Ieri, dopo un giro in bici, mi sono trovato sulla riva di un fiume. Fatto il bagnetto tattico per ripigliarmi (acqua gelida) sono rimasto lì fino al tramonto e mi sono messo a scrivere.
L'intento che spingeva la penna (mi ero portato carta e penna, sì) era quello di bloccare il momento, di catturarlo, e con lui di riuscire a rendere anche un pezzo di natura.
Per non perdere quel che ne è venuto fuori, lo condivido qui. Sono due pezzi molto brevi.
La magia esiste, funziona, ma è complicata.
Prendi il fiume che scorre, questo qui davanti, stasera, con l'acqua che parte da molto lontano, da un altro fiume forse, o un lago alpino, poi una sorgente, una forza che rompe le acque aprendo in due le intimità della montagna. Come fai a spiegarti la scientifica perfezione che ciclicamente piove e riempie, bagna e assorbe, assola e vola, condensa e scroscia e s'infila e pulisce e s'incastra e s'incontra e si scontra e si spinge via, per far bagnare qui, molto dopo tutto ciò detto, i tuoi piedi nella corrente che appiattisce i ciottoli? Come fai a spiegarti questo momento? Magia! Magia antica che ha imparato a memoria a giocare il suo gioco, concedendoti, stavolta, di divertirti un po' assieme a lei.
Scrivere, raccontare, poetare della natura. E come si fa? Che pretesa!
No no... guardo invece il tramonto che arriva, il fiume che scorre calmo, il signore che gioca coi suoi labrador uno bianco e uno nero nell'acqua, la compagnia di amici che ha fatto casino tutto il pomeriggio e adesso ci ha lasciati in pace e il cielo è azzurro tendente al blu, sopra ai ciottoli bianchi, alla mia bici lì appoggiata, quella che ho comprato al negozio dell'usato, una con le ruote sottili che corrono veloci ma che per questi sentieri sterrati non è proprio il massimo, poi le mie infradito sull'erba, le Stan Smith coi calzini infilati dentro, la maglietta sudata messa lì ad asciugare (ormai sarà asciutta), un elicottero che passa e si fa il Brenta avanti e indietro avanti e indietro e io, seduto sull'asciugamano con un quaderno appoggiato sullo zaino mentre butto giù tutto questo e penso che ho ancora addosso gli occhiali da sole anche se non servono più, ma non voglio interrompermi per toglierli, quindi scrivo ancora un po', immaginando che quando avrò finito, di provare a scrivere, raccontare e poetare la natura me li leverò dal viso, aggiungendo qualche minuto di luce ancora alla sera, e mi godrò il momento, ora che anche il signore coi cani se n'è andato lasciandomi solo, io col mio foglio pieno, la penna posata, l'aria fresca e le cicale e l'acqua e la ferrovia distante e l'ultima gente lontana che suonano per me.
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