10/11/16

#MyTesyTelling | Il giornalismo colorato di Pulitzer

Tra i miliardi di nomi e concetti e definizioni che comparivano in fase di ricerca, mi sono imbattuto in un personaggio che avevo sentito nominare soltanto grazie al premio che ne porta il nome: Joseph Pulitzer.
Avete presente sì, l'onorificenza tanto ambita dai giornalisti americani? In caso, qui trovate tutto quel che c'è da sapere. Comunque sia voglio raccontarvene un po', e quindi...


"Una stampa cinica e mercenaria, prima o poi, creerà un pubblico ignobile." 
[Joseph Pulitzer]

Dopo aver partecipato alla guerra di secessione nell'esercito nordista, Pulitzer, immigrato ungherese, dà vita nel 1878 al periodico St. Louis Post-Dispatch. 
Un paio d'anni più tardi eccolo invece a New York dove acquista il vecchio quotidiano The World e lo fa esplodere conquistando lettori tra le classi più povere.
Il successo del suo giornale è strabiliante e le otto pagine proposte parlano principalmente agli immigrati di prima e seconda generazione, un pubblico in gran parte di non elettori e perciò sistematicamente ignorato.

Il World diventa un vero e proprio colosso dell'informazione e la cosa interessante non è tanto il perché di questo successo, individuabile nel bisogno latente intercettato, ma piuttosto il come, e cioè con Accuracy, accuracy, accuracy!
Lo slogan, ripetuto allo sfinimento all'interno della redazione, sta a significare precisione nel trattamento delle notizie, ma è proprio qui che arriva il bello, perché al suo fianco prende forma una stranezza che pare scontrarsi con tale direttiva: il colore.

07/11/16

Benvenuto a Twin Peaks

Twin Peaks, serie cult degli anni '90, io non l'avevo mai vista. Complici però le chiacchiere sul web per l'imminente terza stagione (dopo ben 25 anni!) e grazie alle insistenze di Denis e Mikimoz, l'ho recuperata e quindi eccomi qui a parlarvi della prima parte, con le otto puntate che mi hanno dato il benvenuto a Twin Peaks.

Come mi avevano anticipato, sono stato accolto dal cielo uggioso di una tranquilla cittadina immersa tra i boschi, e dai suoi caffè caldi, dalle torte di ciliegie e dai camion carichi di legname. 
Qui un giorno accade che sulle rive del lago, avvolta in un telo di plastica, si scopre il cadavere di una giovane del luogo: Laura Palmer, e così si apre il mistero che tiene le redini di Twin Peaks...
Chi ha ucciso Laura Palmer?

A iniziare le indagini è lo sceriffo Truman, affiancato immediatamente dal mitico agente Cooper dell'FBI, vera e propria bussola all'interno dei molti segreti che si andranno a scovare sul conto della vittima. La tranquilla cittadina, via via che le ricerche proseguono, rivela perciò un brulicare di loschi affari che coinvolgono i più disparati personaggi, con le mani in pasta in progetti a cui la stessa "povera e innocente" Laura sembrerebbe in qualche modo invischiata.

03/11/16

Stanza, letto, armadio, specchio

Ogni mattina Jack da il buongiorno agli elementi del suo intero universo. Saluta letto, armadio, lavandino, gabinetto, tavolo sedia1 e sedia2, poi comincia la giornata. Fa un po' di attività fisica con ma', mangia, guarda la tv ed esplora il mondo, finché quando è ora, va a dormire. Jack è un bambino di quattro anni, e sembra felice.

La sua ma', Joy, è invece una ragazza che è stata rapita e rinchiusa per sette anni in un bunker. 
Room lo potete trovare anche QUI 
Qui viene violentata ripetutamente e messa incinta; quindi, sola, partorisce e cresce il piccolo Jack, facendogli credere che all'infuori dei pochi metri quadrati di Stanza non esista nulla e nessuno, se non l'infinito Cosmo.

La loro vita procede in maniera terribile e monotona finché, al quinto compleanno di Jack, Joy si trova costretta ad agire per liberare il figlio e darsi possibilità di fuga. Questo, in buona sostanza, è ciò che racconta Room, film del 2015 con Brie Larson che vince l'Oscar da miglior attrice protagonista.

Poche ciance: l'ho trovato veramente forte e assieme a questo intelligente. 
Il modo in cui sono tratteggiate le varie personalità è perfetto e la tensione della vicenda, specie nella prima parte della pellicola, è così densa che si potrebbe affettare con un coltello. L'intelligenza invece è data dal comportamento dei pochi personaggi secondari, che non sono i soliti rincitrulliti che ci mettono trent'anni a capire le cose (il che, in molte storie, capita spesso nei momenti clou) e dall'idea di mondo che Joy fornisce a Jack, perfettamente funzionale nella loro tragedia.

31/10/16

I colori di un padre

"Ma non possiamo provarci lo stesso?"
"Io ho visto le maschere. Erano fantasmi! Quelli là di prima, là sul ponte lo facevano eh! Daaaiii papàaaa..."
Bruce iniziava a non poterne più di quei mocciosi fastidiosi che si era trovato fra i piedi. E non sopportava di essere chiamato papà. Certo non ci si poteva aspettare altrimenti dal piccolo Jack. Era un po' complicato a dire di molti, ma per lui, più semplicemente, era ritardato, perché non ascoltava e non capiva. Ed era brutto, sì, un bambino proprio brutto!
"Facciamo così." spiegò acidamente. "Io entro a dare un'occhiata e intanto voi potete provare in quelle case là dietro."
"Yeeeh!"
"Ou ou ouu!" i ragazzini si zittirono un istante. "Non più lontano di dove ho detto, capito? Fate il giro e tornate." Annuirono e presero a correre verso il ponte. "E chissà che vostro padre sia dia una cazzo di mossa... sennò cazzo se non gli prosciugo il conto!"

27/10/16

Vivere per sempre a San Junipero

E se non si morisse? 
O meglio... se al termine della nostra vita ve ne fosse un'altra, una di eterna, come quella promessa da molti culti religiosi? Che accadrebbe?

So che alcuni tra voi probabilmente sono credenti, e so anche che, nonostante non sia necessario essere devoti a qualche divinità, molti sono orientati all'idea che l'esistenza non si esaurisca tutta qui, che dopo ci sia qualcos'altro. È palese però che del dopo, per quanta fede si abbia, non ve ne sia alcuna certezza. Non a caso si chiama fede.

Le domande iniziali allora è proprio qui che vogliono inserirsi... perché, insomma, se ci fossero le prove tangibili di un'esistenza eterna, cosa cambierebbe al mondo come lo conosciamo ora?

Il dubbio mi è sorto inevitabilmente guardando la quarta puntata della nuova stagione di Black Mirror che, per chi non l'avesse mai vista (fuori di qui, bestie!) è una serie tv incredibilmente disturbante. 
Quel che fa, in soldoni, è prendere alcuni elementi della nostra società provando a spingerli un po' più avanti nel futuro, mostrandoci cosa potrebbe essere di noi (e del nostro rapporto con la tecnologia) e suggerendoci quanto di queste visioni distopiche sia già praticamente in atto.

25/10/16

La pagina facebook del mio blog è un mortorio

E ad ammetterlo, a dir la verità, un po' mi rode il culo... però mica posso far finta di niente, no?

A questa conclusione ci sono arrivato semplicemente facendo un confronto tra numero di fan della pagina, che al momento in cui scrivo sono circa 650, e quantità di interazioni (intese come like, commenti e condivisioni) sui vari post. Il risultato è pietoso e spesso pubblicare qualcosa risulta utile come parlare ad un muro. Molto meglio, per assurdo, segnalare i miei link nel mio profilo personale.

Ora la domanda è: perché succede tutto questo? Di chi è la colpa?
A mio parere i motivi sono svariati, ma grosso modo potrei riportarvene almeno quattro:
  1. Per come sono organizzati gli algoritmi di Facebook, è molto difficile far notare i post ai propri fan senza investirci qualche soldo. Di questo ne ho già parlato ampiamente Qui.
  2. Da buona parte di chi mi segue sulla fanpage (e questa non è una critica rivolta a voi follower, ma un dato di fatto riscontrabile in moltissime pagine fb) non c'è l'abitudine verso l'interazione, né con un like o un commento, né tanto meno con una condivisione. Di conseguenza (vedi il primo punto nel dettaglio) un mio nuovo status diviene presto invisibile alla maggior parte di chi mi segue.
  3. Non sono abbastanza bravo a creare relazioni e stimolare discussioni e azioni nelle mie pubblicazioni. Il che è molto probabile visto che spesso aggiorno senza dedicarci il giusto tempo. Pretendo risultati ma sono il primo a tirare il freno.
  4. Chi mi segue non è veramente interessato ai miei contenuti.

20/10/16

Le parole sono giocattoli e fuochi d'artificio

Spesso però, le consideriamo come qualcosa di preciso e puntuale, o peggio... di intoccabile!
Disegno di shichigoro756 che trovate Qui

Mi pare sia stato un paio d'anni fa. Per puro caso vidi il grande Gigi Proietti recitare una poesia intitolata Il Lonfo. Era formata da una serie di versi con parole che non avevo mai sentito e che a primo impatto, a ragionamento lucido, risultavano incomprensibili. Eppure, facendomi prendere dal ritmo e dalla musicalità, tutto appariva sensato. Visualizzavo questo frusco lonfo senza avere la minima idea di che cosa volessero significare "fusco" e "lonfo".
Che cavolo stava succedendo?!

Succedeva che avevo incontrato la poesia metasemantica di Fosco Maraini, un autore che, come racconta nella prefazione del suo libro-raccolta Gnòsi delle Fànfole, più che scrivere, propone.
Scusa amico Cervello ma che vuol dire sta cosa?
Beh... praticamente il suo approccio alla scrittura è pensato per offrire al lettore un trampolino di lancio verso la propria immaginazione, così che costruisca egli stesso il significato (o i vari) della storia.
Ma aspettate, fermi tutti! Facciamo che vi ci butto dentro direttamente (anche Qui col video se vi va) così lo capite meglio da voi:


Il lonfo non vaterca né gluisce
e molto raramente barigatta,
ma quando soffia il bego a bisce bisce
dilenca un poco, e gnagio s'archipatta.
È frusco il lonfo! È pieno di lupigna
arrefferia malversa e sofolenta!
Se cionfi ti sbiduglia e t'arrupigna
se lugri ti botalla e ti criventa.
Eppure il vecchio lonfo ammargelluto
che bete e zugghia e fonca nei trombazzi
fa lègica busìa, fa gisbuto;
e quasi quasi in segno di sberdazzi
gli affarferesti un gniffo. Ma lui zuto
t'alloppa, ti sbernecchia; e tu l'accazzi.

18/10/16

#MyTesyTelling | La stesura che ti stende

"Scrivere è, per me, il tentativo di mettere ordine nel mondo che sento come labirinto, come manicomio." [Friedrich Durrenmatt]

All'inizio di tutta questa bella storia io pensavo, dall'alto del mio incredibile talento di blogger (vi sento già lì a fare le pernacchie da dietro i vostri schermi) che scrivere questa tesi fosse la parte più facile di tutte, quella mi avrebbe richiesto meno sbattimento. La cosa divertente invece, è che le prime volte che ho aperto il foglio mi sono bloccato dopo due righe e ho cominciato a prendere il tavolo a testate. Avete presente il nulla cosmico? Ecco. Sotto ai miei ricci c'era quello.

Ma facciamo un passo indietro, vi va?
Prima di scrivere era necessario ideare uno scheletro del lavoro. Motivo per cui, nel mezzo della sessione estiva, creo una scaletta che funga sia da indice per chi poi avrebbe letto la tesi, sia da guida per me che sono immerso fino al collo in esami e cazzi vari. Dopo qualche confronto col relatore e qualche taglio qui e lì viene fuori una roba di questo tipo:

Giornalismo e Storytelling: il sottile confine tra informare e raccontare

Capitolo 1 | Giornalismo e Storytelling
Il giornalismo
Lo storytelling

Capitolo 2 | Informare e raccontare
Realtà e rappresentazione 
L'iter informativo 
Le responsabilità del Quarto Potere

Capitolo 3 | Quando e perché lo storytelling sconfina
Manipolazione e propaganda
Velocità e tecnologia
Rumour, viralità, bufale e bugie

Capitolo 4 | Quando e perché lo storytelling funziona
Lunghezza, lentezza e qualità contro l'Infobesity
Il caso limite del Brand Journalism
La missione del debunking

11/10/16

Eternal Sunshine of the Spotless Mind

Non so se avete sentito l'ultima, ma pare che il meraviglioso film Eternal Sunshine of the Spotless Mind verrà trasposto in una serie tv. 
Nel caso vogliate vederlo lo trovate proprio Qui
Che cosa?
Sì cervelli, non sto scherzando.

Questo gioiellino, vincitore tra l'altro del premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale, diverrà una storia a episodi prodotta dagli stessi che ci hanno regalato True Detective e Mr. Robot (che ancora non ho visto). Non ho idea però se la trama riprenderà le vicende di Joel e Clementine o se si concentrerà sugli altri pazienti della Lacuna Inc.

Ma bando alla ciance! Ché io lo so che tanti di voi non hanno idea di cosa io stia parlando. Perché questo titolo particolarissimo, che magari v'ha pure un po' stregato, purtroppo è stato mal tradotto nella versione italiana della pellicola, divenendo un repellente Se mi lasci ti cancello. Porcheria che si è ben accompagnata a un trailer (caldamente sconsigliato) che fa intendere l'opera quasi fosse una sciocca commediola romantica. Cosa che non è!
Quale sia invece la vera natura di uno dei miei film preferiti ve lo racconto in queste poche poche righe.

05/10/16

Una mente in otto corpi

Ora che ho un po' più di tempo libero sono tornato nel magico mondo dei romanzi e soprattutto nell'amato/odiato universo delle serie tv
Vi dicevo, non molti articoli fa, che negli ultimi anni trovo difficile avvicinarmi a una serie, tanto più se è composta da diverse stagioni. E per questo, escludendo Il Trono di SopresaSeiMorto!, sono stati pochi i serial visti, ma fortunatamente buoni. Non vi ho parlato di Stranger Things e Jessica Jones, però due parole le ho dedicate a Once Upon a Time (e sì, dopo la prima stagione mi ci sono vergognosamente fermato, scusate...) perché ne ero rimasto entusiasta. Lo stesso quindi farò oggi per Sense8, un'incredibile opera "fantascientifica" che per dodici puntate mi ha emozionato e intrattenuto come mai mi sarei aspettato.
Inizio subito con quel fantascientifica virgolettato. Perché se è vero che il motore della vicenda è un aspetto tra il paranormale e il futuristico, il vero punto di forza di Sense8 sta nei personaggi e nella loro messa in scena curata e approfondita.
In breve, si parla di otto persone molto differenti tra loro che vivono in altrettanti luoghi del globo. Si va da Chicago a Seul, passando per Londra, Berlino, Mumbai, Nairobi... ok pare la canzone di Giusy Ferreri, ne convengo. Questi otto, tutti nati lo stesso giorno, condividono però un'altra singolare caratteristica: possono letteralmente vivere ciò che vivono gli altri, e questo significa che non solo si vedono fisicamente l'uno accanto all'altro, ma anche che condividono emozioni, pensieri, doti, capacità e percezioni. Come, perché e fino a che punto però, non ve lo racconto che altrimenti vi derubo del piacere di scoprirlo. 

03/10/16

Come giudicate il mio blog?

Non molti giorni fa mi è arrivato un messaggio privato nella posta della mia pagina facebook. A scrivere era un lettore che in modo veramente gentile mi ha fatto i complimenti dicendomi alcune cose che mi hanno sopreso e, lo ammetto, anche un po' lusingato. Da lì è nata l'idea per questa discussione.
Non sempre è facile giudicare in maniera obiettiva qualcosa di proprio. Che sia un racconto, un video, un disegno, un'immagine, una performance di qualsiasi tipo o... perché no, anche un blog. Staccarsi emotivamente da una propria creazione è difficoltoso se non proprio impossibile. 

Riconoscerne limiti o difetti significa mettere in discussione se stessi e le proprie capacità. Una qualità non sempre così immediata, e che anche se posseduta può venir male interpretata o esser vista come poco "genuina". Può avere un sapore di falsità, di auto celebrazione o di furberia.

Dopo il noioso preambolo però tanto vale arrivare al dunque.
Quel che vi chiedo oggi, proprio in virtù delle problematiche nel giudicare qualcosa di sé, è di dare un giudizio a questo posto. Chiedo a Voi lettori quindi, sia che siate frequentatori abituali o novelli avventurieri, di dirmi tutto quel che vi viene in mente per definire questo blog (e il me blogger). 
Voglio quindi scoprirne punti di forza e punti deboli, caratteristiche che vi piacciono o che proprio non potete sopportare, critiche (costruttive e/o distruttive così litighiamo un po') o lodi. E farlo, significherà per voi mettere bocca su qualunque cosa, dai contenuti alla forma in cui li presento.

28/09/16

Voglio la neve e se calda anche meglio

L'autunno mi piace. Anche la primavera. Mi sa che sono le stagioni che preferisco. Sanno di promesse, no?

L'aria calda, le giornate che si allungano e i bei tramonti ti dicono che sta arrivando l'estate, che immancabilmente passerai lamentandoti per il caldo molesto e le zoccole che ti succhiano il sangue.
Mentre il sole che cala sempre prima, le foglie colorate e il frescolin' sono lì a dirti che Daje arriva l'inverno e ci si butta dal monte con lo snow!
E poi pure qui: e fa troppo freddo, e che palle sto buio alle quattro di pomeriggio, e perché non nevica, e perché se nevica la neve dev'essere così fredda, non sarebbe meglio se fosse, che ne so... almeno tiepidina?!

Un lamento continuo. Ma che ve lo dico a fare. Lo sosteneva pure la nota filosofa R. P. Campari, no? L'attesa del piacere è essa stessa piacere. Che a sentirla così suona tanto di cazzata ma poi...

26/09/16

Un'idea

Pensavo che certe idee, una volta attecchite, sono davvero difficili da sradicare. I processi con cui queste vivono e crescono, consci o meno, possono diventare un gran bel problema se ci si convince di qualcosa di sbagliato, di una verità che non è vera.

Immagine creata da Esseti
Problema per chi, poi, non saprei nemmeno dirlo. Perché siamo un po' tutti soggetti a giudizio nel momento in cui mostriamo le nostre idee agli altri.
La verità che convince uno allora, diventa per noi giusta o sbagliata a seconda di quanto essa sia d'accordo con la nostra, di verità. E ciò che noi riteniamo vero spesso è frutto nient'altro che di compromessi, dati dal bisogno di venire a patti con la realtà che ci sta attorno. Ma di questo, in qualche modo, ne avevo già parlato qui un po' di tempo fa.

Oggi volevo soltanto mettere nero su bianco alcuni pensieri che mi frullano nel cervello in questi giorni. Ragionamenti che mi portano a tirare in ballo anche Inception, il film di Christopher Nolan che col suo finale "aperto" fa discutere di sé tutt'ora.
Se ricordate, nella vicenda il protagonista Cobb e sua moglie Mal sperimentano vari livelli di profondità del subconscio, costruendo di volta in volta nuove realtà in cui muoversi. E proprio esplorando così a fondo loro stessi accade un imprevisto: lei si sente perduta e non trova più come orientarsi verso la superficie; lui quindi decide di aiutarla innestandole l'idea che quello in cui si trova è un sogno, e che quindi bisogna svegliarsi.

16/09/16

Non essere mai abbastanza

Ma voi ve li ricordate i tempi della scuola? Quando si era ragazzini e tutte le insicurezze del mondo si cercava di tenerle ben nascoste, perché se gli altri le scoprivano erano piselli amari?

Personalmente non ho mai avuto grosse rotture di scatole coi compagni, ma a volte capitava che per una ragione o per l'altra fossi preso di mira con qualche scherzo e deriso. Il motivo non era neanche troppo importante. Quando si è piccoli la stronzaggine non viene frenata dal buonsenso dato poi dalla maturità. Semplicemente si vuol far parte della cerchia dei più forti cercando di non rimanere esclusi e finire tra gli strani. Succedeva però di fare un passo falso, svelando quel particolare punto debole per cui poi si è presi di mira. Istanti piccoli ma terribili che credo tutti noi in qualche misura abbiamo sopportato.

Le sensazioni di impotenza e vergogna provate da Carrie, sotto le docce della scuola dopo l'ora di ginnastica, tempestata da una pioggia di assorbenti e dalle grida isteriche delle compagne disgustate, sono state le stesse che più o meno percepivo da piccolo quando subivo un torto gratuito. Tutti gli scherzi cattivi, gli sgambetti, i piccoli sabotaggi, le risate alle spalle, gli insulti, sono però per lei la consuetudine, e non può farci assolutamente nulla. 
E' questo che, al di là della trama, mi ha veramente affascinato del primo romanzo di Stephen King, il primo di suo che io abbia mai letto (sì sì lo so lo so...) e il primo dei tanti che l'autore ha pubblicato: la pesante cappa di inadeguatezza, o il non essere mai abbastanza, di fronte agli sguardi di chi ti ha messo i piedi in testa.

06/09/16

#MyTesyTelling | L'influenza virale dell'informazione

"Un uomo con una convinzione è un uomo difficile da cambiare. Digli che non sei d'accordo con lui e se ne andrà. Mostragli fatti e numeri e metterà in discussione le tue fonti. Fai appello alla logica e non saprà adeguarsi al tuo punto di vista." [Leon Festinger]

Il mese di settembre si sta rivelando un osso duro. Diciamo pure che è il momento della verità. 
Da una parte c'è la tesi sul rapporto tra Giornalismo e Storytelling che ha finalmente uno scheletro su cui sta iniziando una prima (per niente facile) stesura. Partire però è più difficile di quanto pensassi. Dall'altra invece c'è quella che dovrebbe essere la mia ultima sessione d'esami. E dico così perché ci sono due appelli mancanti e un paio di test di lingua (il primo, quello di spagnolo, è andato evvvvvai!!!) che se per caso fallissi mi porterebbero simpaticamente a diventare dottore del buso del cul l'anno prossimo e non più a novembre. Tensione? Potete scommetterci! Ma restiamo positivi, suvvia!

Ad ogni modo, oggi torno con #MyTesyTelling per parlarvi di bufale, web, debunking e viralità, argomenti tutti racchiusi in un ottimo libro intitolato Bugie, bugie virali e giornalismo del giornalista Craig Silverman
La citazione con cui si apre il post è dello psicologo e sociologo Leon Festinger, e in effetti è molto indicativa rispetto a una parte della tesi che non può assolutamente mancare, e che tende a puntare il dito sul dilagante fenomeno della bufala, vera e propria piaga dell'informazione di qualità via web.