16/04/12

L'ateo non teme la morte?

E' un pensiero triste, se volete pure pesante, ma chi di voi non l'ha mai fatto in un momento di solitudine?
Succede quasi per caso e non riesci più a scacciarlo. Pensi alla tua vita, pensi che prima o poi finirà. Poi ti rimproveri e ci ridi su, dicendoti che tanto sei giovane, che tanto c'è tempo, che la morte non ti riguarda. Sì, è un argomento davvero triste. Eppure se c'è una cosa che ci rende uguali e ci accomuna gli uni agli altri è proprio questa.
E fa davvero male vedere quando un ragazzino poco più giovane di te se ne va, quel ragazzino che fino a ieri salutavi per caso e con cui scambiavi due chiacchiere nel bus. Ti chiedi come sia possibile tutto ciò, come sia possibile che Lei ti sia passata tanto vicino. Si prova una gran pena. E una gran paura. Paura perché tutti, nessuno escluso dovranno incontrare la morte. Sconosciuta, ingiusta, insensata. E più ti colpisce da vicino poi, più si sprofonda giù.

Dove si finisce quando si muore? Semplicemente si smette di esistere? E allora perché si vive se deve tutto finire? Domande che probabilmente non troveranno mai una risposta... forse è la nostra intelligenza la causa di questo disgraziato tarlo che si insinua nei nostri pensieri, forse se l'Uomo non fosse tanto speciale non si porrebbe nemmeno il problema. Ok, sembra la sagra della banalità quest'articolo, però, però...
Conoscendo la paura che provo, mi sono chiesto cosa mai possa provare un ateo. Rassegnazione? Solitudine? Accettazione? Semplice noncuranza?
La cosa certa è che chi ha fede in un qualche dio (o religione, o filosofia ecc ecc), fede vera, probabilmente ha una marcia in più, una sorta di ''salvagente'' a cui aggrapparsi, una speranza.
E io, che non credo e nemmeno nego, questa piccola speranza non penso di averla. Solo curiosità. E tanta paura.

6 commenti:

  1. io sono un ateo agnostico, penso che non ci sia nulla dopo la morte e questo non lo trovo una marcia in più o in meno.

    è semplicemente il mio sentire.

    non ho paura della morte proprio perchè nel mio sentire dopo non c'è nulla, quindi non sento di dover temere alcun giudizio.

    diversa è la paura del morire.
    la paura di soffrire.
    di morire soffocato, tra atroci sofferenze.
    e la dipende da cosa si muore, come si muore.
    c'è chi muore come addormentandosi, e chi invece urlando, chi come se avesse perso i sensi, e chi onn riuscendo a respirare.

    ecco: trovo che la morte sia la giusta liberazione dopo le sofferenze del morire.

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    1. Molto bella la tua ultima frase, davvero! E grazie per aver condiviso il tuo pensiero ;)

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  2. Sono Atea, nel senso che i miei (sposati solo al comune), decisero di lasciarmi la libertà di scegliere una religione. Così ho letto tanto, frequentato la "chiesa", mi sono informata, ma alla fine ho scelto di rimanere libera. Spesso mi è capitato, in tutti questi anni, di interrogarmi sulla Morte, perché come dici tu a noi "senza fede" fa un po' più paura. Mi piace riuscire a trovare sempre una spiegazione alle cose e quindi prima di riuscire a capire se esista un "dopo morte" mi fa ancora più paura non riuscire a trovare il vero senso ed il perché della Vita. Assetata di conoscenza, ho cercato anche negli scritti filosofici una strada, una via, insomma una verità.
    Ancora oggi le mie idee sono confuse, non sono per nulla certezze. Nonostante tutto sono incline nell'ipotizzare l'esistenza di Intermundi dove le divinità che ci han creato si divertono a "giocare con noi" quasi come se fossimo in Matrix o meglio ancora in The Sims! LOL

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    1. Beh i tuoi secondo me hanno fatto una bella cosa lasciandoti libera, e tu da parte tua sei stata una ''grande'' perché non ti sei fermata lì ma hai letto e ti sei informata e ''documentata'', cosa che molti credo non facciano proprio per disinteresse o semplice piattezza mentale.
      L'ultima frase mi piace, e se non ti rompe le scatole ti consiglio di leggere un racconto che ho scritto (molto corto) che è simile a quel che hai detto. Lo trovi qui http://cervellobacato.blogspot.it/2012/03/un-giorno-mr-x-mi-ha-creato_26.html

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    2. Fra tutte le libertà di scelta credo che questa sia stata fra le più importanti. Vivendo in una piccolissima realtà, questa "diversità" mi ha portato da sempre ad una spiccata curiosità e ad un forte senso critico. Fortunatamente, non rimanendo nell'ignoranza, questo esser "diversa" non mi è mai "pesato" anzi è sempre stato fonte di orgoglio! Ho letto il tuo racconto, che dirti... siamo nella stessa scatola!

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    3. Ho visto ho visto. E ti ringrazio molto per averlo letto ;)

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