04/10/23
Il diavolo nell'orecchio
Gli sussurrava come comportarsi, dove andare, cosa dire, e questo gli garantì un rapidissimo successo in ogni genere di affari. Il patto tra loro era abbastanza semplice: il diavolo aveva potere sulle sue principali azioni, e in cambio gli restituiva la garanzia di riuscita in qualunque impresa avesse voluto cimentarsi. Iniziò togliendosi piccole soddisfazioni, come le vittorie sul campo da tennis o la ragione nei futili conflitti di ogni giorno, passando presto alle promozioni lavorative e a quelle scommesse tanto azzardate che in precedenza anche il solo tentarle sarebbe stato difficile. E ancora: se desiderava una donna si comportava sempre nel modo più appropriato, se voleva sovrastare mentalmente o anche fisicamente qualcuno, trovava sempre la maniera di dominarlo.
A un certo punto gli aveva chiesto come tutto questo fosse possibile e il diavolo rispose che era proprio la sua essenza diabolica a trasformare le intenzioni in realtà. Al che lui domandò come riuscisse a indirizzare le azioni altrui proprio dove intendeva, e cioè a suo favore, e il diavolo gli spiegò di come il trucco stesse tutto nella fragilità della volontà della gente.
Gli raccontò che nel corso della storia, le persone, avevano gradatamente perduto il potere dell'intenzione. Non credevano più davvero al senso e allo scopo profondo di ciò che le muoveva ogni giorno, e questa epidemia di sfiducia, verso sé e verso il mondo, le rendeva prede perfette di chi invece aveva le idee chiare. Erano persuasione e chiarezza, disse il diavolo, niente di più. Ma l'uomo, dubbioso, azzardò che forse quella era piuttosto violenza. Violenza per un'intenzionale volontà di prevaricazione, aggravata dalla consapevolezza di una riuscita garantita. Il diavolo allora sorrise e svelò il suo trucco. La garanzia, disse, è il potere stesso dell'intenzione: lo senti e quindi esiste, ma non è davvero assicurato, e infatti quando te ne accorgi, eccolo sfumare assieme all'intenzionalità.
Colpa dell'incertezza dunque, ragionò lui. E il diavolo precisò che non era tanto dell'incertezza, ma della tranquillità, perché è la tranquillità di chi non vuole sobbarcarsi il peso dei propri desideri ad assicurargli un biglietto per la sottomissione dell'animo. Ed era lì che la le loro azioni si concretizzavano.
01/10/23
Leggere e scrivere un blog oggi
Da circa un paio di mesi sono tornato a leggere quel che si scrive sui blog.
Molti di quelli che seguivo sono inattivi o spariti, quindi mi sono un attimo dato da fare per scovarne di nuovi e capire che aria tirasse.
Non so se sia dovuto alla mia ritrovata voglia di riprendere questo spazio anche per scrivere, ma l'impressione è che questa parentesi digitale di scribacchini, recensori e pensatori sia molto attiva!
Anni fa, quando pian piano abbandonai la blogosfera, si parlava moltissimo di come i social avessero distrutto tutto. Pochi lettori, poca interazione, poco interesse. Questa tesi in verità l'ho intravista anche negli ultimi giorni, ma non sono per nulla convinto che la situazione sia ancora così.
Credo invece, e lo dico da persona che di mestiere fa il social media manager, che lo strapotere dei social e la loro moltiplicazione incontrollata stia disorientando e stancando la gente. Io stesso mi sento depredato del mio tempo e della mia attenzione.
Ecco allora che un ritorno ai blog, più lenti e più riflessivi, lo vedo come una salvezza.
Penso che il valore di un ambiente simile, nonostante le dinamiche io leggo te e tu leggi me, non sia affatto scarso.
27/09/23
L'insopportabile paura di non avermi più
Vorrei potermi svegliare in uno di quei momenti buoni, e poi restarci. Vorrei guardarmi intorno, e gustarmi lentamente persone, parole, posti, come quando dopo un inverno intero assapori il primo cucchiaino del tuo gelato preferito. Con tutta calma perché hai appena pagato e ce n'è ancora.
Eppure non te ne accorgi mai. Mai di quanto sia facile perdere l'equilibrio e cadere, appena oltre il velo dell'indifferenza, e infine smarrirsi nella nebbia.
La prima volta che ho capito che qualcosa, in me, non funzionasse, è stata quando il medico, fuori da camera mia, si mise a parlare con mia madre spiegandole che stesse succedendo. Difficile che la sua voce catturasse la mia attenzione, ma poi, alla parola depressione, un frammento di vetro mi finì dritto in un timpano, pungendomi la coscienza fino a quel momento ignara. Non fu risolutivo, ma è così che cominciò.
Ora vivo in bilico tra l'esserci e il non esserci. Tanti episodi. Tanti periodi più o meno lunghi.
Avevo sedici anni quando ci fu il primo. Oggi ne ho quarantasette, ho una famiglia mia, due figlie, una moglie, un gatto e un buon lavoro. Sono una persona nella media, con piccole ambizioni, come la competizione al mio circolo di padel o la buona organizzazione della sagra di paese. E credo di essere un tipo corretto. Qualche vizio, come il fumo e il buon cibo, e una tendenza forse non troppo sana a preferire il divano rispetto all'attività fisica. Escluso, certo, le giornate con la racchetta in mano.
Questo sono io. Ma anche il resto. A volte troppo, il resto. Si è scoperto poi la questione era più complessa, ma così, per dirla facile, potrei ridurla a un principio basico: ci sono i momenti top e ci sono i momenti down.
Succede sul serio che mi pare che il mondo s'inclini proprio sotto ai miei piedi. Mi aiuta a prendere la rincorsa, certo, solo dritta lungo un pendio pericoloso. In quegli istanti, velocissimi, mi sento perdere, e un'insopportabile paura di non avermi più mi fa tremare tutte le ossa. Poi, scesi in fondo, il tremore passa e i muscoli colano. Non dico i muscoli del corpo, ma proprio quelli del ragionamento e della volontà: non esserci.
Laggiù non si sta male. Laggiù non si sta bene. Difficile dare un parere se non hai il senso dei significati. Per questo vorrei smarrirmi ma solo tra i giorni buoni. La riemersione, l'ossigeno nei polmoni, la luce negli occhi e la voce che dice Sentiti, ascoltati, oggi ci sei! Come sarebbe bello restare. Sapere che rimarrai lì. Il primo gelato dopo un lungo inverno, col sole caldo di aprile, e tu, che hai tutto il tempo del mondo.
Vi ricordo che questo racconto, assieme a tutti gli altri, lo potete trovare nella sezione Racconti del blog!
21/09/23
Bloccato perché vuoi performare
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Diapositiva del mio cervedduh |
Non parlo di attività di ludiche o sportive.
Per cazzeggiare son sempre prontissimo!
Ma di quei progetti impegnativi per cui magari varrebbe la pena fare qualche sacrificio.
Come dite? Trattasi di blocco psicologico di quando abbiamo troppe opzioni e l'abbondanza ci paralizza. Naa, non c'entra.
È più una questione di... performance.
Praticamente sono ossessionato dal risultato.
Se devo imbarcarmi in qualche nuova impresa, soprattutto visto che il tempo è limitato (come mi manca essere studente...) valuto la scelta sotto la lente del Quanto mi renderà? Sarà remunerativa?
Il piacere dell'attività, in pratica, quasi non lo calcolo. Si riduce tutto a ricchezza, fama, potere.
Ti prego Gold Roger, dammi qualche info in più!
Sicuramente, per rivalsa personale, vorrei riuscire a portare a termine diversi piani e credo che tanto basterebbe per rendermi fiero.
Poi però l'internet, dannata fucina di pattume distraente e tentatore, mi propone questi esempi di successo che, soprattutto grazie a progetti digitali, ti portano a guadagnare così tanto da poter stravolgere enormemente (in positivo) la tua vita.
E sarà che anch'io studio e lavoro con gli strumenti digitali, o sarà che ho una particolare propensione nel farmi condizionare, fatto sta che la sensazione di poter sfruttare meglio le mie competenze mi fa chiedere Perché non anch'io? Non ne sarei capace?
19/09/23
Se Bellissima di Annalisa fosse un racconto
Detto fatto! Comincio col tormentone più molesto dello scorso anno: Bellissima di Annalisa.
Bellissima
È triste essere abbastanza per le sue follie d'amore, ma mai sufficiente per un impegno vero. Quante notti ho passato sentendomi sbagliata. Eppure, mi dicevo, non potevo pretendere oltre. C'erano i figli piccoli, la famiglia. E quanto è squallido distruggere l'infanzia di qualcuno per uno stupido capriccio. Dovevo essere più adulta ed elastica. Una donna contemporanea, capace di vivere e godere la spontaneità di tanta passione senza rovinare tutto con le mie pretese antiquate. Perché lo sapevo fin dall'inizio in cosa mi stavo cacciando. L'avevo scelto, cercato e accettato. Allora perché pretendere una relazione alla luce del sole? Perché avvelenarsi di un'ideale ereditato dai canoni imposti dalla società? Non era forse vero che quando stavamo insieme era tutto perfetto così?
Ma che cosa vuoi? Fattelo bastare, stupida! Non tormentarlo.
Intanto ancora un'altra notte. L'ennesima fuga dalla sua famiglia e io che aspetto fissando il citofono. Dio, quanto lo voglio. Se tutto questo cercarsi non è amore, allora cos'è? Non il grigiore del suo matrimonio. Non una moglie che non si fa toccare. Non la quotidianità soffocante in attesa di un respiro di pace. Il telefono vibra. Mi alzo per aprirgli il portone. Sarà come essere spiata quando, fermo sull'uscio, sorpreso da ciò che non indosso, mi regalerà ancora qualche secondo prima di ritrovarmi. Assaporo il momento. Immagino le sue mani lungo la schiena. Il suono caldo della sua voce. Aspetto. Aspetto. Ma poi... sblocco lo schermo. Un suo messaggio. No. Non è più serata. Un'emergenza a casa.
Te ne vai via. Via da me. È la storia di un'amante raccontata mille e più volte. Una storia che tocca a me, che me ne sto in piedi, bellissima per nessuno, col telefono in mano.
Se avete commenti o altre canzoni da suggerire, sparate!