-Intanto calmati, devi calmarti. Dai, siediti e prenditi un sorso d'acqua, respira lentamente. Raccontami dall'inizio, con calma, senza confusione, sono sicuro riusciremo a capire e sistemare il problema. Tranquillo, tranquillo.
Carlo finì l'acqua in un sorso unico, bagnandosi mento e camicia. Stropicciò e fece cadere il bicchiere di plastica, si sedette scomposto sulla poltrona in cuoio. Il respiro agitato e gli occhi impazziti, Giulio non riusciva a immaginare cosa avesse sconvolto il suo paziente, nonché migliore amico.
-Avevo finito di lavorare prima del solito, ok? Ho preso la macchina e sono tornato verso casa che erano le quattro, mia moglie non c'era, lei torna a casa più tardi, verso le sei e mezza.
Si rialzò dalla poltrona, camminò un po' e poi si risedette, le mani appoggiate alle ginocchia e il viso volto verso terra, a guardare un punto fisso.
-Continua, non ti preoccupare dai.
-Apro la porta con le chiavi, non busso nemmeno. Vado in cucina e apro il frigo e... mangio, mangio qualcosa, un panino non lo so, non mi ricordo.
Fece una lunga pausa restando quasi immobile, pensieroso, come volesse trovare le parole chissà dove.
Fece una lunga pausa restando quasi immobile, pensieroso, come volesse trovare le parole chissà dove.
-Ok ok, va bene... vai avanti, tranquillo.- disse cercando di cavargli le parole di bocca.
Carlo si prese il viso tra le mani, si passò le dita tra i capelli, si spostò agitato sulla poltrona. Mai l'aveva visto tanto irrequieto e sconvolto.
-Ho sentito un rumore.- riprese con voce tremante. -Un rumore di... dei bisbigli, dei respiri. Era camera di mio figlio.
-Marco, Giovanni?- chiese l'amico psicologo, provando a immaginare dove andasse a parare quella storia.
-Marco, era Marco. Il più piccolo. Ha sedici anni Cristo Santo, sedici anni!- fece ricominciando a piangere.
-Ehi ehi, forza Carlo, calmati, concentrati, vai avanti e cerca di stare tranquillo. Prendi un sorso d'acqua tieni.- continuò Giulio porgendogli il bicchiere, che venne ignorato.
-Mi sono avvicinato, non so perché, mosso dalla curiosità, non lo so, io... la porta della sua camera era socchiusa, non mi aveva sentito. Lo stava facendo con una ragazza, mi sono fermato a metà scalinata quando l'ho capito. Io non volevo... capisci? Poi però ho sentito. Ho sentito la sua voce e...- Carlo si fermò di nuovo, singhiozzando e tirando pugni al bracciolo del divano. -Era Laura capisci? Era Laura, cazzo, quella che scopava con mio figlio era Laura!-.
-Tua... tua...- le parole si impigliarono nella gola di Giulio, senza uscire.
-Mia figlia e mio figlio, nudi aggrovigliati e... si dicevano oscenità, delle cose che... ho aperto la porta, non volevo ma io non lo so cosa stavo facendo. Si sono agitati, si sono spaventati. Lei era nuda, lui era sopra di lei e l'ha tirato fuori sconvolto ed era eccitato e ... Dio, Dio Dio!- esclamava singhiozzando e stringendo i pugni, poi nascondendo il volto all'amico quasi volesse nascondere la vergogna.
-Carlo ti prego calmati, è una cosa, è...
-Normale? E' una cosa normale?- lo interruppe bruscamente, -Io li ho educati per bene i miei figli, io e mia moglie siamo stati dei genitori presenti, noi... ma dove abbiamo sbagliato? Cos'abbiamo fatto per meritarci questo?- fece in tono più arrabbiato che triste.
-Che è successo poi? E Chiara, lei lo sa? Ne hai parlato con Chiara?
-Lei è... io... devi aiutarmi Giulio. Ho fatto una cosa terribile io non potevo sapere, io non dovevo, non doveva succedere è ingiusto io non ho mai sbagliato io...
Carlo piangeva, piangeva disperatamente, scivolando in giù e accasciandosi come un morto al pavimento, come avesse perso le forze all'improvviso, trascinandosi debolmente come un verme verso di lui.
-Carlo per l'amor del cielo rialzati, Carlo!- fece l'amico cercando di aiutarlo a risollevarsi e notando solo ora le chiazze rosso scuro sulle maniche della giacca, sui pantaloni. -Che cosa hai fatto?
-Io l'ho... sono un brava persona io... lei è la mia bambina e lui...
Pianse, e non disse più nulla.
Quando arrivarono le sirene Carlo non si mosse dallo studio, non reagì, non si spostò nemmeno, come pietrificato dall'abbraccio fraterno di Giulio. Lo portarono via e non fece resistenza, seguiti da Chiara, sua moglie, un'ombra dal trucco colato che le sporcava il viso e due occhi gonfi di pianto.
Giulio se ne restò nel suo studio tutta la notte, tremante, scioccato. Una famiglia distrutta, delle vite rovinate per sempre. Carlo era una persona perbene, quel che era accaduto era stato ingiusto. Ingiusto e imprevedibile, impossibile da giudicare, da capire.