30/10/14

Anna.

La scorsa notte mi ha fatto visita Anna, ed era tanto, tantissimo tempo che non le parlavo. Un incontro spiacevole, che avrei voluto evitare, e di cui ti racconterò a breve. E' infatti il caso di soffermarci prima sull'insolita circostanza in cui le nostre strade si sono incrociate, il che ci fa tornare indietro di un bel po' d'anni, a quando ne avevo undici, e passavo i primi pomeriggi autunnali a esplorare i boschi del Montecio col mio amico Fabio.
Immagina allora una cittadina del nord Italia di modeste dimensioni, e una collina anch'essa modesta, che sorge nel bel mezzo di questa: il Montecio. La gente trova riparo dalla calura estiva sotto le fronde dei suoi alberi, si tiene in forma correndo i quasi due chilometri di circonferenza che le regala, e ancora, porta a passeggio i cani, fa due chiacchiere con gli amici, si racconta del tempo che fa e di quello che passa. Immagina ora due bambini che della collina adorano i suoi sentieri, tracciati tra i pungitopo e immersi nella vegetazione. Due che in quel bosco, un giorno, scoprono la presenza di alcune grotte, sparse qua e là, e che le esplorano armati di torce, curiosi di vedere dove vadano a finire e cosa ci sia dentro, nascosto in mezzo al buio. Immagina infine che i due marmocchi, passata qualche settimana e ormai disincantati da quegli anfratti prima misteriosi, trovino l'ingresso di un'ultima, strana, caverna.

''E' troppo bassa, dovremmo strisciare per entrarci. Dici che poi si alza dentro?''
''E che ne so, non abbiamo neanche le torce.''
''Beh, andiamo più vicino allora, magari si vede qualcosa dentro.''
Avanziamo facendoci largo tra gli arbusti. Ci abbassiamo guardando di sbieco l'interno della grotta. 
''Boh io non vedo niente.'' dice Fabio.
''Già... andiamo a prendere le pile?'' rispondo, aguzzando la vista. ''Un po' di luce in realtà c'è là in fondo, vedi?''
''Dove?''
''Là.'' dico entrando un po' con la testa. ''Verso destra c'è un po' di luce, e c'è... c'è come un... una... cazzo c'è una faccia!''
Mi tiro indietro, esco da quel buco nero.
''Come una faccia?'' chiede Fabio stupito.
''Sì sì ti giuro sembra una bambina guardala guardala, sembra la faccia di una bambina!''
Inizialmente titubanti decidiamo poi di correre a casa e prendere le torce. Dobbiamo sapere, dobbiamo vedere. Mezz'ora dopo abbandoniamo le bici nel prato di fronte la scuola elementare per poi risalire un sentiero della collina, tornando all'imboccatura della grotta. 
''Fai luce'' dice Fabio, squarciando l'oscurità con la sua. ''Mmm... io non vedo nessuna bambina, sai?'' fa ironico.
''Ti giuro che era lì, l'ho vista.'' rispondo cercando verso il fondo. 
''Entriamo?''
''Entriamo.''
La parete è abbastanza larga ma il soffitto molto basso, tanto da restare accucciati per i primi metri. Più avanziamo più è buio e freddo, l'uscita dietro di noi si fa sempre più lontana. Ci guardiamo intorno, scrutando le pareti umide, alzandoci poi in piedi quando finalmente lo spazio sopra le teste ci permette di non sbatterle. 
''Oh!'' urla Fabio guardandomi e indicando qualcosa sopra di me.
Mi giro e noto una foglia marrone scuro penzolare dall'alto, anzi un ramo, anzi un... ''Un pipistrello...'' sussurro togliendomi in fretta da lì con la pelle d'oca.
Incerti, non sappiamo se continuare o meno. E se ce ne sono altri di quei cosi? E se si svegliano e cominciano a volare? Un rumore ci distoglie da quei pensieri. Qualcosa che viene da più avanti, qualcosa che non riusciamo a vedere, qualcosa che quel giorno, ci traumatizzò tanto da farci dimenticare tutto in un istante, come fosse stato solo un brutto sogno: Anna.

28/10/14

Trovarsi al Lucca Comics 14

Buongiorno cervelli, come ve la passate? Ottobre sta finendo, halloween è alle porte e il Lucca Comics and Games è finalmente pronto a ospitarci con la sua infinita fiumana di gente. Voi ci sarete? Perché io, anche quest'anno, sì! Che dite dunque di trovarci? Ecco, un ritrovo, come ha detto ieri la blogger Misantrophia, l'abbiamo già organizzato, e ora quindi vengo a dirvi i dettagli in maniera dettagliata.

Sabato 1 Novembre potrete finalmente toccare i miei ricci porta sfortuna (nonché corteggiare le sexy Misa e amica) alle ore 17.00 in piazza San Michele (dove c'è lo stand della Warner per intenderci) e precisamente noi ci si incontra sotto all'unica statua presente in quella piazza. Capito? Questa qui:


Altri luoghi in cui potrete malauguratamente imbattervi in me medesimo? Non saprei, l'unica cosa certa è che alle 14.00 tenterò di essere allo stand G41, padiglione Carducci, che devo ancora capire 'ndo cazzo sia, per vedere il bluissimo Doc. Manhattan e quell'altro sclerato di Nebo di Bagni Proeliator. Sarò inoltre in giro a caso a caccia di Dimentica il mio nome di Zerocalcare (sperando nell'ennesimo autografo) e di Il blu è un colore caldo, consigliato dal deus ex machina di One Piece in persona, ovvero Sommobuta, che sto stronzo a Lucca non ci mette piede perché sta a L'Ondra lui... 

E niente, con questo è tutto. Se ci sarete ci si vede sabato!

24/10/14

TrailerZ #6

Eccoci di ritorno a TrailerZ, la rubrica che vi mostra i trailer più interessanti e vi spara qualche news un po' così alla cazzo di cane. Di seguito quindi ecco alcuni film la cui uscita è prossima e altri che invece potrete vedere mooolto più avanti.

La teoria del tutto

Tratto dalla biografia scritta dalla sua ex moglie Jane, arriva sul grande schermo la vita del celebre fisico Stephen Hawking, un film ovviamente drammatico e che non vedo l'ora di vedere.

Boyhood

Un film che è stato in lavorazione per ben 12 anni e che racconta e mostra la crescita di un ragazzino dal 2002 al 2013. Una finestra temporale enorme su una fase di crescita importantissima nella vita di ogni persona. Un esperimento geniale, un risultato sicuramente curioso!

Avengers: Age of Ultron

Fresco di uscita non poteva mancare il primo teaser trailer del prossimo film degli Avengers, la squadra di supereroi Marvel più badass dell'universo. Che dire? Ultron è figo.

21/10/14

Potere dei catalizzatori sociali, vieni a me!

Per voi, e lo chiedo così giusto per curiosità, è facile approcciare con persone che non conoscete bene? Ce la fate, quando v'interessa scambiare due parole con qualcuno, ad andare lì e attaccare bottone, con la speranza di far partire una chiacchierata, un'amicizia, un ammore rose e cuoricini o una trombata che Sergej Nakarjakov ma levati proprio?!

Non voglio iniziare il classico discorso sul confronto bei vecchi tempi vs nuove generazioni. Quello che: una volta le cose funzionavano meglio e adesso siamo tutti mezzi asociali, che sti telefoni, sti whatsapp, sti facebook e cazzi e mazzi ci levano il sangue dal cervello un po' come succede a Gasparri in mezzo a un gaypride. Voglio invece sparare due stronzate parole sui catalizzatori sociali, quei mezzucci più o meno furbi che ci consentono di fare il classico salto verso l'altro e vaffanculo alla timidezza, proprio perché siamo diventati degli ameboidi del cazzo nel relazionarci con lo sconosciuto (e talvolta pure con chi conosciamo... tipo quando si incontra uno per strada e magari questo tira dritto fingendo di non vederci, stammerda!).

Il calcio è il catalizzatore sociale maschile per eccellenza. Se sei un uomo, se devi iniziare a conoscere i tuoi nuovi colleghi, i compagni di classe o se vuoi farti fare lo sconto da quel tizio che ti deve vendere la djroga, parlare dell'ultima partita è sempre una mossa vincente. E io lo so bene perché... perché me ne sto ogni volta in un angolino a rigirarmi i pollici quando sboccia l'intesa maschile, quando nasce questo vero e autentico sentimento di fratellanza che io non comprendo poiché calcisticamente ignorante.
Poi oh, io ci provo a entrare a gamba tesa col tennis, ma vengo segregato in uno stanzino con un cazzottone, che a pallone non ci so manco giocare e per me il portiere dell'Italia è Pagliuc... ah no giusto, Buffon. 
Funziona molto meglio il bere invece, soprattutto nella patria mondiale dell'alcolismo preadolescenziale, aka regione Veneto, che espone con orgoglio incerti equilibristi intenti a discutere dei massimi sistemi tanto più si è sballati, o che smonta quell'aura di finta e glaciale compostezza e purezza che certe femmine si portano appresso. Quale magia! E quale occasione! Già perché parlare di figa è uno dei catalizzatori sociali più potenti, specie sorseggiando una bionda mentre si fissa la bionda in questione, quella con le gambe lunghe insaccate in jeans skinny vintage a vita ascellare.

14/10/14

Il doppelganger del cigno bianco.

Nina è una ballerina estremamente talentuosa e dotata, dedita anima e corpo all'esercizio per eccellere e brillare nel mondo della danza classica. Vive con la madre, mediocre ex ballerina, che ritrova il proprio sogno infranto curandosi di lei e incatenandola in una situazione sottile che oscilla tra complicità e antagonismo. Vuole il meglio per Nina, lei non può fallire.
Un giorno Leroy, direttore artistico della compagnia di cui la ragazza fa parte, decide che il prossimo spettacolo di apertura stagionale sarà una nuova versione de Il lago dei cigni, e dopo alcune incertezze sceglie proprio Nina come protagonista. Il dubbio di Leroy rimane però più o meno fermo sino al momento della messa in scena, in quanto l'animo della dolce Nina è troppo quieto e preciso, perfetto per interpretare il cigno bianco, ma non abbastanza sfrontato e passionale per quello del suo doppelganger, il cigno nero, che in quanto tale dev'essere eseguito dalla medesima persona.

La figura del doppelganger, del doppio psichico o reale, del gemello malvagio, della versione alternativa e sinistra di sé, ne Il cigno nero di Darren Aronofsky è tenuta in primo piano per tutta la durata del film, ma nonostante questo riesce a celarsi all'occhio dello spettatore proprio per la natura distorta e ambigua che possiede. 
La vita di Nina è stata plasmata dalla madre sin dalla nascita, è inquadrata in un serratissimo costrutto di regole, rituali e obiettivi che la ragazza accetta sia per l'utilità che ne ricava, sia per l'auto imposizione che col tempo impara a darsi. Un accumulo di pressioni che segregano i suoi istinti più ribelli in qualche luogo oscuro del cuore. Stessi istinti che Lily, nuova ballerina entrata in compagnia, non ha paura di mostrare, e coi quali attira tutti come un magnete, tanto Leroy quanto Nina stessa, innescando una rivalità che si mischia di ammirazione e attrazione, sfumandola.
In tutto ciò, sul piano del ballo, la perfetta prestazione della parte del cigno bianco non trova uguale riscontro per il cigno nero, che non può restare incastrato nei soliti schemi, che non può vivere senza il libero sfogo degli impulsi più profondi. Nina allora si vede violare nella sfera personale, nella sua mania di precisione, prima da un Leroy che spinge sul lato sessuale per darle un impulso, poi da Lily che punta anch'essa ai pruriti dell'ingenua ragazza, ma che aggiunge quel divertimento e quella follia, quella parte di sbagliato che nella vita lei si è sempre negata. Al cigno bianco questo non piace, ma il cigno nero invece inizia a dischiudere le ali.

09/10/14

A caccia di alieni con le sfere di Dyson.

Se siamo soli o meno, in questo universo, è una di quelle domande che l'uomo si pone da sempre. La risposta chiaramente non si ha tutt'oggi, e le speculazioni scientifiche, logiche, filosofiche, religiose e chi più ne ha più ne metta, non si sono sicuramente sprecate nel dare una propria opinione. 
Certo è che non di sole pippe mentali possiamo campare. Ed è proprio per questo che, volendo mettere nero su bianco dati certi che si avvicinassero sempre più a una qualche soluzione, la ricerca di vita extraterrestre ha iniziato a muovere passi sempre più sicuri verso quel Qualcun Altro che stiamo cercando.

La corsa allo spazio tra Usa e URSS nel XX secolo è stata di certo la prima concreta scintilla che ha acceso un barlume nel buio del nostro sistema solare. Marte fu il primo e il più gettonato, tra i pianeti presi in considerazione, a venir violato dalla curiosità dell'occhio umano, e questo in virtù degli studi e dei dibattiti che tra la fine del '800 e l'inizio del '900 infervorarono il mondo scientifico e non. 
Importanti in questo senso furono gli studi di Giovanni Schiaparelli, le cui pubblicazioni, a partire dal 1893, portarono a conoscenza di alcuni canali presenti sulla superficie del pianeta rosso.  Erano state infatti osservate delle linee rette lunghe migliaia di chilometri che lo percorrevano, linee che furono interpretate, ad esempio dal collega Percival Lowell, come segno di un'opera ingegneristica intelligente. 
Si scoprì poi molto più tardi, con l'invio delle prime sonde per il nostro Sistema, che le condizioni adatte alla vita sono esclusiva del bel pianeta azzurro in cui noi stiamo qui a gingillarci, e che la loro origine era tutt'altro che artificiale. 
Più complesso e ambizioso fu allora la ricerca di forme di vita intelligente al di fuori del nostro sistema solare facendo uso di onde radio, pensando sia all'invio di messaggi tanto quanto alla loro ricezione. Non si può non citare quindi l'astronomo e astrofisico Frank Drake, la cui celebre equazione, pur comportando parecchie semplificazioni e diversi gradi di approssimazione, è utilizzata per stimare la quantità di possibili forme di vita aliene intelligenti in grado di comunicare con la nostra galassia. 
Il progetto SETI, proposto da Drake nel '60 fu la messa in pratica di queste nuove tecniche e portò non pochi risultati, anche (e soprattutto) nella comprensione del funzionamento del cosmo. Un paio di passi importanti? Nel '74 fu inviato dal radiotelescopio di Arecibo un messaggio contenente informazioni sulla nostra civiltà verso l'ammasso globulare M13, mentre è del '77 la ricezione del celebre Segnale Wow!, che si ritenne non provenire né dalla Terra né dal nostro stesso Sistema Solare.

06/10/14

PASSaparola

Come ve la passate in questi giorni giovani cervelli? Non siate timidi, ditemelo!!! Qui va tutto a gonfie vele, settembre è iniziato e finito, l'università ha ripreso il suo corso (nuovo), e le foglie iniziano a cadere volteggiando con pacchia nell'aere. Ok, le due righe introduttive le ho scritte.
 
Dunque oggi volevo fare una cosa molto veloce, volevo fare un post segnalazione. Che vi devo segnalare quindi? Vi segnalo Pass Magazine, che è la rivista dell'università in cui studio, quella di Verona. Ve la segnalo perché ha anche un sito internet, che trovate QUI, che contiene esattamente gli stessi articoli presenti su carta, che escono una volta al mese. 

Ma cosa c'entri tu, caro Cervello, con sta Pass Magazine? Ebbene c'entro perché ho iniziato a scriverci dentro, e potete infatti leggere il mio primo articolo in ambito cinematografò e che riguarda il film Her... sì, di nuovo quel film lì. E che ci posso fare, mi è piaciuto e mi ha dato da pensare. Non si può?
Non preoccupatevi comunque, che non è l'unica roba fica da leggere. Sì mi faccio i complimenti da solo, sono una merda. Ci sono infatti un bel po' di post davvero, davvero ma davvero interessanti, ve lo ggiuro proprio, e non lo dico per tirare acqua al mio mulino, in fondo lo sapete che sono timido e sincero, come JohnnyèQuasiMagia, quindi fidatevi.
 
E nulla. Se vi va di farmi sto piacere, o meglio, di farlo a voi, perché vi piacerà di certo, seguite PassMagazine sul sito, su facebook, sul twitter, sull'enigmatico GooglePiù, sulla rivista vera e propria se frequentate l'università di Verona, e condividete e parlatene con chi vi pare. 
Saluti e ci si vede in settimana, con un post... culturale e Wow!

02/10/14

Distopia portami via: The Giver allo sterco contro Divergent alla maionese.

Le opere distopiche generalmente mi attirano come una mosca. Scoprire cosa si sono inventati per creare una società apparentemente perfetta ma in realtà costruita su solide fondamenta di merda è sempre un gran piacere. Oggi allora si parla di due film distopici visti di recente. Il primo è The Giver- Il mondo di Jonas, che trovate nei cinemi in questi giorni, mentre il secondo è Divergent, ennesimo primo capitolo di una trilogia best seller che tenta di affermarsi seguendo le orme di roba come Twilight e Hunger Games.
Mettendoli a paragone viene fuori un risultato curioso. 
The Giver parte con ottime idee di base e si sviluppa in un incredibile gioco di scorregge in grado di smontare ogni tua minima curiosità a riguardo. Divergent invece, inizia da spunti più banali, dai soliti cliché e da trovate già viste e riviste in più e più storie, per poi sollevarsi pian piano e portarti a dire che non è proprio malaccio sto film con protagonista Shailene Woodley, la Mary Jane Watson mancata. 

Vabè parliamone.
La società di The Giver, coi suoi abitanti privi di emozioni, di libertà di scelta e soprattutto, di storia passata, stuzzica parecchio. La prima parte della narrazione, mostrata quasi totalmente in bianco e nero, è di per sé un'idea geniale. Oddio, no, geniale no, ma intelligente di certo, che il geniale lo lasciamo a Pleasantville, meraviglioso film a cui ho subito pensato notando l'assenza di colore. Sfruttandola infatti si agganciano perfettamente le caratteristiche di insensibilità della massa, ridotta a un perfetto e organizzato meccanismo di gentilezza, sincerità, non violenza ed efficienza. 
Che succede però in questa splendida utopia forzata? Che ha al suo interno una mina vagante. Vi sono infatti ruoli ben specifici per ogni persona, ruoli decisi dal sistema stesso, che tiene costantemente e da sempre sotto controllo i suoi componenti, i quali giunti a un età prestabilita ne vengono incaricati per tutta la vita. Hanno uno scopo, un senso. La mina vagante è proprio uno di questi ruoli: il donatore, che non è altro che colui il quale eredita tutta la storia passata, la conoscenza, le emozioni e le possibilità che il mondo ha deciso di privarsi in favore dell'armonia meccanizzata. Cavolo, ora si può dire... è geniale!
Da qui però parte la picchiata. Jonas, il protagonista, il nuovo donatore, assorbe gli insegnamenti del suo ormai anzianotto predecessore. Come? Tramite uno strano processo di telepatia ed empatia, caratteristica innata esclusivamente in individui destinati a diventare donatori. Sì, bello, wow, interessante, ma... perché?! Che ce lo dicano dopo magari? Forse... forse no, intanto vediamoci il resto. Il resto quindi è Jonas che scopre i colori, che scopre la pulsione sessuale, che scopre milioni di emozioni, da quelle splendide a quelle orrende, e che sente la necessità di condividerle coi suoi apatici conoscenti. Ovviamente non può farlo e da qui nascono i problemi, quindi lo sviluppo della vicenda, cioè la merda assoluta. Le risposte alle domande che ci si pone vengono buttate nel cesso, le scene d'azione sono ai limiti del ridicolo, la conclusione è qualcosa di totalmente campato per aria ma che in uno slancio acrobatico di nonsense viene fatto funzionare a forza, e il finale... un WTF grande come il buco nell'acqua che ha fatto The Giver. Uff, che palla... di sterco gigante!

Divergent invece funziona. Non lo si direbbe dalle premesse, perché qui si è immersi in una società post bellica (come al solito) ideata sì sulla suddivisione in classi, ma riportando tali categorie in maniera molto semplicistica. Una cosa alla casate di Harry Potter, o ad orde di Ender's Game, o a squadriglie del Campo Malo. Per forza di cose ti parte il sopracciglio alzato per i primi minuti di spiegone, così come per l'ambientazione in cui tutto si svolge, che è illogica oltre ogni limite. Sheliene Woodley poi non ti dice niente, complice il ruolo da classico protagonista inizialmente sfigato che pensi subito madonnacheppalle. Altro aspetto importante è che sto film pare una tamarrata bestiale sia per titolo che per locandina.
Il punto però è che succede l'imprevisto. Nel prevedibile percorso della trama, ci si giocano bene tutte le prevedibili carte, e questo alla fine ripaga. Come a dire ''Ma perché dover per forza stupire? Proviamo a proporre la solita minestra, ma facciamolo aggiungendoci la maionese dentro, che si sa che ogni cosa è più buona con la maionese!''. E hai allora la formazione dell'eroe, che da sfigato diventa capace ma lo fa con verosimiglianza, che da emarginato conquista pian piano chi gli è contro ma con fatica, che da SheileneMammaCheNoia diventa Quasi quasi ho voglia che ti riprendano come prossima Mary Jane in Spiderman.
Succede poi dell'altro ancora. Dalla minestra alla maionese si tenta di dare un colpo di reni per sollevare le aspettative bassine del pubblico, e allora via di giochi politici, di rapporti incasinati, di test psicologici sottili e furbi, e soprattutto di introspezione. Sì perché nello sviluppo della vicenda la protagonista non è la solita fredda macchina che esegue e non si fa mai due domande, no, qui se le fa e finalmente reagisce come un qualunque stracazzo di povero Cristo farebbe: crolla. Che meraviglia! E poi via, con azione, che ok non è un gran che ma guardatevi The Giver e poi ne riparliamo, con ritmo e con... un finale a nonsense, di nuovo, merda... stavi andando così bene Divergent, perché, perché mi fai questo?!

Insomma due film distopici uno da buttare proprio e uno che invece (lasciando passare certe cazzate) è molto piacevole e sa il fatto suo, tranne negli ultimi minuti, in cui si perde forse a causa di spiegazioni che troveremo nel sequel, o forse per motivi misteriosi che mai sapremo. Quindi The Giver bocciato, Divergent promosso, e distopia sempre e comunque, nel bene o nel male, maledettamente interessante.

29/09/14

Narciso era un blogger.

E' successo in questi giorni che un pezzo di blogosfera ha tremato per un terremoto. L'epicentro, a cercarlo, è la chiusura di Strategia Evolutive di Davide Mana (qui e qui trovate quasi tutti gli eventi sismici). L'ipocentro, invece, e questa è la parte divertente, è l'ambizione del blogger (inteso come figura, non come Davide nello specifico), o meglio, il suo narcisismo. Colgo la palla al balzo per dire la mia.

Voi non blogger, lettori semplici e più o meno occasionali, non credo lo sappiate, ma chi sta da quest'altra parte e scrive, per iniziare deve fare una cosina chiamata ''Vai a salutare i tuoi vicini di casa che altrimenti non ti si caga nessuno!''. In soldoni questa tattica è il primo passo per far capire al mondo del web che tu esisti,  e che sì, vuoi farti leggere. Se sei un blogger anonimo poi, e io lo ero, è una fase essenziale. Devi girare per altri blog, leggerli e commentarli. Di rimando i loro gestori faranno lo stesso, così tu guadagni perlomeno una visitina e, se non sei proprio uno sterco d'uomo nel buttar giù i tuoi articoli, pure un lettore fisso. Questa è la base, e anche se non sembra, ci si trova la parte divertente...
Praticamente, nei primi tempi, è masturbazione assoluta e digitale, giusto per rubare la bellissima espressione coniata da quel ti spiezzo in due di Germano Hell. E' scrivere per il piacere di farlo, è interagire perché è divertente, è conoscere gente nuova perché cazzo, ma che figata che ci sono altri che hanno la mia stessa passione!

Parlavo di terremoto però. Ora c'arriviamo. 
Il fatto è che si è discusso sul perché i blog chiudano, e strettamente a ciò è saltato fuori l'aspetto pubblico (siete voi che state leggendo), che per una parte è definito ignorante, bestiame, barbaro e perché no, pure stronzo. Gli aggettivi non li ricordo precisamente, ma il concetto credo sia chiaro. C'è chi comunque, sia in questo pubblico stronzo come in quello civile, ritiene che sparare ''quattro stronzate'' e metterle su internet sia facile e immediato, che veder nascere interazioni sotto a quelle stronzate sia altrettanto scontato, che il magico mondo del blogging sia uguale a quello dei social network: veloce, diretto, semplice.
Non è così invece. Scrivere non è facile, e richiede sia tempo che fatica, figuratevi quando non sono stronzate. Così come creare vita sotto a queste parole nere su sfondo bianco, creare confronto, scontro, ragionamenti. Ve lo giuro, è difficile, fidatevi. Vi fidate di me? Come sarebbe a dire no?!...

25/09/14

Usa il fondotinta, usa la felpa, usa stocazzo.

E' mattina, apro gli occhi, tendo le orecchie... sono a casa da solo. Accendo lo stereo, Numb/Encore mi distende i nervi. Che poi non è che sono nervoso, è che sono felice ma un po' incazzato. Ma magari non è niente di che penso, magari è andato via con la notte. 
Vabè, proviamo a vedere. Vado in bagno davanti allo specchio, giro leggermente la testa. Magari è passato, magari è andato via, magari, magari, magari con la notte... Notte un par di coglioni proprio, quell'affare è lì, più grande che mai, stampato a fuoco sul mio collo in uno splendido colore viola. Mierd!

Sms: Allora? :)
Rispondo: Allora si vede...
Vodafone: Hai superato la soglia di 100 sms al giorno, buongiorno!
Sms: Prova col fondotinta :*

Sì, avevo sprecato i 99 messaggi gratis della summer card tutti dalla mezzanotte prima. Che cazzo mai c'avevamo da dirci io e l'amorevole sanguisuga solo Dio se lo ricorda. 
Fondotinta dice lei. Sì dai allora cerchiamo il fondotinta tra i trucchi di madre. Uhmm... quale cazzo sarà mai sto fondotinta? Che ne so io a 14 anni di trucchi? Che sia... boh proviamo. Spalmo il fondotinta e il succhiotto sparisce. I miei occhi brillano di gioia. L'ho estirpato davveramente!!! Guardo meglio... sì beh, non c'è più la macchia viola ma ce n'è una rosa pallido, e io sono più nero di un nero per l'abbronzatura dell'agosto appena passato, che è stato un vero agosto, non come quello del futuro 2014. E se poi mi chiedono che ho al collo? Naa non funziona, serve una combo di fondotinta e... polo!

Apro l'armadio in cerca di una maglietta col colletto. Giusto! Io non mi so vestire manco per il cazzo. Abbiamo canottiere color pastello, t-shirt champion e ancora canottiere. E stasera ci si deve trovare per i preparativi alla sagra del paese. E come minchia faccio a farmi vedere così?

Scrivo all'amico spendendo danari preziosi: Oh hai mica una polo, qualcosa che mi copra sto collo?
Sms: Ahahah.
Rispondo: Eddai bastardo!
Sms: Non ti preoccupare.

Passa la giornata e miei non fanno domande. E per fortuna, altrimenti che avrei risposto? Ustione sul collo? Pugno sul collo? Strangolamento da parte di un maniaco con stampo sul collo? Caduta dalla bici di collo? (ahah quest'ultima l'ho sentita davvero). Il fondotinta e la mia posizione da eterno pensatore sconsolato, col gomito appoggiato al tavolo e la mano in faccia a coprirmi sembrano funzionare egregiamente. In realtà, ma io ancora non lo so, m'hanno sgamato in pieno ma se la ridono sotto i baffi senza dir nulla. Quando poi decidono di aprir bocca il concetto del loro pensiero è ''Ma insommaaaa!''... Ma insomma cosa?!?! E' colpa mia adesso?
La sera, con settantordici gradi e sudore a spruzzi, è dietro l'angolo. Gli amici e l'intero universo presente in quel momento nella pianura padana sentono l'afa, ma in qualche maniera sopportano, io invece... io sono un  gran coglione con la felpa col cappuccio che crepa d'asfissia (vabè ma è leggera, è estiva, mi dice l'amico) l'unica consolazione è nessuno vede l'opera d'arte della donzella. Lei viene a controllare sorridendo, qualcuno si accorge della cosa, e poi il resto, anche se non ricordo bene come, va da se. Il segreto non è più un segreto. E vaffanculo allora, via la felpa e altolà il sudore! Però quale imbarazzo essere ''chiacchierato''...

Ebbene cari amici, questo è il ricordo di settembre 2005, con un Cervello alle prese per la prima volta coi disagi creati dalle femmine e dagli ormoni in ebollizione. E il caldo, quel maledetto dannato caldo. Ahh quanto era caldo!
Con oggi, comunque, si conclude un anno di MusicalMente, e quindi se e quando volete ridarci un occhio i ricordi sono tutti là... ma adesso, però, che si fa?!

22/09/14

Dallas Buyers Club e il business della malattia

Lo potete trovare qui in Blu-ray
Siamo nel pieno degli anni '80 e l'Aids è un incubo da cui pare impossibile risvegliarsi. Ron, operaio a lavoro per un'industria petrolifera, si ritrova dopo un collasso, dovuto anche all'abuso di alcool e droga, a farsi diagnosticare l'Hiv e 30 giorni di vita. Inizia qui il racconto di questo texano che farà di tutto e di più per non lasciarci la pelle, cambiando nel suo percorso non solo se stesso ma anche il mondo che lo circonda.

Matthew McConaughey ha vinto l'Oscar come miglior attore protagonista interpretando questo Ron Woodroof, un uomo violento, rozzo, omofobo e maledettamente pieno di se. Uno però che è anche gravemente malato, e che a un ego gigantesco oppone una fisicità scarna e smorta, aspetto che ha visto McConaughey perdere ben 20 kg per dare una dimensione più credibile alla malattia. E in effetti fa impressione vederlo così lontano dall'immagine che precedentemente dava di sé, e non si può far altro che dargliene merito. 
Fisicità a parte comunque l'intero film si regge quasi tutto su di lui, che tra botte, deliri e drammi viene a conoscenza di un mondo che credeva di comprendere e che prendeva ovviamente per il culo, tanto era sbagliata e ignorante la sua visione, così come quella dell'opinione comune, riguardo l'Aids. I principali bersagli infatti erano drogati e omosessuali, e per questo inizialmente erano anche ingenuamente considerati gli unici ad esserne vittima.

Si intrecciano quindi quattro argomenti, ovvero quello dell'Aids e dell'omofobia prima, e poi del ruolo delle case farmaceutiche contro la libertà di curarsi come meglio si ritiene. E' importante allora spendere due parole per l'altro premio Oscar, quello andato al miglior attore non protagonista, il Jared Leto leader dei 30 seconds to Mars. Rayon, così si fa chiamare, è un sieropositivo ed è omosessuale, e per motivi d'affari intreccia la sua storia con quella di Ron, creando un rapporto che parte dal ribrezzo nei suoi confronti e va gradualmente all'accettazione, alla comprensione e infine all'amicizia.
Come nell'altro caso anche qui si ha un gran lavoro per quanto riguarda la fisicità, difatti Leto perde qualcosa come 13 kg per inscenare Rayon, e porta sullo schermo un compagno assolutamente opposto rispetto a quel che è Ron, accomunato, almeno inizialmente, dal solo senso per gli affari.

Dallas Buyers Club si rivela allora un gran film, perché narra del dramma dell'Aids con due personalità che ti catturano con la loro straordinaria contraddittorietà, la stessa che si ritrova accentuata nelle situazioni drammatiche dei malati che non possono scegliere come curarsi, ma si ritrovano, se fortunati, costretti ad assumere farmaci approvati più per motivi di profitto che per reale efficacia, e che sono quindi con un piede nella fossa e con l'altro su un trampolino montato a bordo di una piscina piena di squali.

''Ho l'impressione di lottare per una vita che non ho il tempo di vivere.''

Dallas Buyers Club affascina anche perché basato su una storia vera, che mostra come grazie al lavoro di Ron e Rayon, nonché di alcuni medici a cui sta veramente a cuore la salute del malato, si sia potuto creare un precedente per affrontare quella miriade di cavilli legislativi che intrappolavano i malati terminali in un incubo tanto più scuro tanto più era reale, difficile da concepire per l'assurdità dello status quo...
Se sono malato e sto morendo, se la mia sorte è già segnata in partenza e comunque vada non cambierà nulla, perché mi negate la possibilità di provare ogni cura possibile? 
Perché la malattia, cari malati, è un business.

19/09/14

Open Minded | #MatrimonioNerd sponsorizzato (di Claudia Daka)

A #OpenMinded arrivano Claudia e Marco, due simpatici innamorati che progettano il loro ormai prossimo matrimonio in una maniera piuttosto particolare, ovvero molto molto nerd. Pronti a scoprire di cosa si tratta?...

Visti i tanti bachi che abitano il mio cervello, quando mi sono imbattuta in questo blog non ho visto l'ora di contattarne l'autore per raccontargli la mia storia, o meglio: la nostra. I portatori sani di cervello bacato, in questo caso, sono due: Daka (alias Claudia), 26enne toscana, eterna laureanda in Comunicazione, e Dark (alias Marco), 30enne veneto di sangue siculo, smanettone che lavora nel settore informatico. Qualche anno fa ci siamo conosciuti su Internet, da un anno conviviamo a Treviso e a Settembre 2015 ci sposeremo a Grosseto... Ma cosa c'è, in tutto questo, di tanto interessante da meritarsi uno spazio su #OpenMinded

Beh, il nostro sarà un matrimonio nerd, all'insegna delle molte passioni che ci hanno permesso di incontrarci e che quotidianamente condividiamo, e, come se non bastasse, sarà un matrimonio sponsorizzato. Non ne avete mai sentito parlare? Si tratta di una soluzione, importata di recente dagli States, per quelle coppie che desiderano sposarsi, ma non hanno le risorse economiche per farlo. Anche il più sobrio dei matrimoni, infatti, ha un costo piuttosto elevato, ma rinunciarvi solo a causa della crisi può essere molto deprimente, per due innamorati... E allora si possono cercare sponsor, cioè ditte e attività commerciali (del settore matrimoni, ma non solo) disposte ad offrire i propri beni e servizi in cambio non di denaro, ma di pubblicità: i futuri sposi, in sostanza, pagano l'organizzazione del grande giorno con il proprio tempo e la propria creatività, al fine di garantire agli sponsor una buona visibilità e promozione; i social network e il web in generale sono strumenti preziosi, in questo tipo di progetto, ma le possibilità sono infinite, e devono essere stabilite con gli sponsor stessi.

Le coppie di futuri sposi che hanno intrapreso quest'avventura sono tante, in tutta Italia, ed è stato proprio leggendo su Internet le loro storie a lieto fine che Dark ed io abbiamo scelto di tentare questo percorso per arrivare a realizzare il nostro sogno di essere riconosciuti ufficialmente come una famiglia e di festeggiare il momento insieme a parenti e amici. Ma niente abito bianco e rinfresco tra pizzi e fiori, per noi: il tema del nostro matrimonio (che sarà celebrato con rito civile) sarà 100% nerd! Videogiochi, giochi di ruolo, giochi in scatola, fumetti, libri, film e serie TV sono i nostri bachi, le cose che amiamo di più, senza le quali non avremmo mai avuto l'occasione di conoscerci, e allora quel giorno vogliamo condividerle con i nostri cari. Non c'è da stupirsi, se pensate che Dark mi ha chiesto di sposarlo programmando un semplice videogioco con RPGMaker (se siete curiosi, ne parlo in questo post del nostro blog)!

Certo, abbiamo dato un bello schiaffo alla tradizione e suscitato, con le nostre scelte, molte perplessità e critiche, specialmente nelle nostre famiglie, ma questo è ciò che siamo e almeno nel giorno più importante della nostra vita non vogliamo rinunciare ad esprimere le nostre personalità per assecondare le aspettative altrui o per paura di essere giudicati. Sorprendentemente, abbiamo ricevuto molto più sostegno e incoraggiamento dal web, da persone che non abbiamo mai incontrato o con cui non abbiamo mai parlato, ma che condividono le nostre passioni e che per questo si riconoscono in noi, ed è una vera gioia ricevere ogni giorno messaggi entusiasti e auguri da nerd come noi. Questo, unitamente alla forza del nostro desiderio, ci da la forza di andare avanti.

Abbiamo iniziato il Progetto #matrimonionerd alcuni mesi fa, il 5 Luglio 2014, aprendo il blog Di per Di e creando un profilo su Facebook, Twitter e, poco dopo, un canale su YouTube. Da allora abbiamo ricevuto oltre 7000 visite e la risposta positiva di alcuni sponsor (tra cui la ditta americana Chessex, che conoscerete se avete mai acquistato dadi da gioco di ruolo al Lucca Games, Mondo di Nerd e tante creative che realizzeranno cose speciali per il nostro grande giorno), ma la strada è ancora lunga e per questo abbiamo bisogno anche del vostro aiuto: se la nostra storia vi piace, passate parola; se invece desiderate contribuire in modo più concreto, potete lasciare una piccola donazione alla nostra raccolta fondi su Kapipal. Ogni aiuto, piccolo o grande, sarà sinceramente apprezzato: grazie in anticipo a tutti coloro che ce ne daranno! 

15/09/14

Lanciarsi col parapend...Dioooo!

E' fine maggio e inizia a far caldo, il sole scalda il mondo coi suoi raggi fotonici e fa presagire un'estate bollente. Col senno di poi, sti raggi del pene, verrebbe da prenderli a cinquine dirette in faccia dato c'hanno messo tutti a pigreco mezzi nei mesi successivi, ma tant'è. 
Tempo fa vi dissi che avevo un amico parapendiista, parapendaiolo, parapendolo, chissà come si dice, e che quest'amico m'avrebbe fatto fare un volo assieme a lui. Vi dissi anche che avevo voglia di farlo perché io e l'aria, o meglio io e l'altezza, anzi no, io e... beh non so bene cosa sia, ma insomma un po' di rapporto disagiato con questo qualcosa di strano ce l'ho, e quindi dovevo farlo, dovevo volare!

Tu chiamalo, se vuoi, disagio...
''Prendiamo due macchine.'' mi fa lui, ''La tua la lasciamo giù all'atterraggio e saliamo al posto di lancio con la mia, poi una volta atterrati prendiamo la tua, raggiungiamo la mia, e ce ne torniamo a casa, ok?''.
''Ok!'' faccio io, guardando in su, tra la boscaglia, pensando che vabè, non sembra nemmeno poi così alto il posto.

E' fine maggio, scendiamo dall'auto dopo venti minuti di tornanti, mi avvicino allo strapiombo da cui faremo il nostro saltino. Ok, siamo un po' alti, li mortacci... Presto sarò in aria, prestò volerò, presto mi schianterò e morirò. Anzi no, là sotto c'è la casa dell'ex morosa, sai che figura rovinarle il tetto e piombarle in salotto? 
L'amico monta il parapendio, è un tripudio di fili colorati che io ancora un po' solo a districare le cuffiette per la musica penso sia stato Satana in persona a defecare quella cacata demoniaca di un ingarbugliamento. Lui però pare abbastanza sciolto nello sciogliere, e metti l'imbrago, e allaccia lì, e infila il caschetto, e preparati che tra un po' si parte, insomma siamo pronti.

10/09/14

Colpa delle stelle se tutti piangevano.

Hazel e Augustus sono due teenager che convivono col cancro. Durante un incontro col gruppo di supporto per ragazzi che come loro ne hanno a che fare, i due si ''scontrano'' e iniziano a conoscersi. Nasce un'amicizia, non nell'intenzione di lui dato che si ritrova perso di lei in due nanosecondi, amicizia che via via diventerà ovviamente qualcosa di più, immergendo lo spettatore in un teen drama un po' commedia un po' roba romantica da ragazzine che riesce nonostante questo a farsi guardare con piacere.

Il tema della malattia non è mai semplice da raccontare, e a mischiarlo con una storia d'amore si corre sempre il rischio di trasformare tutto in un mattone sdolcinato e banale che finisce facile facile col farsi detestare. Colpa delle stelle invece funziona bene, piace e intrattiene, e ti porta in questa piccola e sfortunata avventura che non ti fa storcere il naso soprattutto grazie alla semplicità con cui è raccontata e mostrata.
La protagonista è una Shailene Woodley davvero in parte, stupenda, dolcissima, tristissima, con cui si fatica a non entrare in sintonia, mentre Ansel Elgort dall'altro lato interpreta un Augustus eccentrico, sopra le righe, sicuro di sé e di quel che vuole (ri)prendersi dalla vita. Due opposti che trovano un punto in comune e si piacciono, mettendo in tavola discorsi a primo impatto un po' troppo pompati per dei ragazzini, ma pensandoci bene nemmeno tanto, dato che convivono con la morte e l'incubo dell'oblio. Ragazzini fuori, forse, ma fino a un certo punto.

Si intuisce chiaramente il brutto che la malattia porta nella vita di queste persone, ed è qui che sta il gioco che verso la fine del film fa piangere quasi tutta la sala. Non viene infatti messo troppo in evidenza il dolore fisico che devono sopportare, quanto piuttosto quello psicologico, che contrasta benissimo il meraviglioso sentimento dell'amore, una gigantesca ancora di salvezza che mai la protagonista nella situazione in cui è si aspetterebbe di poter vivere. Splendida in questo senso la scena del primo bacio tra i due, in cui si combattono da un lato l'orrore che certe vite sono costrette ad affrontare, e dall'altro la bellezza che l'umanità è in grado di creare e saper cogliere.
Molto importante anche la grande domanda che viene posta per tutto il tempo: che succede agli altri personaggi quando il protagonista se ne va?
A proposito di cose che non vanno: quel personaggio lì...

E' con questo dubbio che si sviluppa tutta la seconda parte del film, parlando dei concetti di tempo limitato e del paradosso degli infiniti, di dimenticare e di memoria, di morte e vita. Ed è proprio negli ultimi minuti che chi ha una certa sensibilità al tema, o si ritrova o si è ritrovato a vivere situazioni simili, si scioglie in un mare di lacrime. Non il nostro caso invero, che a sentire settemila fazzolettini e nasi colanti effettivamente ti si toglie un po' di tensione di dosso, però poi a rifletterci dall'altro lato, dove il mondo non è una finzione, non è niente facile da mandar giù come rospo.

Non pensate comunque sia il film della vita. Non è un miracolo, non è di certo un must, non è destinato a diventare qualcosa di universalmente acclamato. Ha pure i suoi difetti infine, ma trascurabili. Perché Colpa delle stelle ti tiene lì a guardare, ti fa pensare e provare quantomeno un po' di empatia verso certe cose, anche se hai un cuore (apparentemente) di ghiaccio. Ed è giusto così, che se si è fortunati nella vita bisogna saperlo apprezzare, perché c'è chi invece sembra davvero avere tutte le stelle contro.

05/09/14

Estate x Settembre x Blog

E insomma st'estate veramente bollente è ormai quasi finita. Voi come ve la siete passata? Qui gli ultimi giorni di agosto non sono stati niente male. Un fine settimana cazzuto che è partito da venerdì sera in quel del Brintaal Festival, di cui v'ho parlato in un post lo scorso anno, che è una roba celtica coi gruppi che suonano, gli stand, le bancarelle, le lucette e soprattutto il mio adorato idromele. Mamma mia quant'è bbono. A ballare sotto al palco si era con un po' d'amici mentre suonava un gruppo folk bretone davvero ma davvero da pelle d'oca. Magnifico! Notate la felicità sparsa grazie alla gentile regia che ci delizia con questa foto...

Baristi di Skiosko e Birrone sul palco?!
Poi c'è stato sabato, che solitamente dopo il venerdì arriva quel giorno lì, e si è andati al Canevaworld, un parco acquatico vicino Gardaland per intenderci, pieno di scivoli e figate varie. Sì vabè, inutile dirvi che i due più da cacca in braghe li ho evitati con estrema nonchalance perché il mio disagio su certi aggeggi e visibile anche troppo, e insomma, usciti da sto Canevaworld verso le 18 ch'è non ce lo facciamo un giro sul lago mentre il sole tramonta?
Svoltiamo fiancheggiando Gardaland, via verso il lago, e che troviamo? Un party (fa più cool dirlo in inglese) in riva con musica, ballerine, gente gente gente e la festa dei colori, quella dove ci si lancia la terra colorata addosso. Che culo, che bello, e che culi! La gentile regia sceglie però di scaldarvi il cuore mostrandovi un tramonto sul pontile.

01/09/14

Say Geronimo!

Il fumo si alza dal centro del Wickiup uscendone dall'alto. Lì dentro, seduto appoggiando la schiena al bordo della capanna, un uomo col volto coperto da una maschera d'aquila, che inspira ed espira a gambe incrociate. Gli spiriti lo prendono, lui diventa l'aquila, e vola attraverso il tempo.
Non capisce che diamine sia, ma vede dei ragazzi dalla pelle pallida all'interno di un qualche... coso strano di colore rosso, definizione migliore non gli viene, né a lui né agli spiriti. Sarebbe un'automobile ma la strada del progresso in quel momento (fine anni 50 del '800) era messa tipo la Salerno-Reggio Calabria, quindi giustifichiamo tale lacuna. I tre giovani intonano un canto che è una cacofonia incomprensibile: Geronimo... Geronimo... Say Geronimo...
Lo sciamano torna alla realtà, fuori è notte. Cosa ha visto? Che cosa significava la visione che l'aquila gli ha mostrato?

Torniamo indietro di qualche anno.
Il 16 giugno 1829 nasceva un bambino che continuava a sbadigliare. E come lo chiamiamo? Lo chiamiamo Marco, Matteo? Ma no son banali. Lo chiamiamo John? Bel nome importante John, come John Kennedy! direbbe la mia bisnonna. No ma quale John, fa un po' cacare al cazzo. Chiamiamolo Davide no? Che ti pare di Davide? Davide? rispondeva la madre del pargolo che nel frattempo che sbadigliava s'era aspirato pure tutto il fumo passivo delle pipe degli apache lì intorno, giunti a vedere il miracolo della vita.
Idea! esclamava la donna all'ennesima aspirapolverata del poppante. E se lo chiamassimo Colui che sbadiglia?
Sguardi d'intesa, pacche sulle spalle, cenni  di assenso compiaciuti, e il nostro caro bimbino si ritrovava appioppato il nome più adatto che gli si potesse trovare: Goyathlay, ovvero Colui che sbadiglia. Qui inizia l'avventura del nostro improbabile guerriero sciamano apache.

28/08/14

Latte con Lorzo?

''Woahhh, è verde!''
''Certo che è verde, te l'avevo detto io.''
''Ma come fai?''
''Eh caro, magia!''
''Ma che magia, è perché il giornale sotto ha un'immagine col colore verde.'' fa l'altro mio cugino.
''Oh ma fatti i fatti tuoi tu!'' gli risponde il fratello minore.
''Ohh, verde...'' faccio io incantato.

Siamo sotto le scale del palazzone dei miei cugini, mi stanno mostrando come fare il fuoco colorato con l'intendo di impressionarmi. Siamo nell'agosto 1998, forse 99, che qua è un casino esser precisi andando troppo indietro, e io ho 7 anni e sono impressionato. Dato che non si va a scuola, qualche sera capita che dormo a casa dei cugini. Siamo io e M in particolare, il minore dei due, che ha due anni più di me, a stare spesso insieme. 
La notte dormiamo nel divano letto in salotto, indossiamo canottiere vecchissime, del mio bisnonno a quanto dicono (che è suo nonno in realtà, quindi non siamo proprio cugini cugini ma è una cosa così complicata che se va la spiegassi vi verrebbe mal di cranio) e quando i suoi dormono il caro cug infila le videocassette dei documentari sugli alieni.

Guardo dischi volanti, esseri umanoidi grigi che vengono aperti come angurie, raggi che rapiscono le persone e altre scene molto adatte a un pischello di anni 7. Ci gode a torturare i suoi amici con quei video, ma ne ha una paura fottuta anche lui. Io d'altro canto sono identico a quell'ebete, ne sono affascinato, ma mi cago in mano.
La notte dormiamo sereni, più o meno, chiudendo la finestra che non si sa mai, magari arriva un disco volante e ci porta via. Il mattino mi sveglia presto e accende Mtv, o comunque un canale di musica che io a casa non prendevo, e guardiamo un video pieno di brave regazze che sul finale sono mezze ignude. Stanno passando Pretty Fly (For a white guy) degli Offspring.  Io e lui siamo incantanti più che con gli alieni.
E infine in salotto entra sua madre, cioè mia zia, e ''Che cosa fate svegli a ste ore, cosa guardate!? Filate a dormire che è ancora presto!''. E noi si torna a far finta di dormire mentre lei torna a letto.

''Oh!'' mi fa lui. ''Sai che so fare il latte con l'orzo?''
''E che roba è... lorzo?''
''Mio fratello non lo sa fare anche se è più grande, dai vieni di là che facciamo latte con l'orzo.''
''E se poi torna la zia?''
''Dai ho anche la nutella dai vieni.''
''Nutella?'' gli domando, e sono già in cucina ad aspettarlo.

Questo il ricordo di agosto con cui riparte MusicalMente, con una delle molte serate passate a dormire dai cugini, con le canottiere del bisnonno, coi video degli alieni, con mtv, e il latte con Lorzo che facevo finta che fosse caffè. E a voi, che non ve lo chiedo mai, sta canzone che vi ricorda? E che facevate nel 1998?

25/08/14

Quando muore Peter Pan.

''Nel preciso istante in cui dubitate di poter volare, perdete per sempre la facoltà di farlo. La ragione per cui gli uccelli volano e noi no, risiede nella loro fede incrollabile, perché avere fede vuol dire avere le ali.'' [Peter Pan nei giardini di Kensington, J.M. Barrie]

Quando è morto Robin Williams ho pensato ''Cazzo, è morto Peter Pan, non è possibile!'', e ci sono rimasto da merda. Fa strano perché infondo non è che eravamo amici io e lui, insomma, non sapeva nemmeno della mia esistenza, così come pure della tua che stai leggendo, però succede sempre così, ti pare di conoscerlo da una vita il personaggio famoso, il cantante, lo sportivo, l'attore. Quando ho letto di lui ho pensato allora a Peter Pan, perché è stato Peter in Hook- Capitan Uncino, un film che amo così come amo il personaggio di Barrie, quel bimbo sperduto che è fuggito dalla finestra perché aveva paura di crescere e diventare grande, di invecchiare e sparire, soprattutto, di essere dimenticato, perché così fece sua madre.

Succede che quando un personaggio di questo tipo se ne va i social si riempono di citazioni, di video, di frasi e immagini che in un modo o nell'altro ci ricordano chi è stato, e tanto più le bacheche sono intasate tanto più la celebrità era apprezzata. Resta comunque sempre valido il fatto che la morte pulisce e nobilita chiunque, e pure le peggio merde talvolta si beccano il ''era tanto un bravo ragazzo, povera anima''. Ma non è questo il caso.

Il caso stavolta ha voluto che fosse un grande ad andarsene, uno ammirato da tutti, uno considerato un cuore grande, un attore grande e una persona ancor più grande. Uno che forse, mia idea, viene un attimo confuso (da noi massa di spettatori) coi personaggi da lui interpretati, ma che ovviamente non è nessuno di quei personaggi. Ha senso allora dire ''Robin, eri un grande in Patch Adams, grazie!'' se quel medico non era veramente lui ma è stato invece un'adattatore a scriverlo e poi a farglielo interpretare? Ha senso dire ''Capitano mio capitano'' se quel professore, con quelle idee, con quelle trovate geniali non era lui per davvero?
Forse sì, ha senso, ha un suo perché tutto questo. E' vero che lui non era quei personaggi, ma li ha impersonati, ed è entrato in loro, è diventato loro per un po' di tempo, cogliendone la psiche, gli ideali, lo spirito, e trasmettendo tutto a noi attraverso una telecamera puntata addosso, perché è questo che fanno i bravi attori. Rendono veri i loro personaggi e creano e condividono qualcosa con noi che osserviamo, emozionandoci.

Ma perché proprio Peter Pan? 
Perché Robin è morto, a quanto vomitano giornali e siti d'informazione, suicida e malato di Parkinson, alcolizzato, drogato o Dio solo sa come. Perché non è morto di vecchiaia dandoci l'opportunità di dire ''Vabè, prima o poi doveva succedere.'' ma se n'è andato via senza avvisarci, prima del tempo, e perché per uno come lui in questi casi è bene sparare tutte le puttanate possibili e immaginabili per aumentare ascolti tv, visite ai siti, vendite di carta stampata. 
Ho sentito spesso un miscuglio di frasi riassumibile in ''Ma cazzo, vedi? Aveva tutto e si è ammazzato. Ma come si fa? Noi qui a spaccarci il culo per due soldi di merda e lui che fa la bella vita, non è contento e beve si droga si uccide. Sti famosi lo fanno tutti!''. Un pensiero questo, che a me lascia un po' così... come dire, stupito. Che cazzo vuol dire che aveva tutto? Avere è sinonimo di star bene, di essere soddisfatti e in pace con se stessi?

Peter Pan è il simbolo della spensieratezza e della voglia di avventura e di ricerca continua, ma soprattutto della fanciullezza interiore, fortemente contrapposta all'oblio della vecchiaia e della morte. Il Peter di Robin Williams era già un uomo bello cresciuto, che aveva trovato l'amore capendo cos'era un bacio vero, che aveva perso l'innocenza e si era scontrato con la merda della realtà, perché aveva scelto di abbandonare il riparo sicuro dell'Isola che non c'è; e l'Isola che non c'è, fin che ci sei dentro, fa dimenticare ogni cosa, fa dimenticare i problemi, le responsabilità e persino di crescere, fa scordare gli affetti e le persone che ami. 
Quando ho letto di lui ho pensato che forse, quel Peter Pan allegro e spensierato di cui ci dava immagine, aveva perso la sua Isola che non c'è, era stato derubato della semplicità e della serenità, e così ha smesso di esistere, scordandosi come volare via e rimanendo intrappolato in qualcosa di brutto da cui non è riuscito a liberarsi. Ho anche pensato che possedere tutto non somiglia molto a essere felici, ma piuttosto si avvicina paurosamente a non avere niente

12/08/14

Un giorno in più.

Si passano di mano in mano lo spinello, chi beve, chi suona la chitarra e canta, illuminati dalle fiamme del falò. E' una bella serata, la loro ultima lì in vacanza, limpida e calda, e il mare li accompagna col lieve rumore delle onde.
Lui la guarda dall'altro lato del fuoco, i capelli ancora bagnati sono raccolti lasciandole scoperto il collo. Lei lo vede, sorride. 
E allora andiamo, si convince.
Si alza e le va incontro, qualcuno lo osserva incuriosito, qualcuno vomita in disparte sostenuto da qualcun altro, ridono e altri continuano a cantare, un paio limonano duro. La prende per mano e la porta via, lontano da tutti gli altri.
''Dove andiamo?'' chiede lei, arrostendo ancora un po' il cuore di quel povero pollo già cotto da una settimana.
''Ti devo mostrare una cosa'' risponde, andando verso il pontile. Lo percorrono tutto e si siedono sul bordo, guardano il mare. Finisce la sigaretta e tira fuori l'mp3, si mette una cuffia, una è per lei.
''Tutti soli a vedere le stelle cadenti? Ma sarai mica un romanticone?'' domanda in un tono abbastanza versione presa per il culo, facendolo saltare punzecchiandogli il fianco.
''Niente anuanuei alla Dawson's Creek, e stai buona su!'' dice prendendole la mano. ''Adesso guarda lì'' fa indicando il cielo ''e stai mooolto rilassata.'' aggiunge sorridendo.
Quattro scie rimbalzano da una parte all'altra rischiarando le poche nuvole che ci restano pure male, a venir disturbate in quel modo. Fanno una faccia tutta arrabbiata che lo diverte. Si tuffano in acqua a un metro da loro, affondano, e tre enormi tonni, brutti non come i soliti tonni ma invece piuttosto simpatici e ammiccanti suonano basso, chitarra e batteria. Una sirena canta.
Lei li squadra sconvolta, poi guarda lui, sconvolta. Sta per dire qualcosa ma il ragazzo la ferma facendo segno di silenzio col dito, ridendo.

08/08/14

Cose che mi bloccano la crescita (della barba).

Come ben sapete c'è quel modo di dire che fa ''Sta cosa m'ha bloccato la crescita!'' per sottolineare il fatto che ciò che si vede è orripilante, impressionante, osceno, quasi degno di un cinepanottone con De Sica e Boldi, o insomma brutto. 
Io non ho mai avuto particolari problemi di crescita, voglio dire, sono alto ben un metro e 72, un gigante proprio, però se davvero davvero devo andare a trovarmi un difetto (come siamo modesti oggi) posso ammettere di non avere quella folta barba che ora mi permetterebbe di essere un tipo dannatamente alla moda. 
Ecco dunque un po' di motivazioni per cui io la barba non ce l'ho, ovvero un elenco di cose che mi hanno bloccato la crescita della barba!

Gli ''amici'' Leo e Frigo (vaffanculo!)
Gli alternativi, tutti vestiti uguali, coi capelli rasati ai lati, coi risvoltini primavera sui pantaloni.
La uber criticata moda dei selfie in bagno, che tutti ridicolizzano salvo poi cacare in bacheca facebook album su album con cessi sullo sfondo.
Le ragazze che se la tirano.
I ragazzi che se la tirano.
Chi non sorride mai.
Chi ti serve più ghiaccio nei cocktail che cocktail.
George R.R. Martin che accoppa tutti, indistintamente, e vaffanculo.
Gli spoiler che Game of Thrones si auto fa rispetto  alla serie tv.
La Golden Week e le settimane di pausa in Giappolandia.
La pioggia come non piovesse da mesi e mesi quando il meteo dice finalmente tutto ok dopo mesi e mesi di pioggia.
Le ferie estive.
Il tutto ok quando il meteo, rincoglionito, dice pioggia.
Francesco Sole che mi intasa il facebook di banalità sentimentali che però fanno bagnare un sacco di vagine.
Le donne volubili.
Chi non ha autoironia e chi approfitta dell'autoironia altrui, dei simpaticoni che plis, cerchiamoci di calmiamoCi che non sono tuo fratello e tra un po' t'arriva un calcio carpiato con triplo axel nel culo.
Le persone che tirano una bestemmia ogni due parole.
Le persone che non bestemmiano mai mai mai.
La gente che non capisce quello che scrivo e mi chiede delucidazioni.
La gente che non legge quello che scrivo e fa finta di aver letto e me ne parla pure, cioè piuttosto stai zitto ammigo.
La gente che ride alle battute di merda.
La gente che non ride alle mie battute (quando non sono di merda).
Il film di Capitan Harlock.
Pier che mi mostra il video delle europee di Cecchi Paone.
21 giorni di pioggia a luglio su... aspetta... 30 giorni a novembre con... ok, 21 giorni su 31.
Le canzoni di David Guetta che son belle finché non ci ficca dentro il ritornello.
Le persone che ti tagliano la strada per immettersi in carreggiata e poi vanno ai due all'ora.
Chi a 5 minuti dalla fine del mio turno portapizzaiolo ordina una pizza a domicilio da portare in Culandia.
La cera per i baffi... 

Mi fermo, credo ce ne siano molte altre, ma qui ho già perso due cm buoni di potenziale barbara per questa settimana. Voi piuttosto ce l'avete qualcosa che vi lascia un po' così, che v'ha bloccato la crescita di qualche parte del corpo? Cervello, pene, seni, che ne so! Dicetemelooo chiamando lo 048/929392 o inviando un sms via watsapp. Anche commentando qui, sì, dai.