07/04/16

Il tennis senza Federer e con un re poco amato

Forse sarà un articolo poco letto ma non m'importa. Devo parlarne perché il tennis è roba mia, è casa mia e sono io, e quindi...
In questi mesi di tornei c'è stato il forfait di Roger Federer da tre importanti eventi a causa di un problema al ginocchio. Tanto è bastato per darmi un assaggio di ciò che accadrà quando il campione svizzero, ormai vecchietto del circuito (ad agosto 35 anni) ma nonostante ciò ancora numero 3 del mondo, si ritirerà dai giochi: la noia!

Magari non siete ferrati del mondo di cui sto parlando, ma dovete sapere che Federer non è un semplice tennista ma più un'icona, una leggenda vivente; un uomo che ha infranto ogni record e che ha saputo regalare un tripudio di emozioni che il suo giovane erede, Novak Djokovic, non sembra riuscire a trasmettere.
Attualmente infatti è proprio il serbo il numero 1 in carica, e sta macinando vittorie su vittorie rendendosi da un paio d'anni a questa parte un osso duro per qualsiasi giocatore esistente. Credetemi, non è un esagerazione dire che Djokovic ora è invincibile. Non lo batte nessuno. Mai. Fatto caso per poche eccezioni, tra cui, appunto, l'accecante talento di quel vecchietto di Federer che nonostante non sia più nei suoi anni d'oro e parta quindi da sfavorito è l'unico capace di tenergli testa servendogli ogni tanto qualche sgambetto. Pare irreale ma è così.

E parlavo di noia proprio per questo. Un ritiro dalle scene di Roger da qui a pochi anni è cosa abbastanza scontata. Uno non è che può giocare per sempre! E notare in questi mesi cosa sia il tennis senza di lui fa un pochino male. E' chiaramente appagante per i fan sfegatati di Djokovic vederlo vincere tutto, ma non è altrettanto divertente per un appassionato di tennis guardarlo accumulare premi su premi senza un minimo di battaglia, senza pathos, senza un po' di tragedia. Ed è questo forse il motivo per cui Nole, a differenza di ex numeri 1 come Federer e Nadal, non è amato profondamente dal pubblico.

05/04/16

5 tipi di porno colazione

Vorrei parlarvi della mia insana passione per la colazione nonché per le schifezze che mangio durante questa sagra del foodporn. Io sono uno di quelli che non possono farne a meno e non perché la ritengo il pasto più importante della giornata, ma piuttosto per le porcate che mi permette di mangiare con la scusa del pieno d'energia necessario a incominciare la mattina con la grinta di uno struzzo incazzoso. Yeee! 
Quindi ecco a voi i miei 5 modi di strafogarmi facendo finta che olio di palma e grassi saturi siano solo leggende vegan e che gli spottoni che sto per fare mi frutteranno un sacco di big money. 

Nutella 
e pane, gocciole, pandistelle, fette biscottate e bische fettottate. Poco importa il sostegno, non è un mistero che la nutella stia bene con tutto. 
Sarà quel mix di nocciole, cacaomeravigliao, grasso di balena e colesterolo spalmabile, oppure la semplice cremosità e il sapore che sa di coccole quando si torna a casa dopo una giornata dura come Rocco Siffredi che ti entra nel cuore, fatto sta che Lei mi fa impazzire e resisto dal non divorarla a cazzuolate soltanto perché il mio metabolismo, crescendo, non è più paragonabile a un reattore nucleare fuori controllo.

Cereali Barchette
No! Barchette un par di palle! Questi si chiamano Chocos e io ricordo perfettamente che la pubblicità mi plasmò già alla tenera età di cinque anni o poco più assieme all'orso della confezione che cantava Crocca la mattina solo c'è Chocos, cereale supercioccocroccocioccolosooo... eccetera eccetera e io mi ci ingozzavo e mi ci ingozzo ancora degustandone la ricchezza di ferro, vitamine e folacina (qualunque cosa essa sia) il tutto immerso in un buon cafelatte o in un più semplice ma pur sempre soddisfacente latte bianco e freddo soprattutto quando è estate. Dio mio, quanto vi amo! Comprate Chocos! Mangiate Chocos!

01/04/16

La spada buttò via Menelao vedendo Elena a tette nude

L'avete sentita l'ultima sul candidato repubblicano Donald Trump
No, stranamente non è lui stavolta che ne ha sparata una grossa come una vacca, ma le donne, che tacciandolo di misoginia e non volendolo come nuovo presidente Usa si sono inventate Vote Trump, Get Dumped, uno slogan che è il preludio di un oscuro e terribile... sciopero del sesso! Uomini ammeregani, scegliete bene! Volete amare Trump o le vostre donne? Perché finché il carismatico Donald non sarà sconfitto voi vi ritroverete col pene eretto un giorno sì e l'altro pure, e questo non è un gioco ma un sacro impegno per un mondo migliore!

C'è poco da fare, l'originale presa di posizione mi piace davvero un sacco. Perché al di là del fine o dell'effettiva messa in pratica
ch'è volete farci credere che non morite di voglia pure voi, eh porcelline?
il risvolto mediatico di un simile progetto è davvero d'impatto. Tanto che, per esempio, persino un blog importante come il mio ne parla!
Ma cavolate a parte, dopo aver sentito di sfuggita per radio tale Vote Trump, Get Dumped sono andato a ricercare la nascita del movimento, e ho scovato così l'idea d'origine dello sciopero del sesso per ottenere un fine nobile. Quel che ho trovato mi ha parecchio divertito e quindi ora vi chiedo: conoscete per caso Lisistrata?

Lisistrata è il nome della commedia del 411 a.C. di Aristofane e della donna sua protagonista, la quale, stufa degli uomini perennemente assenti e impegnati nella guerra del Peloponneso, organizza un piano assieme a tutte le altre per riportare la pace tra ateniesi e spartani.. il piano del pisello!

LISISTRATA
Allor vuoterò il sacco. Se vogliamo
costringere gli uomini a far pace,
dobbiamo tutte insieme rinunciare...
CLEONICE
A cosa, avanti, dillo...
LISISTRATA
... Lo farete?
CLEONICE
A costo di morire lo faremo.
LISISTRATA
Al pisello dobbiamo rinunciare!...

27/03/16

Batman v Superman v i sogni bagnati degli integralisti DC

Sono passati 18 mesi dallo scontro che ha visto l'uomo d'acciaio prendersi a mazzate col generale Zod distruggendo mezza Metropolis, e Batman v Superman inizia proprio tornando lì, mostrandoci come il signor Wayne abbia vissuto quei momenti spaventosi perdendo delle persone a lui care. Più o meno quindici minuti di puro spettacolo, intervallati dalla visione suggestiva della terribile morte dei genitori del piccolo Bruce e di come si sia avvicinato al simbolo del pipistrello.

Con un incipit spettacolare si riprende il tema che era stato accennato nel primo lungometraggio dedicato a Superman, ovvero: gli alieni esistono e sono tra noi, ma più che esseri con cui confrontarci sono simili a dei capaci di calpestarci senza nemmeno troppi complimenti. Tutta la prima parte del lavoro di Zack Snyder si incentra quindi su come il mondo si relazioni alla figura divina di Kal El, intessendo una trama davvero intrigante che mischia complotti ai danni dell'immagine del supereroe e grande tensione nelle scelte che lo stesso deve operare durante le sue azioni di salvataggio. Il tutto inscenando quello scontro che poi da il titolo al film, giustificato appunto dalla pericolosità che l'affidarsi ciecamente a un simile essere può comportare per il futuro dell'intera razza umana.

Vi dirò. Ero partito senza alcuna aspettativa nei confronti di questo secondo capitolo dell'universo DC, e forse è per questo che sono uscito dalla sala piuttosto soddisfatto. E' un buon film, certo nulla di eccezionale, ma sicuramente non terribile come dicono moltissimi (soprattutto gli integralisti dei fumetti). La figura de l'uomo d'acciaio è ben strutturata col mondo che la circonda, e il nuovo Batman, interpretato da Ben Affleck, funziona alla grande proponendo qualcosa di un po' diverso da quello di Bale a cui eravamo abituati. Un cavaliere oscuro molto violento, spaventato da ciò che l'alieno può fare e che non accetta compromessi, perché scommettere sulla bontà delle sue intenzioni, in questo caso, potrebbe portare a conseguenze devastanti. Un Batman quindi che uccide senza troppi problemi e che vuole uccidere, probabilmente distanziandosi dai fumetti (?) ma che sinceramente chemmenefregaammè! Voglio un film, non la trasposizione su pellicola dei miei sogni bagnati sull'uomo pipistrello.
Altra decisione azzeccata è poi l'estetica adoperata per rendere questo conflitto, dedicando un'ambientazione sempre piuttosto oscura, ricca di simbolismo e continuamente alla ricerca di quell'effetto figo che fa sembrare ogni inquadratura un cavolo di sfondo da salvare su desktop. Io l'apprezzo insomma. L'occhio è accontentato, seppur il montaggio spesso e volentieri lasci un po' a desiderare. Così come è felice per la scelta di Wonder Woman, terza figura supereroistica che si inserisce nella trama principale soltanto intersecandola un paio di volte per altri motivi. Un'introduzione che funziona che diviene purtroppo ridicola sul finale con l'entrata in azione vera e propria, che per carità, scalcerà pure i culi a destra e a manca sta santa ragazza, ma le viene dedicata una colonna sonora davvero da risate forti fortissime.

25/03/16

Quattro anni fa nasceva CervelloBacato

Sono passati quattro anni da quando ho tentato di muovere i primi passi nel mondo dei blog. Con zero conoscenze tecniche, nessuna consapevolezza di quel che sarebbe venuto poi e una totale convinzione nell'essere bravino a scrivere (ahah idiota), iniziai con l'intento di sfondare e diventare famoso con una storia, una specie di romanzo a puntate. Ma questa roba i più affezionati la sanno già. 
Poi tutto è cambiato. La mia percezione del blogging è mutata, assieme al mio impegno e così agli obiettivi che mi ero posto. Qui sopra mi ci sono divertito tanto, il blog è diventato la mia casa virtuale e lo scriverci si rivelato una sorta di palestra in cui sperimentare stili e passioni. Cominciò tutto nel 2012 così:
 E poi proseguì così...
 e così...
 e così...

21/03/16

Reverenziale timore di morte

Disteso sotto un ombrellone a pois osservava i cadaveri che affollavano la spiaggia, resti di persone aggrappati a scheletri scarnati dai vermi. Strano a dirsi, ma così coperto appena da un asciugamano non riuscivano a notarlo nemmeno per sbaglio. Erano creature assolutamente temibili ma certamente non troppo sveglie, che ora inscenavano, quasi a omaggiarli, un tripudio di cliché rubato da pagine e pagine di letteratura sugli zombie. 
Sulla sabbia infuocata dal sole di agosto emergevano o s'inabissavano nel fondale marino, tanto lenti, instabili e privi d'istinto rabbioso che c'era da chiedersi se fosse davvero il caso di averne paura. Certo Marco conosceva bene la risposta da darsi, visto che era lì a girovagare sul bagnasciuga con faccia ebete e testa esplosa. Immaginatevi un brillante ricercatore del politecnico di Milano a regalare la propria conoscenza facendosela uscire dal cranio sfondato a fucilate. Già... così stavano le cose adesso: al suo compagno mancava mezzo capo eppure brancolava sereno. E a questo punto potreste chiedervi come fosse ancora possibile deambulare tanto pacatamente e se non sapesse invece che senza cervello gli zombie morivano per davvero. Si era scordato che i fondamenti di tanta orrorifica tradizione non prevedevano assolutamente un simile comportamento? 
Lo stupore aveva subito sconvolto anche Giacomo, quando appena tre settimane prima aveva premuto il grilletto facendo fuoco dalla cima del letto a castello. Marco l'aveva assalito dopo due notti d'inferno lottando le febbri terribili del virus. Lui, per prendersene cura e rispettare la promessa che li aveva legati, lo aveva ammazzato se pur con qualche esitazione, in cuor suo confidando in una liberazione purificatrice, non certo nel risentimento da non morto non morto! Un deficiente e reverenziale timore di morte che pareva possedere gli zombie aggrediti spingendoli via, lontano dagli umani ''cattivi'' che volevano ma non potevano ucciderli. Quei cosi avevano paura dell'uomo più di quanto l'uomo ne avesse di quei cosi. E in un simile scenario di degrado e devastazione gli toccava attendere che i cadaveri finissero di farsi il bagno a mare per migrare poi da qualche altra parte.
Immobile sotto l'ombrellone a pois, coperto da un asciugamano di Willy Coyote, Giacomo studiava l'abbozzarsi di una società di asociali, intento a non turbarne l'instabile quiete. Non vi stupirà più sapere a questo punto che anche un'altra ventina di sopravvissuti lì con lui era appostata ormai da parecchie ore, attenta sotto il sole cocente a non spaventare i corpi inconsapevoli. Ciò che volevano scoprire osservandoli minuziosamente rispondeva all'idea sempre più pop che il virus in realtà fosse una manna dal cielo, vero autentico dono divino che esaudiva millenni di preghiere ignorate. Per intenderci: come reagireste voi lettori se vi dicessi che esiste il modo di vivere tutti insieme, in armonia e per sempre? Cosa fareste se il paradiso promesso non fosse nell'aldilà ma invece qui e ora, proprio sulla Terra?

17/03/16

Quella dopata schifosa di Maria Sharapova

Chi mi conosce un po' saprà certamente della mia passione smodata ossessione per il tennis. Adoro giocarlo, allenandomi e gareggiando a livello agonistico, e amo altrettanto seguirlo, idolatrando Re Roger Federer come fossi il peggio fanboy bimbominkia e fanatico religioso del mondo. Ma non è solo lui, è tutto l'ambiente che mi piace di questo sport. Guardare partite a orari improponibili, stalkerare i tennisti sui social, appassionarmi delle vicende personali e scoprire se ci sarà o meno questo benedetto ricambio generazionale...

Comunque, credo immaginerete di cosa vorrei parlare oggi. E' uno sfogo. Un'incazzatura bella e buona. E la colpa è tutta di quella dopata schifosa di Maria Sharapova. Uno tra i tanti appellativi sentiti, questo.
Lo saprete, no? Questo sport (in Italia) non se lo caga di striscio mai nessuno, e una volta tanto che finalmente se ne parla è perché salta fuori che una delle sue più grandi icone è un'imbrogliona.
Al di là dei toni, la vicenda in realtà non è così banale come possa sembrare. Maria indice una conferenza stampa senza dire mezza parola circa cosa tratti. Si suppone parlerà di uno stop, di un prematuro ritiro, o di una nuova attività legata al suo brand di caramelle... non è nulla di tutto ciò. Quel giorno infatti la siberiana annuncia la sua positività al meldonium in un test anti doping, sostanza che avrebbe assunto per molti anni per curare/prevenire un problema dovuto al diabete e che sarebbe entrata in lista nera Wada a partire dal 1 gennaio 2016. Il suo errore dunque? Una semplice svista, perché l'avviso di quell'aggiornamento le sarebbe arrivato in una mail col generico oggetto Player News e sarebbe ''nascosto'' in un fitto bosco di informazioni, anche non inerenti al doping.

Partono allora tennisti ed ex giocatori a dire la loro, chi dedicandole parole di solidarietà e chi accusandola di non meritare quel che ha vinto. E a questo poi si aggiunge l'interrogativo che tiene sulle spine tutti: ma sto meldonium poi, serve davvero per prevenire il diabete, o forse, come afferma più di qualche esperto, influisce in maniera piuttosto favorevole sull'attività cardiaca dell'atleta? Nel dubbio, Nike e altri sponsor mettono le mani avanti e si volatilizzano, mentre l'Onu non la vuole più come sua ambasciatrice. E ora?

14/03/16

Così va la vita

''Come... come finisce l'universo?'' disse Billy.
''Lo facciamo saltare in aria noi [...] Un pilota collaudatore trafalmadoriano preme uno starter, l'intero universo sparisce.'' Così va la vita.
''Se sapete tutto questo, '' disse Billy, ''non c'è qualche sistema per prevenirlo? Non potete impedire al pilota di premere il bottone?''
''L'ha sempre premuto e lo premerà sempre. Noi lo lasciamo e lasceremo sempre fare. Il momento è strutturato così.''

Dicono che Mattatoio n.5 sia il romanzo anti guerra per eccellenza e che sia un pilastro della letteratura e che se non lo si è letto si è brutte persone e tu non l'hai ancora fatto allora devi andare in un angolino e vergognarti fortissimo. Questo si dice dell'opera di Vonnegut, e forse proprio per questo inizialmente mi ci sono avvicinato con un po' di diffidenza e certo, anche vergogna, dato che non lo conoscevo, né ne avevo sentito parlare.
Tanto per citarne un secondo di... paradosso
Non ti dicono però che tra quelle righe ci si perde in un paradosso continuo, viaggiando nel tempo assieme a Billy Pilgrim, l'omuncolo protagonista di una storia nata dalla penna di un scrittore che ha vissuto il bombardamento di Dresda, scrittore a sua volta steso nero su bianco da Vonnegut: autore dell'autore di un romanzo dentro al romanzo. Co... cosa?!

La vita di Billy è grottesca, ma così l'intera struttura che regge le pagine che la contengono. Per mano si è condotti fin dentro la seconda guerra mondiale e poi lasciati lì, in balia di un mostro inconcepibile. Lo sdegno per la guerra non è una critica puntuale, ma invece un gioco privo di regole, poiché è lei stessa sregolatezza che prende forma. Billy quindi è un rispettato optometrista, e ancora un abbozzo di studente, un soldato, un marito e un papà. Billy è tante cose e capisce di esserle tutte insieme. O meglio, le vive tutte assieme, poiché il tempo, come imparerà dagli alieni di Trafalmadore, è tutto il tempo, non un solo istante, non un un pezzo di ambra con dentro una mosca.

Avanti e indietro viviamo con lui l'essere padre, l'essere animale in una zoo di trafalmadoriani, l'essere spettatori terrorizzati di una città rasa al suolo da 1500 tonnellate di bombe esplosive e 1200 di bombe incendiarie; e questo intontiti dal nonsense di una narrazione che non segue un filo lineare, stravolta come un filmato di guerra visto al contrario, in cui mitragliatori risucchiano proiettili da corpi di persone resuscitate e cannoni raccolgono colpi dagli aerei che tornano immediatamente a volare. 
Tutto assurdo, sì, certo, ma la guerra, in fondo, non lo è comunque?

11/03/16

Supereroi in Italia | Grosso guaio in Paolo Sarpi

Era da un po' che volevo scriverne qui sul blog e credo che questa sia l'occasione giusta per farlo. Vorrei parlarvi infatti di ebook, e in particolar modo di libri digitali scritti e pubblicati da autori indipendenti, con costi per noi fruitori (perché oggi non parlo come mangio?) veramente contenutissimi. Romanzi che vanno dai 90 centesimi a 3 euri massimi se proprio vogliamo fare gli splendidi. E intendo farlo raccontandovi dell'ultima storia letta: Grosso guaio in Paolo Sarpi, dell'autore e blogger Alessandro Girola.

Per capirci, lui è quello che un po' d'anni fa si è inventato l'enorme ambientazione a tema supereroistico: 2 Minuti a Mezzanotte, libera poi di essere utilizzata da altri per  costruirci sopra le proprie storie. Oggi 2MM rinasce con un reboot, come accade già per le saghe Marvel e DC Comics, e questa ripartenza comincia anche col suo nuovo ebook che potete acquistare per pochissimi euri QUI.
Siamo in Italia, a Milano. Una città in parte in evoluzione, specie dopo l'evento internazionale Expo, e in parte in preda al degrado, in cui la criminalità organizzata e le diverse bande rivali si contendono i mercati di droga, prostituzione e compagnia bella. Proprio in questi contesti si aggira nell'ombra un super umano, un eroe. Di lui si conosce gran poco, qualche diceria che gira tra gli ambienti più malmessi, ma presto, a causa di un secondo dotato che tenterà di riorganizzare gli equilibri di potere tra i gangasta della zona, dovrà esporsi mettendo in gioco le sue capacità e la propria identità segreta.

Già il fatto di parlare di un supereroe nel nostro Paese è qualcosa di inusuale. Lo sa Alessandro, che di questa percezione comune ne ha abbastanza le palle piene, e lo sanno anche i suoi personaggi, che prendono in giro se stessi dicendo che 
Arrenditi: qui a Milano non ci sono supercattivi. Come dice il tuo direttore? ''Quella roba non appartiene alla nostra cultura''.
Questo è allora il primo tra i racconti di 2MM ambientato qui da noi, e un po' come successo per il film Lo chiamavano Jeeg Robot l'esperimento pare davvero riuscito (ma purtroppo poco conosciuto).

09/03/16

Il cinema della diversità

La scorsa settimana sono riuscito a vedere due film che a loro modo mi hanno divertito e intrattenuto alla grande. Sì, entrambi. Miracolo! Oggi quindi ve ne parlerò un pochino in modo da spingere i vostri bei culoni ciccioni (non so da dove venga questa violenza, ma ogni tanto ritengo sia giusto maltrattarvi senza valide ragioni) ad andare al cinema nel primo caso, e al video noleggio o forse anche meglio su amazon per il secondo. Che poi... i video noleggi esistono ancora? E l'omino gentile (più di me di sicuro)  che ci lavora dentro riesce a campare di questo antico e nobile mestiere? Bah, e che ne so, sono i misteri del mercoledì mattina!

Ma partiamo senza ulteriori indugi da Zootropolis,
ultimo lavoro della Walt Disney Animation Studios che ci porta in un coloratissimo e meraviglioso mondo abitato esclusivamente da animali antropomorfi. Esatto, niente esseri umani. No. Nada. Scordatevelo. Qui, un po' come per Il viaggio di Arlo, siamo in un gigantesco what if che preclude la nostra fastidiosa esistenza in virtù di evoluzione e civilizzazione estreme di tutte le specie animali, tali da portare ogni razza a convivere pacificamente dimenticando istinti primordiali e divisioni fortissime tra predatori e prede. Zootropolis in questo non solo è una città in cui vivere, ma la realizzazione perfetta dei principi di uguaglianza sociale e armonia, e offre ogni tipo di ambiente (e cultura) possibile come arricchimento per l'intera collettività. 

Avete un'irrefrenabile voglia di andarci in vacanza nonostante le zanzare? Sembro un'agenzia di viaggi scadente oggi, ne convengo. Allora bene, è il posto che fa per voi!... 
E' che detta così sembrerebbe il paradiso. Gli animali, mannaggia a loro, sono riusciti a fare quel che noi uomini realizzeremo forse nel duemilaecredici. Ma sarà davvero davvero tutto come sembra?
Forse dico bene paragonandomi a uno spottone ambulante, perché l'idea fondante alla base della città è proprio quella di inclusione, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo una marea di contraddizioni che pare affogare facile facile tutti i meravigliosi propositi. Zootropolis è di fatto uno splendido racconto sulla paura del diverso, e quindi affronta temi quali discriminazione, razzismo, potere, complottismo, moVimento 5 stelle e demagogia. Il tutto trasposto lì, in quell'universo, con quelle specifiche dinamiche e pronto per essere letto così com'è anche da un bambino, anziché per forza decodificato da chi è più grande. 
Un'ottima storia poliziesca e avventurosa che ovviamente soddisfa perfettamente sia l'occhio che la necessità di riderci su, magari per riflettere e capirci qualcosa un po' più nel profondo.

07/03/16

Davvero, vista al contrario, la guerra è più assurda?

Oggi, in treno di ritorno dall'università, stavo leggendo Mattatoio n.5 e mi sono imbattuto nel passo che segue. Subito ho sorriso, un po' inebetito, e ho pensato fosse un'assurdità; scrivere giocando con un simile orrore... è venuto naturale chiudere il libro per rifletterci un po'.
Ma davvero, vista al contrario, la guerra è più assurda?

''Billy guardò l'orologio sul fornello a gas. Aveva un'ora da passare prima che arrivasse il disco volante. Andò nel soggiorno, dondolando la bottiglia come una campanella per il pranzo, e accese la televisione. Cominciò a perdere la nozione del tempo, vide il film della notte dalla fine, poi ancora dall'inizio. Era un film sui bombardieri americani durante la Seconda guerra mondiale e sui loro coraggiosi equipaggi. Vista a rovescio da Billy, la storia era questa:
Gli aerei americani, pieni di fori e di feriti e di cadaveri decollavano all'indietro da un campo d'aviazione in Inghilterra. Quando furono sopra la Francia, alcuni caccia tedeschi li raggiunsero, sempre volando all'indietro, e succhiarono proiettili e schegge da alcuni degli aerei e degli aviatori. Fecero lo stesso con alcuni bombardieri americani distrutti, che erano a terra e poi decollarono all'indietro, per unirsi alla formazione.
Lo stormo, volando all'indietro, sorvolò una città tedesca in fiamme. I bombardieri aprirono i portelli del vano bombe, esercitarono un miracolo magnetismo che ridusse gli incendi e li raccolse in recipienti cilindrici d'acciaio, e sollevarono questi recipienti fino a farli sparire nel ventre degli aerei. I contenitori furono sistemato ordinatamente su alcune rastrelliere. Anche i tedeschi, là sotto, avevano degli strumenti portentosi, costituiti da lunghi tubi di acciaio. Li usavano per succhiare altri frammenti dagli aviatori e dagli aerei. Ma c'erano ancora degli americani feriti, e qualche bombardiere era gravemente danneggiato. Sopra la Francia, però, i caccia tedeschi tornarono ad alzarsi e rimisero tutti e tutto a nuovo. 
Quando i bombardieri tornarono alla base, i cilindri d'acciaio furono tolti dalle rastrelliere e rimandati negli Stati Uniti, dove c'erano degli stabilimenti impegnati giorno e notte a smantellarli, a separarne il pericoloso contenuto e a riportarlo allo stato di minerale. Cosa commovente, erano soprattutto donne a fare questo lavoro. I minerali venivano poi spediti a specialisti in zone remote. Là dovevano rimetterli ne terreno e nasconderli per bene in modo che non potessero mai più fare male a nessuno.''

03/03/16

5 cose sui blog che forse ancora ignorate

Lo so, lo so. Non si dovrebbe usare la parola cosa così a vanvera, me lo diceva sempre la prof di italiano. E' troppo generica e vuol dire tutto e niente. Ma in effetti è proprio di tutto e niente che parlerà questo post. Oggi vi elencherò infatti 5 elementi del blogging che per me (e alcuni di voi) sono assolutamente ovvi ma per molti, specie tra i lettori occasionali, rimangono punti più che oscuri.
Pronti con la carrellata? Gentile regia, grazie...

1 Aprire un blog è gratis
Non di rado mi avete chiesto quanto ho pagato per aprire il mio blog. Domanda molto divertente ma un pochino assurda. Non solo è gratis costruire il proprio blog, e questo lo si può fare attraverso siti che offrono piattaforme predefinite e facilmente modificabili come blogger, wordpress o altervista, ma anzi è possibile guadagnare denaro e prestigio utilizzandolo nella giusta maniera. Certo ora non aspettatevi un secondo elenco perché non vi spiegherò qui i metodi per farlo, altrimenti non finiremmo più e di sicuro conoscendone solo alcuni non sarei la persona più adatta a dar consigli.

2 Chiunque può commentare all'interno di un blog
Altro dubbio colto dal pubblico è: ma io che non ho un blog posso commentare nel tuo blog? Ma certo che sì! Nel box dei commenti è possibile inserire il proprio intervento sia che siate blogger, sia che possediate soltanto un profilo G+ (quasi tutti ormai ne hanno uno), sia che non lo abbiate e vogliate rimanere utenti anonimi non utilizzando alcun profilo registrato. Basta scegliere l'opzione più allettante direttamente lì sotto. 

3 Condivisione e Mi Piace sono più che gesti di apprezzamento
Se aprire un blog è facile, farsi leggere non lo è altrettanto. Esistono migliaia di blog e siti internet, e in questo mare sterminato non si è che minuscole goccioline d'acqua. La condivisione e il semplice Mi Piace da parte del lettore non solo contribuiscono alla diffusione del blog e al suo emergere un po' da questo mare (oppure stagno?), ma danno anche gratificazione a me che (al di là del commento) posso notare il vostro passaggio da queste parti.

28/02/16

Lo chiamavano Jeeg Robot | Un film col super eroe che non è di super eroi

La cosa che più mi fa incazzare è vedere le sale vuote e la gente prevenuta che afferma senza averlo visto che questo film è una merda. Una merda perché italiano, perché parla di supereroi e perché Ho guardato il trailer e fa schifo!
Ok, il trailer effettivamente è agghiacciante. E se lo becchi magari davanti a Deadpool certo ti vanno i pop corn di traverso. Però se più persone, e pure che ne masticano qualcosina di cinema (non sto parlando di me) dicono che dei meriti il super italiano ce li ha, una chance, tralasciando i soliti, vecchi e ottusi pregiudizi, magari gliela si può pure dare, no? 
Io ad esempio gliel'ho data e vi dico che Lo chiamavano Jeeg Robot è un gioiellino.

Siamo a Roma, quella sporca di periferia dove la criminalità organizzata conduce i suoi loschi affari. Una città che per certi versi mi ha ricordato le atmosfere di Suburra e Romanzo Criminale, dove il grigio è il colore dominante assieme al rosso lurido del sangue misto col fango. Enzo Ceccotti è un disadattato, un ladruncolo che vive alla giornata tra piccoli colpi, quintali di budino e ore di divano e seghe davanti ai porno. Non ha particolari doti, non ha amici, né uno spiccato senso morale. E' uno zero che per il più classico dei cliché subisce un incidente che lo muta donandogli una forza incredibile.
Ed è proprio da qui che parte la storia di un super umano che non è affatto un eroe, ma che utilizza le nuove capacità per farsi bellamente i cazzi propri, facendosi però notare dai media e soprattutto dalla malavita locale, infastidita dalle sue azioni. 

Si intrecciano quindi le vite di Enzo e quella del suo antagonista, Zingaro, giovane boss plasmato dalla televisione e ossessionato da fama, potere e una spiccata maniacalità per l'igiene; uno che si ritrova particolarmente nella merda con l'ascesa del protagonista, portatore involontario di scompiglio nell'equilibrio dei poteri. E parallelamente si ha l'incontro con Alessia, ragazzina orfana che ritrova in Enzo l'unica figura famigliare possibile.

In questo dipinto amaro e realista il super potere ha uno spazio puramente decorativo, ed esalta cioè le forti caratterizzazioni di personaggi e ambientazioni. Si nota allora moltissimo la crudezza di una vita ai margini della società, costellata da patti e vendette di individui che non si fanno mai scrupoli per raggiungere i propri scopi, e a beneficiarne particolarmente è il villain, che spicca con una presenza assolutamente potentissima facendoci vivere il fantasma inafferrabile del successo come simbolo di forza sugli altri, inculcato da una collettività deviata che punta a eleggere e idolatrare il più carismatico come proprio leader. 
Da tutto lo schifo, inoltre, non si può che notare come chi è impossibilitato a fuggire lo faccia per forza di cose chiudendosi in se stesso, cercando una realtà alternativa fatta di pura fantasia, con cattivi ed eroi come quel Jeeg Robot d'acciaio in lotta per un mondo migliore.

Questo è un film coi super eroi, ma non è un film di super eroi. Certo i lineamenti della figura classica ci sono tutti, ma così ben contestualizzati da sparire quasi totalmente dallo schermo. Qui non troverete costumi sgargianti messi a cazzo di cane ed effetti speciali incredibili. Non battutine umoristiche per alleggerire il tono. Ma botte, violenza, squallore, povertà e ossessioni malate. Il bello è che tanto sarete prevenuti al riguardo e più ne rimarrete colpiti. Soltanto, fate un atto di fiducia: entrate in sala e lasciatevi sorprendere.

23/02/16

The Message | Racconto in scrittura collettiva

E anche questo secondo esperimento di scrittura collettiva è terminato, e devo ammettere con ottimi risultati. Sarà che la volta precedente era tutto imploso dopo appena due commenti, ma stavolta sono rimasto stupito e non poco. Quindi ringrazio tutti voi che avete partecipato mettendo la vostra fantasia al servizio del gioco.
Ora arriviamo al dunque! Di seguito troverete tutto il racconto senza interruzioni e con giusto qualche modifica per renderlo un po' più scorrevole. Oltre al mio incipit poi, ci sarà anche un finale sempre scritto da me, che ammetto essere stato complicato da realizzare districandomi tra le varie parti (siamo in 17 senza contarmi, wow!). Visto lo spirito del progetto però, vi lascio la possibilità di dire la vostra, e cioè di scriverne uno alternativo in caso ne abbiate voglia. 
Siete pronti? Ecco che abbiamo combinato...

immagine realizzata da Martin Grohs
Era mattino presto e c'erano già 40 gradi all'ombra. Elio guardava le gambe affusolate della signora a bordo vasca, spalmata sul lettino e ben ricoperta di olio abbronzante. Che gran femmina quella! E che coraggio a starsene volontariamente lì, sotto al bollore mortale! 
Lo pensava sudando tutta la birra della sera prima, mentre sistemava gli ombrelloni che ancora stavano in piedi e ripuliva lo schifo lasciato dai balordi. Ogni notte qualcuno scavalcava il muretto e approfittava della piscina (se così si poteva chiamare...) per affossare di un altro po' l'atroce livello di qualità del Coco Bongo, 3 stelle, due appiccicate in entrata con scotch e sputo. 
Che schifo di vita era la sua. Che prospettiva triste per il futuro. Non poteva permettersi nemmeno di vestire decentemente la sua bambina, eppure era lì a cucinarsi la pellaccia facendo tutti i lavori più infami per il signor Bongo. Ma proprio indugiando ancora una volta sul poco svago che le curve della signorotta gli regalavano, ecco una banconota da 500 euro sventolargli sotto al naso.
''Ehi, tu.'' disse la donna indicandolo. ''Vuoi fare un lavoretto extra per me? Ti va di guadagnarti questi in modo facile facile?''
Elio strabuzzò gli occhi mentre la sua testa già diceva sì prima che la bocca articolasse qualcosa di sensato.

18/02/16

Scrittura collettiva? Pronti, partenza... via!

Come vi anticipavo la scorsa settimana oggi si gioca a raccontare un'unica storia tutti insieme. Qui di seguito troverete le regole che DOVETE leggere per poter partecipare, e ovviamente l'incipit della storia che andrete a sviluppare sotto ai commenti. Se volete un esempio pratico del tutto, Qui trovate l'esperimento (incasinato) di un anno fa .

Regole
  • Tutti possono partecipare, sia blogger che non blogger. Per i secondi è sufficiente utilizzare l'account G+ o il commento anonimo (in questo caso è obbligatorio firmarsi)
  • Per aggiungere un contributo al racconto iniziate il commento con la scritta RACCONTO
  • Tutti gli altri commenti sono permessi e non concorreranno al continuo della storia
  • Avete la possibilità di continuare il racconto con un massimo di 2 interventi a testa e di max 5 righe ciascuno (famo 10 se ci sono dialoghi)
  • Se postate il continuo di un pezzo e un minuto dopo qualcuno pubblica il continuo del medesimo pezzo verrà ritenuto valido soltanto il primo dei due. Il secondo sarà cancellato non appena mi è possibile. Nel caso, quindi, ne troviate per mia svista, non considerateli
  • Divertitevi e scrivete liberamente, tutto è permesso, ma cercate di mantenere una coerenza (almeno per i tempi verbali, dai sù) con l'obiettivo di avere una storia... godibile?
  • Tempo per giocare fino a domenica 21 lunedì 22. Martedì uscirà il racconto unificato e finito
  • Condividete, che più siamo, meglio è!

E ora iniziamo da...

Era mattino presto e c'erano già 40 gradi all'ombra. Elio guardava le gambe affusolate della signora a bordo vasca, spalmata sul lettino e ben ricoperta di olio abbronzante. Che gran femmina quella! E che coraggio a starsene volontariamente lì, sotto al bollore mortale! 
Lo pensava sudando tutta la birra della sera prima, mentre sistemava gli ombrelloni che ancora stavano in piedi e ripuliva lo schifo lasciato dai balordi. Ogni notte qualcuno scavalcava il muretto e approfittava della piscina (se così si poteva chiamare...) per affossare di un altro po' l'atroce livello di qualità del Coco Bongo, 3 stelle, due appiccicate in entrata con scotch e sputo. Che schifo di vita era la sua. Che prospettiva triste per il futuro. Non poteva permettersi nemmeno di vestire decentemente la sua bambina, eppure era lì a cucinarsi la pellaccia facendo tutti i lavori più infami per il signor Bongo. Ma proprio indugiando ancora una volta sul poco svago che le curve della signorotta gli regalavano, ecco una banconota da 500 euro sventolargli sotto al naso.
''Ehi, tu.'' disse la donna indicandolo. ''Vuoi fare un lavoretto extra per me? Ti va di guadagnarti questi in modo facile facile?''
Elio strubuzzò gli occhi mentre la sua testa già diceva sì prima che la bocca articolasse qualcosa di sensato.

16/02/16

Concorso: crea il villain e vinci!

Buondì cervelli!
Oggi vi segnalo un concorso molto fico ideato da Alessandro Girola, blogger e autore indipendente che sul suo blog Plutonia Experiment vi invita a creare il supercriminale italiano perfetto. 
Siamo di nuovo dalle parti di 2MM, ovvero Due minuti a mezzanotte, l'universo narrativo a sfondo supereroistico ideato nell'ormai lontano 2012 (come vola il tempo quando ci si diverte, eh?) che prevedeva una singola narrazione però eseguita da più di 30 autori differenti. Nella prima stagione c'è anche il Cervello, sì sì.

Perché tutto questo?
Per il semplice fatto che presto uscirà una nuova versione di 2MM, per la precisione 2MM Reloaded, che sarà un reboot completo della saga con l'apporto di alcuni cambiamenti, un po' come accade nelle serie a fumetti o film delle più conosciute fabbriche di supereroi Marvel e DC Comics
Proprio per quest'occasione mr. Girola creerà un racconto ambientato in Italia 
Supereroi in Italia?!?! Ma non si può!!! Da noi non si fanno queste cose nonnonnò!
e vi invita quindi a mettervi in gioco fornendogli le linee guida di quel che sarà il villain di turno. 
E non è tutto! Oltre ad avere il piacere di vedere il vostro personaggio prendere vita in quelle pagine, ci sarà anche un premio in palio, motivo per cui non vi resta che andare QUI nel suo blog, leggervi il breve regolamento e accettare la sfida. 
Ah, avete tempo fino a martedì 23 febbraio, dopodiché fine. Quindi affrettatevi! Io ci sarò. 

Per finire un'ultima cosa e poi la smetto, giuro! Giovedì sera (perché durante il giorno sarò a spassarmela in montagna alla facciaccia vostra) si parte col racconto collettivo qui in questo blog ovvipilante. Nel caso vi foste persi l'invito vi rimando alla segnalazione di giovedì scorso. Adios!

14/02/16

Bello bello bello in modo assurdo

Oggi parte la prima collaborazione in assoluto nel mondo (sìvvabbè) tra blogosfera e youtube! Ecco quindi che io, CervelloBacato, assieme allo youtuber Rick Dufer, si parlerà di lui: il solo, inimitabile e unico Bello Bello Bello in modo assurdo!

Di chi sto parlando? Ma di Zoolander ovviamente! E no, non del film, ma di Derek Zoolander, il protagonista modello mono espressione con la faccia da ué pistola che concorre per vincere il suo quarto VH1 Fashion Award di fila. Sì ragazzi: il quarto, di, fila, non sto scherzando! Insomma, questo tizio è... è... come dire... una vera e propria arma caricata a sex appeal e figosità, ed è quasi troppo per essere contenuto in un umile non-fashion blog come il mio.
Però ci si prova lo stesso, perché proprio Derek mi ha insegnato che forse c'è di più nella vita oltre all'essere belli belli belli belli belli in modo assurdo, e a fine recensione forse scoprirò anche che cos'è.

Ben Stiller, l'attore conosciuto per i suoi personaggi leggermente perseguitati dalla sfiga, quello con le orecchie giust'appena dumbesche e un viso squadrato degno d'un Rocky Balboa ancora privo di botulino, nel '96 si presenta al vero VH1 Fashion Award interpretando uno pseudo modello che vuole prendere per il deretano non solo i veri professionisti della sfilata, ma tutto l'immaginario collettivo che il mondo della moda s'è creato attorno.
Nel 2001 esce dunque nei cinemi il lungometraggio dedicato interamente al re della passerella più famoso di sempre, Zoolander appunto, individuo che a guardarlo ti risulta più cacofonico di una scorreggia di tricheco (dico a guardarlo e poi parlo di udito così da mantenere il nonsense suggeritomi) e che in quel suo mondo è però osannato e celebrato come portatore sano di bellezza assoluta, il bello bello bello in modo assurdo, tanto per spiattellarvelo addosso ancora una volta. 
E com'è questa pellicola pregna di figosità e indiscutibile classe?

11/02/16

Scrittura collettiva! Giochiamo di nuovo?

Buongiorno cervelli!
Oggi articolo rapido per invitarvi a un post di scrittura collettiva qui sul blog. Come già fatto un annetto fa con Il tè di Camilla, i cui risultati sono stati piuttosto agghiaccianti ma il divertimento mica male, vorrei riproporvi il gioco in cui io scriverò un incipit e voi continuerete la storia sotto ai commenti.

Si inizierà giovedì 18 febbraio, giorno in cui troverete le regole in breve e l'inizio del racconto, e si finirà lunedì 22 (o in caso, a seconda di come procede il tutto, anche più tardi). Il funzionamento è semplicissimo:
-Possono partecipare tutti, sia blogger sia non blogger (invito caldamente i secondi a farsi avanti e buttarsi)
-Per rispondere al post continuando il racconto dovrete anticipare il vostro pezzo inserendo la scritta RACCONTO
-Se volete rispondere al post senza giocare potete farlo tranquillamente, come sempre
-Potrete contribuire alla continuazione della storia con un massimo di due commenti a testa tra le 5 e le 10 righe

Maggiori informazioni e una rinfrescatina alle regole comunque vi saranno date il giorno stesso con l'inizio del gioco.

Ora vorrei quindi sapere, giusto per curiosità: quanti di voi han voglia di partecipare? Preferite un genere in particolare? E che storia vi piacerebbe raccontare?
Se avete idee, richieste e intensi pensieri che sentite necessità di esprimere, scrivetemi qui sotto. Tanto più se possedete consigli su come far funzionare bene la cosa. Vi aspetto numerosissimi e... diffondete la voce! ;)

08/02/16

Un Cervello e 30 piccoli blogger

Che poi non erano davvero trenta ma pure fossero stati quindici, per dire, m'avrebbero messo comunque un po' di ansia. Ve l'avevo detto che io non sono un granché a parlare in pubblico, vero? Però sta cosa andava fatta, perché alla prof che m'aveva contattato per tenere delle lezioni nella settimana alternativa del suo liceo non potevo mica dire di no. Dell'incosciente momento in cui ho dato il mio Ok comunque, ve ne ho già parlato qui, quindi nel caso non sapeste andate a sbirciare.
Ma tornando a noi... com'è andata la settimana passata dall'altro lato della cattedra?

E' iniziato tutto in maniera piuttosto rilassata, tant'è che pensavo di stare ancora dormendo. Poi sono entrato, ho visto i ragazzi, ho cominciato e finito l'appello e... merda, ora devo fare io, ora devo parlare! E insomma, mi è sembrato opportuno dirglielo a sti regazzi, dirgli che non l'avevo mai fatto e che mi stavo un po' cacando sotto. Hanno riso. Meno male. E un po' mi sono quietato, la parlantina è venuta. Certo finché non è entrato sto stronzo con la telecamera della televisione a rimettermi pressione. Grazie eh! Nel servizio sembro proprio un idiota (minuto 20.13), ma almeno vi saluto affettuosamente...
Certo non si può sempre fare le mezze seghe. Basta, parliamo e vaffanculo mi son detto. E quindi è partito il primo di cinque incontri tra blogging e giochi di scrittura, chiacchiere e condivisione di sogni e passioni. Il tempo è volato e uscito da scuola non potevo che pensare Ma che figata!

Secondo giorno e diamo due indicazioni su come aprire un blog, terzo e Rick DuFer, animale da palcoscenico, viene a dire qualche parola su quanto sia importante essere sempre curiosi e su cosa significhi raccontare; poi quarto e nascono i primi blog, tra cinema, doppiaggio, musica e cucina, e infine quinto e ultimo dì, parlando di social (ci credereste che non tutti hanno facebook?!), pubblico, commenti e commentatori.
Ammetto che parte della mia preoccupazione iniziale era data da atroci dubbi circa quanto sarei riuscito a tenerli buoni e almeno un pochino attenti. Beh... mi sono stupito nel vederli interessati e contenti, con domande, curiosità e nuovi siti web che magari in futuro prenderanno anche il decollo.
Ora, finendola con sti discorsi da donna in sindrome premestruale, vorrei presentarveli questi (quasi) 30 piccoli blogger. Qualcuno ha già iniziato a pubblicare qualcosa, altri hanno soltanto aperto uno spazio e magari un domani proveranno a raccontare. Io metto comunque tutti i link che mi hanno passato, così che voi, se ne avete voglia, possiate andare a curiosare e tener d'occhio.
Colgo comunque l'occasione per lasciar loro un enorme Grazie, felice di questa piccola esperienza che mi ha divertito molto più del previsto. 

Ecco a voi...

P.s Ragazzuoli, mi rivolgo a voi. Alcuni link che m'avete dato non sono riuscito a decifrarli, sono terribile, i know. Se volete mandatemeli qui o per messaggio e li aggiungerò.

04/02/16

Il sogno di Joy

Mimi glielo diceva fin da bambina, perché è da bambini che siamo disposti a credere con tutte le nostre forze ai sogni, a credere in noi stessi. E' una nonna che continua a incoraggiare sua nipote Joy anche ora che il tempo per fantasticare è quasi sparito, rubato da una famiglia problematica, dall'impegno dei figli e da un lavoro nient'altro che necessario.

L'ultimo film di David O. Russell parte proprio con la narrazione di quest'anziana signora, che orgogliosa dell'inventiva dell'intraprendente ragazza trasfigura la tragica banalità del quotidiano in una favola a tratti fastidiosamente delirante. Un po' come il linguaggio che sto utilizzando al momento. Ora la smetto, giuro!
La piacevolezza di una pellicola del genere risiede molto in questo contrasto, che da un lato vede la voce dolce e premurosa di una nonna, dall'altro la mancanza di orizzonti che la realtà ti vomita addosso quando si cresce e si cede ai compromessi. Sì perché Joy, in tutto questo, ha un talento niente male: sa inventare, vede e costruisce con le mani, crea cose utili. E però fa una vita quasi da cani, non ha prospettive, vuole dormire sonni bui e riposanti, al riparo dagli incubi fastidiosi che vengono a cercarla piena di rimorsi.

Ho trovato interessante come si parli appunto di sogno, inteso come aspirazione o desiderio ma anche come semplice visione onirica di quando si va a dormire. Ho notato quello della protagonista brillarle davanti quando era bambina, per poi venir messo da parte e scordato mano a mano che l'età e i contrattempi le si incatenavano addosso. Infine eccolo riemergere inconsciamente, incarnato nell'imbecillità di una telenovelas a prova di demente, che insulta Joy, che pretende un mucchio di perché. Perché hai smesso di sognare? Perché hai permesso tutto questo? Perché hai dimenticato ciò che volevi essere, quel che ti piaceva, perché hai dimenticato me?
Domande che la feriscono come pugnalate, ma che non la uccidono, rendendola rabbiosa, perché si è fatta mettere i piedi in testa, e decisa, perché consapevole delle occasioni sprecate. Nonna Mimi ha sempre avuto ragione e tutti gli altri hanno inseguito i propri destini malandati trascinandosi dietro Joy, obbligandola a sacrificarsi.
Interessante è anche la grandezza delle aspirazioni di cui si parla. Non c'è niente di impossibile, pomposo, altisonante o esagerato. Ci sono i talenti e le inclinazioni di sempre, le passioni che ti spingono ad andare avanti e che ti fanno stare bene. Tutta una serie di qualità che ognuno di noi possiede e che bene o male, nella vita, per volontà propria prima di tutto e anche per l'accidentale accanirsi della sfortuna, mettiamo da parte per inseguire un'utilità piccola così e ottenendo un'infelicità cento volte più grande.

Non vi parlerò di Jennifer Lawrence e di quanto sia bella e brava. Tanto sappiamo che lo è. E nemmeno di regia, fotografia, prove attoriali o che cavolo ne so. Non una parola sulla parte cinematografica per cui solitamente spendo almeno due frasi.
Per me Joy è il film di un sogno, o un talento, che viene ripreso con coraggio e testardaggine da una che se l'era lasciato scappare senza nemmeno farci troppo caso. Un film che mi fa dire di inseguire quel che mi piace fare, grande o ''stupido'' che sia, perché conta solo quello e soltanto quello un giorno potrà fare la differenza.