01/12/25

Obunua

Obunua è tra le fronde degli alberi, occhi gialli fra le foglie, ti segue, non lo sai. Obunua è lo spirito che assopisce la natura dolce delle cose, è sull'asfalto, mentre cammini, s'immerge nelle pozzanghere infilandosi dall'una all'altra e al ritmo dei tuoi passi spegne i cieli che ci si riflettono dentro. Obunua è meglio che non lo incroci, che te lo tieni alla giusta distanza. Proprio ieri ha ammazzato uno in autostrada, una sterzata improvvisa, non necessaria, una carambola di vetri, lamiere, cemento che ti spacca le ossa del torace e poi di te non resta molto. A Obunua piace, far male alla gente, guardare cosa ne resta dopo. Obunua, è il maligno, è inutile che te lo spieghi, perciò se ti si attacca addosso, se sei di suo gusto, inizia a spuntare la lista di ciò che vorresti fare prima di andartene, perché non avrai molto tempo ancora. Obunua si prenderà gioco di te, ti leverà dignità, umanità, senno, ti farà implorare la pietà del sonno, e quando crederai di essere al limite, di non poterne più, sarà quella l'ora in cui inizierai a stupirti, di te e di quanti pezzi ancora ti si potranno strappare. Obunua passeggia tra le stanze dei malati terminali, s'intrattiene tra le coperte di stracci dei barboni, negli aghi dei tossici, sotto le unghie dei disperati che chiedono la carità. Non si può capire cosa lo spinga a farlo, se ci sia una ragione, un perché, se ne tragga piacere o gioia. Obunua non si cura degli schemi umani, fa ciò che fa per sua natura, sfugge alle categorie, alle rappresentazioni, però non teme di mostrasi, non sta per forza appena sotto il pelo dell'acqua, nelle forme spettrali che vedi viaggiando di notte, o quando un lampione, un cestino, un albero, magari sulle prime, ti sembrano qualcosa di diverso e osceno. Lui fa il gioco del tarlo, scava dentro, lentamente, ma con tenacia e costanza, e tu nemmeno te ne accorgi finché non è troppo tardi. A volte puoi trovartelo a un palmo dalla faccia. Quando stai per addormentarti, per esempio, e ti senti il suo sguardo addosso, ti fa saltare dal letto, lo vedi nella sua interezza. Poi Obunua lo scordi, si fa dimenticare a posta, sempre, ma l'insonnia rimane e sai che il calvario è appena iniziato. Obunua lo sa che camminiamo tutti in equilibrio su un filo, che a volte basta il fiato di un'idea diversa, corrotta, per farci cadere. E se sei una persona tutta d'un pezzo, solida nelle sue convinzioni, oh quanto si divertirà a farti crollare. Perché Obunua è questo: è il tanto che basta, che a volte, prende in contropiede noi umani, è la malattia rabbiosa che premendoci a terra, degrada la monotonia luminosa della normalità, trasformandola nella prigione sorda di una mente che noi, normali, inizieremo a chiamare: pazzia.



Nessun commento:

Posta un commento

Vuoi parlarne? Lascia un commento!
Ti piace quel che hai letto? Condividi sui social!
Non ti piace? Fa' come sopra! ;)