13/05/21

Lettera a un/una diciottenne

Da un po', alle pagine di questo blog, preferisco gli articoli e i podcast di Punto e a Copy e i video su YouTube. Eppure CervelloBacato è uno spazio che non voglio lasciare, perché ogni tanto, come avete visto, mi piace raccontare e raccontarmi in modo, forse, un po' più personale.

Oggi comunque no... non toccherà a me scrivervi. Non ancora. Sarà invece Luca Salvadore, che già ci ha portato con sé a Giacarta nello scorso #OpenMinded, a condividere qualcosa con noi.

Mi ha chiesto di prestargli il blog per una lettera a cui tiene molto, un testo che ha scelto di dedicare a tutti quei e quelle diciottenni a un passo dal fare grandi scelte di vita.  Se vi va di leggere le sue parole quindi, sono felice di ospitarle qui.



Caro/a neo maggiorenne,

ho deciso di scrivere queste righe per condividere alcune riflessioni, vissute su un piano sia personale che di condivisione con i miei conoscenti, relative a quel famoso periodo della vita dove si decide molto del proprio destino, talvolta senza averne i mezzi.  Spesso mancano le informazioni, malgrado l’esistenza del web, o le testimonianze altrui, che tanto sarebbero utili al processo di scelta del proprio futuro.

Specifico che, le mie, sono idee personali, non supportate da conoscenze ufficiali di psicologia, e dettate anche da alcuni errori personali.

Intanto, sfatiamo un mito: l’esame di maturità. Maturità in riferimento a cosa? Alla capacità di discernere in ambito politico? Maturità scolastica, della serie “studio da 12 anni, ormai sarò uno studente maturo!”? maturità in senso esistenziale? Mi spiace deluderti, ma uscire con un buon voto a tale esame significa aver una buona/ottima conoscenza di determinate discipline, senza per forza trarre altre conclusioni.

A 18/19 anni si può vivere in svariati ‘mood’. C’è chi ha un sogno da anni, ad es. “pediatra”, e farà di tutto per raggiungerlo, ma c’è anche chi non ha la minima idea di cosa fare nella vita, o ha troppe idee, spesso contrastanti tra loro. Quest’ultimo, è il caso dei ‘multipotenziali’, soggetti con capacità eccelse in ambiti diversi tra loro (ad es. creatività, eloquio, conoscenza del mondo classico. Potresti fare l’insegnante di Lettere Antiche o il Sales Manager per un’azienda del mondo alimentare). 

Se la personalità del diciottenne non è adeguatamente ‘matura’, o forte, il rischio è di seguire l’onda.

Ad oggi, primavera 2021, sembra che tutti dovremmo diventare informatici o ingegneri, perché lì pare ci sia un’alta richiesta di lavoro. Certo, lo è, ma non è per tutti. E’ per le persone adatte a ciò, appassionate, o almeno sufficientemente motivate. In matematica, al liceo, non ero malaccio, avrei potuto fare l’ingegnere. Ma non avrei avuto passione o un gran interesse per quegli ambiti, e sarei diventato un uomo infelice. 

Quindi, prima regola, pensate già a cose che vi interessano, per cui siete sensibili.

Ami la natura, sei alquanto interessato alle sorti del pianeta? Ricicli oggetti usati e leggi riviste che trattano di economia circolare? Bene, inizia ad approfondire Ingegneria Ambientale, Design, Scienze Ambientali, o valuta se è proprio necessario prendere una laurea.

Altro spunto (regola non mi piace poi tanto). Pensa a cosa sei portato.

Attenzione, non sto dicendo che nella vita non si possa migliorare, superare i propri limiti, imparare.

Intendo che sarebbe da evitare l’andare contro natura. I tuoi genitori ti vedono/vogliono medico, ma tu solo a respirare l’aria di un ambulatorio ti viene la diarrea fulminante? Bene, ringrazia per il consiglio spassionato ma rispondi loro che stai volgendo la tua attenzione verso altri lidi.

Ripeto, ciò non significa non poter affrontare i propri limiti. Dipende dal limite/paura in oggetto.

Se siete appassionati di lingue orientali, e vorreste lavorare in Cina parlando cinese ma avete timore dell’aereo, beh questo è un limite da superare. La mia riflessione andava in senso più ampio, alle radici.

Cercate di affrontare percorsi che vi interessano, per i quali a pelle vi par di intraprendere una strada che non vi annoia, non sentite forzata, per cui non siete indifferenti.

Terzo spunto: ciò che oggi sembra poco sfruttabile non è detto non lo sia tra 10 anni.

Ad esempio, a inizio anni 2000 ci fu un boom di iscritti a Scienze della Comunicazione per la quale si diceva “generiamo disoccupati”. Gli stessi laureati in Scienze della Comunicazione oggi, spesso, sono i più formati in digital marketing (a seguito di adeguato aggiornamento), richiestissimi nel mercato del lavoro.

Il mondo corre veloce, ogni lustro viviamo una crisi economica, nulla pare per sempre, forse nemmeno i diamanti.

Quarto spunto: dovrete comunque continuare ad aggiornarvi e studiare. Scoccia un po', per chi pensava dai 19 o 25 anni di non dover toccare più un libro ma il mondo, appunto, corre veloce.

Questo aiuta anche a ripartire da zero se a 30-40 anni vi ritrovate ad aver compreso di esser sulla via sbagliata, ma serve sacrificio, fatica, sudore e…..soldini. Non parlo del famoso velista, ma della pecunia. E di notti insonne dopo il lavoro con un manuale in mano (o a rivedersi webinar al pc).

Quinto spunto: non è scritto da nessuna parte che dobbiamo tutti laurearci. Vi piace la manualità? Costruite sedie di legno nel weekend? Amate distruggere i muri di casa di nonna con il trapano? Chi vi sta attorno vi dice “eh ma con la tua testa non vorrai andare a lavorare appena dopo le scuole superiori”…..infischiatevene! Ogni lavoro ha una sua dignità, altrimenti non esisterebbe. Ogni mansione, se esiste, ha un senso. Meglio un idraulico felice che un Commercialista depresso. 

Sesto spunto: se andate all’università, cercate di non laurearvi in 10 anni, ma nemmeno di pensare che impiegando i 5 anni in 5 anni per forza abbiate una marcia in più. In quegli anni conta diventare adulti, e nutrirsi di esperienze senza le quali non sarete adulti. Non è di moda ora, causa Covid, ma l’Erasmus è fondamentale. Io ne ho fatto uno (stage a Londra) a 28 anni, per rimediare all’errore. Vi apre la mente, vivete all’estero, vedete modi diversi di vivere/studiare/lavorare. E anche lavorare durante l’università, compatibilmente con gli ostacoli del caso, può dare una marcia in più, anche se fosse soltanto l’essere uno steward in fiera. Tutto insegna, tutto è utile! Quindi, nutritevi di esperienze.

Settimo spunto: personal branding. Se coltivate delle passioni utili al lavoro a cui ambite, provate a curare un blog, o postare dei video, o comunque prestate attenzione alla vostra reputazione su determinati temi.

Ottavo spunto: se desiderate andare in azienda, o ovunque vogliate andare, approfondite con anticipo le figure esistenti. Io, parimenti ad altri miei amici, mi sono laureato in Economia senza sapere che in azienda esisteva il Controller. Potrà far sorridere qualcuno, eppure è così! A me non sarebbe piaciuto farlo, ma conosco amici che, col senno di poi, si sarebbero visti in quella veste. Per raccogliere certe info vi viene in soccorso Linkedin, o i vs conoscenti. Chiedete informazioni, cercate testimonianze sincere e senza peli sulla lingua. Scrivete anche a sconosciuti, qualcuno di gentile lo troverete, no?

Nono spunto: il lavoro conta ma c’è anche una vita fuori da esso. Quindi, coltivate relazioni ed hobby come non ci fosse un domani. E’importante.

Decimo spunto: se sbagliate, non fatene una tragedia, ma guardate al futuro con decisione e cercate la via dove trovare voi stessi. Si è sempre in tempo per alzarsi al mattino sorridendo. Prendete la vita con un pizzico di ironia, sennò sarà più pesante di un doppio hamburger con patate degustato a mezzanotte della domenica sera. 

In bocca al lupo.

Luca Salvadore

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