30/06/21

Il racconto dell'ancella e il femminismo (anche) per maschi

Il Racconto dell'Ancella di Margaret Atwood è un libro così denso e ben scritto che non può lasciarci indifferenti. Di domande me ne ha suggerite parecchie e vorrei condividerle con voi. 

Vi lascio qui il mio ultimo video e se vi va, miei cari cervelli... iscrivetevi al canale e parliamone!




18/06/21

Meladizione!

 Scatta la mela, scatta in avanti in un flash e...⁣

"Andata!"⁣⁣

Sbatto il mento sul tavolo e cado a terra privo di sensi. ⁣⁣
Credo.⁣⁣
Non posso parlare. ⁣⁣
Non mi riesce proprio. ⁣⁣
⁣La sensazione è di osservare a  360° come certe fotocamere.⁣
Devo aver battuto forte perché vedo tutto, tutto... ⁣

Non so spiegarmelo ma vedo il tavolo, vedo me, vedo me che mi rialzo, me da fuori. DA FUORI! E barcollo, centro in pieno la colonna portante qui di fronte prima di urlare "Ci sono, ci sono riuscito, ci sono riuscito sul serio!"⁣

⁣Il mio corpo, la mia faccia, mi fissa e se la ride. Se la ride di gusto. La mia mano mi afferra, mi solleva dal tavolo e i miei denti mi staccano un pezzo con un morso netto.⁣

⁣Un brivido di follia mi percorre tutto il torsolo facendomi venire la grinze alla buccia. Riesco solo a pensare "MELADIZIONE!!!"



13/05/21

Lettera a un/una diciottenne

Da un po', alle pagine di questo blog, preferisco gli articoli e i podcast di Punto e a Copy e i video su YouTube. Eppure CervelloBacato è uno spazio che non voglio lasciare, perché ogni tanto, come avete visto, mi piace raccontare e raccontarmi in modo, forse, un po' più personale.

Oggi comunque no... non toccherà a me scrivervi. Non ancora. Sarà invece Luca Salvadore, che già ci ha portato con sé a Giacarta nello scorso #OpenMinded, a condividere qualcosa con noi.

Mi ha chiesto di prestargli il blog per una lettera a cui tiene molto, un testo che ha scelto di dedicare a tutti quei e quelle diciottenni a un passo dal fare grandi scelte di vita.  Se vi va di leggere le sue parole quindi, sono felice di ospitarle qui.



Caro/a neo maggiorenne,

ho deciso di scrivere queste righe per condividere alcune riflessioni, vissute su un piano sia personale che di condivisione con i miei conoscenti, relative a quel famoso periodo della vita dove si decide molto del proprio destino, talvolta senza averne i mezzi.  Spesso mancano le informazioni, malgrado l’esistenza del web, o le testimonianze altrui, che tanto sarebbero utili al processo di scelta del proprio futuro.

10/04/21

Open Minded | Vagando per le periferie di Giacarta (di Luca Salvadore)

Eh sì!
Non solo torno ad aggiornare il blog, ma lo faccio rispolverando una rubrica a cui tengo particolarmente, ovvero: #OpenMinded!

Per chi non lo ricordasse (o nel malaugurato caso capitasse qui per la prima volta) #OpenMinded è composta da guest post e vuole far conoscere esperienze, abitudini, passioni e credenze che di solito sono ritenute lontane dalla rassicurante quotidianità.

Oggi allora eccoci in compagnia di Luca Salvadore che ci racconterà di un viaggio speciale tra le periferie di Giacarta! Pronti a viaggiare con lui?
Allora tre, due uno... Aprite le vostre Menti!

Indonesia, più di quindicimila isole, centinaia di idiomi ed etnie. Quasi 14.000 km di distanza a piedi, nel caso qualcuno pensasse di affrontare un viaggetto sulle proprie gambe.
Il piano è chiaro, perlomeno in parte, visto che sappiamo che la prima settimana è a Bintaro (sobborgo di Giacarta), la seconda a Sumatra (a grandi linee tra Pekanbaru e Padang, seguendo l’Equatore, tagliando l’isola a metà da est ad ovest), la terza di nuovo nella capitale.
L’attesa è di quelle importanti, essendo per ambedue il primo viaggio in un Paese extraeuropeo oltre le sei ore di volo. Ventiquattr’ore di viaggio, contando le otto ore di scalo a Doha. Scalo avvenuto in condizioni climatiche estreme, forse quindici gradi. Raccomandiamo, pertanto, di preservare la copertina della Qatar Airways, onde evitare raffreddori di stampo desertico.
Undici mesi prima abbiamo aderito al progetto “Insieme per la Missione”, organizzato dai Padri Saveriani di Vicenza. Un incontro al mese per nove mesi, ed esperienza lontani dal nido di casa, solitamente tre-quattro settimane.
Il mio compare di viaggio, amico da anni in realtà, ambiva da principio all’Asia, paese noto per meditazione, sovrappopolazione, consumi di riso pari a quelli di birra in Germania, arti marziali. Tipico esempio di pregiudizio che portiamo in dote noi europei: difatti, l’Asia è grande, non a caso la meditazione non è una caratteristica particolarmente indonesiana, come non tutti i tedeschi bevono tre litri di birra al giorno, e non tutti gli italiani suonano il mandolino mangiando tranci di pizza.
Siamo preparati, consci di cosa poter mangiare e cosa no, vaccinati in ogni dove (febbre tifoide, epatite A, meningite, questa aggiunta causa la mole di viaggi di lavoro che vivo ogni anno).

17/03/21

Jack Sock, personaggio difficile

Jack Sock? Personaggio difficile. Americano del Texas, altezza uno e ottantasette, capello biondo sbiadito e stempiatura avanzata, è il classico statunitense sulla cinquantina che un italiano si immagina seduto al pub, in un tardo pomeriggio domenicale, a bere birra in bottiglia mentre lui guarda il vuoto e tutti gli altri la partita. Non è importante sapere di che partita si tratti, né tantomeno di quale sport. Conta solo l'immaginario, lo stereotipo, quella scena vista e rivista in decine di film che indugiano anche solo per un momento sul padre ruvido e superficiale, impegnato a evitare i classici impegni del padre decente.



Questo Jack Sock ora smette di bere e si rende conto di qualcosa. Realizza, non si sa come, di essere nient'altro che una successione di istanti. Sì. Capisce di essere una serie di momenti presenti, di adesso, di adesso, di adesso, che si perdono in un passato che fatica a ricordare. C'è così poco, di ciò che è, che quasi gli sembra di non essere una persona vera. Quindi riprende a bere, Jack Sock, coi fischi e gli insulti del pub rivolti all'arbitro incorniciato alla tv. Le imprecazioni gli rimbalzano in testa, ora cadente e appesantita dall'alcol. Quindi giunge a una consapevolezza: questo momento, questo mio momento, non esiste perché nemmeno io esisto. Non sul serio.
Jack Sock ne è devastato.