24/04/17

Caccia al mostro

Per radio ho sentito di sfuggita la storia del mostro di Loch Ness, che tra aneddoti, avvistamenti e dicerie mi ha fatto tornare alla mente un vecchio libro sui dinosauri che leggevo da bambino. 
A occupare le ultime due pagine, dedicate alle creature marine, emergeva dall'acqua in tutta la sua magnificenza una specie di colossale "anguilla". Fate conto che un uomo, a confronto, era grande quanto un suo occhio. E proprio a quel mostro, se la mia memoria non ha buchi di sceneggiatura, veniva associata la figura di Nessie, il misterioso abitante del lago scozzese.

Ho fatto di tutto per recuperare l'immagine, ma il libro non si trova, il titolo non lo ricordo e il web non mi è stato d'aiuto. La mia personale ricerca quindi non ha portato alcun risultato, se non quello di farmi sentire come i numerosi cacciatori di mostri che negli anni hanno tentato di svelare il mistero di Loch Ness. 
Li conoscete? Perché non fosse per l'episodio qui sopra, nemmeno io!

La testimonianza più antica pare essere del 566 e la riporta il monaco irlandese Adamnano di Iona. Siete pratici di latino? Allora andate qui ai versi 28 e 29
Ad ogni modo il carissmo Adamnano, raccontando la vita di San Columba nell'opera Vita Columbae, narra di quando egli, attraversando il fiume Ness, notò degli uomini intenti a seppellire un loro compaesano: a quanto dicevano era stato ucciso da una bestia marina. E' poco dopo però, che accade l'impensabile...
Il santo, avvistata un'imbarcazione ormeggiata sulla riva del fiume, ordina al confratello di tuffarsi per andare a recuperarla, e mentre questi nuota l'acqua attorno a lui ribolle finché il mostro lo afferra tentando di ucciderlo. Ma Columba è pronto a reagire, stende una mano verso l'immonda creatura e facendo il segno della croce le ordina di tornare da dove è venuta. Quella, come per miracolo, viene rispedita in profondità lasciando in pace il monaco.

A parte le leggende degli abitanti del lago, non vi sono altre testimonianze sull'esistenza di Nessie. Per averne di "nuove" infatti bisognerà aspettare fino al '900
E' proprio negli anni '30 che le voci riprendono a girare. La bestia è stata avvistata sia in acqua che sulla terra ferma e nel '33, Hugh Gray riesce a immortalarla per la prima volta.
A questa foto, esattamente un anno dopo, segue il celeberrimo scatto di Robert Kenneth Wilson. Si è molto discusso su cosa stesse realmente nuotando tra le acque del lago, e tra elefanti da circo a farsi una nuotatina o plesiosauri sopravvissuti all'estinzione, si scoprì, nel 1994, che fu semplicemente una bufala escogitata da Christian Spurling.
L'uomo, amico di Wilson e cacciatore di mostri, era caduto in uno scherzo ed era stato ridicolizzato dal Daily Mail. Questo era il modo trovato per vendicarsi e da qui, il famoso detto: un modellino di Nessie per domarli, un modellino di Nessie per trovarli, un modellino di Nessie per ghermirli e nell'oscurità incatenarli.
Nel '51 un boscaiolo di nome Lachlan Stuart immortala tre gobbe che increspano la superficie del lago, mentre nel '55, il banchiere Peter McNabb, ammirando in lontananza il castello di Urquhart riesce appena in tempo a mettere a fuoco l'animale. Le dimensioni, grazie al rapporto con l'edificio, sembrerebbero aggirarsi attorno ai 20 metri, anche se alcuni esperti ritengono inquadrati non uno, ma ben due diversi esemplari.
Ma arriviamo alle testimonianze più recenti, tra cui quelle in video (come questa o questa), che come ben immaginerete sono accomunate dalla terribile coincidenza che grava anche sul materiale ufologico, ovvero: chi filma è affetto dal morbo di Parkinson.
La prima risale al '60, quando l'ingegnere Tim Dinsdale riprende Nessie e si convince della sua esistenza. Molti sostengono si sia confuso con un'imbarcazione, eppure lui, forte delle sue conoscenze tecniche, non sembra avere dubbi. Dello stesso stato d'animo è anche Tony Doc Shiels, illusionista che negli anni '70 dà una foto molto nitida del mostro e una descrizione piuttosto innovativa, definendolo come un "elefante calamaro" con una "proboscide a cui è attaccato un occhio".
Anche negli ultimi anni si avvista qualcosa. Nel 2007 tocca al tecnico di laboratorio Gordon Holmes, che filma una sagoma a pelo d'acqua, mentre due anni più tardi Jason Cooke utilizza Google Earth per catturare definitivamente la bestia.
Qualcosa di simile avviene anche nel 2014, in un'immagine satellitare presa dalle mappe di Apple che sembra nuovamente suggerire l'esistenza del mito.
Due testimonianze sicuramente efficaci ma che mancano, in un certo senso, di quell'aura di magia che permeava tutti i precedenti scatti.

Ora non so voi, ma io mi sono divertito a ripercorrere questa storia, trovandomi senza volerlo a compiere un bel giro di giostra dalle parti della criptozoologia. E' bello perdersi in un fenomeno culturale che nonostante le posizioni scettiche del mondo scientifico continua ad affascinare e incuriosire la gente.
Sarà che nonostante tutto ci piace voler credere che qualcosa di straordinario possa sempre accadere. O forse, più semplicemente, siamo attratti per natura a popolare di fantasia l'ignoto che ci sta attorno, affascinati dalla possibilità che i nostri "e se..." si materializzino davvero, proprio come un mostro antico che emerge dalle profondità di un lago.

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