22/06/17

Perché gli idioti diventano virali?

"Ed ora puoi tornare ad essere te stesso anziché un personaggio bidimensionale con una stupida frase fatta" [Lisa Simpson - ep. Bart diventa famoso]

Ringraziamo Filippo Ferraro per lo spunto simpsoniano


Questa frase veniva pronunciata quando il tormentone Non sono stato io! aveva smesso di piacere alla gente. 

Ricordate l'episodio? Bart, dopo aver distrutto la scenografia di uno spettacolo, davanti agli spettatori esclamava d'impulso:" Non sono stato io!"
Ecco allora scattare, senza alcun motivo in particolare, l'improvvisa ilarità dei presenti, che da quel momento avrebbero reso una celebrità sia lui che il suo sketch.

Ma perché ho iniziato questo post citandovi Lisa Simpson?
Perché alcune settimane fa mi sono imbattuto in un video che ha ottenuto milioni di visualizzazioni e interazioni. Un filmato senza alcunché di notevole che ha portato il suo giovane autore a diventare una vera e propria star, con tanto di videoclip musicali e invitate in discoteca.
Questo qui:

05/06/17

Wonder Woman, guidali tu

Wonder Woman mi è piaciuto.
Ma forse il mio non è il parere di una persona affidabile, dato che, in un certo modo, avevo trovato apprezzabili anche gli altri film DC, compreso quel suicidio di critica che è stato Suicide Squad. Qui però siamo di fronte a un prodotto che si distanzia un po' dalle "stonature" precedenti, ed è per questo, forse, che molti ritengono la pellicola parecchio migliore delle sue sorelle.

Io comunque che ne penso?
Penso che quando tutti asserivano che Gal Godot fosse una perfetta Wonder Woman avevano ragione da vendere, e una prima conferma, in effetti, l'avevo avuta già in Batman v Superman
L'attrice e modella israeliana sa essere elegante, forte e ingenua al tempo stesso, rendendo in maniera perfetta le diverse sfaccettature che il personaggio presenta nel proprio percorso di crescita. Questa però è la parte facile di cui parlare, perché come abbiamo imparato dai concorrenti di casa Marvel, un cast eccellente non può comunque sopperire alle varie grane di sceneggiatura e regia.

01/06/17

Ti prego

Era freddo là sotto. Tremendamente. Non fosse stato per il buio avrebbe visto la condensa del proprio respiro. Era seduto, immobile, braccia strette attorno alle ginocchia, bocca nascosta sotto ai vestiti, soffiando aria calda per trovare un po' di sollievo. Da che cosa, poi, non lo sapeva. Il tempo si era perso e così la fame che tanto gli aveva morso lo stomaco. Due giorni? Tre? Quante volte il sole era sorto e calato? Ma soprattutto: esisteva ancora, là fuori, il sole?
Un rombo sordo. Nuova scossa. Si coprì la testa. Si fece piccolo. Voleva scomparire nell'angolo della parete. Annullarsi. Non sentire. Durò poco. Alcuni secondi. E furono silenziosi e immensi e spessi, aggrappati a un attimo che non arrivò, un attimo in cui un blocco di cemento grande quanto un auto lo avrebbe ridotto a un niente nel buio.
Tossì per l'aria carica di polveri finché la sporcizia non si depositò a terra. L'altro si mosse un poco, lamentandosi. Poi tornò muto. Era vivo. Per ora. Almeno, non era solo.

16/05/17

Il problema della scelta e l'esperimento della marmellata

Tra le varie avventure della mia fin'ora breve esperienza lavorativa sono stato anche un commesso per una catena di negozi sportivi. Ricordo che durante il training, uno dei primi consigli su come relazionarmi al cliente fu più o meno questo: 

"Se devi offrire un'alternativa di scelta, dagliela sempre tra due prodotti e al massimo ne inserisci un terzo. Mai di più, o sarà confuso e non comprerà niente."

Pensai fosse un'indicazione molto pratica e finalizzata al risultato, ma non sapevo che effettivamente si fondava su un paio di principi fondamentali e tra loro "contraddittori":


  1. Troppe alternative paralizzano la nostra capacità di scelta
  2. Più possibilità di scelta ci sono, più cresce la sensazione di avere il controllo

Facciamo un esempio pratico. 
Immaginatevi al supermercato davanti al nuovissimo reparto dei cereali. Se ci fossero soltanto tre confezioni vi sentireste poco liberi di decidere della vostra colazione. Fortunatamente, qui ce ne sono ben trenta a portata di mano e la sensazione di controllo vi fa tirare un sospiro di sollievo. Molto bene, pensate, ma ora cosa scegliete di acquistare?

11/05/17

L'immaginazione serve a fuggire dalla realtà?

Oppure è vero il contrario?
Molto spesso ci viene detto di utilizzare l'immaginazione per staccare dalla routine. Fantasticare e sognare sarebbero cioè attività da svolgere per evadere. Da che cosa, poi, sta a noi sceglierlo in base ai nostri tevvibili tormenti interiori.

In questo contesto perciò pare quasi che la nostra vita sia divisa in due piani nettamente distinti: il mondo vero, fisico e tangibile, in cui ci svegliamo la mattina, andiamo a faticare, mangiamo, parliamo e facciamo tutto quel che s'ha da fare; e quello mentale, popolato da desideri, sogni, paure, turbe, emozioni e via discorrendo. 

Già presentandolo così qualcosa ci suona stonato. La sentite la nota svizzera*

Sappiamo bene che le due divisioni sono una sciocchezza, e ce ne accorgiamo non grazie a saggi di psicologia o contributi di chissà quale ricerca avanguardista, ma semplicemente perché lo sentiamo sulla nostra pelle. Il mondo interiore, ci piaccia o meno, condiziona ed è condizionato continuamente da quello esteriore, in un costante scambio che della divisione lì proposta se ne inpippa alla grande. E' il segreto di Pulcinella, lo so, lo so!
Ma allora perché riteniamo che l'immaginazione serva ad evadere? Perché diamo per vero e scontato questo modo dire, remando contro al nostro intuito?