27/03/20

Famiglia, virus, scienza, futuro

Vorrei riflettere con voi su alcuni temi di questi giorni: famiglia, coronavirus, scienza e futuro.
Ieri leggevo un passaggio di Pornage (un saggio sul mondo della pornografia e della sessualità) che indagava appunto il "sistema famiglia", interrogandosi sulla sua stabilità.

In particolare si evidenziava come la modernità, con internet, social e app abbia reso i legami tra le persone (e non solo quelli) più facili e rapidi da costruire ma meno solidi, tanto che il matrimonio, se e quando arriva, diventa spesso un peso, il fenomeno dei "single a vita" non è così inusuale e i nuclei familiari non hanno più l'importanza e la coesione che si notava 50 anni fa.

Ci ritorno ora, sul tema famiglia, perché nella triste attualità del COVID-19 ha un'importanza notevole, non solo per i molti nuclei che si disgregano a causa di perdite improvvise, ma anche perché la diffusione e la mortalità del virus sembrerebbe variare da nazione a nazione anche per il differente modo di vivere la famiglia (stendiamo un velo pietoso invece su come vengano raccolti e divulgati i dati).
Famiglie unite, che condividono la quotidianità con zii, nonni e i bisnonni, si ritrovano a fare i conti con un contagio che non guarda in faccia nessuno; famiglie meno legate e presenti invece, riescono in qualche modo a scamparla, grazie forse all'abituale distanza tra i membri che le "compongono". 

Potrebbe essere un bivio, questo in cui ci troviamo, capace di mettere in dubbio quel senso di aggregazione insito nelle nostre culture? Sarà un futuro più individualista quello che ci aspetta, anche per gli impatti psicologici che avrà quest'emergenza? Sono solo una domande eh, così, per riflettere...



Anche perché non voglio dire che vivere la famiglia come facciamo noi sia uno svantaggio, o insinuare che in futuro, in situazioni simili, avremo meno problemi perché saremo meno legati. Non sono un epidemiologo, né un virologo, né un sociologo, e infatti le premesse finora fatte potrebbero essere del tutto sballate. Arrivano da articoli, letture e opinioni più o meno importanti sentiti in questi giorni, unico appiglio in mezzo al caos, utile forse a trovare un po' d'ordine.

Quel che vorrei far notare invece, con tutto questo discorso sulla famiglia, è che siamo nel 2020 e che un virus come questo è capace di segnarci profondamente, sia a livello personale che di comunità. Una situazione, a mio modesto parere e dal punto di vista di uno che lavora nella comunicazione, dovuta proprio a un GRAVE problema di comunicazione: la comunicazione legata alla scienza.

Sì perché la stragrande maggioranza delle persone non sa nulla di scienza e quando non si conosce qualcosa il primo istinto e averne paura. Paura dei laboratori che studiano i virus, paura degli OGM, paura (e indignazione) della sperimentazione sugli animali. Un'ignoranza diffusa le cui responsabilità sarebbero da attribuire a chi la comunica la scienza, tenendola ben distante dall'uomo comune che, non capendola, la vede a volte come un miracolo e a volte come una stregoneria.

Grandi emergenze richiedono grandi competenze, scelte impegnative, strutturate, difficili. Decisioni giustamente influenzate da un'opinione pubblica che però si mostra impreparata e confusa, tanto quanto la classe politica che ne è espressione e il sistema informativo che fa da contorno, colpevole di prendere spesso fischi per fiaschi.
Qual è quindi il futuro che ci aspetta? E come evolveranno i nostri rapporti interpersonali, la nostra economia, il nostro approccio alla salute e alle risorse disponibili, se la scienza rimane per molti un alone grigio dove accade tutto e il contrario di tutto?

Vi lascio con questi dubbi ma anche con 3 provocazioni:
La prima, accendere il cervello e coltivare la curiosità con grande senso critico, in primo luogo verso sé stessi. Sapere di non sapere non è una banalità, ma è il primo passo per non farsi rapire dalle opinioni più semplici e trascinanti in favore di ciò che è scientifico e (ahimè) complesso.
La seconda, accettare e condividere il parere di veri esperti, anche se sembrano antipatici, astrusi, impopolari. Ciò che è scientifico è verificabile e la scienza rimane il miglior modo per capire quel che succede. Ciò che è di appeal a mero livello comunicativo invece, può andare bene oggi ma non domani, e può andare bene a me ma non a te. Diamo un'opportunità a chi sa, non solo a chi sa parlare (e mistificare).
La terza, comunicare meglio la scienza, perché divulgare è importantissimo, perché l'opinione pubblica muove i soldi e il potere decisionale, e perché la diffusione del sapere, anche il più complicato, è essenziale per progettare a lungo termine e andare avanti con consapevolezza, uniti. 

Questo il mio pensiero personale, ma mi piacerebbe sapere anche voi come vedete il futuro prossimo.

11 commenti:

  1. Che la scienza, ma anche la politica, siano distanti dal popolo è vero: questo genera confusione ma anche il fiorire di fake news. Mi sembra che lo facciano apposta. Invece di essere chiari e spiegare tutto come se si parlasse a dei bambini, fanno sempre per complicare.
    Non credo che le nostre abitudini cambieranno di colpo, ma gradualmente. Le femiglie non esistono già più... sarà un progresso e poi chissà, si tornerà indietro... ma intanto godiamoci i nuovi nuclei^^

    Moz-

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    1. A me la politica in realtà sembra molto chiara e banale, e questo mi lascia un po' dubbioso. Per quello parlo di bravi comunicatori ma non di esperti. Sembrano propinare formule magiche, come fosse tutto facile.

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  2. hai messo troppa carne al fuoco. a me è parso interessante uno spunto secondo cui l'alta mortalità è legata al fatto che tanti quarantenni vivano con genitori settantenni. i primi si ammalano lievemente o sono asintomatici, i secondi muoiono.

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    1. Lo so, è una riflessione che lega più aspetti ma è voluto. Siamo di fronte a un argomento vasto e complesso.
      Su quel che dici sì, ho sentito anch'io ed è un ulteriore'caratteristica del nostro paese che forse contribuisce al contagio. Avessimo dati certi si potrebbe parlare senza fare troppe ipotesi azzardate. Ma questo è...

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  3. Interessante la riflessione sulla famiglia, anche se la mia è normalissima. Sul futuro non saprei, difficilmente però personalmente cambierà qualcosa. E sulle provocazioni sì, hai detto giusto.

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    1. Idem la mia. Diciamo che il saggio analizza i cambiamenti su tempi lunghi. Sul futuro comunque mi pare ci sia parecchia confusione, anche su quello più prossimo...

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  4. I filosofi greci elogiavano il sapere di non sapere. La consapevolezza di essere ancora più curiosi

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    1. Oggi chi non sa, spesso, disprezza chi sa e ha studiato e si affida alle tesi più assurde, diventano un complottaro e additando scienziati e in genere persone competenti come "quelli dei poteri forti". A posto siamo...

      Non è sempre così però, dai. Ora sono un pelo esagerato io ;)

      CervelloBacato

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  5. Ho studiato e fatto comunicazione scientifica per qualche anno e posso garantire che il giornalismo scientifico richiede una specializzazione a sé per parlare di scienza nel modo appropriato. In molti purtroppo si improvvisano quando parlano di scienza. Poi, una cosa che non bisogna fare se si è uno scienziato che comunica sui media è guardare il popolo dall'alto in basso perché così danneggia l'immagine della scienza stessa, che oggi più che mai ha bisogno del sostegno popolare (e penso ottimisticamente che se lo stia già guadagnando). Purtroppo, però, se qualcuno vuole vedere complotti assurdi ovunque, non c'è comunicazione che tenga. Su questo non si può fare niente. Prova a discutere con chi crede a qualunque video che vede su YouTube...

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    1. Capisco bene... però come dici c'è un grande bisogno di non guardare il popolo (e che popolo! in gran parte di analfabeti funzionali purtroppo) dall'alto al basso. Loro sono la base da cui partire. C'è un gran bisogno che la comunicazione della scienza sia umile.

      Comunque sia, se ti va di leggerlo, oggi sul mio sito Punto e a Copy ho parlato di questo tema approfonditamente. Trovi l'articolo qui: https://www.puntoeacopy.com/perche-bufale-teorie-del-complotto-hanno-successo/

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  6. Ciao Davide!

    Riprendo un po' quanto ho scritto in un commento su Moz O'Clock (il post incriminato era quello sul 1990): negli ultimi due decenni sono cambiate molte cose, che hanno a mio avviso stravolto il nostro modo di vivere.

    Comincio dalla famiglia: le "aperture" a nuovi paesi, la caduta delle frontiere e la globalizzazione hanno sovvertito tutto ciò a cui eravamo abituati. Oggi è molto più difficile che un figlio svolga lo stesso lavoro del padre, soprattutto se apparteneva a una delle professioni "scomparse"; di conseguenza sono "saltati" molti legami, sia lavorativi che quotidiani, ed è crollato ciò che esisteva da generazioni e generazioni.

    Per quanto riguarda l'ignoranza...si tratta a mio avviso di una conseguenza del web 2.0, quello che ha dato a ognuno la possibilità di parlare e di condividere contenuti.
    Un tempo c'era "l'ha detto LA TELEVISIONE", oggi "l'ha detto INTERNET", dimenticando però l'autorevolezza delle fonti: anch'io potrei aprire un sito che parla di scienza e medicina senza averne le competenze...potrei dare informazioni fuorvianti e sbagliate e senza che i miei lettori lo capiscano: se giocassi bene le mie carte avrei lo stesso peso di un portale serio gestito da esperti.

    La "liberalizzazione" dell'informazione - partita dai tardi anni '70 - è ormai giunta all'assurdo: ci sono TROPPE fonti e purtroppo a spuntarla è chi fa più rumore, chi riesce a emergere puntando sulla polemica e sul sensazionalismo.

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