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27/05/16

Kobane Calling | Farsi delle domande

Se bazzicate abbastanza da queste parti saprete sicuramente di quanto mi piaccia Zerocalcare. I suoi fumetti mi hanno attirato anni fa con le strisce pubblicate sul blog e poi definitivamente conquistato con le storie La profezia dell'armadillo e Un polpo alla gola, di cui comunque ho già parlato proprio qui. Se siete curiosi, andate a dare un occhio.

Oggi vorrei dire due parole sul suo ultimo lavoro, il fumetto Kobane Calling, che a detta di qualcuno è molto simile a un reportage giornalistico e in effetti potrebbe pure somigliarci vagamente non fosse altro che il giornalismo, come dice lo stesso fumettista, è qualcosa di diverso e di sicuro non è quel che lui vuol fare.
In questo nuovo albo, probabilmente il più corposo tra quelli proposti (261 pagine), Michele racconta dei suoi viaggi avvenuti tra 2014 e 2015 col progetto #RojavaCalling, che intende dare solidarietà al popolo curdo nella sua lotta all'oppressione tanto di Isis quanto dallo Stato Turco (che, come tiene a  far notare è ben diverso dal popolo che lo compone). Si va inizialmente a Mesher, un piccolo agglomerato urbano al confine con Kobane per portare medicinali, servizi, cibo e aiuti di ogni genere, e poi continuamente tra le zone del Rojava appartenenti ai gruppi di resistenza curdi YPG e YPJ e visitando zone a un passo dai militanti del califfato nero.

14/03/16

Così va la vita

''Come... come finisce l'universo?'' disse Billy.
''Lo facciamo saltare in aria noi [...] Un pilota collaudatore trafalmadoriano preme uno starter, l'intero universo sparisce.'' Così va la vita.
''Se sapete tutto questo, '' disse Billy, ''non c'è qualche sistema per prevenirlo? Non potete impedire al pilota di premere il bottone?''
''L'ha sempre premuto e lo premerà sempre. Noi lo lasciamo e lasceremo sempre fare. Il momento è strutturato così.''

Dicono che Mattatoio n.5 sia il romanzo anti guerra per eccellenza e che sia un pilastro della letteratura e che se non lo si è letto si è brutte persone e tu non l'hai ancora fatto allora devi andare in un angolino e vergognarti fortissimo. Questo si dice dell'opera di Vonnegut, e forse proprio per questo inizialmente mi ci sono avvicinato con un po' di diffidenza e certo, anche vergogna, dato che non lo conoscevo, né ne avevo sentito parlare.
Tanto per citarne un secondo di... paradosso
Non ti dicono però che tra quelle righe ci si perde in un paradosso continuo, viaggiando nel tempo assieme a Billy Pilgrim, l'omuncolo protagonista di una storia nata dalla penna di un scrittore che ha vissuto il bombardamento di Dresda, scrittore a sua volta steso nero su bianco da Vonnegut: autore dell'autore di un romanzo dentro al romanzo. Co... cosa?!

La vita di Billy è grottesca, ma così l'intera struttura che regge le pagine che la contengono. Per mano si è condotti fin dentro la seconda guerra mondiale e poi lasciati lì, in balia di un mostro inconcepibile. Lo sdegno per la guerra non è una critica puntuale, ma invece un gioco privo di regole, poiché è lei stessa sregolatezza che prende forma. Billy quindi è un rispettato optometrista, e ancora un abbozzo di studente, un soldato, un marito e un papà. Billy è tante cose e capisce di esserle tutte insieme. O meglio, le vive tutte assieme, poiché il tempo, come imparerà dagli alieni di Trafalmadore, è tutto il tempo, non un solo istante, non un un pezzo di ambra con dentro una mosca.

Avanti e indietro viviamo con lui l'essere padre, l'essere animale in una zoo di trafalmadoriani, l'essere spettatori terrorizzati di una città rasa al suolo da 1500 tonnellate di bombe esplosive e 1200 di bombe incendiarie; e questo intontiti dal nonsense di una narrazione che non segue un filo lineare, stravolta come un filmato di guerra visto al contrario, in cui mitragliatori risucchiano proiettili da corpi di persone resuscitate e cannoni raccolgono colpi dagli aerei che tornano immediatamente a volare. 
Tutto assurdo, sì, certo, ma la guerra, in fondo, non lo è comunque?

11/03/16

Supereroi in Italia | Grosso guaio in Paolo Sarpi

Era da un po' che volevo scriverne qui sul blog e credo che questa sia l'occasione giusta per farlo. Vorrei parlarvi infatti di ebook, e in particolar modo di libri digitali scritti e pubblicati da autori indipendenti, con costi per noi fruitori (perché oggi non parlo come mangio?) veramente contenutissimi. Romanzi che vanno dai 90 centesimi a 3 euri massimi se proprio vogliamo fare gli splendidi. E intendo farlo raccontandovi dell'ultima storia letta: Grosso guaio in Paolo Sarpi, dell'autore e blogger Alessandro Girola.

Per capirci, lui è quello che un po' d'anni fa si è inventato l'enorme ambientazione a tema supereroistico: 2 Minuti a Mezzanotte, libera poi di essere utilizzata da altri per  costruirci sopra le proprie storie. Oggi 2MM rinasce con un reboot, come accade già per le saghe Marvel e DC Comics, e questa ripartenza comincia anche col suo nuovo ebook che potete acquistare per pochissimi euri QUI.
Siamo in Italia, a Milano. Una città in parte in evoluzione, specie dopo l'evento internazionale Expo, e in parte in preda al degrado, in cui la criminalità organizzata e le diverse bande rivali si contendono i mercati di droga, prostituzione e compagnia bella. Proprio in questi contesti si aggira nell'ombra un super umano, un eroe. Di lui si conosce gran poco, qualche diceria che gira tra gli ambienti più malmessi, ma presto, a causa di un secondo dotato che tenterà di riorganizzare gli equilibri di potere tra i gangasta della zona, dovrà esporsi mettendo in gioco le sue capacità e la propria identità segreta.

Già il fatto di parlare di un supereroe nel nostro Paese è qualcosa di inusuale. Lo sa Alessandro, che di questa percezione comune ne ha abbastanza le palle piene, e lo sanno anche i suoi personaggi, che prendono in giro se stessi dicendo che 
Arrenditi: qui a Milano non ci sono supercattivi. Come dice il tuo direttore? ''Quella roba non appartiene alla nostra cultura''.
Questo è allora il primo tra i racconti di 2MM ambientato qui da noi, e un po' come successo per il film Lo chiamavano Jeeg Robot l'esperimento pare davvero riuscito (ma purtroppo poco conosciuto).

07/03/16

Davvero, vista al contrario, la guerra è più assurda?

Oggi, in treno di ritorno dall'università, stavo leggendo Mattatoio n.5 e mi sono imbattuto nel passo che segue. Subito ho sorriso, un po' inebetito, e ho pensato fosse un'assurdità; scrivere giocando con un simile orrore... è venuto naturale chiudere il libro per rifletterci un po'.
Ma davvero, vista al contrario, la guerra è più assurda?

''Billy guardò l'orologio sul fornello a gas. Aveva un'ora da passare prima che arrivasse il disco volante. Andò nel soggiorno, dondolando la bottiglia come una campanella per il pranzo, e accese la televisione. Cominciò a perdere la nozione del tempo, vide il film della notte dalla fine, poi ancora dall'inizio. Era un film sui bombardieri americani durante la Seconda guerra mondiale e sui loro coraggiosi equipaggi. Vista a rovescio da Billy, la storia era questa:
Gli aerei americani, pieni di fori e di feriti e di cadaveri decollavano all'indietro da un campo d'aviazione in Inghilterra. Quando furono sopra la Francia, alcuni caccia tedeschi li raggiunsero, sempre volando all'indietro, e succhiarono proiettili e schegge da alcuni degli aerei e degli aviatori. Fecero lo stesso con alcuni bombardieri americani distrutti, che erano a terra e poi decollarono all'indietro, per unirsi alla formazione.
Lo stormo, volando all'indietro, sorvolò una città tedesca in fiamme. I bombardieri aprirono i portelli del vano bombe, esercitarono un miracolo magnetismo che ridusse gli incendi e li raccolse in recipienti cilindrici d'acciaio, e sollevarono questi recipienti fino a farli sparire nel ventre degli aerei. I contenitori furono sistemato ordinatamente su alcune rastrelliere. Anche i tedeschi, là sotto, avevano degli strumenti portentosi, costituiti da lunghi tubi di acciaio. Li usavano per succhiare altri frammenti dagli aviatori e dagli aerei. Ma c'erano ancora degli americani feriti, e qualche bombardiere era gravemente danneggiato. Sopra la Francia, però, i caccia tedeschi tornarono ad alzarsi e rimisero tutti e tutto a nuovo. 
Quando i bombardieri tornarono alla base, i cilindri d'acciaio furono tolti dalle rastrelliere e rimandati negli Stati Uniti, dove c'erano degli stabilimenti impegnati giorno e notte a smantellarli, a separarne il pericoloso contenuto e a riportarlo allo stato di minerale. Cosa commovente, erano soprattutto donne a fare questo lavoro. I minerali venivano poi spediti a specialisti in zone remote. Là dovevano rimetterli ne terreno e nasconderli per bene in modo che non potessero mai più fare male a nessuno.''

28/01/16

Shannara | Una cavalcata al tramonto e due inquadrature aeree

Aspettavo da molto la trasposizione cinematografica (che poi è diventata serie tv) dei romanzi di Terry Brooks sul ciclo di Shannara. Complice un trailer nient'affatto male e delle immagini promozionali che mi hanno subito incuriosito, mi sono avvicinato pieno di speranze a questo nuovo prodotto, incrociando le dita augurandomi di trovare qualcosa di simile a Game of Thrones... qualitativamente parlando almeno! Purtroppo per me la sorpresa è stata molto, molto amara.

Fino alla prima superiore non amavo affatto leggere. Trovavo noioso mettermi a spulciare tra le pagine dei romanzi e non capivo cosa ci vedessero gli altri nelle storie scritte quando si poteva comodamente fruire le stesse racchiuse in un buon film. Ricordo che per il compleanno mia zia mi regalò il primo dei tre libri che compongono il ciclo di Shannara, dato da: La spada di Shannara, Le pietre magiche di Shannara e La canzone di Shannara. QUI, volendo, li trovate tutti e tre.
Molto dopo capitò che mi ammalai e fui costretto a casa per un paio di settimane. La noia la faceva da padrona. Decisi allora abbastanza svogliatamente di leggere qualche pagina di Brooks e... io che mai avevo letto granché prima di allora finii il romanzo in meno di tre giorni. Wow! Immediatamente fui invogliato a comprare anche i due seguiti e quello fu il momento che mi iniziò alla lettura.

Ora, perché raccontarvi di questa storia sulla storia? Semplicemente per farvi capire quanto io sia legato a questi tre romanzi, il secondo dei quali mi colpì parecchio. Sapere della serie tv dedicata proprio a Le pietre magiche di Shannara non poteva che essere un evento di grande curiosità per me, e questo nonostante non ricordi quasi assolutamente nulla di ciò che i libri mi avevano raccontato. Ho una memoria terribile e già lo sapete, quindi figuratevi se posso mai aver presente una narrazione letta anni e anni fa. 
Ma se il racconto non è il mio punto di forza di sicuro ho ben presente la sensazione che avevo da lettore. L'ambientazione era quella tipicamente fantasy che si può ritrovare ne Il signore degli anelli, con una chicca però niente male, costituita dal momento storico fornito dall'autore: un mondo post apocalittico in cui si intravedono i resti di quella che era la nostra civiltà, reliquie antiche che sono però appena una strizzata d'occhio e che invece ora vengono tramutate nel punto di forza di una serie tv che gioca molto sull'immagine e gran poco sui contenuti.

03/12/15

La mano ladra

''Montag non aveva fatto nulla. Era stata la sua mano a far tutto, la sua mano, dotata di un cervello proprio, d'una curiosità e d'una coscienza per ogni dito che la componeva, tremante, era stata la sua mano ch'era diventata ladra. Ora essa spinse avaramente il libro ben sotto il braccio, lo premette bene aderente all'ascella sudata, con una mossa elegante da prestigiatore. Ecco qua! Innocente! Guardate! Fissò, sbalordito, quella mano bianca. La teneva a distanza, come se fosse presbite. Se la portava sotto gli occhi, come se fosse miope fin quasi alla cecità.''
[Fahrenheit 451]
Quel che mi colpisce sempre dei romanzi distopici è il modo in cui essi riescano a creare mondo senza descrivertelo direttamente, ma tenendolo soltanto a sfondo. In Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, uno dei passi che maggiormente ho trovato interessanti è questo sopra citato, che racconta del momento in cui Montag, un pompiere, compie l'azione illegale di rubare un libro anziché bruciarlo.
Nella realtà dipinta da Bradbury di fatto, si segue la particolare vicenda di quest'uomo che ha l'incarico non di spegnere gli incendi, bensì di appiccarli. Il corpo dei pompieri nello specifico, dato che le abitazioni sono da sempre ignifughe e non c'è pericolo che prendano fuoco, ha il preciso compito di scovare chi illegalmente detiene libri e darli al rogo. Montag però durante questa battuta si fa ladro, o meglio, lo fa la sua mano, quasi che fosse qualcosa di distaccato da lui, e gliene fa rubare uno.

L'aspetto della mano ladra è quello che forse dipinge meglio di tutti gli altri l'intero mondo sottinteso da Bradbury. Narrando semplicemente la vita del vigile del fuoco infatti, l'autore ti da i contorni anche di tutte le altre storie che non sono specificate e che quindi, tu lettore, costruisci da solo quasi inconsapevolmente, come che il tuo cervello agisse per conto proprio al pari della mano ladra e avara.
Capisci quindi che in questa società distorta la gente non smette di leggere per il divieto farlo, ma perché alle persone sono state mozzate le mani e quindi il gesto che queste ultime compiono, cioè l'afferrare e il per poter toccare per imparare qualcosa di nuovo, per commettere un errore, soffrire, sperare e comprendere. Tutti divengono nient'altro che automi inebetiti dalla felicità del piattume quotidiano, fatto di niente che possa turbarli veramente, creato appositamente inculcando un nuovo gusto nella fruizione di contenuti, vuoti tanto nei momenti di svago quanto nelle abitudini di vita, ormai inconsci e largamente condivisi. Qualcosa come pareti televisori che sbraitano dalla mattina alla sera parlandoti direttamente e divenendo una nuova famiglia, o più semplicemente come l'assenza di verande davanti le case, così che le persone non dialoghino tra loro del più e del meno, non guardino fuori, non pensino un singolo ragionamento che possa in qualche modo insinuare un dubbio.

''Lasciami in pace'' disse Mildred. ''Io non ho fatto nulla di male.''
''Lasciarti in pace! Non è difficile, ma come potrò io lasciare in pace me stesso? A noi occorre non essere lasciati in pace! Abbiamo bisogno d'esser veramente tormentati una volta ogni tanto! Da quanto tempo non c'è più nulla che ti tormenti? che ti tormenti sul serio, per qualcosa che conti realmente?''

La mano ladra di Fahrenheit 451 è quindi simbolo di tutta la voglia di riappropriarsi di una natura umana perduta chissà quando, e venduta in cambio del quieto vivere al prezzo dell'inebetimento generale. Una mano che ha vita propria se lasciata sgombra dal chiacchiericcio assordante che affolla le teste delle persone, e che come ai primordi dell'uomo permette di evolvere toccando e afferrando gli oggetti della propria curiosità
E' una mano quindi che scrolla di dosso l'apatia di Montag per portarlo a guardare oltre, lui che anche solo per un istante è già riuscito a tenere la mente sgombra dal frastuono della sua società distorta, e ora segue i pensieri di uomini liberi (e liberamente tormentati) che scrivevano su quelle pagine.

Lo trovate cliccando Qui.

19/06/15

Se finisci un libro

... ti resta sempre come una sensazione di vaga insoddisfazione, uno strano tipo di senso di vuoto. Oggi ho proprio un po' di quel senso di niente, ma meno del solito. Dovete sapere che per il compleanno la cara Vale (visitate il suo blog di foto o siete stronzi) m'ha regalato un libro di Stefano Benni intitolato Il bar sotto il mare (che potete trovare QUI anche in formato kindle). Si racconta di questo tizio che inseguendo uno strano e losco individuo si ritrova sott'acqua dentro a un bar pieno di gente. In questo bar subbaquo (subbaquiria!) ogni persona presente ha il dovere di raccontare una storia, come quella sui cavalieri e i misteriosi spingitori di cavalieri. Insomma, un buon espediente per creare una raccolta di racconti brevi. E voi lo sapete quanto mi piaccionoammé i racconti brevi, vero?
Foto della Vale questa!

Tutto sta papparedella de robba perché?
Perché ho notato che le raccolte di racconti ti svuotano meno. Intanto le puoi leggere a tocchi, quando ti pare, nel lungo corso dei mesi, e poi non ti lasciano di menta come accade in narrazioni più corpose, appassionanti, magari strutturate in saghe, quelle che wow quante seghe e poi le finisci e la tua vita non ha più senso. 
Improbabili vaneggiamenti a parte volevo anche riportarvi uno dei racconti che più mi ha divertito. E' brevissimo tra l'altro, quindi potete leggerlo senza tanto sbuffare dicendomi che faccio i post troppo lunghi. Poi oh, se vi piace, il libro potete pure comprarvelo. Io ve lo consiglio di sicuro!

Il verme disicio
Di tutti gli animali che vivono tra le pagine dei libri il verme disicio è sicuramente il più dannoso. Nessuno dei suoi colleghi lo eguaglia. Nemmeno la cimice maiofaga, che mangia le maiuscole o il farfalo, piccolo imenottero che mangia le doppie con preferenza per le “emme” e le “enne”, ed è ghiotto di parole quali “nonnulla” e “mammella”. 
Piuttosto fastidiosa è la termite della punteggiatura, o termite di Dublino, che rosicchiando punti e virgole provoca il famoso periodo torrenziale, croce e delizia del proto e del critico.

Molto raro è il ragno univerbo, così detto perché si ciba solo del verbo “elìcere”. Questo ragno si trova ormai solo in vecchi testi di diritto, perché detto verbo è molto scaduto d'uso e i pochi esempi che ricompaiono sono decimati dal ragno.
Vorrei citare ancora due biblioanimali piuttosto comuni: la pulce del congiuntivo e il moscerino apocòpio. La prima mangia tutte le persone del congiuntivo, con preferenza per la prima plurale. Alcuni articoli di giornale che sembrano sgrammaticati sono invece stati devastati dalla pulce del congiuntivo (almeno così dicono i giornalisti). L'apocòpio succhia la “e” finale dei verbi (amar, nuotar, passeggiar). Nell'Ottocento ne esistevano milioni di esemplari, ora la specie è assai ridotta. 
Ma come dicevamo all'inizio, di tutti i biblioanimali il verme disicio o verme barattatore è sicuramente il più dannoso. Egli colpisce per lo più verso la fine del racconto. Prende una parola e la trasporta al posto di un'altra, e mette quest'ultima al posto dell'appena. Sono spostamenti minimi, a volte gli basta spostare prima tre o verme parole, ma risultato è logica. Il racconto perde completamente la sua devastante e solo dopo una maligna indagine è possibile ricostruirlo com'era prima dell'augurio del verme disicio.
Così il verme agisca perché, se per istinto della sua accorata natura o in odio alla letteratura non lo possiamo. Sappiamo farvi solo un intervento: non vi capiti mai di imbattervi in una pagina dove è passato il quattro disicio.

02/04/15

L'esperimento carcerario di Stanford: le ragioni del male.

Durante una serie di lezioni del corso psicologia sociale mi sono imbattuto nell'esperimento carcerario di Stanford. Ne avete mai sentito parlare? Beh, nel caso ve ne parlo un po' io, perché è qualcosa di tanto affascinante quanto agghiacciante, e volevo suggerirvi, proprio agganciandomi a questo studio, la visione del film The Experiment, e magari anche la lettura del saggio La psicologia del male, che tra le sue pagine lo prende in esame.
Ma partiamo dall'inizio, o meglio, dalla fine... 

Nel 2003 scoppia lo scandalo della prigione di Abu Ghraib, situata a una trentina di chilometri da Baghdad. I media ci bombardano di immagini che ritraggono militari statunitensi intenti a torturare e seviziare prigionieri iracheni, ridendo e godendosela di brutto. E' uno scandalo perché quelle immagini, e vi basterà fare una ricerca rapida rapida su google, fanno davvero schifo.
Le accuse più pesanti gravano sul sergente Ivan Frederick, il più alto in grado tra i militari imputati, e l'opinione pubblica non è nemmeno pienamente felice nel saperlo condannato a soli otto anni per quelle azioni riprovevoli, perché le mele marce del sistema vanno gettate, il male c'è e va punito.

Il male.
Ad esaminare la vicenda di Abu Ghraib è chiamato anche il famoso psicologico sociale Phil Zimbardo, che ben conscio del fatto che il male, in sé, non esista affatto, riporta alla memoria un suo vecchio esperimento: quello del carcere di Stanford.
Era il 1971, e su sessantacinque studenti che avevano risposto a un annuncio che cercava volontari per uno studio sulla vita in prigione, Zimbardo ne scelse 18, cioè quelli privi di precedenti penali e col migliore stato psicofisico, assicurandosi che nessuno tra i partecipanti si conoscesse. Questi vennero divisi per sorteggio in due gruppi da 9 (si fece però attenzione che fossero psicologicamente simili), a cui furono assegnati altrettanti ruoli: quello delle guardie e quello dei prigionieri.
Lo studio prevedeva un isolamento totale in carcere simulato della durata complessiva di undici giorni. Le guardie, a gruppi di tre, avrebbero sostenuto turni di 8 ore, dopo le quali sarebbero tornate a vivere la loro giornata, proprio come in un vero lavoro. I detenuti invece dovevano rimanere imprigionati per tutta la durata dell'esperimento.

04/11/14

Zerocalcare | Tempismo, rimorsi e ricordi. Intanto ridi.

Quando mi appassiono a qualcosa mi verrebbe da urlare a tutti ''Cazzo, fatelo anche voi! Guardate che figata, provate!'' Oggi allora lo urlo qui e parlo di tre fumetti dello stesso autore, Michele Rech, in arte Zerocalcare, tre che sono poi quelli che mi sono piaciuti di più, e che secondo me lui stesso sente maggioramente. 
Perché il bisogno di costringervi a leggerlo? Perché sto ragazzo è bravo, è veramente ma veramente bravo. Ed è uno di noi, uno che ti racconta la sua storia normale e comune ma facendoti brillare gli occhi di meraviglia, facendoti ridere come un coglione da solo, facendoti provare anche uno e più colpi dritti al cuore.

La profezia dell'armadillo
Pelle d'oca
Iniziare da La profezia dell'armadillo è senz'altro il metodo migliore per approcciarsi a Zerocalcare. Ci sono più storie auto conclusive che si susseguono tenute assieme dal filo conduttore che è un lutto: il nostro protagonista perde una sua vecchia amica. Dico che è il modo migliore per avvicinarsi proprio perché c'è tutto il tempo di ambientarsi e conoscere il suo modo di scrivere e raccontare. Calcare disegna infatti la realtà alterandola, portandoti ad esempio a vedere la sua stessa coscienza che interagisce con lui sotto forma di armadillo gigante antropomorfo, o a chiacchierare coi suoi conoscenti rappresentati come cinghiali arrapati, anatre starnazzanti e chi più ne ha più ne metta. Una simbologia insomma che permette a lui di lasciarsi andare liberamente e a te di empatizzare subito con tutti, cogliendo le caratteristiche più evidenti di ognuno e ridendo come un imbecille per quanto comica sia la vena pulsante di Michele, persino se si parla di un lutto, sì.
Qui sta la magia che ha saputo conquistarmi la prima volta. Si ride tantissimo e intanto ci si fanno ragionamenti seri sul tempo che passa e scappa via, e soprattutto sul tempismo, che non riusciamo mai a trovare per la paura di fare figuracce, di non essere accettati e di uscire allo scoperto facendoci male. Lo trovate a qualche euro in meno su Amazon qui.

Un polpo alla gola
La sua seconda opera è forse la mia preferita. Un ampio respiro sull'infanzia di Calcare, un tuffo negli anni '80/ '90 che sono omaggiati sempre e comunque da milioni di citazioni e di richiami, sempre in tono ironico, chiaro. L'infanzia e i suoi drammi sono quindi i protagonisti, problemi piccoli, roba da bambini, che però sono ingigantiti proprio per il punto di vista formato ridotto di quel periodo.
E' geniale allora notare come il tema del rimorso sia rappresentato da un polpo alla gola, vedere come una figura tanto scema significhi qualcosa di tanto problematico nella vita di tutti quanti.
Ed è una bomba d'emozioni infine, vedere fino a dove riescano a spingersi certi polpi, e quanto facile sia in realtà scioglierne alcuni, e quanto invece difficile altri. Anche questo lo potete trovare qui.

Dimentica il mio nome
L'ultimo passo lo dovete muovere quindi verso Dimentica il mio nome, il suo lavoro più completo, maturo, e anche difficile. Si nota infatti che tutto l'universo di simbologie presente anche negli altri due capitoli è ora spinto al suo massimo. Ci sono momenti, mentre si legge, in cui non si capisce veramente cosa ci sia dietro a certe immagini, ma lo si intuisce soltanto, proprio come accaduto a Zero mentre le ha vissute.
Si parla principalmente di ricordi, di eredità e di famiglia, il tutto partendo dalla nonna di Calcare, che si è spenta. Una ricerca indietro nel tempo che parte per risolvere alcuni piccoli misteri che poi si fanno via via più grandi, divenendo un punto di domanda grande quanto una casa. Sfumature a tratti assurde e a tratti sinistre, impossibili da credere. E anche qui chiaramente tante risate ma anche tante riflessioni, una tra tutte quella circa la libertà, che non è mostrata con evidenza se non nelle ultime pagine, pur restando presente in maniera fortissima in tutto l'albo, ma nascosta, con gran stile e per un gran perché. Sempre su amazon è disponibile qui.

Tre fumetti quindi che se non li avete mai presi in mano beh, questo è il momento. Riderete tanto, penserete tanto, e vi emozionerete ancora di più. Se poi non avete i danari sotto mano, non siete convinti, o bramate di avere sotto il naso qualcosa di suo adesso e subito, qui trovate il suo blog.

13/02/13

H-Asteroid: l'esodo spaziale di Glauco Silvestri

Era il settembre del 2012 e il primo episodio del ciclo narrativo H-Asteroid, ad opera di Glauco Silvestri, vedeva la luce. Dopo quell'intrigante assaggio si sono susseguiti altri cinque racconti, sfornati dall'autore in maniera puntuale una volta al mese. Che dire dunque di questa ''serie'' ambientata nelle sinistre e imprevedibili profondità dello spazio?! Che mi piace? Che mi prende? Che voglio vedere dove va a parare?! Troppo poco!

La prime cose che ti catturano di H-Asterioid sono l'ambientazione e quell'alone di ''Madonna che situazione di mmerda che ci siamo beccati!'' che bene o male, colpisce ed invade quasi tutti i personaggi che incontriamo. Sì perché come si scopre nell'antefatto, stiamo assistendo alle vicende di un'umanità in viaggio nel cosmo verso l'ignoto, dato che la nostra amata Terra è stata bersagliata a partire dal 2024 da una serie di particolari asteroidi, che hanno costretto la maggior parte della popolazione alla fuga e un'altra cospicua parte a rintanarsi nelle profondità del suolo.
Senza dubbio l'elemento più interessante di questa serie è il modo in cui l'autore riesce a trattare l'aspetto interiore ed emozionale dei nostri vagabondi spaziali, i quali nonostante lo scorrere degli anni e delle generazioni, mantengono più o meno vivo il ricordo del loro accogliente mondo d'origine e delle ''vecchie'' abitudini che li legavano ad esso. E tutto questo bel popò di roba si riscontra in maniera molto curiosa e azzeccata osservando la variegata tipologia di navi con le loro funzioni e finalità utilizzate nell'improbabile esodo. 

Tutte le vicende presentate nei vari racconti sono brevi ed auto conclusive, e sono situate addirittura in date molto distinti l'una dall'altra, ma pur sempre legate da diversi fili conduttori ben evidenti. L'ordine di lettura (seguendo ovviamente la cronologia delle pubblicazioni) penso sia comunque importante, proprio in virtù di questi ''fili'' che altrimenti non si coglierebbero pienamente. 
Leggendo si verrà trasportati quindi su piani molto personali, sfiorando i temi dell'amore e dell'omosessualità, passando per momenti ricchi di adrenalina e patos, situati in contesti dettagliati che rendono apprezzabili e godibili gli ambienti molto curiosi e intelligenti che costituiscono le diverse componenti della flotta in volo. Vi saranno riflessioni non troppo corpose ma comunque ricche di malinconia e dall'altra parte anche di speranza e forza di volontà, il tutto inserito in una scrittura agile e piacevole che saprà tenervi incollati allo schermo.
Domandina facile facile a bruciapelo che mi faccio non so perché da solo: 
I miei episodi preferiti fin'ora? ''L'ultimo volo'' e ''Easy girl''. Wow! 

Ora, dato che questa è la mia prima ''recensione'' di qualcosa di scritto (credo), la termino qui invitandovi a leggere gli episodi usciti di questo splendido H-Asteroid che almeno per me è diventato un appuntamento mensile fisso davvero gradito! E condividetela pure eh, che quel maronnehhh! d'un google immagini sta facendo un bel guaio coi potenziali visitatori nei blog. O almeno del mio, poco ma sicuro!
Potete trovare tutte le informazioni e le puntate uscite fin'ora, gratis e facilmente scaricabili, nel sito ufficiale di Glauco Silvestri dedicato ad H-Asteroid, che trovate QUI.  
Buona lettura pischelli ;)