25/04/16

Diamo spazio al Tempo

Parliamo di tempo. Tempo inteso come scorrere cronologico degli eventi e anche come azioni che compongono quegli eventi. 

''People assume that time is a strict progression of cause to affect, but actually, from a non-linier, non subjective point of view it is more like a big ball of wibbly wobbly timey wibbey... stuff''

Mi è capitato di vedere una puntata di Doctor Who intitolata Blink, e in quest'episodio il tema era il viaggio nel tempo. Nell'episodio, ambientato nel 2007, Sally esplorando una vecchia casa trova un messaggio scritto su un muro. Tale messaggio è un avvertimento indirizzato a lei ma inciso nel 1969 da un certo Dottore. Della bizzarria ne parlerà con l'amica Khaty, che gironzolando poi per il rudere s'imbatterà in un essere che la spedirà dritta negli anni Venti.
Da qui inizia un processo machiavellico. Pochi istanti dopo la scomparsa dell'amica infatti, Sally riceverà una lettera scritta proprio da Khaty (morta intanto nel 1987), fatta recapitare tramite un nipote. E in seguito si aggiungerà il ruolo del Dottore, viaggiatore del tempo intrappolato nel '69 e bisognoso dell'aiuto di Sally che...

E' un po' complessa da trascrivere. Il consiglio che vi do è di guardarla. Il punto è che una simile storia mi da l'occasione per discutere del tempo, almeno a livello narrativo, e quindi dei viaggi nel tempo. Questo perché nel caso presentato il tempo appare perfettamente strutturato. Ogni azione, per quanto dettata dal libero arbitrio degli attori che la eseguono, si rivela esattamente funzionale allo schema degli eventi, in modo tale da non far collassare tutto in un tripudio di paradossi.
Ho sempre inteso il tempo e i viaggi nel tempo in due modi possibili, e ve ne parlerò sempre dal punto di vista puramente fantastico/fantascientifico, che qui la scienza credo c'entri poco e niente.

Il primo modo è un viaggio nel tempo con un universo singolo.
Se io tornassi indietro nel tempo, pur volendolo, non potrei per esempio uccidere mio padre, perché io mio padre lo conosco e ci vivo tutt'ora assieme. Ci sarebbe qualcosa che me lo impedirebbe, e probabilmente non me ne accorgerei nemmeno di questo qualcosa. Sarei cosciente del fatto che potrei mandare all'aria tutto, forse anche la mia esistenza, ma non mi fermerei dal combinare un paradosso per mia scelta, quanto piuttosto per una forza invisibile che regolamenta il tempo per non distruggerlo. Viene da sé che mio padre, dal presente in cui sono partito, quand'era giovane ha necessariamente visto un me stesso che è andato a trovarlo e gli ha parlato. Ma, al fine del funzionamento corretto del tempo, di tale avvenimento mio non me ne ha mai fatto parola (sostenuto dalla stessa forza invisibile), perché io effettivamente non ne sono al corrente nel momento in cui parto, e se lo fossi, sarebbe già un tempo diverso, un accadimento nuovo e al di fuori di quest'universo.
Il senso di ciò credo s'intraveda. Nonostante ci sia il libero arbitrio, o meglio, nonostante noi ci comportiamo e compiamo scelte come se ce l'avessimo, in realtà ne siamo privati, perché non possiamo creare paradossi che mutino quel che è, quel che è stato e quel che sarà. Un po' come nella puntata Blink di Doctor Who.

Il secondo modo di vedere i viaggi nel tempo e il tempo, è dato dalla possibilità di più universi.
Se io tornassi indietro potrei benissimo uccidere mio padre. Anche prima della mia nascita. E a me non accadrebbe niente, semplicemente perché mi troverei già in una linea temporale differente, poiché da quella in cui sono partito, data la mia esistenza, mio padre non era mai stato ucciso da me e anzi, era diventato genitore. Cosa che non accadrà ora nella linea temporale in cui sono, in questo secondo universo.
In un caso simile il libero arbitrio esiste eccome, ma non esistono paradossi. Per ogni insensatezza creata difatti, si genera una linea temporale nuova e assieme a lei, ovviamente, un mondo parallelo che viaggia con un what if rispetto a quello da cui sono partito. La cosa divertente è che se da un lato non c'è pericolo di spaccature spazio-temporali per paradossi irrisolvibili, dall'altro c'è l'enorme questione della creazione di nuovi universi. Il viaggio indietro nel tempo insomma, e quindi la nostra decisione di compiere una scelta non prevista, genera nuovi mondi, tanti quanti saranno i nostri viaggi.

Un discorso un po' da schizoidi, lo ammetto. Però sono queste le due visioni che ho quando per esempio adopero il viaggio nel tempo in qualche racconto (tipo QUI), e solitamente quella che trovo più divertente è la prima soluzione, poiché sottostà a regole precise che però non vengono svelate mai. Il libero arbitrio, pur non essendoci, all'apparenza esiste eccome, dando così l'illusione che ogni evento sia casuale ma perfettamente funzionale a ciò che è stato, è, e dovrà essere. Viene da sé che riuscire a creare una storia che riunisca casualità e assieme finalità è sì difficile, ma maledettamente divertente.

Voi invece come ragionate su questo argomento? Quali sono in genere i viaggi nel tempo che preferite? 

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