22/10/15

Se l'anima esiste abita di sicuro nella nostra memoria

Qualche tempo fa, leggendo un saggio del neurologo Oliver Sacks (che potete trovare qui), mi rimase in mente questa sua affermazione:
[...] Mi sento infatti medico e naturalista al tempo stesso; mi interessano in pari misura le malattie e le persone; e forse sono anche insieme, benché in modo insoddisfacente, un teorico e un drammaturgo, sono attratto dall'aspetto romanzesco non meno che da quello scientifico, e li vedo continuamente entrambi nella condizione umana, non ultima in quella che è la condizione umana per eccellenza, la malattia: gli animali si ammalano, ma solo l'uomo cade radicalmente in preda alla malattia. [da L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello]
Il cadere in preda della propria malattia in effetti, è un circolo vizioso che a partire dal tuo corpo infetta poi la mente e il pensiero, la personalità, portandoti a identificare te stesso con il male che ti ha colpito, facendolo tuo e parte indissolubile di te anche se tu non lo vuoi e lo stai combattendo.

Questo è un po' quel che ho provato guardando Still Alice, un film che racconta di Alice, cinquantenne affermata nel mondo accademico e stimata linguista, e di come l'insorgere di una forma rara di morbo di Alzheimer le mangi a poco a poco i ricordi.
Non c'è nulla di esagerato nell'interpretazione di Julianne Moore (che qui vince l'Oscar come miglior attrice protagonista) o di stonato, e difatti l'andamento sempre più instabile e infine apatico della sua personalità si esprime perfettamente nell'ambiente intimo e familiare che le sta attorno. Così come non vi sono trovate semi miracolose o svolte eccezionali tipiche dei film che illudono lo spettatore verso una finta risoluzione che poi sfocerà nella lacrima facile.

Still Alice è composto, reale, disperato. La domanda che fa sorgere non è tanto chi sei tu?, perché il tu non è mai messo in discussione, quanto invece il che cosa sei tu?, e cioè, qual è quella parte di te che rende la tua persona quella che è veramente. Una questione che va a scomodare in un'unica volta due soggetti differenti: il malato e chi gli sta attorno.
Sempre il neurologo Sacks, nel suo saggio, fa una riflessione proprio riguardo l'essenza della persona, quella cosa che rende te unicamente te, e che per maggior impatto lui identifica come anima. Se l'anima esiste, afferma, allora di sicuro il suo posto è nella memoria, poiché è nella memoria che noi costruiamo continuamente, istante dopo istante, la nostra persona, l'identità. E questo implica, come ci mostra poi il film, che la perdita dei ricordi corrisponde a una perdita enorme di noi e che tanto più ne smarriamo tanto più moriamo. 
Still Alice parla di morte ma non intesa come quella del corpo, bensì dell'anima, se si vuole utilizzare il paragone di Sacks. La protagonista ha paura di morire perché è cosciente, almeno nella sua fase più lucida, di ciò che comporterà il progredire dell'Alzheimer: non esistere più per se stessa, ma vivere come ricordo negli occhi di chi ancora guarda il suo corpo.

14 commenti:

  1. posso testimoniare che è proprio così e spesso anche peggio...
    siccome vivo questa terribile malattia con mia madre, che per inciso, la peculiarità dell' alzheimer è proprio l'insorgere in una età non anziana, il che è peggio perchè magari si è in buona salute fisica e dunque "campa cavallo", oltre che avere, il paziente, la consapevolezza di perdere pezzi ed il panico di sapere che non sarai più te stessa. Ecco per esempio, mia madre adesso ha 73 anni, pezzi ne ha persi, ma mantiene una certa lucidità anche se va e viene, cambio di personalità, per cui da una donna tipo colonnello delle SS a tenero Koala, destabilizza lei e me.la cosa più terribile, ma capisco che è difficile trasmettere l'emozione, è stato quando dopo la diagnosi, mi ha chiesto di non dimenticare mai di mantenerle un aspetto dignitoso, dai capelli ai vestiti...

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    1. Dev'essere terribile e difficilissimo da accettare. Mi dispiace.
      Ecco, sarà anche vero che l'uomo dentro la malattia ci cade tutto, ma la dignità che è in grado di mantenere spesso lascia a bocca aperta. Un abbraccio.

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    2. Tasto dolente, CervelloBacato!
      Sono 15 anni che mia suocera ha l'alzaimher. Esploso in modo repentino.Discese e risalite e ora... solo più discese verso il fondo del baratro.
      Ricordi ne ha ancora e li vive in prima persona ma sono ricordi "sbagliati"anche se il termine non è giusto. Rivive ad esempio i rastrellamenti dei nazisti che visse da bambina.
      Vede diavoli e angeli e il giorno del giiudizio come le insegnarono le suore in collegio.
      Ed ha paura! Una paura folle!
      Per il resto, l'oggi non esiste più per lei. Il tempo passato, un momento qualunque del tempo passato, diventa il suo nuovo presente.
      Terribile per lei ma decisamente terrificante per noi che la ricordiamo saltellante come un grillo e ora non cammina,non mangia da sola.... dipendente peggio di un bèbè.
      Non so se l'anima è nel cervello.... so solo che se il cervello si rovina crolla il mondo del malato e di chi gli sta attorno.
      Ammalarsi poco per volta, lentamente credo sia ancora peggio per il malato stesso che teme per il suo futuro. Teme di perdere la dignità di essere umano. Di diventare un peso.
      Ma è anche grave per i parenti che ad ogni ripresa un po' si lludono che forse la cosa stia rallentando.
      Terribile!

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    3. Posso solo immaginare quanto dev'essere dura.
      Voglio comunque consigliarti il saggio di Sacks, se l'argomento può interessarti. Come dici il cervello è davvero delicatissimo, e al di là del morbo di Alzheimer, ci sono molti casi clinici riportati che... sono da non credere. Te lo consiglio non per il gusto del ''vediamo che stramberie ci sono nella malattia'', ma per le riflessioni che sorgono dietro ad ognuna di esse, come quello dell'anima in questo caso legato ai ricordi e la personalità. E' davvero un'ottima lettura, e si intitola L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello.

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  2. Un tema forte, sicuramente.
    Non oso pensare cosa deve essere dimentarsi cosa e chi, dimenticarsi di noi stessi...
    Il film non m'attira granché, ma l'argomento è interessante.

    Moz-

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    1. Mi hanno consigliato di vederlo in lingua originale. Nel caso ti venisse voglia, prova direttamente così ;)

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  3. Conosco purtroppo molto bene il morbo di Alzheimer, e c'è ben d'aggiungere, perché purtroppo è proprio così. Magari lo vedrò pure questo film, da di certo non ora.

    Ispy

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    1. Lo so lo so. In ogni caso è un bel film. Forse non proprio leggero.

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  4. bellissimo articolo Cervello :)
    Molto sensibile e profondo.
    Non ho visto questo film, ma il tuo saggio (posso chiamarlo saggio?) mi spinge a farlo.
    Proprio vero che la malattia logora dentro, arriva alla psiche e all'anima.

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    1. Grazie Manu :) Ti piacerà vedrai. Il mio saggio? Quello di Sacks vorrai dire :D Te lo consiglio davvero, si chiama L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello.

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  5. quanto bello in questo post Cervellino...
    il film non riuscii a vederlo, ma è in odore di sky, quindi me lo vedrò, e dopo questa tua riesamina, ancor con più piacere

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  6. Bello il film e bello pure questo post.

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