Visualizzazione post con etichetta Open Minded. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Open Minded. Mostra tutti i post

10/04/21

Open Minded | Vagando per le periferie di Giacarta (di Luca Salvadore)

Eh sì!
Non solo torno ad aggiornare il blog, ma lo faccio rispolverando una rubrica a cui tengo particolarmente, ovvero: #OpenMinded!

Per chi non lo ricordasse (o nel malaugurato caso capitasse qui per la prima volta) #OpenMinded è composta da guest post e vuole far conoscere esperienze, abitudini, passioni e credenze che di solito sono ritenute lontane dalla rassicurante quotidianità.

Oggi allora eccoci in compagnia di Luca Salvadore che ci racconterà di un viaggio speciale tra le periferie di Giacarta! Pronti a viaggiare con lui?
Allora tre, due uno... Aprite le vostre Menti!

Indonesia, più di quindicimila isole, centinaia di idiomi ed etnie. Quasi 14.000 km di distanza a piedi, nel caso qualcuno pensasse di affrontare un viaggetto sulle proprie gambe.
Il piano è chiaro, perlomeno in parte, visto che sappiamo che la prima settimana è a Bintaro (sobborgo di Giacarta), la seconda a Sumatra (a grandi linee tra Pekanbaru e Padang, seguendo l’Equatore, tagliando l’isola a metà da est ad ovest), la terza di nuovo nella capitale.
L’attesa è di quelle importanti, essendo per ambedue il primo viaggio in un Paese extraeuropeo oltre le sei ore di volo. Ventiquattr’ore di viaggio, contando le otto ore di scalo a Doha. Scalo avvenuto in condizioni climatiche estreme, forse quindici gradi. Raccomandiamo, pertanto, di preservare la copertina della Qatar Airways, onde evitare raffreddori di stampo desertico.
Undici mesi prima abbiamo aderito al progetto “Insieme per la Missione”, organizzato dai Padri Saveriani di Vicenza. Un incontro al mese per nove mesi, ed esperienza lontani dal nido di casa, solitamente tre-quattro settimane.
Il mio compare di viaggio, amico da anni in realtà, ambiva da principio all’Asia, paese noto per meditazione, sovrappopolazione, consumi di riso pari a quelli di birra in Germania, arti marziali. Tipico esempio di pregiudizio che portiamo in dote noi europei: difatti, l’Asia è grande, non a caso la meditazione non è una caratteristica particolarmente indonesiana, come non tutti i tedeschi bevono tre litri di birra al giorno, e non tutti gli italiani suonano il mandolino mangiando tranci di pizza.
Siamo preparati, consci di cosa poter mangiare e cosa no, vaccinati in ogni dove (febbre tifoide, epatite A, meningite, questa aggiunta causa la mole di viaggi di lavoro che vivo ogni anno).

15/12/16

#OpenMinded | Cercando di essere prete (di Luca Lunardon)

Bentornati, cervelli cari, a un nuovo appuntamento della rubrica #OpenMinded!
Come forse ricorderete lo scopo di #OpenMinded è dare spazio e voce a Voi lettori, che diventate parte creativa del mio blog raccontando qualcosa di "particolare" che vi riguarda e vi sta a cuore.

Il macro tema di quest'episodio è la Religione, e andrete a conoscere il giovane prete Luca Lunardon che si è gentilmente prestato ad alcune domande anche piuttosto "scomode". Insomma... avevo delle curiosità e anche la possibilità di togliermele. Che ne è venuto fuori? Non vi resta che scoprirlo qui sotto.
Vi sentite pronti? Tre, due, uno... Aprite le vostre Menti!

Una breve presentazione: chi sei, quanti anni hai, cosa fai... insomma, due parole!
Sono Luca Lunardon, ho 32 anni e sono prete. Sto cercando di fare in modo che la mia vocazione non diventi un'abitudine o un lavoro.

Qual è il tuo ruolo all'interno della Chiesa?
Sono stato ordinato prete un anno e mezzo fa. Da allora presto servizio nell'unità pastorale di Malo.
Al di là dei ruoli e degli incarichi, quello che mi interessa è prendermi cura delle persone di queste comunità e aiutarle ad incontrare Dio. Un po' alla volta sto imparando cosa significhi concretamente.

Prima di scegliere questa strada come vivevi? Cosa facevi?
Avevo una vita piena, bella, una vita normale. Alle superiori ho frequentato l'artistico, poi mi sono laureato in disegno industriale e ho lavorato un paio d'anni, principalmente come grafico pubblicitario. Ero riuscito a realizzare tutti i miei progetti: fin da piccolo avrei voluto laurearmi e lavorare come designer. Nel tempo libero ero un ragazzo impegnato, nel senso che dedicavo del tempo agli altri, facevo volontariato, collaboravo con le politiche giovanili del mio comune, bazzicavo in parrocchia. Avevo una vita realizzata sì, ma solo secondo i miei programmi.

25/07/16

OpenMinded | La creatività dietro ai miei romanzi (di Simona Fruzzetti)

Buongiorno cervelli e bentornati a #OpenMinded, la rubrica dedicata ai guest post che raccoglie esperienze, passioni, lavori e stili di vita ritenuti dai più un po' sopra le righe.
Tutti i romanzi di Simo li potete
trovare cliccando QUI
Oggi è ospite su CervelloBacato l'autrice di romanzi Simona Fruzzetti del blog A casa di Simo, che ha gentilmente accettato il mio invito a raccontarci della sua avventura con la scrittura e di come si approcci alla propria creatività. Pronti a scoprire che ha in serbo per voi? Tre, due uno... Aprite le vostre Menti!

Quando Davide mi ha chiesto quale fosse il mio approccio alla creatività per quanto riguarda la scrittura, non ho avuto dubbi sulla risposta: la mia creatività è il caos. Un caos organizzato, ovvio. Avete presente quelle scrivanie incasinate che fanno esclamare “Ma come fai a lavorare così?” Bene, il mio cervello è esattamente come quella scrivania: piena di appunti, frasi, citazioni, scene, nomi, luoghi e tutto quello che può servire per buttare giù una storia. Il problema non è avere questo casino in testa, il problema è cercare di trasferirlo su carta, dargli corpo, dargli spessore.

Vivo tutto questo perché principalmente sono una persona poco metodica e molto istintiva, in poche parole scrivo di pancia. Ci sono giorni in cui, bensì abbia la giornata libera, non sono capace di buttare giù nemmeno un punto e virgola; altri invece, piena di ispirazione, non riesco a staccarmi dal computer e dai miei personaggi. Mi basta poco: una frase, un profumo, una parola, per far scattare la molla e inchiodarmi alla sedia con le dita che corrono sulla tastiera.
Capite bene che un metodo come il mio (cioè scrivere senza metodo) è una fatica immane soprattutto se si hanno delle scadenze. Ciononostante sono sempre riuscita a consegnare per tempo i miei lavori, perché se è vero che vivo di ispirazione, è anche vero che basta poco per riprendere in mano i fili del discorso e buttarmi a capofitto nella storia.

15/06/16

OpenMinded | Vivendo Ramadan, un mese tra festa e spiritualità (di Wafaa El Antari)

Nuovo appuntamento con #OpenMinded, la rubrica di guest post che vi dà un approfondimento su questioni importanti a cui solitamente dedichiamo poco spazio e tempo. Oggi torna un'ospite che già tempo fa ci ha parlato di terrorismo e Islam, e che ora, durante il Ramadan, vuole approfondire con noi questo importante momento per ogni musulmano.
Siete pronti? Tre, due, uno... Aprite le vostre Menti!

Ho sempre aspettato questo mese con gioia e anche con un po' di timore, quel timore che rendeva speciale il tutto. Ogni volta mi sento pervadere da un senso di responsabilità e mi chiedo Ce la farò a digiunare? Sarà in grado di affrontare la sfida? E' sempre emozionante sapere che questo mese è una sorta di ponte a ciò che verrà dopo, che ti cambia ogni volta in meglio.

6 giugno 2016, data importate per tutti i musulmani, è il giorno in cui comincia Ramadan, anno 14371. E' il momento più atteso e la gente si prepara molto prima della sua data per viverlo al meglio. Stando un momento sul significato, Ramadan è per eccellenza il mese in cui fu rivelato il Corano come guida per gli uomini e come prova chiara di retta direzione e salvezza; è l'ascesa del Corano al profeta Muhamad (saws) tramite l'arcangelo Gabriele. Caratteristica di questo periodo è il digiuno (si adempie a uno dei cinque pilastri dell'islam) oltre all'astensione dal fumare, bere alcool, fare attività sessuale e compiere brutte azioni.

Il digiuno è obbligatorio per tutti i musulmani. Regole e consuetudini dicono che ne sono esenti i minorenni non ancora entrati in pubertà, gli anziani che hanno perso la facoltà e la possibilità di adempiere a questo compito, i malati di mente, i malati cronici e le donne in stato di gravidanza o che allattano, che possono quindi nuocere alla propria salute e quella del bambino. Per le donne durante il ciclo invece, è possibile non digiunare nei giorni del loro periodo.
Per chi invece non riesce a rispettare il digiuno, durante l'anno vi è un recupero dei giorni per poterlo fare.

27/11/15

Open Minded | Terrorismo: Questa Oscura Materia (di Wafaa El Antari)

Ed ecco finalmente completarsi anche l'ultima sezione di #OpenMinded, quella dedicata alla Religione. Ospite di oggi è Wafaa, una ragazza vicentina di diciannove anni che ci parlerà di Islam, terrorismo e di cosa voglia dire essere musulmani in un periodo turbolento e difficile come questo.
Pronti? Tre, due, uno... Aprite le vostre Menti!

L'Islam non è politica. Meglio metterlo in chiaro già da subito per evitare malintesi, sopratutto perché a volte leggendo i giornali, guardando la tv o seguendo qualsiasi strumento mediatico si tende a mescolare tutto in un unico pentolone. L'Islam è una religione. Per l'esattezza la più giovane delle tre grandi religioni monoteiste.
Ultimamente questa religione è diventata protagonista della Storia attuale, trovandosi al centro di questioni mondiali, di guerre in Medio-Oriente, Nord Africa e ora anche in Europa, portando così dall'idea di religione (una questione privata e personale) a un affare di progetti politici, economici e via discorrendo, creando di conseguenza un gran bel caos.

L'Islam ha una lunga storia, ricca di fatti ed eventi importanti, e si lega quasi sempre in maniera indissolubile alla tradizione che si connota in un determinato paese, instaurando quindi interpretazioni differenti nella lettura del Corano1. E' normale perciò che a volte esse collidano tra loro ed è parte della spiegazione delle tre correnti scisse dell'Islam, così come è successo per le religioni Cristiana ed Ebraica. Il tutto dovrebbe finire qui. In teoria.
Purtroppo ha preso forma un'organizzazione criminale, costituitasi subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, nelle zone dove l'Islam si è stabilito come religione di Stato. Un gruppo di idioti che ha deciso di stravolgere le parole del Corano a piacimento per il conseguimento dei propri scopi personali: i cosiddetti terroristi, i praticanti del terrore, estremisti islamici, jihadisti o come volete chiamarli voi. Io preferisco criminali, rende meglio l'idea.

11/09/15

Open Minded | Iniziare dal Post Scriptum (di Manuel MG Ganderle)

Come annunciato un bel po' di tempo fa ecco arrivare una puntata di #OpenMinded completamente dedicata alla musica. Ospite sul blog è il rapper Manuel Ganderle, in arte MG, che ci racconta della sua passione, di questo particolare stile musicale e del gran lavoro che si deve affrontare quando c'è la volontà di far nascere il primo disco, che a fine intervista potrete comunque trovare, ascoltare e se vi garba, acquistare. Si chiacchiera anche di passioni, donne, scrittura, ispirazioni, Fedez(?), invidie, pecore, talento e molto altro.
Ma bando alle ciance, eccovi Manuel. Buona lettura e... Aprite le vostre Menti (e le orecchie perché vi giuro che spacca!)

Caro Manuel, iniziamo da chi sei tu e magari anche parlando del tuo nome d'arte.
Salve a tutti, sono Manuel Ganderle, nativo di Malo. Nomi d'arte MG, GunMa, più uno che meglio non dire e... Easy B, ispirato da un famosissimo rapper americano, facente parte della crew ancora più famosa degli N.W.A, ovvero Eazy E (R.I.P). Il mio però non è un vero e proprio riferimento a lui. Easy B, dove la B sta per blasphemy, viene dal fatto che in compagnia mi chiamavano spesso il mingherlino dalla bestemmia facile. MG, il mio nome d'arte principale, riporta semplicemente le mie iniziali.
Se un MG incontra un CervelloBacato

La passione per il rap e la musica in generale come è nata?
E' nata da piccolino. La musica fa parte della mia famiglia da sempre, ce l'abbiamo nel sangue. I miei per esempio insegnavano country, facevano corsi a duecento coppie, e loro mi portavano alle serate lasciandomi nella culla e io stavo là, a dormire beatamente sotto cassa. Poi vabè, da piccolino ho sempre ascoltato la radio e i vari pezzi che trasmettevano (avevo trovato una frequenza in cui passavano soltanto hip hop, non chiedetemi che frequenza fosse perché non è ho la più pallida idea). Ricordo che per la maggiore trasmettevano i Fugees (amo Lauryn Hill da sempre), B.I.G., Nas e chiaramente Eminem, che girava per Mtv quando ancora facevano musica e non era tv/spazzatura e basta. Poi ricordo che all'epoca delle medie ascoltavo molto il gangsta'rap, ero ammaliato dal suono oscillante e deciso tipico di questo genere.

Tra l'altro il tuo esordio sul palco è stato proprio alle medie, no?
Eheh esattamente, facendo Baloo nel musical Il libro della giungla, cosa di cui mi vergogno molto e infatti l'anno dopo ho cercato di sabotare lo spettacolo e... ma ok, questa è un'altra storia.
Comunque dopo anni che ascoltavo l'hip hop americano, con cui ho iniziato, sono passato un po' di più a quello italiano.

Così magari capivi i testi anche?
Esatto, perché all'inizio quando ascoltavo ero catturato principalmente dal suono e dal ritmo molleggaito tipico del rap, infatti amavo anche ballarlo. Poi ho cominciato a seguire assiduamente la scena italiana, di cui prima ero praticamente all'oscuro. Ricordo che rompevo un sacco i coglioni ai miei compagni di classe perché cantavo perennemente pezzi ad ogni ora, e sicuramente se ne ricordano. Ho anche cominciato a scrivere le prime rime...

­
Quand'è che hai deciso di fare sul serio?
Allora... siamo nel 2015, quindi... sono sei anni circa. Con le prime, paleolitiche oserei dire, cercavo di scrivere qualcosa in rima ma erano proprio le basi, strofe rudimentali. Poi così, a tempo libero, ho cominciato a fare qualcosa con Bruno aka Mind, e a buttare giù le prime battute e facendo i primi freestyle. Ah poi ho conosciuto un amico, che adesso per vari motivi non canta più con noi. Mi aveva chiesto se volevo fare una canzone assieme a lui, dato che come me aveva questa passione, e mi ha portato da un tizio che conosceva che aveva uno studio home made di registrazione, ovvero dai fratelli Marco e Paolo Canaglia (che salutiamo!!). Lì ho fatto la mia prima canzone ma... è una vera merda il risultato e quindi non ve la farò sentire... MAI. Da quel momento sono andato avanti a scrivere e a scrivere e a scrivere senza fermarmi.

18/05/15

Open Minded | Volare verso Radio Piterpan (di Carlotta Tripi)

Ed eccoci con un nuovo appuntamento di #OpenMinded! Oggi finalmente si toccherà la categoria lavoro e vi porterò a conoscere un mestiere piuttosto fico: lo speaker radiofonico. A raccontarci di questo mondo c'è allora la mitica Carlotta Tripi di Radio Piterpan, che potete ascoltare accedendo la vostra radio o direttamente da internet cliccando qui.
Pronti a scoprire com'è starsene con cuffie e microfono dall'altro lato delle casse? Tre, due, uno... aprite le vostre menti!

Ciao Carlotta! Intanto ti ringrazio per aver accettato il mio invito. Direi di iniziare dunque con una breve presentazione. Chi sei? Cosa fai? Quanti anni hai (non si chiede ma sono sfacciato)?
Ciao Davide! No, non sei assolutamente sfacciato..ho 23 anni, quindi per ora la domanda è ben accetta! Beh, come già sai mi chiamo Carlotta Tripi, da poco ventitreenne, sono laureata da qualche mese alla facoltà di Lingue, civiltà e scienze del linguaggio. Sono una ragazza normalissima e conduco una vita altrettanto normale, ho appena finito di studiare quindi se questa intervista me l'avessi fatta qualche mese fa ti avrei risposto che gran parte del mio tempo lo passo a studiare, perché effettivamente così è stato per un bel po'. Ho tanti amici, un fidanzato con cui faccio tanti progetti e una famiglia meravigliosa. Ora come ora è abbastanza difficile rispondere alla domanda "Cosa fai?" perché le mie abitudini da un po' di tempo a questa parte sono cambiate, la laurea mi ha dato tanto ma allo stesso tempo mi ha portato via molto; si è concluso un momento della mia vita, iniziato in prima elementare, che mi ha sempre etichettata come studentessa..mentre ora sono qualcosa di più ma per ora nemmeno io so cosa sono. Una cosa che so, però, è che sono una speaker radiofonica, da non molto tempo e non a tempo pieno però lo sono.

Siamo quindi quasi coetanei! Io però sono ancora uno studente perché... ma parliamo di te! Speaker radiofonica, questo è quel che interessa ai nostri lettori. Lavoro ''strano''. Da quando questa passione per la radio?
Davide se ce l'ho fatta io puoi farcela anche tu, ti sono vicina.
La radio, in un modo o in un altro mi appassiona da sempre. Quando ero più piccola non ci facevo caso, non credevo di avere questa grande passione.. più che per la radio la passione era per l'intrattenimento. Da bambina con mia sorella e le mie cugine mettevamo in piedi grandi spettacoli in cui cantavamo, ballavamo e io mi mettevo sempre a centro "palco", con un microfono in mano a raccontare barzellette. 
Poi alle superiori durante le assemblee di classe mi divertivo a fare la cronaca di quello che succedeva, parlavo con questo tono impostato da giornalista intervistando le mie compagne e sparando cavolate per ridere..mi è sempre piaciuto intrattenere, come si dice "tenere banco", anche nelle situazioni più sciocche. A tavola ad esempio, da piccolina giravo con un quadernetto di barzellette per avere sempre qualcosa di divertente da dire. 
Sembrano tutte sciocchezze che però, ad oggi, posso ricollegare a questa passione che si è poi palesata non molto tempo fa. Ero all'università, tra il primo e il secondo anno, lavoravo in un negozio il weekend e ogni volta che guidavo, la domenica mattina, verso il lavoro ascoltavo Laura Antonini di Radio Deejay; ogni sua parola, ogni sfumatura del suo tono di voce mi incantava e tra me e me pensavo "Quanto vorrei fare questo lavoro..". Volere è potere!

E dal volere al potere come ci sei arrivata? Ricordiamo che al momento sei la mia speaker radiofonica preferita (sono super sincero eh!) e lavori per radio Piterpan. Come hai fatto ad arrivare lì, col microfono davanti, in diretta, nello stereo della mia auto?
Grazie!! Questo è un complimento a cui non abituata perché mi sembra assurdo che qualcuno possa dire una cosa così bella di me, quindi mi fa davvero piacere. 
Tutto è iniziato proprio una domenica mattina, sai quando ti prendono quei momenti in cui senti la necessità di fare qualcosa per cambiare la tua vita? Ecco, in quel momento io mi sono detta "Ora o mai più". 
Ho mandato una mail a diverse radio per propormi, ovviamente puoi immaginarti quanto possa interessare ad una radio qualsiasi una ragazza che non ha esperienza, non sa neanche com'è fatta una radio, dalla parte del microfono ovviamente; non mi aspettavo una risposta, ci speravo e basta. L'unica risposta fu quella di Radiotreviso.it, una web radio locale che, fatalità (quando si dice essere nel posto giusto al momento giusto), cercava una voce femminile. La collaborazione con Radiotreviso.it non è stata molto lunga, è durata circa cinque mesi, però è stata fondamentale. Sono stata seguita da Carlo Flora che è un professionista ed una persona meravigliosa, mi ha insegnato alcuni trucchi, mi ha dato delle dritte e la possibilità di far sentire la mia voce sul web. Lì ho preso confidenza con il microfono e ho capito quanto mi piacesse il mondo della radio. 
Conclusa questa esperienza, a causa dell'università e del lavoro che mi rendevano impossibile fare qualsiasi altra cosa, mi sono presentata a Radio Ca' Foscari, la web radio di ateneo. Anche quella è stata un'esperienza grandiosa, perché avevo totale carta bianca quindi oltre ad essermi divertita moltissimo ho anche imparato molto, potendo mettere in pratica quello che mi era stato insegnato. 
Durante la mia collaborazione con Radio Ca' Foscari continuavo a ricevere complimenti sulla mia voce e sul mio modo di fare radio che, per una persona senza esperienza, era notevole. Allora ad aprile 2014 mi sono iscritta ad un corso di conduzione radiofonica tenuto da Simone Maggio, un altro grandissimo professionista che mi ha aperto un mondo. Il corso era a Milano una volta a settimana, quindi per quattro mesi ho fatto su e giù da Treviso a Milano, una fatica che non ti dico, nel frattempo ovviamente c'era anche l'università ed il lavoro..ero stravolta. Ma ne è valsa la pena, un'esperienza pazzesca! Sono uscita da lì con le idee chiare, nuove amicizie, con delle conoscenze e una demo. 
Non sapendo come raggiungere Radio Piterpan, che era il mio obiettivo, una sera sono andata ad un evento presentato da Andrea Nordio e a fine serata mi sono avvicinata per chiedergli consigli sul come entrare a far parte di Piterpan o almeno anche solo per far sentire la mia demo. Il giorno dopo mi sono presentata alla sede di Castelfranco, sono stati tutti gentilissimi..mi hanno fatta entrare, mi hanno indirizzata verso il direttore con il quale ho parlato. A fine conversazione avevo la sua mail e lui si aspettava la mia demo. È stato tutto molto veloce, il giorno dopo ero già lì ad affiancare Filippo Ferraro, che mi ha insegnato i trucchi del mestiere e che, insieme a tutti gli altri, mi ha permesso di arrivare fino allo stereo della tua auto.

20/04/15

Open Minded | MaiMa: l'omofobia si combatte a scuola! (di Fabrizio Benetti)

Benvenuti cervelli cari. 
Oggi a #OpenMinded sono felicissimo di farvi conoscere Fabrizio Benetti, che ha gentilmente accettato di farsi intervistare parlando di sé e soprattutto del gruppo di cui fa parte: MaiMa, impegnato alla lotta all'omofobia partendo proprio da queste zone in cui abito, partendo da Schio.
Siete pronti? Tre, due, uno... aprite le vostre menti!

Allora, partiamo dall'inizio direi. Ovvero: con chi sto parlando? Chi sei tu?
Sono Fabrizio Benetti, ho 28 anni, sono di Schio, mi sto laureando in giurisprudenza e... e stop intanto.

Bene. Parlaci brevemente di MaiMa. Cos'è, dove nasce, da chi, e cosa significa soprattutto!
MaiMa è stato creato a novembre 2014, ed è nato appunto da un incontro tra amici, in cui si è deciso di tentare di sensibilizzare sul tema dell'omofobia la città di Schio in primis, e poi quel che verrà, sperando di allargarci sempre di più. E' un gruppo assolutamente spontaneo in cui si sono incontrate idee diverse, e data la propria natura eterogenea è sia eterosessuale che omosessuale a differenza magari di altri ritrovi che sono o di un genere o dell'altro, con la decisione di mischiarci per poter dire che anche gli etero non sono estranei a quest'argomento.
Che abbiamo fatto per partire? E' nata a dicembre la pagina facebook e in soli tre mesi siamo arrivati a 2200 mi piace, click sui post e...

Un gruppo giovanissimo quindi, nato ieri praticamente!
Sì esatto, e chi se lo aspettava poi questo successo, con interazioni sui post, condivisioni... la gente si interessa diciamo. Comunque MaiMa significa, dato che mi chiedevi: Mai dire Ma alla libertà di essere se stessi, che sarebbe il nostro slogan, cioè mai porre un Ma alla propria libertà e ai propri diritti, a cui è seguita l'idea di una ragazza, durante uno dei vari incontri col gruppo, di tirare fuori la parola Maimi, in guaranì, una lingua dell'america meridionale, che significa Ognuno/Tutti, che quindi abbiamo sistemato facendo diventare MaiMa. Il nostro obiettivo è la lotta all'omofobia in tutte le sue forme.

Ok, ok. Sticavoli! Un gruppo molto recente con un obiettivo ben chiaro. E quanti siete?
Più o meno, il gruppo che si ritrova più spesso, a cadenza settimanale, direi è fatto da quindici/venti persone, poi ovviamente i ritrovi sono aperti ad amici, amici di amici, e a chiunque voglia venire a vedere come lavoriamo, che è bene accetto, visto che più siamo meglio è. Poi comunque abbiamo progetti in corso, altri già fatti, e... l'unione fa la forza in questi casi, speriamo venga sempre più gente.

Ma vi trovate in casa o...?
Di solito ci troviamo in qualche bar, avevamo iniziato col circolo operaio di Magrè. Poi dipende da come riusciamo a organizzarci tra noi, anche in casa di qualcuno sì, a seconda anche dalle esigenze di lavoro di ognuno o come riusciamo. E' tutto molto tranquillo diciamo.

Domande a bruciapelo allora, cosa dici?
Vai!

La parola gay, ti da fastidio?
No, assolutamente.

E' secondo te perché è vista come un insulto molto spesso? Nel senso, viene vista come un insulto anche dagli stessi gay che appunto dicono si dice omosessuale, non gay.
Beh, ce n'è da dire. Io ovviamente parlo per mia esperienza personale. Penso omosessuale sia riferito più a un termine... tecnico magari, mentre gay che è di derivazione inglese è magari vista più come una cosa tranquilla, quotidiana, che poi dipende dal contesto in cui è usata. Io non mi sono mai offeso né niente ad esempio, però è chiaro che se è usata accanto a termini offensivi è un altro discorso, e sì, spesso è vista in termini dispregiativi, mentre omosessuale forse è più carico di... ufficialità.

Tu sei gay?
Sì.

19/09/14

Open Minded | #MatrimonioNerd sponsorizzato (di Claudia Daka)

A #OpenMinded arrivano Claudia e Marco, due simpatici innamorati che progettano il loro ormai prossimo matrimonio in una maniera piuttosto particolare, ovvero molto molto nerd. Pronti a scoprire di cosa si tratta?...

Visti i tanti bachi che abitano il mio cervello, quando mi sono imbattuta in questo blog non ho visto l'ora di contattarne l'autore per raccontargli la mia storia, o meglio: la nostra. I portatori sani di cervello bacato, in questo caso, sono due: Daka (alias Claudia), 26enne toscana, eterna laureanda in Comunicazione, e Dark (alias Marco), 30enne veneto di sangue siculo, smanettone che lavora nel settore informatico. Qualche anno fa ci siamo conosciuti su Internet, da un anno conviviamo a Treviso e a Settembre 2015 ci sposeremo a Grosseto... Ma cosa c'è, in tutto questo, di tanto interessante da meritarsi uno spazio su #OpenMinded

Beh, il nostro sarà un matrimonio nerd, all'insegna delle molte passioni che ci hanno permesso di incontrarci e che quotidianamente condividiamo, e, come se non bastasse, sarà un matrimonio sponsorizzato. Non ne avete mai sentito parlare? Si tratta di una soluzione, importata di recente dagli States, per quelle coppie che desiderano sposarsi, ma non hanno le risorse economiche per farlo. Anche il più sobrio dei matrimoni, infatti, ha un costo piuttosto elevato, ma rinunciarvi solo a causa della crisi può essere molto deprimente, per due innamorati... E allora si possono cercare sponsor, cioè ditte e attività commerciali (del settore matrimoni, ma non solo) disposte ad offrire i propri beni e servizi in cambio non di denaro, ma di pubblicità: i futuri sposi, in sostanza, pagano l'organizzazione del grande giorno con il proprio tempo e la propria creatività, al fine di garantire agli sponsor una buona visibilità e promozione; i social network e il web in generale sono strumenti preziosi, in questo tipo di progetto, ma le possibilità sono infinite, e devono essere stabilite con gli sponsor stessi.

Le coppie di futuri sposi che hanno intrapreso quest'avventura sono tante, in tutta Italia, ed è stato proprio leggendo su Internet le loro storie a lieto fine che Dark ed io abbiamo scelto di tentare questo percorso per arrivare a realizzare il nostro sogno di essere riconosciuti ufficialmente come una famiglia e di festeggiare il momento insieme a parenti e amici. Ma niente abito bianco e rinfresco tra pizzi e fiori, per noi: il tema del nostro matrimonio (che sarà celebrato con rito civile) sarà 100% nerd! Videogiochi, giochi di ruolo, giochi in scatola, fumetti, libri, film e serie TV sono i nostri bachi, le cose che amiamo di più, senza le quali non avremmo mai avuto l'occasione di conoscerci, e allora quel giorno vogliamo condividerle con i nostri cari. Non c'è da stupirsi, se pensate che Dark mi ha chiesto di sposarlo programmando un semplice videogioco con RPGMaker (se siete curiosi, ne parlo in questo post del nostro blog)!

Certo, abbiamo dato un bello schiaffo alla tradizione e suscitato, con le nostre scelte, molte perplessità e critiche, specialmente nelle nostre famiglie, ma questo è ciò che siamo e almeno nel giorno più importante della nostra vita non vogliamo rinunciare ad esprimere le nostre personalità per assecondare le aspettative altrui o per paura di essere giudicati. Sorprendentemente, abbiamo ricevuto molto più sostegno e incoraggiamento dal web, da persone che non abbiamo mai incontrato o con cui non abbiamo mai parlato, ma che condividono le nostre passioni e che per questo si riconoscono in noi, ed è una vera gioia ricevere ogni giorno messaggi entusiasti e auguri da nerd come noi. Questo, unitamente alla forza del nostro desiderio, ci da la forza di andare avanti.

Abbiamo iniziato il Progetto #matrimonionerd alcuni mesi fa, il 5 Luglio 2014, aprendo il blog Di per Di e creando un profilo su Facebook, Twitter e, poco dopo, un canale su YouTube. Da allora abbiamo ricevuto oltre 7000 visite e la risposta positiva di alcuni sponsor (tra cui la ditta americana Chessex, che conoscerete se avete mai acquistato dadi da gioco di ruolo al Lucca Games, Mondo di Nerd e tante creative che realizzeranno cose speciali per il nostro grande giorno), ma la strada è ancora lunga e per questo abbiamo bisogno anche del vostro aiuto: se la nostra storia vi piace, passate parola; se invece desiderate contribuire in modo più concreto, potete lasciare una piccola donazione alla nostra raccolta fondi su Kapipal. Ogni aiuto, piccolo o grande, sarà sinceramente apprezzato: grazie in anticipo a tutti coloro che ce ne daranno! 

25/07/14

Open Minded | Diventare grandi (di Nadia Ferrazzo)

Benvenuti a un nuovo articolo di #OpenMinded. Quest'oggi è mia ospita una simpatica donzella anch'essa blogger e pure fotografa. Date il benvenuto a Nadia Ferrazzo e... aprite la vostra mente!

PROLOGO: “no no, ma a me quello non piace mica. E’ brutto. No no, non mi piace”.
EPILOGO: convivenza, ad oggi, da ormai un anno e mezzo.

Tra il prologo e l’epilogo sono, ovviamente, successe un mare di cose. Ma partiamo dal principio.
Io ed Ale ci siamo conosciuti, o meglio intravisti, ad un suo concerto a gennaio 2011. Incontro che ho rimosso perché mi stava altamente sulle palle, per dirla con un francesismo. Verso la fine dello stesso anno, ci siamo rincontrati in un pub. Lui è venuto a sedersi al tavolo dove ero con le mie amiche. Da lì la mia frase “non mi piace mica”, semplicemente atta a mantenere quell’orgoglio dovuto al primo incontro, in cui pensai “ma uno così mica mi può piacere, maddai”. E invece, intuirete dal prologo com’è andata a finire.
Il fatto è che io non ho avuto dei “buoni esempi” dalle mie amiche. V., è andata a convivere con il suo fidanzato qualche mese prima del mio fatidico incontro al pub ed ora è in dolce attesa e S. … Beh S. pochi giorni dopo che ho cominciato ad uscire con Ale ci ha annunciato che saremmo diventati zii in 9 mesi e si è poi sposata a settembre 2012. Quindi siamo a quota due bambini, una convivenza ed un matrimonio.
Ad aggravare le cose, si aggiunge il fatto che lui, quello che non mi sarebbe mai piaciuto, all’epoca della proposta aveva “già” 27 anni e quindi con l’orologio biologico (o almeno una parte) che batteva il ditino sul quadrante a dire “ci muoviamo o cosa?”.
Così, dopo neanche un anno di litigate un giorno si e l’altro pure, di giorni passati a guardarlo mentre lava l’ambulanza (era un soccorritore del 118, quelli che in Ammmerica chiamano paramedici), di orari impossibili siamo arrivati ad una conclusione: dobbiamo andare a vivere insieme.

20/06/14

Open Minded | Mal d'Africa (di Federica Zeppetelli)

Benvenuti, cari lettori, al primo articolo di #OpenMinded, la rubrica che vi apre il cervello! In questo appuntamento l'ospite che si è offerta di aprire le danze è... l'infermierina Federica Zappetelli!
Come vi anticipavo ogni articolo qui presente avrà forma e struttura diversa a seconda delle esigenze di chi si racconta. Qui si è optato per un'intervista faccia a faccia, in cui si parla di lei, del suo lavoro e del mal d'Africa davanti a un paio di bicchieri di prosecco.

Davide:
Ciao Federica, spero ti vada tutto bene, anche se non comprendo perché schifi lo spritz. Allora, parlaci un po' di te, presentati ai nostri lettori e capiamo un po' chi sei.

Federica:
E' che l'aperol mi è andato un po' in disgrazia, o il campari insomma, ma non proprio quello, sai, quello del Prix per intenderci. E' stato alla festa di laurea, mi avevano rifilato questo bibitone osceno e... ecco. 
Mi presento! Ma devo essere precisa?

Davide:
Certo, ci teniamo alla precisione!

Federica:
Allora sono nata il 27 maggio del '90, mi sono laureata il 19 novembre 2013... alle 10.30 più o meno, scusa se non sono precisissima, e sono dottoressa in infermieristica, e sto cercando lavoro.

Davide:
Molto bene. Sì insomma, si fa per dire. A quanto ho potuto notare dal tuo profilo faccialibro sei stata in Africa dopo la laurea. Questa in effetti è la parte che m'interessa parecchio mostrare in quest'intervista. Come ti è venuta l'idea? Cosa ti ha spinto?

Federica:
Tutto è partito dal fratello di una mia compagna di corso, amica che chiameremo V. Il fratello di V era stato in missione in Africa per 40 giorni e, una volta tornato, durante una cena organizzata coi suoi compagni d'avventura a casa sua, ha presentato il prete missionario alla sorella. Questo le ha proposto di venire in Tanzania, che di infermieri ce n'è sempre bisogno.