arbitrio degli attori che la eseguono, si rivela esattamente funzionale allo schema degli eventi, in modo tale da non far collassare tutto in un tripudio di paradossi.
Ho sempre inteso il tempo e i viaggi nel tempo in due modi possibili, e ve ne parlerò sempre dal punto di vista puramente fantastico/fantascientifico, che qui la scienza credo c'entri poco e niente.

21/04/16

Cosa succede se collego il blog al profilo Google+

Da alcuni giorni sto sperimentando l'opzione che permette di associare il profilo G+ al proprio blog, andando a cambiare radicalmente il sistema dei commenti. Non so se l'avete notato, ma ora nel box presente sotto a ogni post è possibile interagire esclusivamente tramite accesso al proprio profilo Google, e questo ha portato a una serie di accadimenti, sia positivi che negativi, che vorrei analizzare qui sotto in caso vi possano essere d'aiuto.

Finalmente un sistema di notifiche
Il primo beneficio di tale implementazione è che finalmente c'è un sistema di notifiche ai commenti. Ho sempre trovato fastidioso non sapere se qualcuno avesse commentato e risposto ad un mio intervento, e ora grazie a questo passaggio ogni nuova interazione è segnalata dalle notifiche di Google +.

Si può commentare solo se si è utenti G+
Chi interviene lo può fare soltanto utilizzando il profilo G+, ma possederlo è automatico se si ha una mail con Gmail. Essendo blogger proprietà di Google, ed avendo io una maggioranza di commentatori affiliati a Blogger, ho ritenuto non fosse un gran problema perdere quei rarissimi commenti anonimi che ogni tanto facevano capolino. Sì, ecco: viene da sé che ora è impossibile commentare anonimamente o con altri profili che non siano G+.

Sparisce la sezione commenti su Blogger
Il fatto che ci sia un sistema di notifiche funzionante cancella però la sezione commenti presente in Blogger. Non potrete più quindi scorrere su tutti i commenti ricevuti, ma poco importa, le notifiche rimangono comunque disponibili per essere consultate nel caso sfugga qualcosa.

Aumento traffico e condivisione
L'aspetto più interessante riguarda sicuramente un generale aumento del traffico sul singolo post, dovuto principalmente al fatto che per ogni commento lasciato parte automaticamente (a meno che il lettore non voglia toglierla) la condivisione sul proprio profilo Google +. 

18/04/16

Come costruire una bufala e farci cadere tutti

La scorsa settimana sulla pagina facebook CervelloBacato ho fatto un esperimento postando l'immagine che vedete qui vicino (senza l'aggiunta Tutte Balle!). Non so se conoscete l'effetto fascetta, ma di tale strategia ne ho sentito parlare un po' in giro per blog e ho voluto provare a metterla in pratica a modo mio. Di che si tratta è presto spiegato:

Avete presente le fascette che trovate applicate ai romanzi quando andate in libreria? Quelle che sparano numeroni vantando vendite stratosferiche e riconoscimenti da far invidia pure a The Revenant? Ecco. Un gioco che prevedeva l'utilizzo di fascette finte l'han fatto alcuni scrittori indie coi propri ebook accompagnandoli a cifre stratosferiche, e il risultato è stato che la gente, in barba a qualsiasi buon senso, non si sia assolutamente accorta che tali risultati fossero palesemente impossibili. Mi sono chiesto quindi se non potessi applicare la stessa cosa al mio blog e... tadàà!

L'immagine qui presente è stata creata ad hoc partendo da un header ideato dal buon Cyberluke. Quel che ho fatto è stato semplicemente cambiare un po' i colori, aggiungere una frase ad effetto sotto, con ben evidenziati i numeri 17 e 6, e inventare di sana pianta tre citazioni uscita dalla bocca di personaggi che nemmeno esistono. In meno di cinque secondi chiunque avrebbe potuto controllare un secondo zio Google scoprendo quindi che:

  • 17 milioni di visitatori unici sono una sciocchezza, dato che il contatore visite del mio blog lì in bella mostra ne indica quasi 400 mila (che comunque non sono mica male in 4 anni eh!)
  • gli Oscar di internet non so cosa siano, ma generalmente ci sono gli Oscar del web (conosciuti anche come Oscar della rete) e in ogni caso non ho mai avuto una pippa di niente. 6 nomination inoltre mi sembrano giusto un po' eccessive, e anche questo lo si può scoprire facile facile
  • ''Uno dei migliori blogger della blogosfera italiana'', ''Aria fresca! Meglio di molti sedicenti critici cinematografici'' e ''Satira schietta e irriverente!'' le ho scritte io
  • come per le citazioni, anche i personaggi che le pronunciano non esistono, e difatti Angelino Covallaro è la semplice storpiatura di nome e cognome di un personaggio che ha dichiarato l'esatto contrario di quanto detto lì sopra, mentre il Post on Web e The Blogger Italia lì ho inventati da zero mischiando parole a caso che suonassero vagamente autorevoli

16/04/16

#Referendum17aprile | Vota Sì o spremiti i brufoli

Buongiorno cervelli! L'articolo che segue è scritto principalmente da Lorenzo (un amico attivo nel settore delle energie rinnovabili) a cui ho aggiunto solamente qualche link e nota per permettervi di approfondire gli aspetti più interessanti del suo discorso. Buona lettura!

Ciao a tutti, mi presento: sono Lorenzo, un amico di Davide CervelloBacato.
Quando mi ha chiesto di scrivere qualcosa per il suo blog riguardo il referendum del 17 aprile mi sono subito chiesto perché, visto che il mio parere non può essere autorevole.
Provo però volentieri a dirvi qualcosa visto che l'argomento ambiente mi interessa e penso che non sia mai troppo il tempo che spendiamo per discuterne o per pensarci.
Cercherò di portare una riflessione colloquiale, senza andare a sparare tecnicismi o dati perché come spesso succede possono venire fraintesi. Mi appellerò quindi più al buonsenso di voi lettori.

Trivellareo non trivellare? E' questo il dilemma?
Beh, di fatto stiamo già trivellando, giusto? Quindi per mettere le cose in chiaro questo referendum serve solo a non rinnovare le concessioni ad estrarre da piattaforme già attive entro le 12 miglia nautiche dalla costa. Sarà con i prossimi referendum sociali che si andrà a chiedere il DIVIETO a nuove trivellazioni in tutto il territorio nazionale.

Ora facciamo un passo indietro: 
Siamo tutti consapevoli del fatto che le nuove tecnologie che pensiamo, produciamo ed utilizziamo ogni giorno, necessitano di energia, giusto? Tecnologie che ci devono agevolare la vita, da intendersi ad ampio raggio: si va dalla cara lavatrice all'ultimo smartphone. Sappiamo quindi che da qualche parte dobbiamo costruire qualcosa per attingere ad una fonte energetica, che sia fossile o rinnovabile. 
La vera domanda a questo punto è: ad oggi ci siamo resi conto oppure no che l'estrazione delle fonti fossili ha fatto la sua storia, e che è ormai ora di promuovere innovazione e altre tecniche? Idrocarburi che hanno caratterizzato società e modello di sviluppo del '900 che ben conosciamo e di cui piace tanto lamentarci. Penso che il nesso con guerre e disparità sociali dovute alla corsa all'oro nero sia condiviso da tutti, e mi sento di dire con tranquillità che a tutti non piacciono i conflitti2.
I vantaggi delle fonti rinnovabili sono innumerevoli, anche sul piano della ridistribuzione della ricchezza, oltre al fatto che evitano le emissioni di gas serra e conseguentemente... ok, non mi dilungherei su questo punto. Credo lo sappiate meglio di me...

14/04/16

Florence and the Machine | 13.4.16 Bologna

Lo scatto incredibile è di Mathias Marchioni
Inizia tutto sulle note di What the Water Gave Me. Suoni profondi, voce bollente, e migliaia di occhi e obiettivi s'incantano ammirando quello spettacolo quasi onirico che è Florence Welch. Sul palco è salita una dea, uno spirito coi capelli di fuoco che danza avvolto da un trasparentissimo abito turchese. Wow! Ma dove diavolo sono finito?

Lo ammetto. La mia morosa m'ha fatto una sorpresona con questi biglietti! Un regalo del genere non me l'aspettavo e sentire Florence + the Machine dal vivo era da tempo un mio enorme desiderio. Ieri ho assistito assieme a lei a uno dei concerti più belli che mi sia capitato di vedere. E non tanto per la scenografia o lo sfarzo dell'esibizione, che erano in realtà piuttosto contenuti, quanto più per l'energia vibrante di questo gruppo e per la voce incredibile della sua cantante. Temevo, avendo sentito qualche live sul tubo, di rimanerne deluso, e invece più di una volta sono rimasto a bocca aperta e con la pelle d'oca alta due metri di fronte a un talento così magnifico.

Abbiamo saltato come pazzi assieme a tutta l'arena con Dog Days Are Over, mentre sotto sotto pensavo 
Cazzo, sono stato un po' pirla a fare lo scherzone ad Ale Tredici che domani ha la data di Torino dicendogli che la cara Fiorenza s'è cappottata dopo un salto e che ora ha smesso di cantare (non c'è cascato per fortuna),
e ci siamo meravigliati di fronte a un cielo stellato di flash che incorniciava una Cosmic Love pulsante, inondata in ogni dove da infiniti palloncini rossi a forma di cuore, tanti da sorprendere la stessa Florence. E poi ancora, una dopo l'altra, la gasatissima Shake It Out, una You've Got the Love con invito esplicito ad abbracciarci, baciarci e volerci bene tutti quanti (guardando giù c'era una massa di gente aggrovigliata stile orgia), e poi Sweet Nothing spogliata di ogni tamarrata alla Calvin Harris e resa così ancora più potente...

Mamma mia. Che gruppo incredibile. Che atmosfera. Che intonati io e la mia bella mentre facciamo da accompagnamento! E che artista eccezionale Florence Welch, fatta non di sola voce ma di passione per la musica e (anche se forse talvolta esagerava un pelo) amore per i suoi fan. E' stato grandioso, e non aggiungo altro. Vi lascio però con un filmato del mio scrausissimo smartphone. Certo è che se ne avete l'occasione, almeno una volta, dovete andarveli a sentire live. Ne rimarrete estasiati!

12/04/16

Veloce come il vento

Con l'aiuto di un trailer davvero ben fatto, il che è quasi un'utopia per un film italiano, sono andato a vedermi Veloce come il vento di Matteo Rovere e devo dire ne sono rimasto parecchio soddisfatto. S'intuiva già sarebbe stato un buon film e le aspettative non sono state affatto deluse.

In breve, qui si racconta di Giulia, una ragazza molto talentuosa che gareggia nel campionato GT assistita dal padre, e che a causa dell'improvvisa perdita di quest'ultimo rincontrerà il fratello maggiore (tossicodipendente ed ex pilota) e dovrà lottare per non perdere la propria casa e la custodia del fratellino Nico. Che ne esce da qui?
Un film emozionante, adrenalinico e ben curato in ogni sua parte. Già nei primi minuti, accompagnati da una potentissima colonna sonora che sostiene sempre quel che accade durante tutta la pellicola, siamo gettati nell'abitacolo di Giulia nel bel mezzo di una corsa, e viviamo con lei l'euforia per la velocità e il colpo fortissimo per la perdita del padre. E questo è appena l'antipasto, perché poi entra in scena la vera star, uno Stefano Accorsi fantastico che interpreta appunto il fratello fuori di testa e fenomeno delle corse.

Quel che mi è piaciuto è che nonostante sia un film di auto, mondo che non è che mi appassioni un granché, le vicende personali mostrate e il carisma dei protagonisti si uniscono perfettamente all'obiettivo di vittoria nelle singole corse. Le guardi anche se non ti piacciono perché senti che c'è un motivo vero dietro a ogni sorpasso, che ci sono paure, sogni, compromessi e duro lavoro prima di arrivare al traguardo. 
Assistiamo alla classica parabola della formazione del campione, l'allenamento estenuante, che si accompagna al rapporto complicato tra Giulia e Loris, un personaggio questo, giudicato dai più come un disadattato; un fallito che però si ricorda perfettamente cosa significhi correre in auto e che nonostante tutto vuole bene a ciò che resta della propria famiglia, dimostrandolo in più occasioni se pur senza farsi comprendere davvero.

La storia qui, più che sulla ragazza, è forse maggiormente incentrata sul percorso di redenzione di Loris, che vuole far qualcosa di buono nella vita proprio ricordando i bei tempi in cui era lui il fenomeno e lo chiamavano il Ballerino. Stefano Accorsi ci regala una splendida prova che mostra la fragilità, la follia e quindi l'ambiguità di un personaggio che si prende la scena fin dal primo istante in cui fa la sua comparsa, e porta a riflettere su quanto possa essere facile prendere una sbandata dalla vita quando la si vive al limite.
Che altro dirvi ancora se non di andare a vederlo? Ve lo consiglio perché intrattiene ed emoziona. Ed è piuttosto interessante guardandolo sapere che il tutto è ispirato e costruito partendo da una storia realmente accaduta

07/04/16

Il tennis senza Federer e con un re poco amato

Forse sarà un articolo poco letto ma non m'importa. Devo parlarne perché il tennis è roba mia, è casa mia e sono io, e quindi...
In questi mesi di tornei c'è stato il forfait di Roger Federer da tre importanti eventi a causa di un problema al ginocchio. Tanto è bastato per darmi un assaggio di ciò che accadrà quando il campione svizzero, ormai vecchietto del circuito (ad agosto 35 anni) ma nonostante ciò ancora numero 3 del mondo, si ritirerà dai giochi: la noia!

Magari non siete ferrati del mondo di cui sto parlando, ma dovete sapere che Federer non è un semplice tennista ma più un'icona, una leggenda vivente; un uomo che ha infranto ogni record e che ha saputo regalare un tripudio di emozioni che il suo giovane erede, Novak Djokovic, non sembra riuscire a trasmettere.
Attualmente infatti è proprio il serbo il numero 1 in carica, e sta macinando vittorie su vittorie rendendosi da un paio d'anni a questa parte un osso duro per qualsiasi giocatore esistente. Credetemi, non è un esagerazione dire che Djokovic ora è invincibile. Non lo batte nessuno. Mai. Fatto caso per poche eccezioni, tra cui, appunto, l'accecante talento di quel vecchietto di Federer che nonostante non sia più nei suoi anni d'oro e parta quindi da sfavorito è l'unico capace di tenergli testa servendogli ogni tanto qualche sgambetto. Pare irreale ma è così.

E parlavo di noia proprio per questo. Un ritiro dalle scene di Roger da qui a pochi anni è cosa abbastanza scontata. Uno non è che può giocare per sempre! E notare in questi mesi cosa sia il tennis senza di lui fa un pochino male. E' chiaramente appagante per i fan sfegatati di Djokovic vederlo vincere tutto, ma non è altrettanto divertente per un appassionato di tennis guardarlo accumulare premi su premi senza un minimo di battaglia, senza pathos, senza un po' di tragedia. Ed è questo forse il motivo per cui Nole, a differenza di ex numeri 1 come Federer e Nadal, non è amato profondamente dal pubblico.

05/04/16

5 tipi di porno colazione

Vorrei parlarvi della mia insana passione per la colazione nonché per le schifezze che mangio durante questa sagra del foodporn. Io sono uno di quelli che non possono farne a meno e non perché la ritengo il pasto più importante della giornata, ma piuttosto per le porcate che mi permette di mangiare con la scusa del pieno d'energia necessario a incominciare la mattina con la grinta di uno struzzo incazzoso. Yeee! 
Quindi ecco a voi i miei 5 modi di strafogarmi facendo finta che olio di palma e grassi saturi siano solo leggende vegan e che gli spottoni che sto per fare mi frutteranno un sacco di big money. 

Nutella 
e pane, gocciole, pandistelle, fette biscottate e bische fettottate. Poco importa il sostegno, non è un mistero che la nutella stia bene con tutto. 
Sarà quel mix di nocciole, cacaomeravigliao, grasso di balena e colesterolo spalmabile, oppure la semplice cremosità e il sapore che sa di coccole quando si torna a casa dopo una giornata dura come Rocco Siffredi che ti entra nel cuore, fatto sta che Lei mi fa impazzire e resisto dal non divorarla a cazzuolate soltanto perché il mio metabolismo, crescendo, non è più paragonabile a un reattore nucleare fuori controllo.

Cereali Barchette
No! Barchette un par di palle! Questi si chiamano Chocos e io ricordo perfettamente che la pubblicità mi plasmò già alla tenera età di cinque anni o poco più assieme all'orso della confezione che cantava Crocca la mattina solo c'è Chocos, cereale supercioccocroccocioccolosooo... eccetera eccetera e io mi ci ingozzavo e mi ci ingozzo ancora degustandone la ricchezza di ferro, vitamine e folacina (qualunque cosa essa sia) il tutto immerso in un buon cafelatte o in un più semplice ma pur sempre soddisfacente latte bianco e freddo soprattutto quando è estate. Dio mio, quanto vi amo! Comprate Chocos! Mangiate Chocos!

01/04/16

La spada buttò via Menelao vedendo Elena a tette nude

L'avete sentita l'ultima sul candidato repubblicano Donald Trump
No, stranamente non è lui stavolta che ne ha sparata una grossa come una vacca, ma le donne, che tacciandolo di misoginia e non volendolo come nuovo presidente Usa si sono inventate Vote Trump, Get Dumped, uno slogan che è il preludio di un oscuro e terribile... sciopero del sesso! Uomini ammeregani, scegliete bene! Volete amare Trump o le vostre donne? Perché finché il carismatico Donald non sarà sconfitto voi vi ritroverete col pene eretto un giorno sì e l'altro pure, e questo non è un gioco ma un sacro impegno per un mondo migliore!

C'è poco da fare, l'originale presa di posizione mi piace davvero un sacco. Perché al di là del fine o dell'effettiva messa in pratica
ch'è volete farci credere che non morite di voglia pure voi, eh porcelline?
il risvolto mediatico di un simile progetto è davvero d'impatto. Tanto che, per esempio, persino un blog importante come il mio ne parla!
Ma cavolate a parte, dopo aver sentito di sfuggita per radio tale Vote Trump, Get Dumped sono andato a ricercare la nascita del movimento, e ho scovato così l'idea d'origine dello sciopero del sesso per ottenere un fine nobile. Quel che ho trovato mi ha parecchio divertito e quindi ora vi chiedo: conoscete per caso Lisistrata?

Lisistrata è il nome della commedia del 411 a.C. di Aristofane e della donna sua protagonista, la quale, stufa degli uomini perennemente assenti e impegnati nella guerra del Peloponneso, organizza un piano assieme a tutte le altre per riportare la pace tra ateniesi e spartani.. il piano del pisello!

LISISTRATA
Allor vuoterò il sacco. Se vogliamo
costringere gli uomini a far pace,
dobbiamo tutte insieme rinunciare...
CLEONICE
A cosa, avanti, dillo...
LISISTRATA
... Lo farete?
CLEONICE
A costo di morire lo faremo.
LISISTRATA
Al pisello dobbiamo rinunciare!...

27/03/16

Batman v Superman v i sogni bagnati degli integralisti DC

Sono passati 18 mesi dallo scontro che ha visto l'uomo d'acciaio prendersi a mazzate col generale Zod distruggendo mezza Metropolis, e Batman v Superman inizia proprio tornando lì, mostrandoci come il signor Wayne abbia vissuto quei momenti spaventosi perdendo delle persone a lui care. Più o meno quindici minuti di puro spettacolo, intervallati dalla visione suggestiva della terribile morte dei genitori del piccolo Bruce e di come si sia avvicinato al simbolo del pipistrello.

Con un incipit spettacolare si riprende il tema che era stato accennato nel primo lungometraggio dedicato a Superman, ovvero: gli alieni esistono e sono tra noi, ma più che esseri con cui confrontarci sono simili a dei capaci di calpestarci senza nemmeno troppi complimenti. Tutta la prima parte del lavoro di Zack Snyder si incentra quindi su come il mondo si relazioni alla figura divina di Kal El, intessendo una trama davvero intrigante che mischia complotti ai danni dell'immagine del supereroe e grande tensione nelle scelte che lo stesso deve operare durante le sue azioni di salvataggio. Il tutto inscenando quello scontro che poi da il titolo al film, giustificato appunto dalla pericolosità che l'affidarsi ciecamente a un simile essere può comportare per il futuro dell'intera razza umana.

Vi dirò. Ero partito senza alcuna aspettativa nei confronti di questo secondo capitolo dell'universo DC, e forse è per questo che sono uscito dalla sala piuttosto soddisfatto. E' un buon film, certo nulla di eccezionale, ma sicuramente non terribile come dicono moltissimi (soprattutto gli integralisti dei fumetti). La figura de l'uomo d'acciaio è ben strutturata col mondo che la circonda, e il nuovo Batman, interpretato da Ben Affleck, funziona alla grande proponendo qualcosa di un po' diverso da quello di Bale a cui eravamo abituati. Un cavaliere oscuro molto violento, spaventato da ciò che l'alieno può fare e che non accetta compromessi, perché scommettere sulla bontà delle sue intenzioni, in questo caso, potrebbe portare a conseguenze devastanti. Un Batman quindi che uccide senza troppi problemi e che vuole uccidere, probabilmente distanziandosi dai fumetti (?) ma che sinceramente chemmenefregaammè! Voglio un film, non la trasposizione su pellicola dei miei sogni bagnati sull'uomo pipistrello.
Altra decisione azzeccata è poi l'estetica adoperata per rendere questo conflitto, dedicando un'ambientazione sempre piuttosto oscura, ricca di simbolismo e continuamente alla ricerca di quell'effetto figo che fa sembrare ogni inquadratura un cavolo di sfondo da salvare su desktop. Io l'apprezzo insomma. L'occhio è accontentato, seppur il montaggio spesso e volentieri lasci un po' a desiderare. Così come è felice per la scelta di Wonder Woman, terza figura supereroistica che si inserisce nella trama principale soltanto intersecandola un paio di volte per altri motivi. Un'introduzione che funziona che diviene purtroppo ridicola sul finale con l'entrata in azione vera e propria, che per carità, scalcerà pure i culi a destra e a manca sta santa ragazza, ma le viene dedicata una colonna sonora davvero da risate forti fortissime.