La stanza curata, minimalista. Non asettica ma con la giusta quantità di verde. Climatizzazione e ricircolo d'aria in equilibrio. Mio nonno muore e io ho soltanto voglia di farmi. Non penso ad altro.
Ormai è un'ossessione. Una tendenza assecondata di cui non conosco le radici. Qualcosa che ho, credo, liberato dalla prigionia senza sapere che fosse in catene.
Nonno, ti ho chiesto. Ma tu... te li ricordi i sogni?
Poco, risponde. Non vuole parlare ma io vorrei tanto sapere.
Com'era?
Mm... non so.
Lo saluto ed esco. Devo farmi, devo farmi, devo farmi.
Strade ordinate. Simmetrie di edifici che si stagliano su un azzurro pulito. Auto automatiche, mute. Persone che compiono con precisione il loro posto nel mondo e non conoscono, non conoscono le bellezze segrete del caos, del nonsense come concetto, delle potenzialità atrofizzate di queste nostre menti ammansite.
Forse è così che riesco a immaginare di farmi. Ancora una dose, ancora una, e accetto passaggi sottobanco e mani leste che spacciano pillole: lo spezzarsi del mio rigore fedele al benessere che invece mi opprime, mi rade al suolo, tranquilla e in silenzio.
Ma ora sono a casa. E chiudo a chiave. E spengo la luce e sono io sola, con le mie pillole e le verità rivelate, qui pronte da ingoiare, e tutta la meraviglia di una mente viva a portata di bocca. Il mio stomaco accoglie il farmaco: acetilcolina che mi indurrà la fase REM. Noradrenalina e serotonina che viaggeranno tra i neuroni inebetiti. Sarà proibito, sarà sbagliato, sarà sporco, immorale, illegale ma ormai ci siamo, ci siamo quasi e... morbidamente accomodata sognerò ancora una volta!
Erik dice Unisci i puntini.
Quali? gli chiedo.
In cielo gli aerei si muovono a formare una faccia. Mi sembra quella di Erik e parla. Se smetti..., dice, e intanto i loop pieni di gente scorrono fuori dalle rotaie, sono serpenti, treni come rettili volanti, Ci avevi mai pensato? riprende Erik.
No, non ci avevo mai... e mi cadono i denti. Oh no... oh no! La droga. È la droga! grido ora davanti allo specchio.
Se smetti, dice Erik specchiandosi al posto mio, perderai tutto. Un sorriso perfettamente finto, mi dice mentre mostro la bocca, ora ripulita, l'ordine in apparenza.
Mi sveglio sudata. Agitata. Devastata. Estasiata! Cosa ho appena visto? Cosa ho appena capito?
13/03/25
Un sogno
Vi ricordo che questo racconto, assieme a tutti gli altri, lo potete trovare nella sezione Scrivo Storie del blog!
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Scritto benissimo. Vivido, reale, presente.
RispondiEliminaComplimenti.
Felice ti sia piaciuto! :) È nato in una serata di scrittura collettiva. C'eravamo dati l'obiettivo di tracciare nuovi mondi. Questo, in particolare, provava a immaginare cosa accadrebbe se perdessimo la capacità di sognare la notte.
EliminaUna curiosità, oltre l'inquietudine che trasmette il narrato: come mai donna?
RispondiEliminaUna scelta casuale in realtà. Vario spesso i protagonisti nelle storie :)
Elimina