01/09/14

Say Geronimo!

Il fumo si alza dal centro del Wickiup uscendone dall'alto. Lì dentro, seduto appoggiando la schiena al bordo della capanna, un uomo col volto coperto da una maschera d'aquila, che inspira ed espira a gambe incrociate. Gli spiriti lo prendono, lui diventa l'aquila, e vola attraverso il tempo.
Non capisce che diamine sia, ma vede dei ragazzi dalla pelle pallida all'interno di un qualche... coso strano di colore rosso, definizione migliore non gli viene, né a lui né agli spiriti. Sarebbe un'automobile ma la strada del progresso in quel momento (fine anni 50 del '800) era messa tipo la Salerno-Reggio Calabria, quindi giustifichiamo tale lacuna. I tre giovani intonano un canto che è una cacofonia incomprensibile: Geronimo... Geronimo... Say Geronimo...
Lo sciamano torna alla realtà, fuori è notte. Cosa ha visto? Che cosa significava la visione che l'aquila gli ha mostrato?

Torniamo indietro di qualche anno.
Il 16 giugno 1829 nasceva un bambino che continuava a sbadigliare. E come lo chiamiamo? Lo chiamiamo Marco, Matteo? Ma no son banali. Lo chiamiamo John? Bel nome importante John, come John Kennedy! direbbe la mia bisnonna. No ma quale John, fa un po' cacare al cazzo. Chiamiamolo Davide no? Che ti pare di Davide? Davide? rispondeva la madre del pargolo che nel frattempo che sbadigliava s'era aspirato pure tutto il fumo passivo delle pipe degli apache lì intorno, giunti a vedere il miracolo della vita.
Idea! esclamava la donna all'ennesima aspirapolverata del poppante. E se lo chiamassimo Colui che sbadiglia?
Sguardi d'intesa, pacche sulle spalle, cenni  di assenso compiaciuti, e il nostro caro bimbino si ritrovava appioppato il nome più adatto che gli si potesse trovare: Goyathlay, ovvero Colui che sbadiglia. Qui inizia l'avventura del nostro improbabile guerriero sciamano apache.

28/08/14

Latte con Lorzo?

''Woahhh, è verde!''
''Certo che è verde, te l'avevo detto io.''
''Ma come fai?''
''Eh caro, magia!''
''Ma che magia, è perché il giornale sotto ha un'immagine col colore verde.'' fa l'altro mio cugino.
''Oh ma fatti i fatti tuoi tu!'' gli risponde il fratello minore.
''Ohh, verde...'' faccio io incantato.

Siamo sotto le scale del palazzone dei miei cugini, mi stanno mostrando come fare il fuoco colorato con l'intendo di impressionarmi. Siamo nell'agosto 1998, forse 99, che qua è un casino esser precisi andando troppo indietro, e io ho 7 anni e sono impressionato. Dato che non si va a scuola, qualche sera capita che dormo a casa dei cugini. Siamo io e M in particolare, il minore dei due, che ha due anni più di me, a stare spesso insieme. 
La notte dormiamo nel divano letto in salotto, indossiamo canottiere vecchissime, del mio bisnonno a quanto dicono (che è suo nonno in realtà, quindi non siamo proprio cugini cugini ma è una cosa così complicata che se va la spiegassi vi verrebbe mal di cranio) e quando i suoi dormono il caro cug infila le videocassette dei documentari sugli alieni.

Guardo dischi volanti, esseri umanoidi grigi che vengono aperti come angurie, raggi che rapiscono le persone e altre scene molto adatte a un pischello di anni 7. Ci gode a torturare i suoi amici con quei video, ma ne ha una paura fottuta anche lui. Io d'altro canto sono identico a quell'ebete, ne sono affascinato, ma mi cago in mano.
La notte dormiamo sereni, più o meno, chiudendo la finestra che non si sa mai, magari arriva un disco volante e ci porta via. Il mattino mi sveglia presto e accende Mtv, o comunque un canale di musica che io a casa non prendevo, e guardiamo un video pieno di brave regazze che sul finale sono mezze ignude. Stanno passando Pretty Fly (For a white guy) degli Offspring.  Io e lui siamo incantanti più che con gli alieni.
E infine in salotto entra sua madre, cioè mia zia, e ''Che cosa fate svegli a ste ore, cosa guardate!? Filate a dormire che è ancora presto!''. E noi si torna a far finta di dormire mentre lei torna a letto.

''Oh!'' mi fa lui. ''Sai che so fare il latte con l'orzo?''
''E che roba è... lorzo?''
''Mio fratello non lo sa fare anche se è più grande, dai vieni di là che facciamo latte con l'orzo.''
''E se poi torna la zia?''
''Dai ho anche la nutella dai vieni.''
''Nutella?'' gli domando, e sono già in cucina ad aspettarlo.

Questo il ricordo di agosto con cui riparte MusicalMente, con una delle molte serate passate a dormire dai cugini, con le canottiere del bisnonno, coi video degli alieni, con mtv, e il latte con Lorzo che facevo finta che fosse caffè. E a voi, che non ve lo chiedo mai, sta canzone che vi ricorda? E che facevate nel 1998?

25/08/14

Quando muore Peter Pan.

''Nel preciso istante in cui dubitate di poter volare, perdete per sempre la facoltà di farlo. La ragione per cui gli uccelli volano e noi no, risiede nella loro fede incrollabile, perché avere fede vuol dire avere le ali.'' [Peter Pan nei giardini di Kensington, J.M. Barrie]

Quando è morto Robin Williams ho pensato ''Cazzo, è morto Peter Pan, non è possibile!'', e ci sono rimasto da merda. Fa strano perché infondo non è che eravamo amici io e lui, insomma, non sapeva nemmeno della mia esistenza, così come pure della tua che stai leggendo, però succede sempre così, ti pare di conoscerlo da una vita il personaggio famoso, il cantante, lo sportivo, l'attore. Quando ho letto di lui ho pensato allora a Peter Pan, perché è stato Peter in Hook- Capitan Uncino, un film che amo così come amo il personaggio di Barrie, quel bimbo sperduto che è fuggito dalla finestra perché aveva paura di crescere e diventare grande, di invecchiare e sparire, soprattutto, di essere dimenticato, perché così fece sua madre.

Succede che quando un personaggio di questo tipo se ne va i social si riempono di citazioni, di video, di frasi e immagini che in un modo o nell'altro ci ricordano chi è stato, e tanto più le bacheche sono intasate tanto più la celebrità era apprezzata. Resta comunque sempre valido il fatto che la morte pulisce e nobilita chiunque, e pure le peggio merde talvolta si beccano il ''era tanto un bravo ragazzo, povera anima''. Ma non è questo il caso.

Il caso stavolta ha voluto che fosse un grande ad andarsene, uno ammirato da tutti, uno considerato un cuore grande, un attore grande e una persona ancor più grande. Uno che forse, mia idea, viene un attimo confuso (da noi massa di spettatori) coi personaggi da lui interpretati, ma che ovviamente non è nessuno di quei personaggi. Ha senso allora dire ''Robin, eri un grande in Patch Adams, grazie!'' se quel medico non era veramente lui ma è stato invece un'adattatore a scriverlo e poi a farglielo interpretare? Ha senso dire ''Capitano mio capitano'' se quel professore, con quelle idee, con quelle trovate geniali non era lui per davvero?
Forse sì, ha senso, ha un suo perché tutto questo. E' vero che lui non era quei personaggi, ma li ha impersonati, ed è entrato in loro, è diventato loro per un po' di tempo, cogliendone la psiche, gli ideali, lo spirito, e trasmettendo tutto a noi attraverso una telecamera puntata addosso, perché è questo che fanno i bravi attori. Rendono veri i loro personaggi e creano e condividono qualcosa con noi che osserviamo, emozionandoci.

Ma perché proprio Peter Pan? 
Perché Robin è morto, a quanto vomitano giornali e siti d'informazione, suicida e malato di Parkinson, alcolizzato, drogato o Dio solo sa come. Perché non è morto di vecchiaia dandoci l'opportunità di dire ''Vabè, prima o poi doveva succedere.'' ma se n'è andato via senza avvisarci, prima del tempo, e perché per uno come lui in questi casi è bene sparare tutte le puttanate possibili e immaginabili per aumentare ascolti tv, visite ai siti, vendite di carta stampata. 
Ho sentito spesso un miscuglio di frasi riassumibile in ''Ma cazzo, vedi? Aveva tutto e si è ammazzato. Ma come si fa? Noi qui a spaccarci il culo per due soldi di merda e lui che fa la bella vita, non è contento e beve si droga si uccide. Sti famosi lo fanno tutti!''. Un pensiero questo, che a me lascia un po' così... come dire, stupito. Che cazzo vuol dire che aveva tutto? Avere è sinonimo di star bene, di essere soddisfatti e in pace con se stessi?

Peter Pan è il simbolo della spensieratezza e della voglia di avventura e di ricerca continua, ma soprattutto della fanciullezza interiore, fortemente contrapposta all'oblio della vecchiaia e della morte. Il Peter di Robin Williams era già un uomo bello cresciuto, che aveva trovato l'amore capendo cos'era un bacio vero, che aveva perso l'innocenza e si era scontrato con la merda della realtà, perché aveva scelto di abbandonare il riparo sicuro dell'Isola che non c'è; e l'Isola che non c'è, fin che ci sei dentro, fa dimenticare ogni cosa, fa dimenticare i problemi, le responsabilità e persino di crescere, fa scordare gli affetti e le persone che ami. 
Quando ho letto di lui ho pensato che forse, quel Peter Pan allegro e spensierato di cui ci dava immagine, aveva perso la sua Isola che non c'è, era stato derubato della semplicità e della serenità, e così ha smesso di esistere, scordandosi come volare via e rimanendo intrappolato in qualcosa di brutto da cui non è riuscito a liberarsi. Ho anche pensato che possedere tutto non somiglia molto a essere felici, ma piuttosto si avvicina paurosamente a non avere niente

12/08/14

Un giorno in più.

Si passano di mano in mano lo spinello, chi beve, chi suona la chitarra e canta, illuminati dalle fiamme del falò. E' una bella serata, la loro ultima lì in vacanza, limpida e calda, e il mare li accompagna col lieve rumore delle onde.
Lui la guarda dall'altro lato del fuoco, i capelli ancora bagnati sono raccolti lasciandole scoperto il collo. Lei lo vede, sorride. 
E allora andiamo, si convince.
Si alza e le va incontro, qualcuno lo osserva incuriosito, qualcuno vomita in disparte sostenuto da qualcun altro, ridono e altri continuano a cantare, un paio limonano duro. La prende per mano e la porta via, lontano da tutti gli altri.
''Dove andiamo?'' chiede lei, arrostendo ancora un po' il cuore di quel povero pollo già cotto da una settimana.
''Ti devo mostrare una cosa'' risponde, andando verso il pontile. Lo percorrono tutto e si siedono sul bordo, guardano il mare. Finisce la sigaretta e tira fuori l'mp3, si mette una cuffia, una è per lei.
''Tutti soli a vedere le stelle cadenti? Ma sarai mica un romanticone?'' domanda in un tono abbastanza versione presa per il culo, facendolo saltare punzecchiandogli il fianco.
''Niente anuanuei alla Dawson's Creek, e stai buona su!'' dice prendendole la mano. ''Adesso guarda lì'' fa indicando il cielo ''e stai mooolto rilassata.'' aggiunge sorridendo.
Quattro scie rimbalzano da una parte all'altra rischiarando le poche nuvole che ci restano pure male, a venir disturbate in quel modo. Fanno una faccia tutta arrabbiata che lo diverte. Si tuffano in acqua a un metro da loro, affondano, e tre enormi tonni, brutti non come i soliti tonni ma invece piuttosto simpatici e ammiccanti suonano basso, chitarra e batteria. Una sirena canta.
Lei li squadra sconvolta, poi guarda lui, sconvolta. Sta per dire qualcosa ma il ragazzo la ferma facendo segno di silenzio col dito, ridendo.

08/08/14

Cose che mi bloccano la crescita (della barba).

Come ben sapete c'è quel modo di dire che fa ''Sta cosa m'ha bloccato la crescita!'' per sottolineare il fatto che ciò che si vede è orripilante, impressionante, osceno, quasi degno di un cinepanottone con De Sica e Boldi, o insomma brutto. 
Io non ho mai avuto particolari problemi di crescita, voglio dire, sono alto ben un metro e 72, un gigante proprio, però se davvero davvero devo andare a trovarmi un difetto (come siamo modesti oggi) posso ammettere di non avere quella folta barba che ora mi permetterebbe di essere un tipo dannatamente alla moda. 
Ecco dunque un po' di motivazioni per cui io la barba non ce l'ho, ovvero un elenco di cose che mi hanno bloccato la crescita della barba!

Gli ''amici'' Leo e Frigo (vaffanculo!)
Gli alternativi, tutti vestiti uguali, coi capelli rasati ai lati, coi risvoltini primavera sui pantaloni.
La uber criticata moda dei selfie in bagno, che tutti ridicolizzano salvo poi cacare in bacheca facebook album su album con cessi sullo sfondo.
Le ragazze che se la tirano.
I ragazzi che se la tirano.
Chi non sorride mai.
Chi ti serve più ghiaccio nei cocktail che cocktail.
George R.R. Martin che accoppa tutti, indistintamente, e vaffanculo.
Gli spoiler che Game of Thrones si auto fa rispetto  alla serie tv.
La Golden Week e le settimane di pausa in Giappolandia.
La pioggia come non piovesse da mesi e mesi quando il meteo dice finalmente tutto ok dopo mesi e mesi di pioggia.
Le ferie estive.
Il tutto ok quando il meteo, rincoglionito, dice pioggia.
Francesco Sole che mi intasa il facebook di banalità sentimentali che però fanno bagnare un sacco di vagine.
Le donne volubili.
Chi non ha autoironia e chi approfitta dell'autoironia altrui, dei simpaticoni che plis, cerchiamoci di calmiamoCi che non sono tuo fratello e tra un po' t'arriva un calcio carpiato con triplo axel nel culo.
Le persone che tirano una bestemmia ogni due parole.
Le persone che non bestemmiano mai mai mai.
La gente che non capisce quello che scrivo e mi chiede delucidazioni.
La gente che non legge quello che scrivo e fa finta di aver letto e me ne parla pure, cioè piuttosto stai zitto ammigo.
La gente che ride alle battute di merda.
La gente che non ride alle mie battute (quando non sono di merda).
Il film di Capitan Harlock.
Pier che mi mostra il video delle europee di Cecchi Paone.
21 giorni di pioggia a luglio su... aspetta... 30 giorni a novembre con... ok, 21 giorni su 31.
Le canzoni di David Guetta che son belle finché non ci ficca dentro il ritornello.
Le persone che ti tagliano la strada per immettersi in carreggiata e poi vanno ai due all'ora.
Chi a 5 minuti dalla fine del mio turno portapizzaiolo ordina una pizza a domicilio da portare in Culandia.
La cera per i baffi... 

Mi fermo, credo ce ne siano molte altre, ma qui ho già perso due cm buoni di potenziale barbara per questa settimana. Voi piuttosto ce l'avete qualcosa che vi lascia un po' così, che v'ha bloccato la crescita di qualche parte del corpo? Cervello, pene, seni, che ne so! Dicetemelooo chiamando lo 048/929392 o inviando un sms via watsapp. Anche commentando qui, sì, dai.

05/08/14

Apes Revolution, l'intelligenza e la forza.

Ed ecco arrivare lo splendido sequel de L'alba del pianeta delle scimmie del 2011, un Apes Revolution che racconta di cos'è successo anni dopo che il virus si è diffuso sulla Terra, decimando quei deboli e sprovveduti omini rosa che sono gli umani, ora nella cacca fino al collo.

Ci viene dato un quadro generale della situazione, con gli immuni al virus da un lato che tentano di ripartire da San Francisco, città da cui tutto è partito, provando a riprendersi la vita che hanno perso cercando disperatamente energia, e dall'altra parte, nei boschi, l'enorme famiglia di scimmie guidata da Cesare, uno splendido Andy Serkis che è davvero un asso della recitazione in motion capture, qualcosa di impressionante oltre ogni immaginazione. I due gruppi, da prima separati, sono ovviamente destinati a incrociarsi, e questo non porterà a nulla di buono.
Apes Revolution è allora davvero un buon film, come il suo predecessore, e lo è sia per la storia che racconta e sia per come la racconta. Il mondo post apocalittico presentato è credibile e plausibile, gli scenari e le ambientazioni sono maestose, le scimmie, quelle dannate scimmie, sono meravigliose, sono realistiche, anzi no, sono vero cazzo, sono vere!!! Tanto che più volte durante la visione c'è scappato un ''Ma guarda come cavolo le hanno fatte bene, possibile siamo riusciti ad arrivare a questi livelli?''.

La trama in sé è interessante e ben strutturata, senza particolari buchi logici o inesattezze, e questo è un bene visti certi blockbusteroni roboanti e stupidi che ci sono stati proposti nei mesi caldi dell'anno. Ehm ehm, qualcuno ha detto The Amazing Spiderman 2? No ecco... Oltre alla storia a rendere tutto stuzzicante è il tema dell'intelligenza e del ragionamento, che è quella caratteristica che in genere distingue gli uomini dalle bestie e che qui viene condivisa proprio con queste ultime. Le scimmie di Cesare sono intelligenti, sono una tribù che ricorda gli uomini primitivi, con la differenza che queste sono fisicamente molto più forti di com'erano e come sono gli uomini, e hanno coscienza di ciò che si può fare per raggiungere un miglior benessere grazie alla cultura umana acquisita.
Ci viene mostrato allora quanto sia debole ora l'umano al confronto con questi animali non più tanto animali, che concorrono a divenire la specie dominante sul pianeta, non senza qualche difficoltà. Se noi infatti siamo alla disperata ricerca di fonti d'energia, da cui siamo tanto assuefatti da esserne dipendenti, le scimmie cercano approvazione, cercano sviluppo, equilibrio, identità.
L'intelligenza è allora portatrice di sentimenti più complessi, di emozioni profonde e spesso infide, come la paura, la gelosia, la brama di potere. Viene mostrato come davanti al lume della ragione tutti diventino uguali, o perlomeno simili, uomini come scimmie, scimmie come uomini, e le forze e le debolezze di una specie siano le stesse che prima appartenevano a un'altra.

E' interessante notare come non sempre le scelte apparentemente migliori portino ai risultati sperati, perché dietro a ogni decisione presa da un leader ruotano un mondo di animi diversi, con storie diverse, con emozioni diverse. Chi ha il potere di cambiare il mondo che lo circonda (è splendido vedere quel che succede con l'introduzione delle armi da fuoco, simbolo vero della parte forte dell'intelletto in grado di plasmare con la coercizione ciò che per natura non si potrebbe) sembra destinato a inciampare nei soliti errori ripetuti di secolo in secolo, e questo Cesare lo capisce, e lo capiscono anche alcuni uomini. Provare e sentire di più e poter costruire qualcosa di nuovo è una medaglia a due facce: opportunità di creare e opportunità di distruggere.
Non ci resta che vedere come andrà a finire! Voi intanto andate al cine però!

01/08/14

La notte dei desideri

Per cosa viviamo a fare noi, se non per sognare e cercare pian piano di realizzare i nostri desideri? E quand'è che i nostri occhi tornano a essere come quelli di un bambino? Pieni di quella fantasia creativa che ci porta aldilà di ogni confine, liberi da tutti i limiti imposti dagli altri e da noi stessi? 
Il 10 agosto è la notte dei desideri, è la ricorrenza di San Lorenzo che vede il cielo riempirsi di stelle cadenti, il simbolo dei nostri sogni più nascosti, espressi nello stupore di una scia luminosa nel buio. Ma è anche il simbolo di tutti quei momenti che ci fanno tornare proprio come i bambini, puri ed egoisti, pieni d'amore per noi stessi e per la vita, che ci fanno immaginare di poter cogliere tutto il meglio possibile, anche se impossibile.

La notte dei desideri è allora anche ogni notte in cui siamo al buio da soli, in quel momento in cui prima di addormentarci, in silenzio, pensiamo alle nostre vite e a ciò che siamo stati e a ciò che saremo e vorremmo essere. E' quel momento in cui desideriamo anche l'impossibile, che tanto non c'è nessuno che può dirci che i sogni sono stupidi, che non si possono fare, che sono una perdita di tempo.

Cosa voglio fare dunque con #LaNottedeiDesideri, perché sto organizzando tutto questo?
E' un gioco, il cui scopo è quello di avere il coraggio dei propri sogni, di condividerli quindi, dato che siamo nell'era in cui tutto è social, e di mostrare con orgoglio ciò che il vostro cuore vuole per davvero, proprio come quando siamo soli e liberi nel silenzio del nostro letto, o mentre fissiamo le stelle cadenti.
Se vi va, allora, giocate anche voi a colorare La notte dei desideri, e aggiornando le immagini copertina dei vostri social mostrate con un'immagine quali sono i vostri sogni più appassionati, e sognate assieme agli altri facendovi incantare dai sogni altrui.

Istruzioni in breve
-Usate l'hashtag #LaNottedeiDesideri ogni volta che potete
-Mettete partecipa all'evento facebook ''La notte dei desideri'' e invitate i vostri amici.
-Scegliete un'immagine copertina (facebook, g+ o twitter) che rappresenti un vostro sogno.
-Scrivete, aggiungendo #LaNottedeiDesideri come hashtag, una didascalia all'immagine, raccontando cosa è per voi quel sogno, grande o piccolo che sia,  in modo da rendere partecipi gli altri.
-Parlatene in giro, anche nei vostri blog se l'idea vi piace, diffondete più che potete.
-Fatevi incantare dai sogni degli altri, scoprendo come tutti siamo simili e al contempo profondamente diversi.

 N.B l'evento parte da oggi e potete partecipare in qualsiasi momento per tutto il mese di agosto. L'ideale sarebbe ovviamente avere un sacco di gente coi loro desideri in copertina per il 10 agosto.

Sperando sia un gioco gradito, vi saluto e vi invito a sbirciare anche la mia di immagine copertina. E ricordate di continuare a sognare, che almeno quello è gratis! ;)
Ci tengo a ringraziare, per concludere in bellezza, la dolcissima Silvia, che ha creato lo splendido disegno che mi ha permesso di realizzare quest'idea che negli ultimi tempi stava quasi per non essere attuata. Grazie, grazie, grazie!

29/07/14

Estate è...?

Piove. Piove sempre.
Ammirate i miei occhiali tamavvi presi dal benzinaio.
Ma la settimana scorsa sono riuscito ad abbronzarmi. Un giorno e mezzo di mare, più o meno, in un posto che si chiama Isolaverde, e che per inciso non è un'isola e non vanta nemmeno l'acqua smeraldina che ci si potrebbe aspettare dal nome, semmai è sMerdina. E allora perché si chiama così? Boh, però è stato bello. Un diciottesimo pieno di diciottenni/diciassettenni tutti molto teenager cciofani con cui si è passato quel breve periodo di sole. Sì perché piove di nuovo, e mi sto spellando. Non avendo nulla da fare (giusto, ho finito la sessione estiva passando tutti gli esami che dovevo) sfoglio un libro assieme all'abbronzatura che se ne va. Evvai!

C'è stato anche un torneino di tennis in questa scorsa settimana, in cui, colpo di scena, agli ottavi di finale le ho prese per bene. In realtà sono entrato in campo ma la testa era da tutt'altra parte, dove non saprei dirvelo. I misteri della vita...
E poi venerdì c'è stata la laurea di un amico, tutto molto divertente, tra risate, alcolemia portami via, tette finte che sparavano spritz, dottore dottore del buso del cul vaffancul vaffancul e finalmente una giornata di sole che è durata dall'inizio alla fine.
Il nostre dottore del buso del cul!

Di altro da raccontarvi oggi ne ho poco, e vorrei dire che è colpa dell'estate e del caldo ma in realtà qui di caldo non ce n'è nemmeno. Sono pigro, suvvia! Vi dico però due cose...
La prima è che se avete voglia di scrivere c'è un bel concorso organizzato da Riccardo Sartori, il Sere Marroni Contest, in cui si deve scrivere un racconto brevisssimo che ha come tema le serate marroni, cioè di merda. Si vince un libro! Mica male no?

La seconda è che venerdì arriverà sul web un mio splendido giochino, giochino intitolato La notte dei desideri. Di che si tratta precisamente lo scoprirete venerdì, ma vorrei chiedervi già da ora di preparare le vostri ditini sui tasti di condivisione di ogni social possibile e immaginabile, ve lo chiedo così proprio sulla fiducia. Secondo me sarà una roba carina, se viene fuori insomma. Quindi vi chiedo in anticipo sta mano, e poi vedete voi se darmela o tirarmela in faccia con una cinquina.

Detto questo vi saluto di già e vi auguro una buonissima estate piena di sole, donzelle in costume, e mare. Ccciao cervelli! Stay tuned!

25/07/14

Open Minded | Diventare grandi (di Nadia Ferrazzo)

Benvenuti a un nuovo articolo di #OpenMinded. Quest'oggi è mia ospita una simpatica donzella anch'essa blogger e pure fotografa. Date il benvenuto a Nadia Ferrazzo e... aprite la vostra mente!

PROLOGO: “no no, ma a me quello non piace mica. E’ brutto. No no, non mi piace”.
EPILOGO: convivenza, ad oggi, da ormai un anno e mezzo.

Tra il prologo e l’epilogo sono, ovviamente, successe un mare di cose. Ma partiamo dal principio.
Io ed Ale ci siamo conosciuti, o meglio intravisti, ad un suo concerto a gennaio 2011. Incontro che ho rimosso perché mi stava altamente sulle palle, per dirla con un francesismo. Verso la fine dello stesso anno, ci siamo rincontrati in un pub. Lui è venuto a sedersi al tavolo dove ero con le mie amiche. Da lì la mia frase “non mi piace mica”, semplicemente atta a mantenere quell’orgoglio dovuto al primo incontro, in cui pensai “ma uno così mica mi può piacere, maddai”. E invece, intuirete dal prologo com’è andata a finire.
Il fatto è che io non ho avuto dei “buoni esempi” dalle mie amiche. V., è andata a convivere con il suo fidanzato qualche mese prima del mio fatidico incontro al pub ed ora è in dolce attesa e S. … Beh S. pochi giorni dopo che ho cominciato ad uscire con Ale ci ha annunciato che saremmo diventati zii in 9 mesi e si è poi sposata a settembre 2012. Quindi siamo a quota due bambini, una convivenza ed un matrimonio.
Ad aggravare le cose, si aggiunge il fatto che lui, quello che non mi sarebbe mai piaciuto, all’epoca della proposta aveva “già” 27 anni e quindi con l’orologio biologico (o almeno una parte) che batteva il ditino sul quadrante a dire “ci muoviamo o cosa?”.
Così, dopo neanche un anno di litigate un giorno si e l’altro pure, di giorni passati a guardarlo mentre lava l’ambulanza (era un soccorritore del 118, quelli che in Ammmerica chiamano paramedici), di orari impossibili siamo arrivati ad una conclusione: dobbiamo andare a vivere insieme.

18/07/14

Disavventure di una nonna sorda #5

Squilla il telefono, mi sveglio. Nessuno risponde. Aspetto un po' ma quello continua a suonare.  Che palle, scendo dal letto, corro rincoglionito giù per le scale e afferro la cornetta.

Cervello: ''Pronto?''
Nonna: ''Uè, mini-Cervè!''
Cervello: ''Ciao nonna, sono Cervello.''
Nonna: ''Ah hai fatto la voce uguale a tuo fratello!''
Cervello: ''Ma...'' (dato che sono io il più grande sarà il contrario forse!)
Nonna: ''Ma ti sei appena svegliato?''
Cervello: ''Eh sì.''
Nonna: ''Ah ecco, è per quello che hai la voce così allora. Come stai?'''
Cervello: ''Eh può essere. Tutto bene tutto bene.''
Nonna: ''E papà ci sta?''
Cervello: ''No è via, non c'è nessuno.''
Nonna: ''Eh, passami papà allora.''
Cervello: ''No nonna, è via non c'è.''
Nonna: ''Eh allora passamelo.''
Cervello: ''No non c'è il papà, è andato viaa!''
Nonna: ''E passamelo allora ià!''
Cervello: ''NONNA! IL PAPA' NON C'E', E' ANDATO VIA!''
Nonna: ''Ahhh non ci sta?''
Cervello: ''Ehhh!''
Nonna: ''Ah vabbuò, allora richiamo più tardi.''
[segue piccola discussione a tema studi che censuro senza alcun rimorso]
Cervello: ''Okkkei! Gli dico io di richiamarti tranquilla. Ciao nonna.''
Nonna: ''Ciao cià.'' :*

15/07/14

La ragazza che c'inculò con la sabbia.

Siamo in mare io, un paio di ragazze e un allegro trio di ragazzi, tra cui il mio amico F. L'acqua è già alta, che in Calabria, nel Tirreno, fai due passi e già non tocchi più, e il fondale da sassoso è diventato sabbioso.

''Gara!'' propone uno dei ragazzi. ''A chi riesce ad andare fino al fondale e tornare su con un po' di sabbia in mano?''.
''Uhm... come cazzo si fa ad arrivare fin là? Saranno... quattro, cinque metri?'' fa uno.
''Sì, settemila, che cazzo!'' risponde l'altro.
Ci guardiamo un attimo, poi tutti d'accordo, proviamo.

Vado sotto io, occhi chiusi che sono senza maschera, non capisco quanto manca al fondale. Torno a galla con un pugno d'acqua salata in mano. ''Vaffanculo, è troppo fonda non capisco dove arrivo.''.
''Eliminato, mezza sega!'' mi fa il lanciatore di sfide. Va sotto pure lui e... ''Merda, niente, ci riprovo tra un attimo dai, andate voi prima.''.

Ci provano tutti e nessuno ce la fa. Rimangono F., il mio amico nuotatore, un venetazzo come me insediatosi assieme alla mia famiglia nel profondo sud in quel luglio 2005, e M., una delle due ragazze.
''Dai dai, te che fai nuoto ce la fai, facci vedere dai dai vediamo se te sei capace dai!'' dicono tutti.
F. va sotto, scompare sott'acqua come un pesce (una similitudine migliore non mi veniva, scusate) e dopo qualche secondo torna su. ''Bahh... cazzo è fonda sul serio! Fermi un attimo che riprovo.'' dice subito prima di prendere una boccata d'aria e tornare alla carica.
Sta giù un bel po'. ''Cazzo questo è morto?'' ci diciamo. Poi riemerge tra le bolle. Alza la mano al cielo: sabbia. ''Uahhhh ce l'ho fatta!'' esulta col sangue che gli esce dal naso.
''Oh cazzo, F. ti sanguina il naso!'' faccio io.
''Merda, che cazzo hai fatto?''.
''Ops!'' fa lui pulendosi. ''Forse era un po' troppo fonda eh?'' chiede con sufficienza, fregandosene bellamente, felice per l'impresa.

''Ok ma tocca a me adesso.'' ci interrompe M., la ragazza.
''Ma sei sicura? Guarda che è impossibile quasi eh?''.
Nemmeno finiamo la frase che è sotto. Passano i secondi e... non torna più. E' l'ultima volta che la vediamo...

No ok, scherzo, era per darvi un po' di brividi. Dicevo, comunque, che scende e dopo qualche secondo riemerge con, sorpresa sorpresa, la sabbia in mano! E soprattutto senza un naso sanguinolento. Che classe!
Consci del fatto che la donzella c'ha inculato a tutti quanti passiamo il resto del pomeriggio in acqua e in spiaggia e di nuovo in acqua. Giochiamo a beach volley, prendiamo il sole, partita a carte, tuffi e cazzate varie. Una pacchia.
Io e F. ce ne stiamo sul materassino in relax, il mare è calmissimo, commentiamo delle tipe poco distanti. Dal chiosco parte Nuvole e lenzuola, e quando mai? 
''Cos'è hanno solo sta canzone?'' chiedo, e nel mentre le due signorine a qualche metro da noi, su un materassino, la cantano guardandoci. Rispondiamo, ormai la sappiamo anche noi, e cantiamo urliamo con loro.
''Son carine mi pare, no?''
''Eh sì... ma vuoi metterle con M.?''
''Eh... non tutte sanno andar sotto e prendere la sabbia con quella classe. Che femmina!''.

11/07/14

TrailerZ #5

Benvenuti al quinto appuntamento con TrailerZ, la rubrica che vi invita ad andarvene a fffilm. Oggi vi porto 6 spot tutti molto invitanti, ma vi ricordo che se volete dare un occhio a cosa offrono ora le sale è meglio dare una sbirciata ai vecchi episodi di TrailerZ (che trovate nella sezione Cinema assieme alle recensioni), dato che qui i film ve li sto mettendo con un bel po' d'anticipo.
Ok, cianco alla bande, via...!

Exodus: Gods and Kings



Ridley Scott in regia ci racconta del Principe d'egitto e dell'inizio dell'esodo del popolo ebraico. Dopo Noè quindi sotto con Mosè in un altro film biblico. Dal trailer comunque, questo mi pare più fico, pur non avendo visto il film con Russel Crow.

Frank

Non lo so, ma mi piace un sacco, e non riesco a capire quando diamine è la data d'uscita italiana. Fate qualcosa perDindirinDio!

08/07/14

L'estinzione dei dinosauri, la verità.

Ci sono davvero molte teorie su come abbiano finito di vivere questi enormi rettili puzzolenti. Chi parla di gigantesco sassone focoso schiantatosi sulla Terra accoppando tutti, chi sostiene l'avvento di un'era glaciale (guardatevi Era Glaciale 1,2,3 e 4, acculturatevi) che li ha colti di sorpresa in quanto non abituati a procurarsi vestiario invernale e/o bere brodino caldo, chi invece teorizza malattie strane, microbi, germi imbruttiti e altri orrori vari, praticamente un'influenza stronza tipo l'aviaria o la suina, con la differenza che polli e suini però non c'erano. Chissà che nomi bizzarri, nel caso, gli erano stati appioppati.
Comunque sia, la vera estinzione, quella che io conosco per certo, è avvenuta all'incirca così. Dico all'incirca perché sono passati anni e la memoria dopo tanto tempo si annebbia, chiaro.

Il tirannosauro era morto con la mascella superiore completamente staccata, al triceratopo invece mancavano le corna e anche la coda, e non ce l'ha fatta. Lo pterodattilo dal canto suo aveva perduto le ali e non poteva più volare, e notate che per lui le ali erano come per gli altri le zampe, mica piacevole in fin dei conti rimanere solo con quelle posteriori. Il velociraptor invece era rimasto senza piedi così come il brachiosauro si ritrovava col lungo collo spezzato, a penzoloni, e tutti i dinosauri più piccoli, infine, avevano perso loro stessi chissà dove. Non vi dico nemmeno gli spuntoni dello stegosauro dov'erano finiti...
La verità, come dimostrerebbe la brutalità di tali informazioni, è che nessuno dei tre casi precedentemente discussi dalla scienza sono esatti, perché mancano di quell'ovvia componente quale è la brutalità che invece ha palesemente caratterizzato l'estinzione di massa. La risposta, a ben vedere, è una e una sola: un predatore nuovo! 

Dall'alto del mio ormai polveroso diploma scientifico andrò perciò ad analizzare le caratteristiche di questo rappresentante di una nuova e temibile specie, in grado di azzoppare con siffatta audacia e violenza quelle mastodontiche creature quali erano i dinosauri. 
Partendo dal carattere e dall'istinto, esso era violento, scaltro, talvolta menefreghista, nel senso che non si curava di finir lui stesso preda o vittima delle possibili reazioni delle altre bestie preistoriche, poiché l'unico pericolo reale era caratterizzato dai suoi simili, punto. Parecchio più grande dei dinosauri più massicci, il nostro predatore era munito di artigli e zanne non troppo affilate, ma di una muscolatura tanto ben sviluppata da poter amputare facilmente arti e teste persino dei più resistenti T-rex. Infine, espelleva grandi quantità di bava appiccicosa accompagnate da ruggiti di approvazione nel momento in cui faceva vittima uno dei poveri (e ormai prossimi all'estinzione) amici dinosauri.
Ma chi diavolo era mai questo potentissimo predatore? Questa calamità naturale talmente rompicoglioni da ammazzare la totalità della popolazione preistorica che noi tutti, grandi e piccini, abbiamo imparato ad amare dopo aver visto Jurassik Park?...
Semplice, era mio fratello, e tutti i miei splendidi dinosauri giocattolo li ha stesi all'età di quattro o cinque anni aprendoli come si aprono le angurie in una calda e torrida estate bisognosa di un po' di frescura. E ora, dato che mi torna la nostalgia per quelle splendide creature da me tenute con la massima cura fino al suo nefasto arrivo, vado a mangiarmi un'anguria, che m'è venuta voglia... 

Mi mancano i miei dinosauri.

04/07/14

Grand Budapest Hotel e il piacere di farsi raccontare una storia.

Uno degli espedienti narrativi che preferisco sono i flashback, in particolar modo se usati per raccontare uno dopo l'altro più pezzi di storia che vanno poi a unirsi nel finale, ricomponendo un piccolo puzzle. Grand Budapest Hotel è un film che ricalca, ma solo in parte, questo modo di raccontare, però semplificandolo e senza puntare sul necessario scervellamento dello spettatore come può invece capitare in altre pellicole più o meno recenti, che fanno di questo aspetto il solo punto di forza.

Ciò che colpisce guardando il film è allora il piacere semplice di ascoltare una storia, consci del fatto che piccoli punti interrogativi verrano risolti con la conclusione dei vari ''livelli temporali'', e questa storia di cui si parla, giusto per non citare soltanto lo stile, è tutto sommato semplice ma molto piacevole.
In primo luogo, dato che ho tirato fuori la piacevolezza (che razza di parola) non si può non notare la stravaganza che aleggia un po' ovunque, tanto nell'ambientazione quanto nei personaggi e nel loro modo di affrontare le situazioni. Legato a questo aspetto poi, si aggiunge perfettamente un umorismo che trova sfogo in tempi comici molto azzeccati perché piuttosto strani. Tanta imprevedibilità  e leggerezza, con momenti d'azione talvolta esilaranti che ricordano scene da cartoon.
C'è quindi uno humor grottesco favorito appunto da personaggi eccentrici, e assieme a questi una regia che si adatta fantasticamente al tono spesso surreale di ciò che ci viene presentato.

Il fatto che tutto sia frutto di un racconto nel racconto poi, giustifica in un certo senso le stramberie che troviamo strada facendo, perché siamo appunto nelle parole scritte di chi racconta una storia proveniente a sua volta dalla testa di qualcun'altro che gliel'ha presentata. Se poi il qualcuno in questione si porta dietro ricordi, affetti, e sentimenti stiamo a cavallo. E' un'altalena di sensazioni ed emozioni contrastanti.
Di contrastante infatti c'è l'atteggiamento dei personaggi, piuttosto scanzonato e frivolo, e il contesto storico e geopolitico (anche se mostrato in maniera filtrata e alterata in alcuni aspetti) in cui si trovano a vivere, contesto che rimane sulla sfondo e da il pretesto per alcuni accadimenti anche piuttosto disturbanti. 

C'è un piccolo difetto in questo bizzarro ma preciso delirio: la storia d'amore. Non sono affatto un fanatico dei sentimenti, intendiamoci, ma qui l'ammore meritava più spazio, anche perché si parla di una relazione importante sia per l'arricchimento interiore di uno dei protagonisti sia per quello del pathos che alla pellicola è abbastanza mancato. Un'occasione un po' sprecata soprattutto perché lo spettatore avrebbe potuto empatizzare maggiormente coi giovani piccioncini, e di certo sarebbe stato più coinvolto e scosso alla fine di tutto. 

Ma infine che ci si può fare? No dico, niente in effetti. Grand Budapest Hotel lo si può guardare piacevolmente, ci si può lasciar trasportare dalla storia e dal modo in cui è raccontata e presentata, e si può (o meglio: deve!) anche godere dei piccoli accenni che formano la storia d'amore. Credo che questi avrebbero scaldato maggiormente i vostri cuoricini e dall'altro lato aumentato il senso di gelo glaciale ragionando su ciò che la storia di quegli anni ha fatto vivere a più di qualche persona.

01/07/14

Top 10: i tennisti più iconici di sempre!

Benvenuti alla seconda top 10 tutta tennistica. Oggi tento una classifica che vi porta a conoscere i tennisti più iconici di sempre, quelli più conosciuti, quelli rimasti impressi per motivi sportivi e non. Chiaramente la lista è stilata sia tenendo conto dei miei gusti personali sia tentando di cogliere le tendenze dei fan. Tenete presente poi che sono favoriti giocatori un po' più ''moderni'' rispetto a quelli più datati. Io ci provo eh!
E ricordate, se vi piace, condividete! Tre, due, uno... via!


10) Adriano Cristo del Parioli Panatta
Essendo italiano non si può non riservare un posto a lui! Panatta diventa una stella nazionale nel 1970 vincendo i Campionati italiani assoluti di tennis, sconfiggendo in finale il più quotato Nicola Pietrangeli. Vince nel '76 il Roland Garros e conqusita l'unica Coppa Davis vinta dall'Italia sempre nello stesso anno.
Unico tennista in grado di sconfiggere Bjong Borg agli Open di Francia, capace di issarsi alla quarta posizione del ranking mondiale, Adriano è un'icona del tennis nostrano a tutti gli effetti. Il soprannome, giusto per precisare, deriva dal circolo tennistico nel quale si allenava. E' inoltre celebre per la relazione con Loredana Bertè e l'amicizia con Borg, che poi vabè, gli soffia la donzella che lui stesso gli presenta. Ad oggi è il solo assieme a Pietrangeli ad avere una fama e un rispetto simile nel tennis italiano.

9) Michael Banana Chang
A soli 17 anni vince il suo primo (e unico) torneo dello Slam a Parigi e conquista nella sua carriera la seconda posizione nella classifica mondiale. Celebre per l'agilità nonché per la corporatura per nulla robusta, Banana Chang è colui che ha introdotto l'abitudine di mangiare banane nella pausa tra i vari game, con l'intento di prevenire i crampi. Davvero fuori di testa poi gli imprevedibili servizi ''da sotto'' che spiazzavano pubblico e avversario.

27/06/14

Un sorso di vita, il mio racconto finito su un libro.

Il 3 febbraio, un giorno prima del mio compleanno, ho provato a partecipare a un concorso di scrittura su consiglio del mio vicino di casa Riccardo Sartori. Inviato il lavoro il mio racconto breve è stato scelto in un baleno per essere inserito nell'antaologia 365 Racconti d'estate, che raccoglie appunto 365 racconti brevi, uno per ogni giorno dell'anno, e tutti con l'estate come tema comune. Praticamente mi sono fatto un auto regalo di compleanno più che gradito!
La cosa bella è che quest'antologia la potete trovare in libreria, e questo mi gasa abbastanza, e insomma io oggi vi piazzo qui il mio racconto ''Un sorso di vita'' così lo potete leggere pure voi. Oltre al mio comunque, altri due amici blogger sono riusciti a farsi inserire in questo libro, e sono il sopracitato Riccardo Sartori e il prezzemolino Miki Moz.

E nulla, se vi piace, fatemelo sapere. Se non vi piace, uguale. Ma sappiate una cosa: ora, nel secondo caso, potete pure dargli fuoco nel vero senso della parola. Non è stupendo? :)

Se non ci vedete, cliccate che diventa più grande... credo.

P.s non si deve dare fuoco ai libri, stavo a scherzavo.

24/06/14

Il Don Jon che alle commedie romantiche gli fa na pippa!

Don Jon è una commedia romantica che prende per il culo le commedie romantiche, e Joseph Gordon-Lewitt qui attore, regista e sceneggiatore mette in scena la frizzante e semi porno storia di un ragazzo che col porno ha un rapporto di assoluta venerazione e dipendenza.

Ci sono poche cose nella vita che mi interessano veramente:
il mio corpo, la mia tana, il mio bolide, la mia famiglia, la mia chiesa, i miei amici, le mie ragazze ed il mio PORNO!

Quel nostro conquistadores di  tuberi  che è il protagonista quindi, oltre alle sopracitate passioni, ha in particolare il pallino per il sesso, sì beh, come tutti gli uomini, chiaro! Il punto è che lui se ne riesce spupazzare una diversa a sera, e questo non è come tutti gli uomini, chiaro!, ma probabilmente se sei Joseph Gordon-Lewitt ce la puoi fare, e non perché sei lo sceneggiatore del tuo stesso film, ma perché sei (a quanto dice la vaginosfera tutta) un figone irresistibile.
Il suo allegro strombazzare va avanti ripetitivamente e tranquillamente senza problemi finché non entra in scena Scarlett Johansson, qui una Barbara davvero gnocchissima, una tipa da 10, che fa innamorare il nostro protagonista. Rullo di canguri e... inizia la classica commedia romantica?
Ebbene no! O meglio, lei vuole cambiare lui, lui si fa cambiare da lei, che sapete, il potere della gnocca è più forte del nucleare, per dire!, ma lui ha questa cosa che preferisce il porno alla donna vera e che rende il classico canovaccio commedioromanticheggiante un po' diverso dal solito. Jon ne è dipendente, lo idealizza, crede mostri qualcosa di reale, e non trova soddisfazione e corrispondenza tra ciò che è il porno e ciò che è l'amplesso vero e proprio. Si arriva quindi a... PROBLEMI!

Il film mostra allora le crisi della coppia giovane, causati dell'aspetto porno dipendenza e aspettative da una parte, e dall'altra dal lavaggio del cervello che la società coi suoi mille tentacoli compie sulla donna, che grazie anche alle commedie romantiche ad esempio, le inculca nella testa uno stereotipo di uomo benestante, regola tempistiche di coppia e promuove il modello casa-famiglia-matrimonio e caro mio ciccio t'ho fregato e ora sei come ti voglio io!
Uomo e donna quindi hanno preconcetti che li schiavizzano e li rendono... piatti, un po' stupidi se inconsapevoli di questo, e un po' delle merde se ne sono consci (tubero's power).

L'aspetto piacevole che il nostro Josephino riesce a trovare però, sta tutto nel fatto che qui non c'è il solito rincorrersi, il solito sentimentalismo, la solita sdolcinosità. Ci si riesce pure a distanziare dal classico tema del vero amore, qui scartato in favore dell'intesa, mentale ma non per questo priva dell'attrazione fisica, che è il vero nocciolo della questione sia qui nella finzione tanto quanto nella realtà, punto che viene generalmente scordato e ignorato perché tutti e tutto vanno in una certa direzione e così si deve fare.
Jon allora questa intesa non sa bene descriverla, non sa se è amore, parola di cui si abusa e di cui anche lui si riempie facilmente la bocca, ma sa coglierla al volo e ciò lo fa sentire bene.

Don Jon! Un film ironico, frizzante, pieno di gnocca, con buonissimi spunti sulle differenza tra uomo e donna e con una visione satirica sulle coppie finte e costruite che vanno avanti di inerzia e per convenzioni sociali. Un film che parla anche di qualcosa di più serio e profondo, e che riesce a mettertelo lì tra una sorriso e l'altro, tra una pippa e un fazzoletto sporco, tra due chiappe di marmo della Scarlett, e tra una cantata a squarcia gola in macchina che ti fa sentire felice come un bambino, libero, pieno di qualcosa che sì, è amore forse, è star bene di sicuro: buone vibrazioni che investono tutti.

20/06/14

Open Minded | Mal d'Africa (di Federica Zeppetelli)

Benvenuti, cari lettori, al primo articolo di #OpenMinded, la rubrica che vi apre il cervello! In questo appuntamento l'ospite che si è offerta di aprire le danze è... l'infermierina Federica Zappetelli!
Come vi anticipavo ogni articolo qui presente avrà forma e struttura diversa a seconda delle esigenze di chi si racconta. Qui si è optato per un'intervista faccia a faccia, in cui si parla di lei, del suo lavoro e del mal d'Africa davanti a un paio di bicchieri di prosecco.

Davide:
Ciao Federica, spero ti vada tutto bene, anche se non comprendo perché schifi lo spritz. Allora, parlaci un po' di te, presentati ai nostri lettori e capiamo un po' chi sei.

Federica:
E' che l'aperol mi è andato un po' in disgrazia, o il campari insomma, ma non proprio quello, sai, quello del Prix per intenderci. E' stato alla festa di laurea, mi avevano rifilato questo bibitone osceno e... ecco. 
Mi presento! Ma devo essere precisa?

Davide:
Certo, ci teniamo alla precisione!

Federica:
Allora sono nata il 27 maggio del '90, mi sono laureata il 19 novembre 2013... alle 10.30 più o meno, scusa se non sono precisissima, e sono dottoressa in infermieristica, e sto cercando lavoro.

Davide:
Molto bene. Sì insomma, si fa per dire. A quanto ho potuto notare dal tuo profilo faccialibro sei stata in Africa dopo la laurea. Questa in effetti è la parte che m'interessa parecchio mostrare in quest'intervista. Come ti è venuta l'idea? Cosa ti ha spinto?

Federica:
Tutto è partito dal fratello di una mia compagna di corso, amica che chiameremo V. Il fratello di V era stato in missione in Africa per 40 giorni e, una volta tornato, durante una cena organizzata coi suoi compagni d'avventura a casa sua, ha presentato il prete missionario alla sorella. Questo le ha proposto di venire in Tanzania, che di infermieri ce n'è sempre bisogno.


17/06/14

Quelli del palazzone

Inizio con un giugno 1999. Suona Mambo n. 5 di Lou Bega, compleanno di una nostra amichetta, una dolce e carissima ragazzina che fa parte dei Quelli del palazzone. Io avevo otto anni, la canzone mi piaceva da pazzi, e ricordo vagamente di quel compleanno nel mitico palazzone, dove abitavamo noi, dove ne abbiamo trascorse altre mille di quelle feste, dove ho passato tutta l'infanzia con i Quelli del palazzone.

Quelli del palazzone passavano i primi giorni dopo la scuola a giocare fino a sera inoltrata, quando il sole tramontava e il cielo era ancora rosa. Correvano in bici su e giù per gli scivoli per le macchine, con le mollette e un paio di carte dei pokemon attaccate ai raggi delle ruote per far finta che fossero moto rombanti. Giocavano a nascondino, Quelli del palazzone, sfruttando ogni stramaledetto buco dell'immenso casermone per nascondersi, mentre il povero disgraziato di turno contava a occhi chiusi sul lampione. Magari questo riusciva pure a trovarli tutti eh, ma poi l'ultimo stronzetto di turno faceva ''Un due trè libera tutti!'' e si doveva contare dall'inizio.

Quelli del palazzone non facevano giochi d'acqua, ma combattevano vere e proprie guerre nucleari con super liquidator, canne dell'acqua, secchi e gavettoni che la maggior parte delle volte esplodevano in mano ancor prima di lanciarli tanto erano gonfi. Quelli del palazzone, sempre verso sera, s'improvvisavano cacciatori e partivano a catturare maggiolini, quegli insetti simili a mosconi o api che volavano nel parco di fronte casa e sembravano goderci pure loro nel farsi prendere. Si sfidavano a tedesca poi, sulle porte troppo grandi per dei bambini, col portiere che rimaneva lì un'eternità prima di riuscire a parare qualcosa, e facevano ''moto cross'' con le bici, nella cava dove anni dopo sarebbero nati i campi da basket e pallavolo. D'inverno ci si nascondevano pure lì dentro, tirando palle di neve alle macchine in strada, scappando quando qualcuno si fermava e scendeva per urlargli dietro.

Scoprivano l'evoluzione dei videogiochi i Quelli del palazzone, da un Sega Mega Drive a uno Snes tarocco, allo Snes vero e proprio alla Playstation, con quella demo di Tekken 3 che aveva due personaggi in croce con cui si passavano i pomeriggi a scazzotarsi, guardando i video dei protagonisti iper muscolosi e dicendo ''Da grande anch'io diventerò muscoloso come quello!''. E si scambiavano le carte dei Pokemon, giocavano coi pupazzetti dei Pokemon, e poi con quelli di Dragonball, e con le moto, e con le Mini 4WD, con qualcuno che convinceva qualcun'altro che il tubetto del grasso poteva essere usato anche come dentifricio, mentre dall'altro lato un Quello del palazzone scambiava un Charizard 120pv per un Caterpie 40pv grazie a chissà quali giochetti mentali Jedi.

Quelli del palazzone si rincorrevano con Ciapaciapa e Rialzo, tiravano pallonate prendendosi i richiami da chi stava negli appartamenti perché non si doveva far casino, pestavano mostri invisibili nei giardinetti, scappavano dal Babau cercandolo nel cesso o in qualche armadio. Si sfidavano con gli skateboard nelle discese, e coi pattini e pure con i monopattini (la moda cambia, si sa), poi baciavano le belle ragazze alla tv prendendo la scossa, registravano la propria voce in cassetta e la riascoltavano, cercavano i calendari con le donnine nude nei garage degli altri, festeggiavano ancora i compleanni, litigavano e poi facevano pace. Pian piano, Quelli del palazzone crescevano.

Ad alcuni di crescere capitava prima, tutto all'improvviso, mentre ad altri invece, la vita riservava la fortuna di restare senza pensieri per molto più tempo. Qualcuno poi andava via, qualcun altro di nuovo arrivava, qualcuno tutt'oggi è ancora lì, tra il parco e il piazzale, vicino al Montecio, la collinetta boscosa a cui ogni anno si dedica una sagra proprio di fronte a i Quelli del palazzone. Con le musiche da ballo (roba da vecchiii), coi canti dei bambini, con i tavoli sotto agli alberi e il profumo d'estate che sta arrivando.

A settembre poi, Quelli del palazzone guardavano i fuochi d'artificio dall'alto, lo spettacolo che segnava la fine dell'estate, ogni estate. E poi ricominciavano scuola ancora una volta, di anno in anno, con nuove amicizie, nuove canzoni, nuovi sogni, finché non passava il tempo e si cresceva, e i giorni spensierati e felici dell'infanzia andavano via senza nemmeno accorgersene.
Di tutto questo allora restano i ricordi, e immutabile e immenso sempre lui: il palazzone. E chissà, per questo, quanti altri ne verrano di Quelli del palazzone.

13/06/14

Apologia delle ciabatte non infradito

Qualche giorno fa ero fuori con gli amyketty in un paesino qui vicino, che c'erano dei gruppi di giovini che suonavano. Era una serata piuttosto fredda pur essendo giugno, che ormai lo sappiamo che al tempo piace fare gli scherzoni e un giorno sole che spacca i culi e il giorno dopo ''sole neve pioggia di pisciazzi cacate e stronzi''(cit).
Tenendo conto di questi dettagli meteorologici comunque, è successo che noi eravamo giustamente tutti piuttosto vestiti, però c'era pure un tizio in ciabatte. Cioè, un tipo, lì in mezzo alla gente, girava con estrema nonchalance in ciabatte. Il sabato sera! E nemmeno con le infradito, che magari sono un po' più alla moda. Sfoggiava proprio quelle old style, quelle che se le usi d'estate in piscina o al mare le tipe scappano via, praticamente l'equivalente dei sandali coi calzini bianchi sotto. 

Un amico mi si avvicina e mi fa la domanda che poi ispira tutto questo discorso che sto scrivendo. Mi dice che ha leggiucchiato il blog e che gli piace (non ricordo le esatte parole). La cosa mi fa sentire un po' a disagio perchè io non sono abituato agli apprezzamenti e poi sono piuttosto sfigato e sì esatto ecco insomma.
Dopo l'apprezzamento comunque, mi fa notare il tipo in ciabatte. Mi chiede ''Ma perché secondo te quello gira in ciabatte? Potresti scriverci su qualcosa tu che sai scrivere (sìccerto). Cioè, che senso ha che quello sia in ciabatte in questa situazione?''.

Lì per lì la domanda mi stupisce, ma più che la domanda mi stupisce il fatto che anche lui abbia fatto questo pensiero, che io qualche minuto prima mi ero posto lo stesso quesito scorgendo questo sciabattaiolo completamente fuori contesto che gironzolava in mezzo alla gente normalmente vestita. Inizio a rifletterci su allora, cerco di scorgere il senso delle ciabatte. Voglio dire, fa pure freddino, ma chi glielo fa fare di andare in giro così? Non ha freddo ai piedi? Si sarà ricordato di tagliarsi le unghie? E se ha i peli da hobbit? Non starebbe meglio con le calze? Insomma, non pensa alla tipe che lo guardano? Che le tipe guardano sempre, giudicano, te li danno pure in faccia i loro giudizi, acidi e velenosi ma nascosti dietro un sorriso che le rende ugualmente gnocche o quantomeno desiderabili. Che stronze le donne odio le donne.
Arriva poco dopo un altro amico, interrompendo le mie pare mentali, durate in effetti circa due secondi, anche se voi c'avete messo qualche tempo di più per leggerle e magari siete fuggiti, ma questo è lo svantaggio di non essere nella mia testa, mi dispiace tanto, e insomma l'amico riflette assieme a me alle ciabatte, al perché di questa annosa situazione, e poi...