Invecchiare insieme fa schifo, è una palude in cui affoghi sempre. Preferirei essere al suo posto. A volte mi chiama Scheggia. Lo sai da quanto non mi chiamava così? Non l’hai nemmeno sentito, tu. Era il ‘63, il tempo di nascere e come una ladra ti sei rubata il suo affetto, così, e io sparita. Senti questa. A un certo punto mi chiama Scheggia e dice di amarmi, come quel giorno, sulla panchina al Kensington Park.Quel vecchio babbeo passa il tempo a sbavare senza ricordarsi come tenere in mano il cucchiaio, e poi d’un tratto si fa serio, mi prende le mani e dice Schieggia, ecco io, vedi, c’è una cosa che vorrei dirti da un po’ e… e si sistema la cravatta e si ingella i capelli che non ha, e io intanto ho come una locomotiva sparata a mille per tutte le vene, il cuore in testa che esplode e lui che dice Mi vuoi sposare. Capito? Mi vuoi sposare, mi dice, con quel suo stupido, stupido sorriso di vecchio senza denti e la mela frullata che gli sporca il mento. Dio. E poi niente. Se ne torna via. Sparisce per sempre lasciandomi sola con lui, sola sulla nostra panchina, sola per il resto della nostra vita insieme.