Il fumo si alza dal centro del Wickiup uscendone dall'alto. Lì dentro, seduto appoggiando la schiena al bordo della capanna, un uomo col volto coperto da una maschera d'aquila, che inspira ed espira a gambe incrociate. Gli spiriti lo prendono, lui diventa l'aquila, e vola attraverso il tempo.
Non capisce che diamine sia, ma vede dei ragazzi dalla pelle pallida all'interno di un qualche... coso strano di colore rosso, definizione migliore non gli viene, né a lui né agli spiriti. Sarebbe un'automobile ma la strada del progresso in quel momento (fine anni 50 del '800) era messa tipo la Salerno-Reggio Calabria, quindi giustifichiamo tale lacuna. I tre giovani intonano un canto che è una cacofonia incomprensibile: Geronimo... Geronimo... Say Geronimo...
Lo sciamano torna alla realtà, fuori è notte. Cosa ha visto? Che cosa significava la visione che l'aquila gli ha mostrato?
Torniamo indietro di qualche anno.
Il 16 giugno 1829 nasceva un bambino che continuava a sbadigliare. E come lo chiamiamo? Lo chiamiamo Marco, Matteo? Ma no son banali. Lo chiamiamo John? Bel nome importante John, come John Kennedy! direbbe la mia bisnonna. No ma quale John, fa un po' cacare al cazzo. Chiamiamolo Davide no? Che ti pare di Davide? Davide? rispondeva la madre del pargolo che nel frattempo che sbadigliava s'era aspirato pure tutto il fumo passivo delle pipe degli apache lì intorno, giunti a vedere il miracolo della vita.
Idea! esclamava la donna all'ennesima aspirapolverata del poppante. E se lo chiamassimo Colui che sbadiglia?
Sguardi d'intesa, pacche sulle spalle, cenni di assenso compiaciuti, e il nostro caro bimbino si ritrovava appioppato il nome più adatto che gli si potesse trovare: Goyathlay, ovvero Colui che sbadiglia. Qui inizia l'avventura del nostro improbabile guerriero sciamano apache.