20/01/20

Il fantastico? Meglio assaggiarlo che censurarlo

Se vi dicessi di un cuoco toscano cacciatore di mostri? Se vi dicessi che poi i mostri li serve nel suo locale, e che questi hanno gusti ed effetti assurdi su chi li assapora?
Ecco: questa roba è Italian Way of Cooking, una storia (pazzesca) in due romanzi scritta da Marco Cardone. Il primo l'ho letto giusto un anno fa mentre il secondo, pensate un po', l'ho terminato giusto un minuto fa, col risultato che ora sono qui a parlarvene.

Le due domande iniziali non sono messe lì a caso. Io sarei davvero curioso di sapere che ne pensate, perché quando ho raccontato quel che stavo leggendo ad amici e colleghi il risultato, riassunto in questa frase di rappresentanza, è stato: Ma di che cosa si fanno certe persone?!
Ma di che vi farete voi, piuttosto, mi domando io!

Ormai i film dei supereroi sbancano al botteghino e serie come Game of Thrones sono viste praticamente da chiunque. Eppure, quando si tratta di approcciarsi al fantastico, se l'elemento straordinario non è familiare o comunque riconosciuto dalla macchina della cultura pop, parte il sopracciglio all'insù. Avete presente? Quello messo lì strategicamente per mascherare la voglia di riderti in faccia, perché dai, sei proprio strambo se scrivi o apprezzi certe cose, giusto? 

Non capisco insomma perché l'elemento fantastico non venga apprezzato fintantoché non è accettato a livello massivo. Approvato! Certificato! Garantito per i nostri cervelli adulti. Quasi si avesse paura ad aprirsi a quel lato disinibito dell'immaginazione. 
Ma comunque... nonostante questi crucci insolubili io vi chiedo anche: vi va di divertirvi? Se la risposta è sì, allora date una letta a Italian Way of Cooking.

Il primo romanzo, come vi dicevo, narra le vicende del monster chef Nero ed è ambientato nel Chianti. Tra piatti paradisiaci, spiriti guida, battute di caccia e orgie incontenibili, seguiamo il disperato tetantivo di Nero di risollevare il suo ristorante Il Gallo Nero, in grave difficoltà finanziaria. 
Il secondo libro invece si sposta a Napoli, dove assieme alle mostruosità sovrannaturali ci si aggiungono anche quelle stranote della criminalità organizzata, in un miscuglio perfetto di tradizioni, sapori, bellezze e brutture di una città affascinante e contraddittoria. 

Storia a parte però, l'elemento che più ho apprezzato è la minivedenza, un espediente narrativo fondamentale nello sviluppo degli eventi. 
Cosa sia è presto detto: quando ci imbattiamo in una creatura che non dovrebbe esistere, semplicemente la scambiamo per qualcos'altro. Il nostro cervello, in pratica, la blocca, e così uno gnomo diventa un tronco d'albero e una testa di ungumano sembra una maschera di gomma o un pallone da spiaggia. 

Forte la minivedenza, vero? Un po' come quella censura che operiamo per conto nostro nel fantastico, quando si parla di libri e film che raccontano di fantasmi, vampiri, astronavi, draghi ed elfi. 
La cosa bella della minivedenza però, è che la si può cancellare, e per farlo bisogna affrontare lo straordinario, andargli incontro e renderlo parte della propria vita. Così: senza spettare l'approvazione degli altri. 
Funziona in Italian Way of Cooking, ma funziona anche qui. Provateci! 
Non dite Ma di che si fanno certe persone!?, piuttosto fatevi pure voi e assaggiatele queste pietanze mostruose! 

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