16/05/17

Il problema della scelta e l'esperimento della marmellata

Tra le varie avventure della mia fin'ora breve esperienza lavorativa sono stato anche un commesso per una catena di negozi sportivi. Ricordo che durante il training, uno dei primi consigli su come relazionarmi al cliente fu più o meno questo: 

"Se devi offrire un'alternativa di scelta, dagliela sempre tra due prodotti e al massimo ne inserisci un terzo. Mai di più, o sarà confuso e non comprerà niente."

Pensai fosse un'indicazione molto pratica e finalizzata al risultato, ma non sapevo che effettivamente si fondava su un paio di principi fondamentali e tra loro "contraddittori":


  1. Troppe alternative paralizzano la nostra capacità di scelta
  2. Più possibilità di scelta ci sono, più cresce la sensazione di avere il controllo

Facciamo un esempio pratico. 
Immaginatevi al supermercato davanti al nuovissimo reparto dei cereali. Se ci fossero soltanto tre confezioni vi sentireste poco liberi di decidere della vostra colazione. Fortunatamente, qui ce ne sono ben trenta a portata di mano e la sensazione di controllo vi fa tirare un sospiro di sollievo. Molto bene, pensate, ma ora cosa scegliete di acquistare?

11/05/17

L'immaginazione serve a fuggire dalla realtà?

Oppure è vero il contrario?
Molto spesso ci viene detto di utilizzare l'immaginazione per staccare dalla routine. Fantasticare e sognare sarebbero cioè attività da svolgere per evadere. Da che cosa, poi, sta a noi sceglierlo in base ai nostri tevvibili tormenti interiori.

In questo contesto perciò pare quasi che la nostra vita sia divisa in due piani nettamente distinti: il mondo vero, fisico e tangibile, in cui ci svegliamo la mattina, andiamo a faticare, mangiamo, parliamo e facciamo tutto quel che s'ha da fare; e quello mentale, popolato da desideri, sogni, paure, turbe, emozioni e via discorrendo. 

Già presentandolo così qualcosa ci suona stonato. La sentite la nota svizzera*

Sappiamo bene che le due divisioni sono una sciocchezza, e ce ne accorgiamo non grazie a saggi di psicologia o contributi di chissà quale ricerca avanguardista, ma semplicemente perché lo sentiamo sulla nostra pelle. Il mondo interiore, ci piaccia o meno, condiziona ed è condizionato continuamente da quello esteriore, in un costante scambio che della divisione lì proposta se ne inpippa alla grande. E' il segreto di Pulcinella, lo so, lo so!
Ma allora perché riteniamo che l'immaginazione serva ad evadere? Perché diamo per vero e scontato questo modo dire, remando contro al nostro intuito?

08/05/17

Tu sei debole?

Vi siete mai sentiti deboli? Avete mai vissuto, o anche solo provato ad immaginare, una situazione tanto intensa da sbattervi in faccia tutta l'incapacità di cui siete fatti?

Susan è una gallerista affermata, con una bella casa, un marito in carriera e tanta insoddisfazione. C'è qualcosa nella sua vita che le è sfuggito di mano, la notte non riesce a dormire e gli spazi in cui vive, enormi e freddi, la fanno sentire soltanto più persa. Non comprende appieno questa sensazione, almeno finché non si riscopre tra le righe di Animali Notturni.
Edward infatti, l'ex marito, dopo anni di distanza le fa recapitare il manoscritto del proprio romanzo, a lei dedicato. Susan perciò comincia a sfogliarlo immergendosi in una storia che la lascerà sconvolta.  

Animali Notturni è un film potente e mi ha fatto sentire debole, incapace, insicuro. Una forza che non sta solo nella dimensione emozionale, ma anche nella costruzione narrativa, così ben ideata da non lasciarti mai perso tra gli eventi.
I piani del racconto infatti sono tre. Il primo è quello della Susan presente, che riversa le proprie angosce nella lettura del manoscritto. Il secondo è quello del romanzo in sé, che vede un padre di famiglia subire la follia di un gruppo di balordi. Il terzo infine, è tutto nella mente di Susan, che rielabora i propri ricordi soprattutto tornando al rapporto con l'ex marito.