09/06/16

Ho il garage invaso dai vermi

In questi primi giorni di giugno piove spesso. Persino ora, nel momento in cui vi scrivo, sta piovendo. E cadeva la pioggia anche quando ho iniziato, continuato e terminato la mia avventura con i vermi. Sì avete capito bene: vermi! Valanghe di schifosi e viscidi lombrichi che strisciavano su tutto il pavimento del garage e poi anche in giardino, appena fuori la veranda. Roba da accapponare la pelle anche solo a pensarci. Ma fossero stati solo loro il problema... 
Erano bianchi, mollicci, pregni di bava appiccicosa e grossi quanto una mano o un pallone da basket o un cane. Creature enormi, anzi no, che dico, bestie assolutamente colossali, dei fottuti giganti dalla stazza pari a un autobus che se ne stavano lì a strisciare sotto terra, tra la nebbia e la pioggia, invisibili.

Ok, spero l'avrete capito, non mi sto riferendo certo al giardino di casa mia (altrimenti l'avrei abbandonata da un pezzo), ma vi sto raccontando de I vermi conquistatori, romanzo di Brian Keene inquadrabile tra i generi horror e post apocalittico; che poi non mi piace etichettare le storie, però capisco per molti ci sia la necessità di sapere in anticipo che atmosfere si andranno a toccare prima di leggere, ed è infatti proprie da queste che partirò per parlarvene.
De I vermi conquistatori ne avevo sentito discutere qualche tempo fa in giro per blog e le impressioni che ne erano uscite erano davvero molto buone. Qualcuno aveva provato addirittura paura leggendolo, o quantomeno un senso di ribrezzo costante, cosa che, quest'ultima, anch'io ho percepito in più scene, proprio grazie al modo da brivido in cui sono narrati gli incontri con le creature.

Dicevo della pioggia comunque. Siamo in un mondo infatti in cui un giorno è arrivato il maltempo e le precipitazioni, abbondanti e sparse ugualmente in ogni zona del mondo, sono iniziate e non hanno più smesso. Tutto è allagato e per quanto ci è dato sapere l'unica cosa che si nota è un'infinita distesa d'acqua da cui emergono tante piccole isole, che sono nient'altro che le cime dei monti più alti o, se la situazione è ancora buona, gli ultimi piani dei grattacieli. In un simile contesto sono pochi i sopravvissuti e noi facciamo la conoscenza di uno di questi: Teddy, un signore anziano e solo che passa le sue giornate osservando ciò che avviene nel cortile infangato di casa sua. Quello invaso dai vermi a cui mi riferivo poco fa.
Tutta la storia che veniamo a conoscere è nel taccuino su cui Teddy appunta ciò che è avvenuto e ha ascoltato. Vuole lasciarci una testimonianza dell'apocalisse che sta vivendo, e ci fa sentire quindi tutto il disagio, la stanchezza e lo stupore di fronte a esseri tanto raccapriccianti.

Io questo romanzo l'ho preso Qui
Alla fine ne risulta una lettura veramente inquietante e interessante. Anche perché grazie ai vari personaggi che condividono la malasorte di Teddy scopriamo un'altra fetta della devastazione del mondo, una città semi sommersa dal mare che è priva di quei vermi enormi che strisciano sotto terra ma abitata da altri ospiti ugualmente (o forse persino anche più) temibili.
Arrivati a questo punto sembrerebbe tutto perfetto così per come ve lo sto presentando. Il problema invece è che purtroppo c'è stato un grosso elemento che mi ha infastidito per buona parte della lettura: il punto di vista
Sì... non ho molto gradito la scelta del punto di vista da cui I vermi conquistatori ci viene raccontato, e mi riferisco proprio a Teddy e il suo taccuino. Per quanto possa sembrare assurdo, non ho trovato stonati lombrichi giganti che mangiano persone o sirene che cantano o kraken grossi quanto Cthulhu, ma ho spesso pensato a come un uomo in una simile condizione riuscisse a scrivere così bene e in così poco tempo l'intero fottuto romanzo. 

Insomma, penso non sia un elemento di poco valore perché anche il come viene raccontato qualcosa fa parte di quel racconto. Soprattutto in questa storia poi, che mette in tavola creature fuori dall'ordinario in maniera perfetta ma che si frega nella sua componente più terra terra: un personaggio che scrive di sé. 
Ma è una paranoia mia eh! Al di là di questo disturbo che a moltissimi credo nemmeno possa interessare, I vermi conquistatori rimane un gran bel romanzo da leggere tutto d'un fiato. Se fuori piove poi, è ancora meglio! 

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