02/05/15

Una sega in mezzo al mare.

Ti senti così piccolo, così niente, quando sei su una nave in mezzo al mare e il mare è a forza 9. Ci sarebbe da perdere la testa non fosse per il vomito. Lui sì che ti ricorda che ci sei, qui e ora, con lo stomaco indeciso che non sa dove mandarlo: un po' lo tiene, un po' lo manda su, il resto lo gronda sul comodino che gli si trovava a tiro. Che poi è tutto chiuso. Uno come me se ne sta in cabina a far niente, a distrarsi con la tv che stride qualcosa per distaccarsi due secondi dal tanfo del secchio stretto tra le gambe. Sia mai rotoli via!
Basterebbe una boccata d'aria. Aria, aria, aria fresca. Quella si farebbe un gran bene. E allora osservi dall'oblò e vedi il mare incazzato, e una porca troia di onda arriva e tu e il secchio e la tv e il comodino e il letto e la lampada andate giùùùù, e poi una spinta un po' verso destra e poi tutti di nuovo suuuu e... e come fai a non rimetterci pure l'anima, Cristo di un Dio?
Non è la prima volta mi capita. Ricordo impazzii di paura le altre. Il pensiero di finire tutti sott'acqua, assieme alle centinaia di tonnellate di container pieni come vacche all'ingrasso, non è proprio facile da scacciare. Eppure oh, il vomito, il vomito ti salva, nel suo tragico a nauseabondo savoir faire. Si potrebbe elogiare questa sua naturale propensione al saper prendersi le attenzioni di cui ha bisogno. All'inizio non ci fai quasi caso, ma poi con delicatezza ti posa una mano tutt'attorno alla pancia. Dapprima è leggera, poi comincia a stringere, lentamente, entrandoti dentro, muovendosi poco ma sempre più intensamente. Un'immagine quasi erotica penserete, qualcosa come una sega allo stomaco, in mezzo al mare, durante la tempesta. Romantico eh? E in effetti, come per la sega, ti concentri solo su quello nonostante il mondo là fuori impazzisca, ansimando di dispiacere, respirando più forte, cercando ossigeno... finché vieni, vieni ovunque e con tutto te stesso, un sussulto bollente che spinge dalle viscere. Già. 
Che schifo. Che paragoni. Ma non ce la faccio, sapete, a pensare ad altro. Sono su questa nave disgraziata, nel mare incazzato, nella cabina striminzita. E non scopo da tre mesi. Qualche porto l'ho anche visto ma... in tempo di tempesta ogni buco fa porto, mi vien da dire, e ci vorrebbe un bel porto sì, cazzo, così ci parcheggiamo la nave, il cazzo, e la finiamo pure con queste fottute tempeste tropicali dell'oceano. Perché ti senti così piccolo, così niente, quando sei su una nave in mezzo al mare, e il mare è a forza 9. E a sapere che ti ci sei ficcato da solo, in questo buco di culo, che puoi fare se non vomitare? Te lo dico io: una sega!

6 commenti:

  1. Il mare a forza 9 è una centrifuga, altroché. ^^ Un atto di autoerotismo per evitare di vomire? Non credo funzioni, ma romanzato è meraviglioso. Ahahahah

    Ispy 2.0

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    1. Se mai dovessi trovarmici in mezzo spererei davvero di vomitare anche l'anima, così penserei appunto al vomito e non a ''Oddio qui adesso muoro male!''

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  2. Meraviglioso come sempre :) La metafora sega - vomito tra l'altro è parecchio originale, anche la descrizione nei minimi dettagli aiuta. Bukowski sarebbe fiero di te. Ah, a proposito: cazzo ci faceva chiuso in una cabina in mezzo al mare forza 9? :D

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    1. Ehh non esageriamo, tra l'altro è uno scrittore che adoro. Comunque era lì per. .. non so, colpa della vita :)

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  3. Immagino che la scelta tra vomito e sega non sia così difficile. 🤣🤣🤣🤣🤣

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    1. Ahah eh già. Sai, l'ho scritto così tanto tempo fa che non me lo ricordavo neanche questo racconto😅 bella riscoperta!

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