02/02/17

L'alieno in Arrival

Arrival non è soltanto un film di fantascienza.
Arrival è un film sulla comunicazione e prima ancora sull'ascolto, un film che parla di cultura, di scelte, di rapporto con gli altri e di tempo. Ed è un meccanismo ben equilibrato che non ti spiega l'idea di fondo, ma te la fa vivere direttamente.
fonte milanoreporter.it

Avevo aspettative molto alte per questo lavoro di Denis Villeneuve, e sono felice non siano state affatto tradite. 
Temevo che dal tema di un incontro tra umanità e alieni ne venisse fuori il solito contrasto fatto di esplosioni, soldati beoti, astronavi con gli scudi e raggi laser. E invece no. Il livello è sempre alto e si usa la fantascienza nel miglior modo possibile: come opportunità per riflettere sulla nostra natura.

Come accennavo sopra i temi presenti sono moltissimi, e ognuno di questi può dare un punto di vista differente con cui osservare le vicende di Arrival. 
Preponderante è sicuramente la questione della comunicazione, tanto sul piano uomo/alieno quanto su quella uomo/uomo. Se si pensa infatti che la prima sia più complicata, ci si accorge pian piano che è la seconda a creare il maggior numero di problemi, facendo degli uomini gli alieni di loro stessi. E proprio agganciandosi alla necessità di una buona conoscenza della linguistica (e dell'approccio scientifico in generale), parte il secondo grande argomento, e cioè quello dell'ignoranza.

Non c'è un pippone moralista a far la critica al nostro essere fondamentalmente massa caprona, ma bastano poche scene e ben gestite per gettarti addosso tutta l'angoscia degli eventi che vanno complicandosi; e lo fanno tramite la paura e l'incertezza, ma alimentate per lo più dall'ignoranza. Tutto mentre chi lavora seriamente (in questo caso i vari team di scienziati) rischia di non venire ascoltato, cedendo il fianco al ciarlare di oratori dalla lingua (troppo) svelta.

La scelta e il tempo, infine, sono i due grandi pilastri che reggono l'intera narrazione, ma non vi dirò molto su questi perché non vorrei rovinarvi lo spettacolo. Sta di fatto che, come vi dicevo inizialmente, tutta la pellicola è un meccanismo ben strutturato (proprio in virtù del modo di intendere il tempo), capace di portarti esattamente dove vuole senza spiegarti niente. Cosa non da poco vista la fastidiosa tendenza alla spiegone selvaggio.

Arrival, insomma, ha il coraggio di far sue alcune delle critiche che contiene e non tratta lo spettatore come un idiota. Certo nelle sequenze finali si ha l'impressione che voglia correggere il tiro, indugiando inutilmente su alcuni punti che ripiegano verso l'odioso effetto spiegone (anche se leggero), ma te lo fai andar bene lo stesso.
Anche perché nonostante questo, sbuffi e sbadigli in sala si sono percepiti forti e chiari. Sintomi di un non capirci niente di individui che giudicherei "poverini", se solo non fossero un'enormità.

Voi giovani neuroni l'avete visto? V'è piaciuto?
Nel caso parliamone qui, e se ci sono spoiler segnalatelo bello in grosso ;)

Nessun commento:

Posta un commento

Vuoi parlarne? Lascia un commento!
Ti piace quel che hai letto? Condividi sui social!
Non ti piace? Fa' come sopra! ;)