Il fatto fu un unicum nella storia contemporanea. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, formulata nel 1948, usata poi come fonte d'ispirazione, punto di riferimento e mai modificata, fu a un certo punto presa e... aggiornata!
A chi oggi è qui in ascolto il motivo di tale aggiornamento non suonerà certo sensato, né tantomeno ragionevole. Ma per la gente della mia epoca, invece, l'aggiunta di cui sto per rendervi addotti è una questione essenziale. Di portata, se vogliamo essere ancora più precisi e onesti: esistenziale.
Ai diritti come quello all'uguaglianza, alla non discriminazione, alla vita, alla libertà, alla sicurezza, alla non schiavitù, ma anche alla libertà di movimento e residenza, al matrimonio e alla famiglia, al diritto alla proprietà, all'associazione pacifica, e a quelli sociali, economici e culturali, così come ai diritti al lavoro, alla libertà di pensiero ed espressione e credo religioso, ecco vedete, a tutti questi si aggiunse il decisivo, vitale e intollerabilmente ormai non più prorogabile, diritto a...
Io vi guardo. Vi guardo e in mia coscienza immagino già il vostro stupore, il disagio, l'indignazione che potrebbero seguire a questa mia rivelazione.
Ma vedete, il pallido riflesso di ciò che diventerete in futuro, e di quel che un giorno percepirete come bisogno umano primario, scavando a forza la piramide di Maslow per avvinghiarne saldamente le basi e non mollarle più, forse potrebbe farvi accettare l'idea che sto per pronunciare. O quantomeno, potrebbe non farvela andare di traverso.
Sì perché è da questo vostro senso di disagio costante, che provate anche ora ascoltando le mie parole, costretti ad attendere che io arrivi a un dunque rivelandovi di questo fantomatico nuovo diritto, mentre accarezzate come fossero una seconda pelle i vostri cellulari attirati dalla possibilità che vi promettono di una fuga verso un altro posto che non sia qui e ora, verso altre discussioni, altre facce e voci e persone, ecco è da tutto questo che quel nuovo diritto, in futuro, prenderà forma. Per questo, e per molto altro ancora, verrà scelto di inscrivere nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani anche, che ci crediate o no, il diritto a...
Mi è venuta in mente una cosa. Solo un attimo ancora. Un attimo di pazienza. Perché non approfittarne una volta tanto? Di pazienza, dalle mie parti, non ce n'è proprio più, manco nei vocabolari. Ma qui abbonda ancora, vero? E dunque io vi dico: siete ancora in tempo, sapete? Ancora in tempo a non farvi trascinare via dalle distrazioni, dall'evitamento dei vostri cari, dalla fuga deficiente da voi stessi.
Perché voi non vi rendete conto di come sarà triste un domani non parlarsi più a voce, di come sarà non essere più in grado di esprimersi compiutamente senza l'aiuto di un Intelligenza Artificiale, di come sarà orrendo trovarsi sul baratro di una crisi di panico e d'identità, soli di fronte a noi stessi, a causa magari di una batteria scarica, del credito per far funzionare il 9G esaurito, o di un banale blackout perché l'energia serviva a qualcuno che stava interrogando i computer quantistici dell'Antartide per farsi generare una nuova puntata di Uomini e Macchine di MarI.A. de Filippi , quando insomma l'unica voce a rimanere sarà la vostra, quella interiore, quella che abbiamo dimenticato di avere.
Direi che è il momento. Sì. È proprio il momento...
Ecco cos'abbiamo dovuto aggiungere, alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: il diritto... all'intrattenimento. Un articolo che rappresenta, a mio parere, nero su bianco, la totalizzante sconfitta di ciò che, in definitiva, ci costituisce in quanto umani: il nostro stesso pensiero. Il cogito ergo sum che è madre e padre di ogni nostra personale intenzione, dAll'idea più modesta al progetto più ambizioso.
Abbiamo esultato per il libero accesso, gratuito e globale, alla rete, per poter rimanere connessi sempre, per aver garantita la fuga dai nostri odiosi impicci. Abbiamo lottato, riempiendo le piazze digitali di avatar armati di like e commenti pieni di gif incazzose, per calmierare il prezzo dei servizi di streaming che sono diventati sacri come qui lo è il vostro pane quotidiano, e per poter aggiungere strati di spazi virtuali nei momenti improduttivi del tempo libero, di cui tanto non sappiamo più che farcene, così da non doverci mai più rendere conto di quanto siamo diventati soli e muti e sordi, a noi stessi, prima ancora che con tutti gli altri.
Ora ci pare di essere felici, a noi, nella nostra epoca. Ma voi sapete la verità. Voi avete ancora tempo. Avete ancora volontà. E ci tenevo a dirvelo. Finché mi resta un barlume di ragione. Finché non torno al mio futuro, al mio garantito diritto all'intrattenimento.
Carino il carattere di suspense del post, ma alla fine il diritto allo svago fa parte dei trenta originali, e ci vuoi SOLO far notare qualcosa che stona, ad esempio, col genocidio di cui STAVOLTA sappiamo e di cui non potremo far finta, un giorno, di NON AVER SAPUTO.
RispondiEliminaForse troppo sacrosanto svago a distrarci?
Forse sì. Secondo me c'è un grande senso di impotenza poi. Per chi se ne interessa almeno. La parte di quelli che invece concedono tutto a Israele additando chi critica come antisemita è incommentabile.
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