C'è un caffè che aspetta muto nella moca raffreddata
e un cassetto di posate sempre aperto, senza vita.
Qui qualcuno ci viveva in questa casa di campagna,
qui qualcuno se n'è andato in fretta e furia, senza grazia.
Certi luoghi son così, quando scade tutto il tempo.
Dici sì, poi ci torno, ma non trovi mai il momento.
Pensi che lui stia soffrendo? Stia piangendo? Stia pregando
che magari ci si voglia ancora crescere lì dentro?
Oggi due qui a visitare, sguardo un poco corrucciato.
Se buttiamo tutto giù e rifacciamo, interessato?
Non saprei se me la sento, sai chi ci abitava, vero?
Fa impressione se ci penso, e poi i soldi dove li prendo?
Ora ancora nel silenzio, un divano vuol sentire
quel suo bel televisore di parole innocue, senza fine.
Qui qualcuno si svagava, ci parlava, ci pregava,
qui qualcuno non voleva che calasse mai la sera.
Certi luoghi sono nostri, anche se pieni di mostri.
Dici sì, poi ci torno, ma vorresti un po' mentirti.
E anche se lui sta ingiallendo, sta crepando, sta marcendo,
sai che non c'è alternativa, mandi giù, fai un passo dentro.
Ma lo sai che questo posto era casa dei tuoi nonni
e gli zii quand'erano piccoli ci han vissuto mille anni?
Lo racconti a denti stretti, non sai bene se capisca,
piccolina non le importa, entro anch'io? fa a voce bassa.
C'è uno strazio di sporcizia e vetri lungo il pavimento
di piastrelle in paranoia che han sentito tutto quanto.
Qui qualcuno ci picchiava, ci soffriva, ci sperava
che scappare si potesse se Dio la mandava buona.
Certi luoghi fanno male, senti l'ansia che ti assale.
Fingi pure non sia niente ma è reale, è reale.
Lui ti fissa da ogni dove, ogni specchio, ogni anfratto,
occhi addosso come fuoco, marchio ormai che ti ha segnato.
Ferma, dici, non fa niente, forse qui è troppo sbagliato,
poi la scuola che facciamo? Nuova classe? No, è lontano.
Che ne sa lei dei problemi, cinque anni d'innocenza.
Che ne sa lei che è al sicuro, che le hai dato la salvezza.
C'è un immobile qui in vendita, sembra proprio un'occasione.
Ma le mura? Stringono forte. Stanze? Piene di dolore.
Qui qualcuno ci viveva in questa casa di campagna,
ma ora se n'è andato via, da quel tanfo di carogna.
Sempre colme di ritmo musicale le tue righe..magari stavolta omaggio anche all'aritmia di un abbandono, di un voler dimenticare, di non poter tornare, di non voler, tornare.. un rap intenso e malinconico, di tristezza palpabile, a squassare l'anima ..lì qualcuno ci pregava, ma ne sei fuggito via, certe preghiere non sono adatte a rimestare nella memoria..
RispondiEliminaSì, sto lavorando molto sulla musicalità ultimamente. Questa proverò anche a recitarla ad alta voce. Sono curioso di vedere come rende. Che certi pezzi letti si capiscono bene, ma ascoltati magari fan perdere qualcosa. Vedremo! Grazie del commento😉
EliminaQuanta vita rimane nelle case, attaccata alle pareti, agli oggetti inerti. Appoggiata su vecchie sedie, appesa sugli scaffali.
RispondiEliminaA pensarci viene un buco dentro.
Già...
Eliminasono tracce, storie, mappe di ricordi da seguire, da dimenticare o ricordare.
RispondiEliminaCiao Ernest! Hai ragione. Mi hai ricordato alcuni spunti usciti un po' di tempo fa con un po' di belle persone con cui ogni tanto si scrive assieme. Ragionavamo sul concetto di "abitare gli spazi".
EliminaSpero comunque questo pezzo ti abbia trasmesso qualcosa ;)