Era stato sulla luna. Di questo era sicurissimo! Ma poi?
Provava a ricordare com'era stato arrivarci, quand'era cominciata la missione, se fosse stato addestrato.
Niente.
Aveva nozioni di aerodinamica? Chimiche? Mediche? E la preparazione fisica?
Macché! Niente di tutto ciò. Le prime sapeva di non saperle. Per l'ultima gli era bastato guardarsi allo specchio. Non era un astronauta, ecco.
Eppure sulla luna c'era stato. Le geologia non se la ricordava tanto bene, però la supponeva. Aveva il sospetto fosse per ciò che aveva letto in qualche libro di scuola o visto alla tv, dai filmati, quelli che aveva girato Kubrick, per chi non credeva all'allunaggio.
Ma a parte la luna, la luna, la luna... tutto il resto dov'era finito?
Aveva deciso di sforzarsi. Di partire da un giorno indietro. Solo uno. Perciò, se oggi era domenica: sabato! Che diavolo era successo sabato? Si era alzato. Per forza! Poi aveva fatto colazione a casa, no al bar, anzi al Mc Donald's. No, l'aveva saltata. Aspetta, aspetta... era giusto il Mc! Sì, aveva preso un croissant ai frutti di bosco, moscio, sicuro surgelato e riscaldato, e un cappuccino, schiuma di bolle di sapone. Più fine! Schiuma di sapone per piatti quando fai scorrere l'acqua dentro a una pentola sporca che devi disincrostare e finché aspetti la vedi che si forma e ti fa un po' schifo.
Se riusciva a partire, a creare un filo logico, a beccare la traccia senza distrarsi, poteva ricordarsi il resto.
Era andato a pranzo dai suoi, poi il pomeriggio si era bevuto due cose coi compagni delle superiori. Aveva tirato dritto fino a sera. Erano più di due cose, in effetti. E la sera... in qualche modo era tornato, si era messo a letto, e aveva sognato lei. Oppure erano andati davvero a casa sua insieme, lui e lei? La luna... la luna! La luna era lei, lei era la luna, e il mattino dopo, cioè oggi, ecco cos'era quella certezza: era stato come andare nello spazio, esplorare la faccia luminosa del satellite, era sentirsi senza peso, era godere della vista dall'alto, di una prospettiva aerea, rimbalzare su e giù con la gravità non più gravida di brutti auspici, perché avevano fatto l'amore, l'amore fino al mattino. Due volte. Tre! Anzi quattro! No, non esageriamo. Due vanno bene. E poi si erano salutati, era rimasto solo e... aveva preso a precipitare, giù fisso verso il centro della Pianura Padana nebbiosa. E non c'aveva più capito niente. Aveva confuso i giorni, ancora e ancora, con questa sensazione delle cose, dei fatti, degli accadimenti importanti per lui che riprendevano a nascondersi, o a scappare via, o a chissà... chissà che... che...
Che stava pensando?
Aveva creduto d'aver stretto qualcosa. Di aver raggiunto l'illuminazione. Ma quale illuminazione?
Una volta era stato in Giappone e gli avevano parlato del fondatore illuminato del buddismo Shingon. Avrebbe voluto essere come lui. Invece solo buio. Molto buio. Quasi sempre notte, nella sua testa. E se avesse voluto vederci chiaro, chessò, fino a due giorni prima? Otto anni fa il Giappone. Ieri la luna. Forse. Ma come? Era un astronauta? No, non diciamo fesserie. Poi, dopo la luna, una colazione, pranzi come di Natale o di domenica, anche di sabato, poi gli amici e poi qualcos'altro. Amici di scuola superiore. Era stato a scuola! Oh no, troppo indietro!
Si era imposto di scavare con criterio. Allora indietro di uno e bastava provarci col venerdì. Se era venerdì, per forza aveva lavorato, perciò era facile bollare tutte le otto ore da lì a ritroso lungo la settimana fino al lunedì con un sicuro "A lavoro". Ma del resto? Dei giorni veri? Dei momenti suoi? Chi era stato? Con chi? E perché, esattamente?
Non gli pareva di ricordare nulla di eccezionale. E allora si era chiesto il senso di essere inchiodati a un presente senza fine, senza risposte, tutto scivoloso. A momenti non capiva nemmeno più chi si facesse quelle domande, chi dava le risposte, chi fosse lui, e questo gli faceva molto male. Però...
Di recente era stato sulla luna. Di questo era sicurissimo!
09/12/25
L'allunaggio
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